Quanto accaduto la scorsa settimana nei locali della Sede Provinciale di Roma alla via Amba Aradam denota il complessivo degrado al quale si è giunti ed è lo specchio fedele della vasta opera di devastazione in atto nell’Istituto.
Da un lato colleghi increduli sbigottiti per la violenza e l’aggressività riscontrate nella quotidiana applicazione di una riorganizzazione comunque non condivisa (nel merito al punto da richiedere l’intervento urgente degli operatori del 118), dall’altro dirigenti ormai stressati dalla continua esecuzione di ordini e da una serie di presunte scadenze che si susseguono.
Il che non giustifica in alcun modo comportamenti comunque da stigmatizzare con fermezza, ai quali abbiamo già risposto e in beata solitudine (vedi l'atto di diffida in allegato). Eppure, le vicissitudini nelle quali sono incorsi da circa un anno a questa parte i colleghi della Sede di Frosinone avrebbero dovuto insegnare qualcosa. Niente. I successivi “seminari” gestiti dall’ex direttore della Sede ciociara, eletto nuovo promoter della sperimentazione a tutti i costi ed incredibilmente organizzati da CISL e UIL, allo scopo di indorare in qualche modo la pillola, non sono bastati. Non era tuttavia così difficile prevedere che sarebbe stato, in ogni caso, arduo imporre nell’area metropolitana tutto quanto già propinato nelle 20 sedi pilota. Ma non si discute, si esegue. Sempre trafelati, di corsa. Rincorrendo non si sa bene cosa. E soprattutto senza porsi domande.
Quello che veramente preoccupa in questa fase è l’assoluta cecità dei dirigenti nell’applicare tassativamente direttive senza senso che lacerano in profondità il tessuto dell’Istituto. In ciò adeguandosi perfettamente al nuovo ambìto ruolo di manager privati, già teorizzato e rilanciato appositamente per loro dal ministro contro la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.
Il quale, per inciso, ha di recente preparato un altro decreto (vedi articoli allegati) che mette al riparo la sua controriforma dalle sentenze finora unanimi dei tribunali. Lo scopo resta quello di affidare ai soli dirigenti il potere di decidere comunque sul personale e senza trattare. Che va esercitato subito senza tentennamenti e senza aspettare il rinnovo dei contratti pubblici, bloccati per i prossimi tre anni dalla manovra economica correttiva.
Proprio per questo, ostinarsi a credere che si tratti in fondo di qualche episodio isolato, vuol dire minimizzare l’accaduto e non rendersi conto della realtà. Che, invece, è molto più complessa e diffusa sul territorio laziale di quanto si creda. I gravissimi fatti di cui sopra non possono essere considerati dei semplici effetti collaterali frutto di un’invisa riorganizzazione e di una competitività esasperata. Essi stanno lì a testimoniare l’arroganza di questa amministrazione che sembra aver smarrito definitivamente i valori ed alla quale dobbiamo oggi opporci con una prova di grande dignità, sull’esempio degli operai FIAT di Mira Fiori. Perché sui diritti e sulla libertà di espressione di tutti non si negozia. In alcun modo.
Pretendendo fin d’ora il rispetto di tutte le cosiddette “clausole di salvaguardia” da noi fortemente volute e non inserite nell’accordo regionale 2 dicembre 2009.
Coordinamento regionale USB INPS Lazio