(87/20) Ci sono voluti 77 giorni perché il CdA dell’INPS facesse sentire la propria voce. Insediati ufficialmente lo scorso 15 aprile, la vice presidente Luisa Gnecchi e i consiglieri Roberto Lancellotti, Rosario De Luca e Patrizia Tullini sono rimasti nell’ombra fino al 1° luglio, quando in un messaggio indirizzato a tutti i dipendenti e pubblicato sulla rete intranet dell’Istituto hanno espresso parole di apprezzamento per il lavoro svolto in questi mesi di emergenza sanitaria dichiarando di essere “a conoscenza di tutto ciò che si sta facendo in questo periodo di reale sovraccarico per l’Istituto”.
Ci permettiamo di dubitare, altrimenti i membri del ricostituito CdA dell’INPS non sarebbero stati così sprovveduti da elogiare “l’Organizzazione” per lo sforzo profuso, in quanto in questi mesi di grande disagio e di eccezionale carico di lavoro svolto in precarie condizioni ma con ottimi risultati, quello che è mancato è stato proprio il ruolo dell’Organizzazione e della Comunicazione, due funzioni fondamentali soprattutto in una fase di emergenza come quella che abbiamo attraversato e stiamo ancora affrontando.
Dalla direttrice generale ci siamo sentiti dire che lo sportello telefonico provinciale è stato un fallimento e che gli strumenti sostitutivi dello sportello in presenza non hanno funzionato come avrebbero dovuto. Sappiamo per certo che il dott. Lauria, direttore centrale Organizzazione e Comunicazione, ha bocciato un progetto di servizio informazioni alternativo allo sportello fisico che adesso è in fase di sperimentazione nell’area metropolitana di Napoli con positivi risultati. Si aggiunga a questo un pessimo uso della comunicazione istituzionale che in questi mesi ha fortemente danneggiato l’Istituto, accusato di inefficenza, disservizi e ritardi. Una buona informazione e comunicazione avrebbe spiegato ai cittadini le reali cause di tali ritardi ed una competente organizzazione avrebbe trovato il modo di far funzionare ed implementare gli strumenti d’informazione alternativi allo sportello fisico. Quindi, per quanto ci riguarda, il direttore centrale Organizzazione e Comunicazione ha fallito e per questo ne abbiamo chiesto la rimozione, insieme ai tanti lavoratori che hanno votato la mozione conclusiva dell’assemblea nazionale della USB del 1° luglio scorso.
Da quando si è insediato, il CdA dell’INPS non ha ancora sentito l’esigenza di presentarsi ai lavoratori dell’Istituto incontrando le organizzazioni sindacali che quei lavoratori rappresentano. Nel momento in cui i consiglieri decidono di prendere parola lo fanno rivolgendosi direttamente ai lavoratori, ignorando il ruolo delle organizzazioni sindacali. Ci meraviglia soprattutto il comportamento della vice presidente, che da dipendente INPS e politica navigata dovrebbe guardare con attenzione alla costruzione di buone relazioni sindacali, o industriali come alcuni amano definirle. Non ci uniamo a quei sindacati che di fronte alla scelta dell’amministrazione di sconfessare l’accordo del 3 giugno si sono rivolte al CdA chiedendo un incontro. Se il CdA vuole incontrare la USB siamo qua e i nostri numeri sono conosciuti da tutte le segreterie. Siamo stati tra i più convinti sostenitori del ritorno ad un governo collegiale dell’INPS e tra i più intransigenti oppositori delle presidenze Mastrapasqua e Boeri, caratterizzate da un eccessivo uso del ruolo monocratico di governo dell’Istituto. Quindi vogliamo un CdA, ma un CdA presente, competente, dialogante e rispettoso dei diversi ruoli istituzionali, compreso quello delle organizzazioni sindacali.