Di fronte al susseguirsi di comunicati aziendali, sindacali e politici che in questi giorni hanno commentato il dispositivo del Tribunale di Trani, fornendo spesso letture minimizzanti o trionfalistiche dei suoi effetti, l'USB esorta tutti i lavoratori e le lavoratrici dei call center a mantenere alto il livello di attenzione sulla vertenza e ribadisce che la sentenza in questione è certamente un elemento positivo, ma il contratto pirata del BPO non è affatto sconfitto.
A dimostrarlo non c'è solo l'arroganza di Network Contacts che non ha perso tempo a far sapere la sua intenzione di proseguire nel percorso di riduzione dei diritti e del salario dei lavoratori che va sotto il nome di CCNL BPO, ma c'è soprattutto l' evidenza dei fatti: il contratto pirata continua ad essere applicato da tutte le altre aziende che lo avevano già adottato.
Il ritorno di Network Contacts al CCNL TLC da Ottobre 2025 è infatti dovuto alla necessità di adempiere provvisoriamente all'ordinanza del giudice del lavoro di Trani, in attesa della consultazione preventiva delle organizzazioni sindacali realmente rappresentative dei lavoratori in fase di cambio del contratto e degli esiti dell'opposizione presentata dall'azienda.
È bene ricordare infatti che il tribunale di Trani ha soltanto riconosciuto il comportamento antisindacale di Network Contacts riguardo alle modalità di applicazione del CCNL BPO, ma non si è espresso in alcun modo sulla legittimità del contratto pirata e sulla sua efficacia nel regolare i singoli rapporti di lavoro (perché non era quella la materia del contendere).
In questo quadro, il contratto BPO, cacciato dalla finestra in questi giorni, potrebbe realisticamente rientrare dalla porta se non daremo seguito alla mobilitazione portata avanti in questi mesi sul piano politico, sindacale e giuridico che ha indicato chiaramente nel sistema degli appalti, nella competizione al ribasso e nelle politiche pubbliche che lo alimentano la causa profonda della crisi dei call center e del contratto pirata che da esso discende. Se non continueremo a rivendicare una legge sulla democrazia nei luoghi di lavoro che riconosca ai lavoratori il diritto di scegliere i propri rappresentanti e sgomberi il campo dai contratti a perdere, firmati nell'interesse esclusivo dei padroni. Se non procederemo a smantellare anche sul terreno giuridico e sindacale l'impianto del contratto pirata, affermando l'illegittimità dei suoi contenuti e la natura antioperaia delle organizzazioni che se ne rendono complici.
La sentenza del tribunale di Trani concede ai lavoratori e alle lavoratrici di Network Contacts altro tempo per raggiungere questi obbiettivi, ma non può e non deve essere spacciata come un punto di arrivo delle rivendicazioni più ampie avanzate in questi mesi che continuano ad essere quanto mai necessarie per sbarrare davvero la strada al contratto pirata del BPO.