Lunedì 1 dicembre una rumorosa e colorita manifestazione di lavoratori ha occupato via Molise sede del Ministero dello Sviluppo Economico. 300 tra tecnici, ingegneri e impiegati della Thales Alenia Space, di Telespazio e di Egeos sono scesi in piazza per difendere il proprio posto di lavoro.
La manifestazione è stata vivace e determinata tanto da rallentare il traffico di via Veneto a pochi passi dall’ambasciata americana e si è incrociata con gli studenti del Tasso che in quel momento protestavano contro il Jobs Act. Nel Frattempo un satellitino di cartone, denominato RenziSat, con sturalavandini e scolapasta per antenne faceva bella mostra di sé all’ingresso dell’MSE.
Nei successi della sonda Rosetta e della missione spaziale di Samantha Cristoforetti c’è un grande contributo delle competenze presenti in Thales Alenia Space, eppure oggi questi lavoratori rischiano la CIGO.
Già nel luglio scorso i lavoratori della Thales Alenia Space hanno dato vita ad assemblee, scioperi, cortei interni e manifestazioni sotto le sedi del governo, strappando un finanziamento ponte e ottenendo la riconferma di alcuni contratti da parte dello Stato.
Nonostante gli impegni presi dal governo, la legge di stabilità 2015 non prevede fondi per le principali attività dell’industria spaziale.
In una intervista rilasciata al Sole24ore il 29 ottobre scorso l’AD di Thales Alenia Space Italia, Elisio Prette è tornato a minacciare il ricorso alla Cassa Integrazione per 400 dipendenti su tutta Italia.
Durante la manifestazione una delegazione delle RSU è stata ricevuta dal Viceministro De Vincenti, il quale ha espresso l’interesse del governo, tenendo però a precisare che si tratta di un impegno che deve fare i conti con i limiti della Legge di Stabilità e con l’obbligo del pareggio di bilancio imposto dall’UE ed inserito in Costituzione.
Anche questa volta nessuna certezza per i lavoratori dell’industria spaziale, che nel frattempo vede una costante emorragia di posti di lavoro accompagnata dalla fuga di tecnici e ingegneri verso le aziende tedesche, francesi e inglesi.
La legge di stabilità a dicembre terminerà il suo iter. Lì si capirà se l’Italia dispone di un piano spaziale nazionale oppure se siamo di fronte ad uno scenario che prevede una riduzione dell’impegno a vantaggio dei poli aerospaziali francese, tedesco e inglese, confermando il processo di de industrializzazione del paese.
Di fronte a questo ennesimo capitolo di perdita del patrimonio industriale, l’USB torna a ripetere che c’è un’altra strada da percorrere ed è quella di una politica attiva da parte delle istituzioni, fino a riportare sotto il controllo dello Stato, le aziende di carattere strategico per garantire l’occupazione e le competenze tecniche.
Al Governo chiediamo il rispetto degli impegni presi e una politica di sostegno all’industria spaziale che miri a garantire lo sviluppo a fini civili e di tutela dell’ambiente dei satelliti per le telecomunicazioni, per l’osservazione della terra e per la navigazione.
Alla Thales Alenia Space Italia ed a Finmeccanica ribadiamo la nostra contrarietà a qualsiasi scelta che miri a penalizzare i lavoratori.