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Cub

Le notizie CUB della settimana 23 febbraio-1 marzo 2009

Nazionale,

Le notizie pubblicate dai media sulla CUB e sulle organizzazioni della CUB

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1 marzo 2009 - Il Gazzettino

POLEMICA RDBCUB-ASL 6
Martelletto: «No alla deriva privata che lucra sulla salute dei cittadini»
di Matteo Crestani

Vicenza - «Non accetto di prendere ordini da un operaio che fa delle ideologie il proprio cavallo di battaglia. Le decisioni sono state assunte dai capidipartimento, dai primari e dal direttore generale, che conoscono bene il lavoro nei reparti». Le dure parole del direttore generale dell’Asl 6 di Vicenza, Antonio Alessandri, rivolte al sindacalista RdbCub Federico Martelletto hanno fatto il giro del San Bortolo, scatenando l’ira e l’indignazione di tutti i lavoratori. Il direttore generale si pente delle parole pronunciate, ma non ritratta. I responsabili della sanità dell’RdbCub, Federico Martelletto e Germano Raniero, invece, ritengono necessario fare delle precisazioni. Ricordiamo che il sindacato autonomo ha dichiarato d’essere stato abbandonato nelle recenti battaglie per la tutela dei lavoratori e dei servizi offerti ai cittadini, in particolare in riferimento all’istituzione del reparto dei dozzinanti, alla scelta di adottare un diverso modello organizzativo nei reparti di Medicina, all’ampliamento del pronto soccorso e al progressivo sempre maggiore impiego degli operatori sociosanitari in luogo degli infermieri. Martelletto e Raniero ribattono senza mezzi termini: «Il direttore generale Antonio Alessandri, nelle sue dichiarazioni dei giorni scorsi, esprime la sua indole classista, trattando un infermiere e per di più rappresentante sindacale come un volgare "operaio", il cui compito nella società e nei posti di lavoro non deve essere anche quello di pensare, ma semplicemente di tacere e lavorare. È una caduta di stile preoccupante, in quanto tutti i lavoratori, compreso l’operaio, hanno la loro dignità e la dignità si misura sulla persona e non sulla busta paga. Sarebbe opportuno che il direttore si scusasse, non tanto e solo con noi, ma con tutti i lavoratori».
La Regione del Veneto, stando alla tesi dell’RdbCub, ordina di tagliare sulla Sanità e i direttori generali eseguono, poco importa che i tagli colpiscano i dipendenti e i cittadini, l'importante è abbassare le tasse, stanziare soldi per ronde per la cosiddetta sicurezza nel territorio, dimenticando la sicurezza sul lavoro e la carenza di personale che mette a rischio la sicurezza degli operatori della Sanità. Quanto alle recenti dispute sindacali, nel merito, l’RdbCub precisa: «Siamo contrari all’esternalizzazione della Sterilizzazione, all’apertura del reparto dei dozzinanti e al blocco delle assunzioni. Siamo contrari alla presenza nel turno notturno nel reparto di Medicina, con 36 posti letto, dell'operatore sociosanitario al posto dell'infermiere, per il problema della responsabilità giuridica e della sicurezza. Gli operatori sociosanitari sono inquadrati come personale tecnico e non sanitario. E proprio nel reparto di Medicina da domani, lunedì 2 marzo, mancheranno due operatori sociosanitari (uno per malattia lunga, uno per cessazione di un tempo determinato)».
Sul rapporto con i colleghi sindacalisti l’RdbCub è chiaro, così come nel proporre delle soluzioni: «Non vogliamo la spaccatura fra le sigle sindacali. Nella Rsu dell’Asl 6 c'è una larga condivisione sulle problematiche. Ogni sindacato ha la sua sensibilità, i suoi metodi, la sua determinazione, di certo non siamo passivi di fronte alla lenta, silenziosa, ma inesorabile, linea regionale di permettere ai privati di lucrare sulla salute del cittadino attraverso privatizzazioni vere o mascherate. Reagiremo di fronte a carichi di lavoro pesantissimi e diminuzioni di stipendio. Per uscire da questa situazione proponiamo di togliere il numero chiuso ai corsi universitari per infermieri, con relativo presalario; corsi gratuiti per gli operatori sociosanitari; riconoscimento del ruolo sanitario dell'operatore sociosanitario; togliere il blocco delle assunzioni e prevedere nuovi stanziamenti per non ridurre gli stipendi ai dipendenti, in linea con il piano del ministro Renato Brunetta».

Il dg Alessandri corregge il tiro: «Non ce l’ho con la categoria.
Chi critica però deve avere le conoscenze adeguate»
«L’operaio? Un onest’uomo ma privo di mezzi per decidere»

Vicenza - (m.c.) Il San Bortolo tappezzato di volantini ha provocato la reazione del direttore generale Antonio Alessandri. Il fattore scatenante del botta e risposta è stato il titolo del manifesto a firma di Federico Martelletto e Germano Raniero, responsabili della Sanità per l’RdbCub, affisso in tutti gli spazi comuni del nosocomio vicentino, "Alessandri: non accetto ordini da un Operaio". Il direttore generale dell’Asl 6 di Vicenza corregge il tiro: «L’espressione che ho usato non mirava assolutamente a disprezzare la categoria degli operai, che sono persone di buon senso, ma difficilmente in grado di assumere decisioni sulle sorti di un ospedale, non avendo le conoscenze di management necessarie per poterlo fare». Si tratta di ignoranza, dunque, nel senso letterale del termine. Ma il direttore generale Antonio Alessandri non getta completamente la spugna: «Non posso accettare che posizioni ideologiche e preconcette pretendano di imporsi su decisioni assunte dall’amministrazione dell’Asl 6 di Vicenza, dopo un’attenta analisi delle problematiche, con il supporto dei capidipartimento e dei primari interessati». Nessun disprezzo, dunque, per la categoria degli Operai, considerati persone senza conoscenze tecniche specifiche, ma pur sempre persone. Tanto più, poi, che Federico Martelletto, contestatore dell’RdbCub delle recenti novità assunte dall’Asl 6 di Vicenza con il favore dei sindacati che fino a poco tempo fa esprimevano non poche perplessità, è un infermiere in distacco sindacale. «Plurispecializzati e medici d’eccellenza», conclude il direttore generale Antonio Alessandri, «hanno avallato le scelte assunte. Non possiamo accettare, quindi, che i sindacalisti vogliano imporre le proprie ideologie, non considerando il bene dell’Azienda. Devono lasciarci lavorare, per produrre il massimo in una logica di impresa, per quanto concesso dalla Regione del Veneto».


1 marzo 2009 - Calabria Ora

Amc, le accuse della Rdb
Il sindacato di base: convocati sei giorni dopo le altre sigle

Catanzaro - La vertenza dei dipendenti dell'Amc di Catanzaro e sullo sfondo la riforma della normativa sugli scioperi che il governo nazionale ha in cantiere. A collegare le due questioni sono Antonio Jiritano e Jeso Rocca del coordinamento del l'Azienda mobilità cittadina della RdB/Cub. «Il governo centrale - scrivono Jiritano e Jeso - si appresta, a varare le norme per limitare gli scioperi nel paese in par ticolar modo nei trasporti pubblici, mischiando i diritti personali, soggetti e costituzionali a diritti e sclusivi delle organizzazione sindacali. Ma lasciando da parte le questioni nazionali di cui ci apprestiamo a dare una risposta sindacale già a cominciare dalla manifestazione nazionale il 28 marzo prossimo a Roma, siamo certi che gli unici contenti della limitazione del diritto di sciopero nei trasporti pubblici saranno i responsabili dell'azienda catanzarese Amc». «Contenti - spiegano i due rappresentanti del coordinamento Amc -perché i lavoratori non potranno più mettere a nudo il servizio pubblico fatiscente e scadente nel catanzarese, automezzi rappezzati, sicurezza nei luoghi di lavoro decrepiti, la viabilità stradale che fa acqua da tutte le parte in una città fatta di vicoletti ed una amministrazione che compra mezzi sempre più grandi. Servizi scadenti e costosi perla cittadinanza. Cosi come non potranno più scioperare per denunciare gli spechi, le clientele politiche, gli amministratori lottizzati, dandone la colpo di questo malcostume, ai lavoratori». «Sicuramente - si legge ancora nel comunicato stampa firmato da Jiritano e Jeso del coordinamento Amc - sentiremo che il non poter scioperare da parte dei lavoratori servirà a tutelare gli interessi dei cittadini come se i cittadini non fossero anche a loro volta utenti e lavoratori trovandoci nelle condizioni di essere fregati due volte. Il diritto di .sciopero è già ben regolamentato con servizio minimi garantiti questa è l'ennesima prova di come questo governo e le amministrazioni locali intendono trasformare i servizi pubblici in servizi privati facendo arricchirei soliti capitalisti fino a quando ci sono i guadagni a discapito del servizio e della qualità del lavoro, e restare. impuniti in caso del loro fallimento amministrativo». «E se ce necessità di quanto diciamo - conclude il comunicato stampa a firma di Antonio Jiritano e Jeso Rocca rappresentanti del coordinamento Amc della RdB/Cub - basta leggere la convocazione giunta alla scrivente da parte della Amc locale dove il prefetto li invita a convocarci giorno 3 marzo e loro prendendo alla lettera le nostre rivendicazioni, convocano i sindacati concertativi e rimandano la discussione con noi il giorno 9 marzo. ...Paura di confrontarsi.. no! accomodamenti a tavolino con chi gli presta il fianco invece di chiedere le dimissioni - di una azienda che per loro stessa ammissione è sull'orlo del fallimento!».(R.C.)


1 marzo 2009 - Il Centro

La storia di Agnese: «Nove anni di lavoro, guadagnando 340 euro al mese. E ora sono sfiduciata e disoccupata»
Precari Asl in un vicolo cieco
Il governatore Chiodi: «Non posso risolvere il problema»
di Flavia Buccilli

PESCARA - Da ieri 45 precari della Asl di Pescara sono senza lavoro. Il contratto di questi amministrativi (Edp) è scaduto e non sarà rinnovato. Non è chiaro se ci sono le possibilità di rientrare alla Asl attraverso la stabilizzazione o i concorsi, né si conoscono i tempi per queste procedure. Dopo anni di precariato, i lavoratori tornano disoccupati. Non sono servite le proteste dei giorni scorsi: l’occupazione dei locali della Asl e dell’assessorato regionale alla Sanità e l’incatenamento di alcuni lavoratori, e proprio dalla Regione è arrivato ieri un messaggio del presidente, Gianni Chiodi. «Sarei l’uomo più felice», ha detto, «se potessi risolvere i problemi di tutti i precari d’Abruzzo, ma le condizioni ereditate non me lo consentono».
Il presidente Gianni Chiodi ha spiegato che nei servizi sanitari «vanno salvaguardati i livelli essenziali di assistenza, ma bisogna muoversi nei limiti indicati dal piano di rientro» firmato col governo, che fissa dei tetti di spesa ben precisi. E comunque Chiodi ha già fornito delle «indicazioni ai manager» delle Asl abruzzesi sul da farsi. E’ stato appunto il manager della Asl di Pescara, Claudio D’Amario, a smorzare qualsiasi forma di ottimismo. Se da una parte l’assessore regionale Lanfranco Venturoni aveva annunciato la possibilità di procedere alla stabilizzazione e di promuovere dei concorsi, D’Amario ha spiegato che i fondi per le stabilizzazioni non ci sono. Ed è per questo che i lavoratori hanno protestato, in maniera pacifica, fino all’ultimo.
Ieri, però, il contratto dei 45 Edp è scaduto, e i precari sono tornati a casa con il «morale a terra e tanta amarezza», racconta Agnese Ranghelli, una di loro. Lei ha lavorato per 9 anni alla Asl di Pescara, «anche per 340 euro al mese, sempre sperando in un futuro occupazionale in quest’azienda sanitaria. Adesso, però, veniamo messi in disparte, nonostante molti di noi abbiano una certa età. Cosa facciamo, adesso? Si dimentica che siamo delle persone con una dignità, che abbiamo investito tutto su questo lavoro e che siamo stati noi a far partire il Centro unico di prenotazione e le attività di front office in ospedale e nei distretti. Abbiamo avuto delle assicurazioni dall’assessore Venturoni, ma ora si infrange tutto perché sembra che i soldi per la stabilizzazione siano solo virtuali, per cui siamo sfiduciati».
Domani i lavoratori, con i rappresentanti sindacali, incontreranno Venturoni alle 16.30, e nelle prime ore della mattina sarà attivato un controllo negli uffici della Asl per evitare che qualche precario si presenti in ufficio pur non avendo più un contratto. Si teme che la Asl possa autorizzare forme di lavoro volontario, ma i sindacati non hanno intenzione di far passare un progetto del genere, hanno già presentato una diffida e sono pronti anche ad andare in Procura. A fare da sentinella negli uffici ci sarà, tra gli altri, Mario Frittelli (Rdb), mentre Massimo Petrini (Fp Cgil) annuncia che il sindacato «vigilerà perché tutto sia fatto in modo corretto e legale». C’è il timore, però, che senza precari «gli uffici non siano efficienti, visto che il personale interno potrebbe non presentarsi». E Davide Farina (Cisl) spera che «si riparta dalla pianta organica, per poi procedere alla stabilizzazione e ai concorsi. Il problema dei precari è molto vasto e non riguarda solo i 45 Edp».


1 marzo 2009 - Liberazione

Sacconi: «Nuove norme non estese a altre categorie». Ma il ddl apre il varco
Scioperi, destra a testa bassa contro la Cgil. E il Pd balbetta

«E' un pesantissimo attacco alle poche libertà sindacali rimaste, a cui risponderemo con una mobilitazione immediata. Oltre alla manifestazione nazionale del 28 marzo a Roma e allo sciopero generale del 23 aprile, in accordo con Cub e SdL convocheremo per il 6 marzo presidi in tutte le città». Piero Bernocchi, portavoce nazionale Confederazione Cobas, ribadisce l'opposizione dura dei sindacati di base contro il disegno di legge delega sulle nuove regole per gli scioperi approvato dal consiglio dei ministri. Una mostruosità che, accusa Bernocchi, «non regge dal punto di vista giuridico, costituzionale e del buon senso».
Entriamo nel merito. Cosa c'è che non va in queste regole?
Proporre ai lavoratori lo sciopero virtuale, per cui un lavoratore dovrebbe andare a lavorare, dichiararsi in sciopero e farsi trattenere lo stipendio è letteralmente una follia. Così come è un attacco liberticida senza pari l'idea che lo sciopero si possa fare solo se a indirlo è il 51% delle rappresentanze sindacali. Come se il successo di uno sciopero lo si potesse decidere a priori. Oltretutto si tratta di norme inapplicabili perché oggi, in assenza di una legge sulla rappresentanza, nessuno è in grado di dire chi ha questo 51%. Nella scuola, che è il settore del pubblico impiego più rilevante, i sindacalizzati sommati tutti assieme raggiungono a malapena il 35% dei lavoratori. Quindi, con le nuove regole, nessuno potrebbe mai scioperare. Quanto al referendum, è paradossale che i lavoratori non possano votare sui contratti e gli accordi, perché questo nessuno lo ha mai voluto realizzare, e invece vengano chiamati a pronunciarsi sugli scioperi.
La destra populista cavalca il sentimento comune dei cittadini appiedati. "Il Tempo" ha titolato: «Basta scioperi selvaggi. Era ora».
Pura propaganda. Gli scioperi selvaggi, effettuati senza rispettare la legge 146, non esistono. L'ultimo rilevante risale al dicembre 2003, alla vertenza degli autoferrotranvieri. Ma anche qui va ricordato che quello sciopero avvenne dopo due anni e mezzo di mancato rinnovo del contratto e otto scioperi regolarmente proclamati. Perché nessuno sanziona le aziende per i loro comportamenti? In realtà di leggi antisciopero ce ne sono già tante e sono pesantissime. Ormai nei trasporti si può scioperare solo in certi periodi, sono più gli scioperi cancellati dall'Authority che quelli effettuati.
Veramente, a sentire Martone, pare che in Italia ci sia una media di sei scioperi al giorno...
Sono cifre truffaldine. Ma lo sapete quante aziende ci sono in Italia? Se su 10mila ne scioperano mille, vuol dire che una azienda su 10 ha scioperato una volta in un anno, non che ci sono stati tre scioperi al giorno. La verità è che la legge 146, voluta anche dal centrosinistra e dalla Cgil, ha stroncato ogni forma di sciopero incisiva. In Francia nella scuola puoi scioperare 20 giorni di seguito a staffetta e nessuno dice niente. Qui noi più di due giorni di seguito non possiamo fare e dobbiamo aspettare 20 giorni dalla convocazione prima di poter effettuare uno sciopero.
Proprio oggi (ieri ndr) Sacconi ha però precisato che le nuove norme antiscioperi nei trasporti non saranno estese ad altre categorie.
Un'altra bugia clamorosa. Loro hanno cominciato dai trasporti per due motivi: il primo è che in questo settore la presenza del sindacalismo di base è massiccia e, in molti posti, addirittura maggioritaria; il secondo è che ritengono di poter avere il consenso dei cittadini. Ma una volta che tu hai affermato il principio che lo sciopero è un diritto di maggioranza, non si vede perché questo principio in altre categorie non dovrebbe valere.(Ro.Fa.)


1 marzo 2009 - Il Messaggero

Pescara. Nessuna delibera che autorizzi il lavoro...

Pescara - Nessuna delibera che autorizzi il lavoro come volontari degli ex precari della Asl. Smentiscono la notizia sia i sindacati sia lo staffa della direzione generale. E’ vero invece, che una quindicina di ex lavoratori a tempo ha fatto richiesta per effettuare prestazioni come "volontario" nell'azienda sanitaria. Un'escamotage per rimanere all'interno degli uffici in attesa di una svolta improvvisa che, al momento, è totalmente da escludere per una serie di motivi. Il primo è che i sindacati, Cobas-Rdb in testa, non permetterebbero mai un'uniziativa simile tanto che domattina effettueranno una sorta di ronda davanti gli uffici; Cgil, Cisl e Uil, lavorano invece ad una soluzione politica. Altro motivo è che la direzione generale, appena insediatasi, non correrebbe mai il rischio di esporsi ad eventuali ricorsi al giudice del lavoro da parte di volontari ex precari. Dunque, anche questa via, sembre destinata al fallimento e lo sciopero proclamato per il 9 marzo sarà una manifestazione di disoccupati invece che di precari. L'unica strada era quella che prevedeva la stabilizzazione con la legge regionale che è stata abrogata. L'ultima chance è il decreto del commissario governativo Gino Redigolo al quale il Governo avrebbe dato disco verde ma anche in questo caso l'assessore regionale alla sanità Venturoni e il manager D'Amario sono stati chiari: si farà se e quando ci saranno i soldi. Da domani gli operatori edp del centro unico di prenotazione di via Fonte Romana che sono stati mandati via per scadenza dei contratti saranno sostituiti dal personale interno, i coaudiatori, reperiti negli uffici amministrativi della Asl.(L.Tr.)


1 marzo 2009 - Il Manifesto

La Scala respira amianto

Milano - Actinolite d'amianto, grunerite d'amianto, antofillite d'amianto, crisotilo, crocidolite. Le sostanze sopra elencate, per chi non lo sapesse, appartengo tutte alla «famiglia» dei silicati fibrosi ed hanno in comune un tristissimo primato. Molte delle persone che sono venute in contatto con queste fibre, o meglio che le hanno respirate, sono morte di tumore alla pleura o nei casi meno gravi hanno riportato malattie croniche all'apparato respiratorio. E' inutile in questa sede ricordare tutte le campagne che sono state realizzate contro la presenza di amianto sui luoghi di lavoro ed è altresì inutile ricordare quanti processi per omicidio volontario/colposo sono stati celebrati negli ultimi anni a carico di datori di lavoro, per così dire, poco attenti alla salute dei lavoratori/lavoratrici. Ciò che preme, invece, denunciare è che nei mesi scorsi al Teatro alla Scala di Milano è stato rinvenuto in diversi locali dell'amianto. Cosa ancor più sconcertante, è che in questi locali i lavoratori del Teatro svolgono quotidianamente le loro mansioni. Avete capito bene. Non siamo in qualche discarica a cielo aperto gestita da qualche associazione malavitosa in qualche paesino della Campania (con tutto il rispetto per gli abitanti di questa regione). No. Siamo nel centro di Milano in uno dei teatri più famosi del mondo. I lavoratori nei giorni scorsi, attraverso un comunicato stampa della CUB, hanno denunciato la situazione. Solo dopo aver minacciato di interrompere le attività nei locali incriminati, la direzione del Teatro si è degnata di produrre un documento secondo cui, citiamo testualmente, «il personale può accedere presso la volta per svolgere attività purché non venga manomesso il tessuto di amianto presente fino alla rimozione». Posto che allo stato non dovrebbero esserci pericoli per la salute dei lavoratori, almeno si spera, quello che ci chiediamo è come mai il Teatro alla Scala di Milano non si stia adoperando per rimuovere immediatamente l'amianto ritrovato. Peraltro, il Teatro è stato oggetto di un importante ristrutturazione che è terminata da appena quattro anni. E' possibile che con tutti i soldi spesi per i lavori non sia venuto in mente a nessuno di rimuovere l'amianto? Del resto, quello che importa alle Autorità è che la «prima» della scala si svolga senza problemi. Senza che vi siano quei rompicoglioni dei lavoratori che scioperano. Senza che vi siano gli studenti che manifestano con il gravissimo pericolo che la prima possa essere interrotta. Se poi si trova dell'amianto nei locali del Teatro dove i lavoratori passano le loro giornate lavorative, che cosa potranno mai farci loro... Ora però sappiamo perchè il Primo Ministro ha dato buca alla prima... Lui alla salute ci tiene. lavoratori Auto Organizzati Scala


1 marzo 2009 - Corriere della Sera

Milano. Poliziotti mentre regolano il traffico in centro...

Milano - Poliziotti mentre regolano il traffico in centro. Ieri era stato indetto lo sciopero dei vigili iscritti ai sindacati autonomi RdB, Siapol, Sulpm, SdL. La partecipazione è stata del 27% in mattinata e del 46% nel pomeriggio. «Per noi— afferma Daniele Vincini del Sulpm — è stato un grande successo: il 75 per cento di adesioni è la prova che la nostra richiesta di adeguamento dei salari è sentita dai lavoratori»


28 febbraio 2009 - Agi

ALITALIA: COLANINNO E SABELLI APRONO CONVENTION, FISCHI FUORI

(AGI) - Roma, 28 feb. - Al via la convention convocata da Cai per illustrare a dirigenti e impiegati la situazione attuale e le prospettive dell'aviolinea. Ad aprire i lavori a Fiumicino sono stati il presidente di Cai, Roberto Colaninno, e l'amministratore delegato Rocco Sabelli. Poco prima delle 10 e' iniziato l'afflusso davanti all'hangar che era impiegato fino a poco tempo fa per la verniciatura degli aerei. Ad accompagnare gli ingressi fischi da parte di un gruppo di cassintegrati e precari Alitalia della Cub Trasporti e della Sdl, che sono stati lasciati fuori e contestano l'idea di organizzare un incontro del genere in un momento cosi' particolare. Solo una cinquantina di persone hanno invece preso parte alla contromanifestazione organizzata dalla Filt-Cgil che ritiene di "cattivo gusto" organizzare la convention in un hangar che fino a poco tempo fa era adibito alla verniciatura, attivita' ora esternalizzata.


28 febbraio 2009 - Ansa

ALITALIA: APRONO CONVENTION COLANINNO E SABELLI

(ANSA) - ROMA, 28 FEB - Il presidente di Cai, Roberto Colaninno e l'amministratore delegato Rocco Sabelli, hanno aperto a Fiumicino la convention convocata dal nuovo vertice aziendale per illustrare a dirigenti e impiegati la situazione attuale e le prospettive dell'aviolinea. La convention viene pero' accompagnata da qualche fischio da parte di chi - come i rappresentanti del Cub Trasporti del comitato cassintegrati Alitalia, che ha esposto uno striscione critico, e quelli della Sdl - e' stato escluso e non condivide l'idea di organizzare un incontro in un momento cosi' particolare, sia per il Paese sia per l'azienda stessa. E' rimasto praticamente deserto il piazzale antistante la mensa dell'Alitalia, dove era stata organizzata un'assemblea, una sorta di 'contromanifestazione', da parte della Filt-Cgil, che aveva ritenuto di ''cattivo gusto'' organizzare per oggi l'incontro in un hangar che fino a poco tempo fa era adibito alla verniciatura, attivita' ora esternalizzata.


28 febbraio 2009 - Il Manifesto

SINDACATI DI BASE SUL PIEDE DI GUERRA
I Cub: «Norme incostituzionali, non siamo obbligati a rispettarle»

Durissime le reazioni del sindacalismo di base al decreto legislativo sullo sciopero nei trasporti, giudicato incostituzionale. Per Piero Bernocchi dei Cobas, oltre a ledere i principi della Carta, la legge sarebbe anche «inapplicabile, dato che nessuno è in grado di valutare chi ha il 50% dei lavoratori di un settore». Per Bernocchi inoltre, «solo Sacconi può ritenere i lavoratori così idioti da fare lo sciopero virtuale». Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale Cub, denuncia un «attacco ai diritti democratici tutalmente tutelati». I Cub non rinunceranno allo sciopero: «sfideremo una legge iniqua e antidemocratica», ha dichiarato Leonardi. Fabrizio Tomiselli della Sdl ricorda come lo sciopero sia «un diritto individuale» e che se si comprimono i diritti, «il lavoratore a un certo punto si arrabbia».

DIRITTI
Guerra al diritto di sciopero
Approvata la legge delega che controriforma il diritto di sciopero. Confermata l'adesione preventiva e lo sciopero virtuale. Resta il nodo della democrazia. E tra due anni arriverà un Testo unico valido anche per tutti gli altri settori. La Cgil isolata. Il governo esulta, insieme a Confindustria, Cisl e Uil
di Sara Farolfi

Un Testo unico sul diritto di sciopero, entro due anni. E' negli ultimi capoversi del disegno di legge (ddl) approvato ieri dal consiglio dei ministri che si coglie il progetto complessivo del governo: coerentemente agli obiettivi della legge, «il governo è altresì delegato ad apportare all'ordinamento vigente ogni ulteriore modifica e integrazione, con la possibilità di redigere, entro 24 mesi, un testo unico delle disposizioni in materia di diritto di sciopero». Il testo approvato ieri - in nessun punto del quale, peraltro, si legge che si tratta di norme «limitate» al settore dei trasporti - non è dunque che l'inizio, i trasporti l'apripista. Gli 'scalini' per avere diritto alla proclamazione di uno sciopero salgono addirittura a tre mentre - «ammesso che sia lecito collegare un diritto a una soglia di rappresentanza», nota Fabrizio Solari (Cgil) - resta insoluto il nodo dei nodi: come si certifica la titolarità di un'organizzazione sindacale a firmare accordi o proclamare scioperi. Tutto ciò che non è Cgil, Cisl e Uil viene tagliato fuori e proprio nel settore dove più sono presenti sindacati di base, basti pensare al caso Alitalia o alle Ferrovie. Sacconi e Brunetta esultano, l'intendenza Cisl e Uil segue. Confindustria rilancia e chiede l'export delle nuove norme anche nel privato. Risalta la solitudine di Epifani (Cgil): «Mettere una cappa su un diritto di libertà, come è quello di sciopero, è il segno che si vuole rendere più debole la capacità di rappresentazione e di risposta del lavoro, per rendere più forte quella della sua controparte. Per noi questo non è accettabile».
Diritto di sciopero virtuale
Il governo avrà ora un anno di tempo per firmare i decreti che modificano le regole nel settore dei trasporti (e a seguire un altro anno per redigere il Testo unico). Il testo approvato ieri dai ministri ne definisce i contorni dell'intervento, restringendone ancora di più l'esercizio. Potranno proclamare scioperi quelle organizzazioni sindacali che, nel settore, hanno un grado di rappresentatività superiore al 50 per cento. Chi non ci arriva, ma deve raggiungere una soglia di rappresentatività di almeno il 20%, potrà indire un referendum tra i lavoratori, e lo sciopero potrà farsi se almeno il 30% sarà favorevole. Nei servizi di particolare rilevanza (non si dice quali) sarà obbligatoria l'adesione preventiva di adesione allo sciopero da parte del singolo lavoratore: un modo ottimale per consentire alle aziende di sostituire chi protesta o, alla peggio, per provvedere alla dissuasione. Contro il cosiddetto «effetto annuncio», la revoca degli scioperi dovrà essere comunicata con largo anticipo.
Resta lo sciopero virtuale, che sarà regolamentato nei vari contratti: si tratta di quella forma di agitazione in cui il lavoratore resta al lavoro ma senza percepire stipendio, mentre all'azienda viene comminata una sorta di multa da devolvere in beneficenza. Si tratta di una forma di protesta da tempo esistente, quasi mai utilizzata (per la difficoltà di trovare accordi sull'entità della 'multa' da comminare all'azienda). Perciò Sacconi ha voluto renderlo più agevole con la possibilità per il lavoratore di restare al lavoro senza rinunciare allo stipendio, magari «con un segno distintivo al braccio, penso a una fascia al braccio che indica uno stato di malessere...». Lo sciopero virtuale sarà obbligatorio «in alcuni settori per la delicatezza del servizio». mai nel testo si dice che le norme sono 'limitate' ai trasporti: l'accento viene posto sulla difesa del diritto alla mobilità. Cambia anche il ruolo della Commissione di garanzia, la cui terzietà già oggi non era certo cristallina, e che potrà avere competenze «conciliative, anche obbligatorie» per la risoluzione di conflitti, servendosi, guarda un po', delle strutture del ministero del lavoro. Arrivano infine sanzioni amministrative (da 500 a 5000 euro) per chi viola le norme e per chiunque «blocchi strade, porti, aereoporti, e stazioni».
Il nodo della democrazia
Resta insoluto il vecchio nodo della rappresentanza e della rappresentatività - l'unico settore 'regolato' da questo punto di vista è il pubblico impiego - ossia di come venga stabilita la titolarità a proclamare scioperi o firmare accordi.
«Se ci vuole una soglia, ossia una verifica del reale consenso, per proclamare uno sciopero, e ammesso che questo sia lecito, non si capisce perché non debba esserci un meccanismo di verifica quando si fanno piattaforme o si firmano contratti», nota Fabrizio Solari (Cgil). Sarà obbligatorio un referendum per decidere un'astensione, mentre non lo è per verificare il consenso dei diretti interessati su un'accordo. Persino se oggetto dell'accordo sono le regole della contrattazione, come è avvenuto il 22 gennaio scorso con la firma dell'accordo sul modello contrattuale senza quella della maggiore confederazione in termini di iscritti (la Cgil). E senza che nell'accordo stesso si preveda il ricorso alla misurazione. Anche il ricorso alla delega al governo, ha detto Epifani, non è appropriato su materie tanto delicate, sulle quali dovrebbe essere il parlamento a esprimersi. «Il confronto continua, non è un decreto legge, non entra in vigore stanotte», dice Sacconi, «non potevamo stare a guardare tutti questi scioperi». Secondo il segretario della Cisl si tratta di regole «equilibrate, rispettose delle esigenze di ciascuno e della maggioranza dei lavoratori». Secondo i sindacati di base (Cub, Cobas e Sdl) il disegno di legge è «incostituzionale e inapplicabile». 50% LA SOGLIA che i sindacati dovranno raggiungere per proclamare uno sciopero, senza dovere ricorrere al referendum. 20% LA SOGLIA per potere indire il referendum tra i lavoratori sullo sciopero, che è legittimo con il consenso di almeno il 30%.


28 febbraio 2009 - La Gazzetta del Sud

Il Cdm ha approvato all'unanimità il disegno di legge delega.
Il ministro Sacconi auspica un "ulteriore coinvolgimento" delle parti sociali
Scioperi nei trasporti, norme più severe
Da Cisl, Uil, Ugl e Confindustria arriva un giudizio positivo.
Contrarietà della Cgil e dei sindacati di base
di Barbara Marchegiani

ROMA - Via libera alla riforma degli scioperi nei trasporti. Le nuove regole, che di fatto rendono più difficile la possibilità di incrociare le braccia, hanno ottenuto l'ok dal Consiglio dei ministri, con l'approvazione all'unanimità del disegno di legge delega. Un «percorso molto cauto», ha sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che lascia spazio ad un «ulteriore coinvolgimento» delle parti sociali. Unanime invece non è stata la risposta del fronte sindacale, con le sigle di base che bocciano senza appello il provvedimento e le confederazioni ancora una volta divise tra loro. Da Cisl, Uil, Ugl e anche Confindustria è arrivato un giudizio sostanzialmente positivo, mentre la Cgil con il leader Guglielmo Epifani è tornata a lanciare l'avvertimento ad evitare «rapporti di forza» e svolte «autoritarie». Non c'è stato alcun autoritarismo, ha replicato Sacconi: «Tutte le critiche pregiudiziali» sono «assolutamente fuori luogo», ha detto, chiedendo tuttavia di continuare il dialogo. La riforma, che comunque prima di essere operativa dovrà vedere il compimento della delega e dei successivi decreti delegati con il passaggio in Parlamento, senza l'esclusione del recepimento anche di eventuali avvisi comuni tra le parti, fissa una serie di paletti. Il fine è garantire «una più efficace conciliazione tra il sacrosanto e tutelato diritto di sciopero e il diritto alla libera circolazione» delle persone, ha sottolineato Sacconi, spiegando di essersi «limitati al settore del trasporto» perchè «in tale ambito si sono manifestate le criticità maggiori». Di qui, dunque, le nuove regole che vanno dalla soglia del 50% di rappresentatività dei sindacati per poter proclamare uno sciopero, all'obbligo di referendum preventivo per le sigle che invece hanno almeno il 20% di rappresentatività e che, per scendere in piazza, devono ottenere almeno il 30% dei consensi allo stop tra i lavoratori. Le norme mirano a mettere fine anche all'effetto annuncio, affidano la riscossione delle sanzioni ad Equitalia, rendendole «finalmente effettive», ha sottolineato il titolare del Lavoro. Giro di vite contro le proteste «selvagge» (con multe sino a 5 mila euro), i blocchi della circolazione (con un divieto per chiunque di bloccare strade e aeroporti) ed i fermi dei tir (con la garanzia di servizi minimi e un limite alla durata dell'astensione). Arrivano anche l'adesione preventiva individuale e lo sciopero virtuale (che potrà essere obbligatorio se il servizio è necessario) che saranno disciplinati per via contrattuale. Proprio su questi due ultimi punti si sono più divisi i pareri, tra consensi e perplessità. Nel testo «ci sono cose che non vanno» bene, ha detto Epifani, riferendosi in particolare all'adesione preventiva e alla soglia del 20% che obbliga il referendum. Il leader della Cgil ha bocciato anche lo strumento legislativo scelto: «Su una materia come questa è meglio non delegare niente a nessuno», ha detto. I sindacati di base parlano di norme incostituzionali. «Non ci riteniamo vincolati a osservarle», ha detto la Cub; «sono inapplicabili» per i Cobas. Al contrario il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, si è detto «rassicurato» dal ddl delega visto che «è molto largo e rinvia alla contrattazione».


28 febbraio 2009 - Il Messaggero Veneto

Sì alla legge delega sulle restrizioni. Critiche da Pd e Cgil. Cub e Cobas: i limiti sono incostituzionali
Scioperi, via alle nuove norme. Il ministro: niente autoritarismi

ROMA - Via libera alla riforma degli scioperi nei trasporti. Le nuove regole, che di fatto rendono più difficile la possibilità di incrociare le braccia, hanno ottenuto l'ok dal Consiglio dei ministri, con l'approvazione all'unanimità del disegno di legge delega.
Un «percorso molto cauto», ha sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che lascia spazio ad un «ulteriore coinvolgimento» delle parti sociali.
Da Cisl, Uil e anche Confindustria è arrivato un giudizio sostanzialmente positivo, mentre la Cgil con il leader Guglielmo Epifani è tornata a lanciare l'avvertimento ad evitare «rapporti di forza» e svolte «autoritarie».
La riforma fissa una serie di paletti ai conflitti. Le nuove regole vanno dalla soglia del 50% di rappresentatività dei sindacati per poter proclamare uno sciopero, all'obbligo di referendum preventivo per le sigle che invece hanno almeno il 20% di rappresentatività e che, per scendere in piazza, devono ottenere almeno il 30% dei consensi allo stop tra i lavoratori. Le norme mirano a mettere fine anche all'effetto annuncio, affidano la riscossione delle sanzioni a Equitalia, rendendole «finalmente effettive», ha sottolineato il titolare del Lavoro. Giro di vite contro le proteste "selvagge" (con multe sino a 5 mila euro), i blocchi della circolazione (con un divieto per chiunque di bloccare strade e aeroporti) e i fermi dei Tir (con la garanzia di servizi minimi e un limite alla durata dell'astensione). Allo stesso tempo si punta a aumentare il ricorso a conciliazione e arbitrato nei poteri della rinnovata Commissione per le relazioni di lavoro.
Arrivano anche l'adesione preventiva individuale e lo sciopero virtuale (che potrà essere obbligatorio se il servizio è necessario) che saranno disciplinati per via contrattuale.
Proprio su questi due ultimi punti si sono più divisi i pareri, tra consensi e perplessità.
Nel testo «ci sono cose che non vanno» bene, ha detto Epifani, riferendosi in particolare all'adesione preventiva e alla soglia del 20% che obbliga il referendum. Il leader della Cgil ha bocciato anche lo strumento legislativo scelto. Al contrario il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, si è detto «rassicurato» dal ddl delega visto che «è molto largo e rinvia alla contrattazione», mentre il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha promosso l'impianto, apprezzando lo sciopero virtuale, ma non «l'imposizione» della dichiarazione preventiva. È «l'inizio del percorso», ha commentato il leader dell'Ugl, Renata Polverini. Per il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il ricorso al referendum potrebbe essere allargato anche ad altre categorie. Sulla linea opposta i sindacati di base che parlano di norme incostituzionali. «Non ci riteniamo vincolati a osservarle», ha detto la Cub; «sono inapplicabili» per i Cobas.
«Preoccupazione» è il sostantivo più usato dai dirigenti del Pd per commentare il provvedimento. A destare il sospetto di tutti, da Enrico Letta a Pierluigi Bersani, è innanzitutto la scelta del governo di ricorrere a una legge delega, per non parlare del sospetto che questo possa preludere a interventi anche in altri settori più sensibili, come la scuola, per congelare un eventuale «autunno caldo»; e infine c'è il timore che il governo miri a spaccare ulteriormente i sindacati confederali durante il confronto con le parti annunciato da Sacconi.


28 febbraio 2009 - Il Secolo XIX

le reazioni al provvedimento
L'universo Cobas si ribella, i piloti dicono sì
I sindacati di base: «Norme incostituzionali». Annunciato un possibile referendum.
L'Anpac: «La legge andava cambiata»

ROMA - I sindacati di base bocciano le nuove norme sul diritto di sciopero previste dalla delega appena approvata dal Governo e minacciano di non osservarle mentre un ok arriva dalla principale organizzazione dei piloti convinta che riduca la frammentazione sindacale. I Cobas parlano di norme incostituzionali, annunciano proteste e si dichiarano preoccupati per l'attacco al diritto di sciopero. In assenza di condivisione delle regole resta in campo quindi il rischio di scioperi selvaggi.
«Sono norme incostituzionali - dice il coordinatore nazionale Cub Pierpaolo Leonardi, sindacato forte soprattutto nel trasporto pubblico locale - non ci riteniamo vincolati a osservarle. Si previene la possibilità che si organizzi il conflitto, si tenta di mettere il bavaglio alla lotta. Faremo di tutto perché queste regole non vengano approvate dal Parlamento, ma comunque si tratta di norme incostituzionali e quindi non ci sentiamo obbligati a rispettarle. Valuteremo di volta in volta».
«Abbiamo dubbi sulla costituzionalità del provvedimento - afferma Fabrizio Tomiselli della Sdl (sindacato dei lavoratori intercategoriale) - lo sciopero è un diritto individuale. Le incongruenze sono moltissime. Le leggi vanno rispettate, ma se le norme non danno la possibilità di fare sciopero e di far emergere il conflitto il conflitto rischia di esserci lo stesso anche se non attraverso il sindacato. In tutte le situazioni in cui si comprimono i diritti c'è un punto oltre il quale non si può andare. Il lavoratore a un certo punto si arrabbia». «Abbiamo già la normativa più restrittiva in Europa sullo sciopero - dice il responsabile comunicazione dell'Orsa - primo sindacato tra i macchinisti delle compagnie ferroviarie - ora si prende il peggio degli impianti degli altri Paesi e li somma al nostro. Si rende di fatto impraticabile lo sciopero, si reprime il diritto e non si affrontano i problemi. Qualora questa legge venga approvata raccoglieremo firme per il referendum abrogativo. Crea presupposti per una forte tensione sociale specie nei trasporti».
«Mi auguro che il Parlamento e il confronto con le parti sociali porti delle correzioni al provvedimento - dice il presidente dell'Anpav, associazione degli assistenti di volo, Massimo Muccioli - non abbiamo mai fatto un uso spropositato delle sciopero e al di fuori delle regole e continueremo a non farlo ma riteniamo che questa delega debba subire dei correttivi in modo da non annullare l'azione di protesta quando necessaria».
Convinto dell'effetto «positivo» del provvedimento sulla frammentazione sindacale e soprattutto per l'utenza è il vicepresidente dell'Anpac, associazione che rappresenta la larga maggioranza dei piloti, Stefano De Caro: «La legge del 1990 necessitava una rivisitazione, la valorizzazione della rappresentativitàè importante, un elemento qualificante delle relazioni industriali. Dovrebbe servire ad aggregare i soggetti sindacali. Lo sciopero è un diritto ma sarebbe utile che si minimizzi l'impatto sull'utenza massimizzando quello per l'azienda». «Non siamo preventivamente contro questo tipo di operazione - dice segretario generale Cisal - Francesco Cavallaro - ma rischia di non avere facile applicazione».


28 febbraio 2009 - La Stampa

A FIUMICINO
Multe fino a 5 mila euro per chi blocca le strade. Il sindacato di categoria della Cgil «Queste sono norme inaccettabili». Nuovo scontro tra la Filt e Alitalia
Sotto la soglia di rappresentatività del 20% sarà vietato proclamare agitazioni
di ROBERTO GIOVANNINI

ROMA - Le nuove regole sugli scioperi nascono limitate al settore dei trasporti, e rispetto alle anticipazioni dei giorni scorsi il disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri ieri prevede qualche passo indietro e qualche rinvio in più alla contrattazione collettiva. Tuttavia il percorso della riforma, che sarà lungo, difficilmente sarà pacifico. La Cgil si mette ancora di traverso, annunciando un dissenso per adesso espresso con relativa moderazione, mentre il fronte del sindacalismo autonomo e di base proclama la guerra ad oltranza. E sullo sfondo - è un tema evocato esplicitamente ieri dal numero di Confindustria Emma Marcegaglia - c’è un giro di vite sull’esercizio del diritto di sciopero anche nel settore privato.
Difficile sintetizzare una normativa articolata e solo delineata nella delega legislativa, che dovrà essere approvata dalle Camere prima di entrare nelle definizioni di dettaglio. Per proclamare uno sciopero occorrerà che i sindacati abbiano una rappresentatività superiore al 50% nel settore. Se hanno solo il 20%, dovranno prima superare un referendum preventivo tra i lavoratori, raggiungendo almeno un 30% dei consensi. In alcuni servizi o attività «di particolare rilevanza» per poter scioperare servirà una adesione individuale e preventiva (fattispecie definita nei contratti). Sempre nei contratti sarà delineato lo sciopero «virtuale», che sarà obbligatorio per le categorie in cui lo sciopero azzera un servizio essenziale, e le parti sociali definiranno le regole dell’adesione preventiva individuale. Sarà stoppato l’effetto annuncio di scioperi che non si vogliono veramente fare, e saranno vietate tutte le forme di protesta che possano essere «lesive» del diritto alla mobilità e alla libertà di circolazione (blocchi stradali, ferroviari o altro). Chi viola le regole subirà una sanzione da 500 a 5.000 euro che verranno riscosse da Equitalia (cioè diventeranno cartelle esattoriali). Servizi minimi e limitazioni anche per gli scioperi degli autotrasportatori. Saranno stabiliti intervalli minimi tra uno sciopero e l’altro, e infine ci sarà un maggiore ricorso a conciliazione ed arbitrato nei poteri della rinnovata Commissione per le relazioni di lavoro.
Regole che per il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi rappresentano un «percorso molto cauto», che lascia spazio ad un «ulteriore coinvolgimento» delle parti sociali. «Nessun autoritarismo», dice Sacconi, che definisce le critiche Cgil «pregiudiziali ed assolutamente fuori luogo». Concorda anche stavolta col ministro il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che si dice «rassicurato» dal ddl delega, «molto largo e che rinvia alla contrattazione». Sempre Bonanni attacca frontalmente Epifani, definito un «latitante» e dipinto come uno arroccato su «un monte a criticare tutto», gridando di continuo «al lupo». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti promuove l’impianto, apprezzando soprattutto lo sciopero virtuale (vecchia proposta Uil) ma non «l’imposizione» della dichiarazione preventiva. «È l’inizio del percorso», spiega il leader dell’Ugl Renata Polverini. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, parla di un provvedimento «complessivamente positivo» e dice che l’istituto del referendum preventivo sugli scioperi va esteso: «Crediamo che sia giusto che si misuri la rappresentatività dei sindacati che decidono di proclamare uno sciopero», dice Marcegaglia, secondo cui questo tema va «affrontato nel privato e nel pubblico».
Sul fronte opposto c’è la Cgil. Nel pomeriggio Guglielmo Epifani aveva detto che «un conto è questo intervento sui trasporti», un altro è «provare a partire dai trasporti per mettere una cappa su un diritto di libertà che è per tutti noi il diritto allo sciopero». In serata poi la Filt, il sindacato dei trasporti Cgil, definisce la riforma «inaccettabile». Dura, infine, la reazione del sindacalismo di base - dai Cobas alla Cub al Sdl all’Orsa - che parla di iniziative «antidemocratiche» e che nel complesso preannuncia «nuove forme di lotta» e la ripresa del «conflitto». Infine, due battute dal mondo della politica. La riforma «tutela e rispetta lavoratori e cittadini», afferma il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, mentre per l’ex ministro del Lavoro Pd Tiziano Treu «il tema esiste, ma non vedo alcun motivo di essere tanto precipitosi e approvare una legge delega in fretta e furia». Nell’hangar 6 di Fiumicino una convention della «nuova» Alitalia, fuori la Filt Cgil che manifesta invitando tutti i lavoratori in turno e fuori turno. Il sindacato parla di una scelta di «cattivo gusto», tanto più grave se si considera il «momento di crisi sia dell’azienda che del Paese». In una nota, la Filt evidenzia che la «convention» viene organizzata in un hangar «chiuso per loro scelta, dopo le esternalizzazioni delle attività che in esso erano svolte e la messa in Cigs del personale (circa il 50% della forza lavoro)». Quindi critica scelte industriali e criteri di selezione dei nuovi assunti.

Tra i lavoratori si torna a parlare di protesta come nel 2003
All’Atm di Milano studiano già le nuove barricate
di SUSANNA MARZOLLA

MILANO - C’è chi si indigna di brutto: «E’ una vergogna, l’ennesima bastardata contro i lavoratori»; chi la prende più con ironia: «Ma se lo faccian loro lo sciopero virtuale, vuoi vedere che magari lavorano». Soprattutto chi osserva: «Con la crisi che c’è, non hanno altro a cui pensare?».
I lavoratori dell’Atm di Milano sono al momento lontani dalla sommossa, ma anche dall’apatica rassegnazione; la terza opzione - il consenso con le norme sugli scioperi prospettate dal governo - non viene neppure considerata. Qui siamo tra quei tranvieri, autisti, addetti alla manutenzione che il 1 dicembre del 2003, da tempo in vana attesa del rinnovo contrattuale, decisero che era tempo di reagire e attraverso un tam-tam spontaneo, che tagliò fuori gli stessi sindacati, trasformarono una «normale agitazione» (blocco dalle 8,45 alle 15) in uno «sciopero selvaggio» che così «selvaggio» non si vedeva da tempo. Quel giorno i mezzi non uscirono dai depositi fin dall’alba; i lavoratori in assemblea decisero di andare avanti a oltranza e Milano si ritrovò improvvisamente appiedata. Nessuno, allora, si pentì di quella scelta; che comunque diede una bella spinta alla chiusura del contratto. E adesso, con le nuove norme, sarebbe ancora possibile? «Forse più di prima, paradossalmente. Perché i lavoratori sono arrabbiati e, di restrizione in restrizione, finisce che qualcuno può sbottare: se in ogni modo si viola qualche norma allora tanto vale violarle tutte insieme. Ragionamenti così ho cominciato a sentirli. L’altro giorno - racconta Francesco Morisano, funzionario sindacale della Cgil - ero a un’assemblea al deposito del Ticinese quando è arrivata la notizia della proposta governativa. Un boato e, assicuro, unanime».
Che non sia tanto facile da digerire, in Atm, se n’è accorto anche Giovanni Abimelech, funzionario della Cisl: ai suoi iscritti mostrava, quasi a mo’ di volantino, il comunicato della segreteria Fit sottolineandone le parti più critiche. «Perché noi - spiega - sosteniamo che la regolamentazione degli scioperi non è certo la priorità; che prima di tutto bisogna chiudere i contratti. E poi siamo contrari allo sciopero virtuale, al referendum preventivo, all’obbligo per i lavoratori di comunicare l’eventuale adesione».
Stare poco appiattiti sulle posizioni ufficiali del sindacato ha permesso alla Cisl di quasi pareggiare la Cgil nella Rsu. Dove il «sindacalismo di base» (Cobas, Cub, Orsa) ha comunque quasi un quarto dei 120 delegati. E dove, soprattutto, al di là delle tessere, tutti i rappresentanti sindacali sanno bene che i lavoratori se ne infischiano di chi organizza gli scioperi: se la protesta è sentita partecipano in massa; se è una semplice «ritualità» son capaci di presentarsi al lavoro pure i più arrabbiati.
Che cosa provocherà questa nuova «stretta» governativa è quindi ancora un’incognita. Se ne rende conto Marco Tassillo, operaio addetto alla manutenzione dei treni, delegato Cgil: «La notizia è troppo fresca; per il momento quasi tutti osservano che la normativa attuale è già abbastanza restrittiva e che non si capisce che bisogno ci sia di inasprirla ulteriormente. Soprattutto c’è un diffuso malessere per la situazione economica, che sta montando sempre di più. Potrebbe pure arrivare uno sciopero come quello del dicembre 2003? E chi può dirlo? Se l’esasperazione monta tutto può essere». «I colleghi da un lato mi dicono che questa legge è una pagliacciata, ma dall’altro cominciano a rendersi conto che, con questa legge, si vuol far passare di tutto e di più contro i lavoratori - osserva Daniele Totaro, autista di autobus, delegato Cobas - solo che al momento c’è dispersione; c’è la divisione fomentata dalle vecchie organizzazioni sindacali. E c’è questa situazione politica. Una volta, davanti a una norma del genere, si sarebbe rivoltata l’Italia; adesso invece...»


28 febbraio 2009 - Il Cittadino

Istituita la soglia del 50 per cento di rappresentatività dei sindacati
per poter proclamare una mobilitazione
Regole più severe per gli scioperi
Il ministro Sacconi: «Multe di 5mila euro a chi blocca le strade»
di Barbara Marchegiani

ROMA - Via libera alla riforma degli scioperi nei trasporti. Le nuove regole, che di fatto rendono più difficile la possibilità di incrociare le braccia, hanno ottenuto l’ok dal Consiglio dei ministri, con l’approvazione all’unanimità del disegno di legge delega. Un «percorso molto cauto», ha sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che lascia spazio ad un «ulteriore coinvolgimento» delle parti sociali. Unanime invece non è stata la risposta del fronte sindacale, con le sigle di base che bocciano senza appello il provvedimento e le confederazioni ancora una volta divise tra loro. Da Cisl, Uil e anche Confindustria è arrivato un giudizio sostanzialmente positivo, mentre la Cgil con il leader Guglielmo Epifani è tornata a lanciare l’avvertimento ad evitare «rapporti di forza» e svolte «autoritarie».Non c’è stato alcun autoritarismo, ha replicato Sacconi: «Tutte le critiche pregiudiziali» sono «assolutamente fuori luogo», ha detto, chiedendo tuttavia di continuare il dialogo. La riforma, che comunque prima di essere operativa dovrà vedere il compimento della delega e dei successivi decreti delegati con il passaggio in Parlamento fissa una serie di paletti ai conflitti. Il fine è garantire «una più efficace conciliazione tra il sacrosanto e tutelato diritto di sciopero e il diritto alla libera circolazione» delle persone, ha sottolineato Sacconi, spiegando di essersi «limitati al settore del trasporto» perché «in tale ambito si sono manifestate le criticità maggiori». Di qui, dunque, le nuove regole che vanno dalla soglia del 50% di rappresentatività dei sindacati per poter proclamare uno sciopero, all’obbligo di referendum preventivo per le sigle che invece hanno almeno il 20% di rappresentatività e che, per scendere in piazza, devono ottenere almeno il 30% dei consensi allo stop tra i lavoratori. Le norme mirano a mettere fine anche all’effetto annuncio, affidano la riscossione delle sanzioni ad Equitalia, rendendole «finalmente effettive», ha sottolineato il titolare del Lavoro. Giro di vite contro le proteste "selvagge" (con multe fino a 5mila euro), i blocchi della circolazione (con un divieto per chiunque di bloccare strade e aeroporti) ed i fermi dei tir (con la garanzia di servizi minimi e un limite alla durata dell’astensione). Allo stesso tempo si punta ad aumentare il ricorso a conciliazione e arbitrato nei poteri della rinnovata Commissione per le relazioni di lavoro. Arrivano anche l’adesione preventiva individuale e lo sciopero virtuale (che potrà essere obbligatorio se il servizio è necessario) che saranno disciplinati per via contrattuale. Proprio su questi due ultimi punti si sono più divisi i pareri, tra consensi e perplessità. Nel testo «ci sono cose che non vanno» bene, ha detto Epifani, riferendosi in particolare all’adesione preventiva e alla soglia del 20% che obbliga il referendum. Il leader della Cgil ha bocciato anche lo strumento legislativo scelto: «Su una materia come questa è meglio non delegare niente a nessuno», ha detto. Al contrario il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, si è detto «rassicurato» dal ddl delega visto che «è molto largo e rinvia alla contrattazione», mentre il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha promosso l’impianto, apprezzando soprattutto lo sciopero virtuale, ma non «l’imposizione» della dichiarazione preventiva. È «l’inizio del percorso», ha commentato il leader dell’Ugl, Renata Polverini. Per il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il ricorso al referendum potrebbe essere allargato anche ad altre categorie, oltre a quella dei trasporti. Sulla linea opposta i sindacati di base che parlano di norme incostituzionali. «Non ci riteniamo vincolati a osservarle», ha detto la Cub; «sono inapplicabili» per i Cobas. «Tutela e rispetta lavoratori e cittadini», ha detto il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri mentre per l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd) non va bene né il ricorso alla legge delega né la definizione delle soglie.


28 febbraio 2009 - Il Sole 24 Ore

L'Idv: soppressa una libertà - Casini: giusto porre dei limiti
Pd: sbagliata la via della delega

ROMA - Il Pd si dice preoccupato, l'Idv denuncia l'uccisione di un diritto, mentre l'Udc saluta con favore la novità: è questa in sintesi l'accoglienza riservata dall'opposizione al provvedimento del Governo che introduce limiti agli scioperi nei trasporti. Come quelle confederali, anche le altre sigle sindacali si dividono: i Cobas parlano di norme incostituzionali, i piloti sono invece convinti che il Ddl delega potrà ridurre la frammentazione sindacale.
«È molto preoccupante –commenta dal Pd Pier Luigi Bersani – che il Governo pensi a una legge delega perchè siamo di fronte a temi di profilo costituzionale rilevante e non è mai buona cosa affidare al governo, qualunque esso sia, la definizione di materie così delicate». «Il governo o fa decreti o chiede deleghe – fa notare Massimo D'Alema – uno strano modo di governare un Paese democratico ». Sulla stessa lunghezza d'onda gli altri commenti dei democratici: da Enrico Letta che definisce «sbagliato» lo strumento della delega agli ex ministri Tiziano Treu (che aveva espresso il suo timore in un'intervista al Sole 24 Ore di ieri) e Cesare Damiano. Molto più netta la presa di posizione del partito di Antonio Di Pietro: «Questa legge – osserva Paolo Brutti, responsabile delle politiche del lavoro dell'Idv – prima sequestra il diritto di sciopero mettendolo nelle mani dei sindacati di comodo e poi lo uccide, obbligando chi protesta a lavorare senza essere pagato».
Positiva, invece, la valutazione dell'Udc: «Il diritto allo sciopero è sacrosanto – ha detto il leader Pier Ferdinando Casini – il suo abuso nei trasporti essenziali è una cosa che deve essere assolutamente affrontata nel rispetto dei milioni di cittadini che tutte le mattine si recano al lavoro».
Molto variegate le posizioni delle sigle sindacali non confederali: «Sono norme incostituzionali – dice il coordinatore nazionale Cub Pierpaolo Leonardi, sindacato forte soprattutto nel trasporto pubblico locale – non ci riteniamo vincolati a osservarle. Più dialogante l'Anpav ( assistenti di volo): «Riteniamo che questa delega - dice il presidente Massimo Muccioli – debba subire dei correttivi in modo da non annullare l'azione di protesta quando necessaria ». Favorevole, infine, il vicepresidente dell'Anpac, associazione che rappresenta la larga maggioranza dei piloti, Stefano De Caro: «La valorizzazione della rappresentatività è importante, un elemento qualificante delle relazioni industriali. Dovrebbe servire ad aggregare i soggetti sindacali».(R.Fe.)

Il settore: una giungla composta da 31 sigle

ROMA - Il Ddl delega approvato ieri dal Consiglio dei ministri assegna alla futura Commissione per le relazioni di lavoro ( erede dell'attuale Authority per l'attuazione della legge sullo sciopero) il compito di valutare il grado di rappresentatività dei sindacati che proclamano la protesta al fine di stabilire l'obbligo di svolgere o meno un referendum. Sarà l'occasione per tracciare la mappa dettagliata di un settore affollato di sigle: a rappresentare i lavoratori occupati nei trasporti concorrono, secondo l'elenco fornito dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ben 31 sigle. Di queste, però, solo le organizzazioni confederali ( e non tutte) possono vantare adesioni sopra il 20%, soglia minima stabilita dalle nuove regole per proclamare lo sciopero. Succede, per esempio, nel trasporto pubblico locale: FiltCgil e Fit-Cisl si attestano entrambe al 22%, mentre la UiltUil si ferma al 14% e l'Ugl al 6, superata dalla Faisa-Cisal, l'organizzazione degli autoferrotranvieri. A spartirsi un restante 7% sono altre dieci sigle (tra cui Cobas e Cub trasporti). Passando al comparto aereo, invece, spicca tra i controllori di volo il "solitario" 30,5% della Cisl, mentre Licta (14,8%) e Anpcat (13,6%) hanno più iscritti di Cgil (9,9) e Uil (6,7). Confederazioni tradizionalmente meno forti anche tra i piloti, dove Anpac e Up (nella vecchia Alitalia) contano su 1.200 iscritti.


28 febbraio 2009 - Il Gazzettino

«Lo sciopero non si tocca»
I Cobas: scenderemo in piazza contro le nuove norme

Udine - "Un colpo di mano che va sventato sul nascere, insieme a tutti i tentativi protesi a mettere al bando la Costituzione ed i diritti fondamentali". Commentando così le nuove norme previste dal Governo sul diritto di sciopero, i Comitati unitari di base (Cub, Cobas e Sdl) del Fvg annunciano già che scenderanno in piazza - e non virtualmente - organizzando una manifestazione nazionale a Roma il prossimo 28 marzo e uno sciopero generale il 23 aprile "anche per difendere il diritto di sciopero e la democrazia sindacale". Ma la prima occasione di protesta contro "questo ennesimo tentativo di eliminare il diritto di sciopero" saranno le astensioni dal lavoro già programmate, a partire da quella per il trasporto aereo del 4 marzo prossimo.
"Con le nuove norme previste dal Governo sul diritto di sciopero si sta andando rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società" - sostengono infatti Willy Puglia (Confederazione unitaria di base), Daniela Antoni (Confederazione Cobas) e Mario Ferrucci (Sdl Intercategoriale). Secondo i tre esponenti dei "Cobas", «Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti il Governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le conseguenti risposte dei lavoratori al tentativo di farne pagare a loro il costo». E ancora, «nel Paese si sta realizzando una nuova concertazione tra Governo, Confindustria e sindacati confederali che si è trasformata in una vera e propria alleanza neocorporativa. Ciò avviene proprio quando più grave è la crisi economica, più pesanti le conseguenze per i lavoratori e maggiore la necessità di risposte determinate».
Secondo i sindacati di base - inoltre -, "è illegittima e autoritaria l’ipotesi di consegnare lo sciopero, che è un diritto individuale sancito dalla Costituzione, alla disponibilità gestionale di sindacati che rappresentano il 50% dei lavoratori; assurdo - sostengono - perché in molte aziende la sindacalizzazione non arriva neanche al 50%". Così come - sottolineano ancora Puglia, Antoni e Ferrucci - è "inaccettabile infine la forma di lotta virtuale, che di fatto elimina il diritto di sciopero ed assegna alle parti la capacità-volontà di individuare la "penale" per l’azienda in caso di "sciopero lavorato", mentre ai lavoratori si ritira l’intera giornata di lavoro: quindi la perdita secca della giornata per il lavoratore ed una impercettibile riduzione dei profitti per l’azienda».

Este. Cassa integrazione e mobilità...
di Ferdinando Garavello

Este - Cassa integrazione e mobilità. Parole che fanno paura, ma a cui sarà bene abituarsi nei prossimi mesi, dato che i numeri relativi alla crisi appena iniziata cominciano già a farsi pesanti. Sono infatti 1107 i lavoratori di aziende con più di 15 dipendenti che sono ora in mobilità nella provincia di Padova e la quota sale addirittura fino a 2375 per le ditte con meno di 15 dipendenti. A questi vanno aggiunti i lavoratori nelle stesse condizioni di altri comparti ed il totale sfiora le 4900 unità.
I dati, ufficiali, sono stati resi pubblici l’altra sera nella sala Fumanelli dell’ex zuccherificio di Este, dove si è tenuto un incontro sulle prospettive del lavoro nel padovano. Per la Provincia era presente il dirigente del settore lavoro e formazione, Claudio Sarcona, in vece dell’assessore competente Roberto Tosetto. "Dei 4856 lavoratori in mobilità – avverte Sarcona – circa il 10 per cento è già tornato a lavorare a tempo determinato, ma il trend è in aumento rispetto agli ultimi dati di cui disponiamo. A gennaio si sono registrati 456 pratiche di mobilità in più rispetto ai mesi scorsi. Entro breve tempo la Regione metterà in campo gli incentivi stabiliti dal Governo, ma la situazione è da tenere costantemente sotto controllo".
La cassa integrazione in provincia è invece cresciuta del 400 per cento rispetto all’anno scorso. "Ci troviamo di fronte ad una congiuntura che riguarda tutto il territorio – è il commento del sindaco di Este, Giancarlo Piva – e che colpisce in modo trasversale ogni genere di aziende. Il problema non è solo della Komatsu, ma di un’intera area che sta risentendo in modo notevole della crisi". "Cooperative, piccoli artigiani e simili realtà sono molto colpiti dalla crisi, perché hanno meno ammortizzatori sociali e si trovano in difficoltà nel far fronte all’emergenza. – continua Piva – A questo punto i Comuni devono essere vicini alle persone più colpite, ma le risorse non sono certo infinite".
Molte Amministrazioni hanno messo in cantiere una serie di interventi per soccorrere gli strati più disagiati della popolazione. Si parte dal prestito d’onore sulla casa, che non prevede interessi o tassi di alcun tipo, ma c’è pure il fondo rotativo sull’affitto e il mutuo. In certi casi però la situazione è talmente grave che i Municipi devono fornire generi alimentari alle famiglie. "Ci sono nuclei famigliari – sottolinea il sindaco - fra le fasce più deboli dei lavoratori, come i precari, che fanno fatica a mettere insieme pranzo e cena, quindi diventa necessario erogare anche semplici generi alimentari".
Le ultime considerazioni sono dirette a quando la crisi finirà: "Non possiamo presentarci al momento della ripresa così come siamo oggi – chiosa Piva - bisogna pensare ad un nuovo sviluppo, per evitare periodi simili a quello che stiamo vivendo. Ricerca e ambiente saranno i temi su cui puntare". Sulla vicenda è intervenuto anche Stefano Pieretti dell’Adl Cobas, che ha ribadito come gli ammortizzatori sociali non possano essere utilizzati per tutti i lavoratori in difficoltà.


28 febbraio 2009 - La Tecnica della Scuola

Cub, Cobas, Sdl: "Mobilitarsi contro Governo, padroni, Cisl e Uil"
di R.P.

I sindacati di base prendono una dura posizione contro il ddl Sacconi sulla regolamentazione del diritto di sciopero e lasciano intendere di essere pronti ad una alleanza strategica con Cgil. Quali saranno le ripercussioni nel comparto scuola? Il disegno di legge Sacconi sull’esercizio del diritto di sciopero sta già aprendo un ampio dibattito all’interno delle diverse organizzazioni sindacali. Il provvedimento messo a punto dal Ministro del Lavoro, è bene precisarlo, riguarda in particolare il settore dei trasporti ma le dinamiche che sta mettendo in movimento avranno certamente ripercussioni anche negli altri comparti. La reazione "a caldo" di Cisl e Uil è stata improntata alla cautela, mentre dal leader della Cgil Guglielmo Epifani è subito arrivato un mezzo stop: "Il Governo stia attento perché in materia di libertà del diritto di sciopero costituzionalmente garantito bisogna procedere con molta attenzione". Pesantissima la presa di posizione dei sindacati di base (Cub - Cobas – SdL), i più penalizzati dall’intero provvedimento che prevede che gli scioperi possano essere proclamati soltanto da organizzazioni che raggiungono complessivamente il 50 per cento della rappresentatività. "L'attacco al diritto di sciopero è un attacco alla democrazia - si legge in un comunicato congiunto dei tre sindacati di base - con le nuove norme previste dal Governo sul diritto di sciopero si sta andando rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società". "Contro questo ennesimo tentativo di eliminare il diritto di sciopero - conclude il comunicato - rispondiamo con la mobilitazione immediata contro Governo e padroni, Cisl, Uil e Ugl", frase che lascia invece la porta ad una alleanza strategica con Cgil. D’altronde i principi ispiratori del disegno di legge Sacconi non piacciono neppure a Enrico Panini, segretario confederale Cgil e segretario nazionale della Flc fino a pochi mesi fa, che dichiara: "L’idea che solo i sindacati con il 50% di rappresentatività possano indire uno sciopero, così come il concetto dell’adesione preventiva, costituiscono delle gravi riduzioni delle libertà dei lavoratori" C’è da capire quali ripercussioni sul comparto scuola potrebbe avere una eventuale alleanza Cgil/sindacati di base. Ma è ancora presto per poterlo dire. Per intanto Gilda ha dichiarato lo stato di agitazione sulla materia degli organici e non è da escludere che il sindacato di Rino Di Meglio decida di proclamare lo sciopero del personale della scuola per la stessa data già decisa da Flc-Cgil (18 marzo).


28 febbraio 2009 - Liberazione

Fabrizio Tomaselli Coordinatore nazionale di SdL Intercategoriale
«E' incostituzionale legare la protesta alla rappresentatività»
di Roberto Farneti

Un vero e proprio «attacco alla democrazia», un «colpo di mano che va sventato sul nascere». Questo il duro giudizio dei sindacati di base Cub, Confederazione Cobas e SdL Intercategoriale sulle nuove regole per gli scioperi contenute nel disegno di legge delega varato ieri dal Consiglio dei ministri. Un attacco che ha come obiettivo quello di «imporre per legge la pace sociale» e che necessita di una risposta immediata, a partire dallo sciopero del trasporto aereo del 4 marzo. La difesa del diritto di sciopero e della democrazia sindacale saranno inoltre al centro della manifestazione nazionale del 28 marzo a Roma contro la politica economica del governo e dello sciopero generale indetto dalle tre organizzazioni per il 23 aprile.
Fabrizio Tomaselli, coordinatore nazionale di SdL. La Costituzione tutela il diritto di sciopero «nell'ambito delle leggi che lo regolano». Non è quindi incostituzionale proporre nuove regole. Perché sostenete il contrario?
Perché quando una legge di fatto impedisce l'esercizio del diritto di sciopero, questa è una violazione della Costituzione. Con queste norme in alcuni settori non si potrà più scioperare. Legare la possibilità di indire uno sciopero alla rappresentatività più o meno ampia di chi lo propone, di fatto trasforma il diritto individuale del lavoratore in un diritto esclusivamente prerogativa delle organizzazioni sindacali. Oggi come oggi anche gruppi di lavoratori non inquadrati in una specifica organizzazione sindacale possono promuovere scioperi. E' il caso di tanti coordinamenti di base: basti ricordare l'ultimo sciopero per la sicurezza effettuato dall'assemblea nazionale dei ferrovieri. Queste norme non solo sono incostituzionali ma anche inapplicabili, perché a tutt'oggi non esiste una legge sulla rappresentanza in grado di misurare la rappresentatività delle singole organizzazioni ai vari livelli: aziendale, di settore e nazionale. Nelle aziende dove gli iscritti ai sindacati sono meno del 50% dei lavoratori - e sono tantissime - ogni sciopero dovrebbe essere preceduto da un referendum, mentre in quelle dove la sindacalizzazione fosse più bassa del 20% il diritto di sciopero verrebbe di fatto abolito.
La questione della rappresentatività è stata sollevata anche da Antonio Martone, presidente della Commissione di garanzia. Martone cita l'esempio di uno sciopero Alitalia che avrebbe provocato la cancellazione di oltre 200 voli pur avendo ottenuto poche decine di adesioni...
Quello che dice Martone non è vero. L'equivoco nasce dal fatto che quando c'è uno sciopero nel settore dei trasporti, spesso l'adesione di molti lavoratori non viene conteggiata a causa delle cancellazioni preventive di treni e voli operate dalle aziende, al fine di evitare disagi ai passeggeri.
Misurare in via preventiva il livello di adesione agli scioperi non può essere un modo per venire incontro alle esigenze dei cittadini?
In qualsiasi parte del mondo l'esercizio dello sciopero è libero. Un lavoratore ha il diritto di decidere il giorno stesso se scioperare o meno. Anche perché, dal giorno della proclamazione, lo stato della vertenza può cambiare. L'adesione preventiva individuale espone invece il singolo lavoratore a forme di intimidazione da parte delle aziende, soprattutto in quelle piccole.
Si parla di sciopero virtuale. Ma per quale motivo un lavoratore dovrebbe dichiararsi in sciopero e lavorare gratis?
Parlare di sciopero "virtuale" è una contraddizione in termini. E' evidente che in questo modo si rischia di creare un forte squilibrio tra quello che ci rimetterebbe il lavoratore, pur lavorando, e il danno subito dall'impresa. Inoltre, specie nei trasporti e nei servizi, l'efficacia dello sciopero è legata anche al danno di immagine per le aziende.
Intanto il Codacons si schiera con voi e la Cgil e al governo manda a dire «di non utilizzare la scusa dei consumatori per violare la Costituzione». Una solidarietà inaspettata?
Questa contrapposizione con l'utenza spesso è strumentalizzata. Basti ricordare le battaglie comuni tra pendolari e lavoratori per l'efficienza dei servizi di trasporto ferroviario. Ci sembra che questa volta il Codacons abbia colto correttamente l'incostituzionalità delle norme proposte dal governo.

Pensioni, cartelle pazze. Tagliati 300mila assegni

Pensioni tagliate a circa 300mila pensionati. A lanciare l'allarme è l'Rdb che denuncia un buco nell'assegno di febbraio che va da un minimo di 600 euro a un massimo di 1.800. Ciò è dovuto all'applicazione della finanziaria del 2008 attraverso le detrazioni per i famigliari a carico. I pensionati hanno presentato le dichiarazioni ma il sistema informatico interno non ha funzionato. In questi giorni si è assistito a scene di veri e propri assalti agli uffici Inps e Inpdap, come denunciano i sindacati. L'Inpdap addirittura per non corrispondere pensioni a zero euro ha comunque erogato un importo di circa 458 euro (pensione minima), cifra che poi verrà riassorbita dalle mensilità successive. La differenza del debito comunque rimane. «Questa situazione è venuta fuori per una serie di motivi a partire da una mancata comunicazione da parte delle istituzioni. Poi è mancato un raccordo giusto tra gli organi sulle modalità con cui attuare il dettato della finanziaria», denuncia Massimo Briguori, delle Rdb dell'Inpdap.

Fasce sempre più larghe di cittadini schiacciate dal problema abitativo. La risposta: costose politiche tappabuchi. Viaggio in 6 città
Case popolari? No, perché? Meglio regalare soldi ai privati
di Daniele Nalbone

Tante parole. Promesse infinite e numeri da capogiro. Da Roma a Milano, da Torino a Padova passando per Genova e Brescia, l'emergenza abitativa fa parlare tutti e guadagnare i soliti. Ma di fatti concreti, alias case popolari, neanche l'ombra.
A Roma gli assessori alla Casa di Comune e Regione, Antoniozzi e Di Carlo, continuano a incontrarsi, a discutere, a sfornare cifre in euro e in migliaia di alloggi. Centrodestra e centrosinistra sono intenti a rimpallarsi le colpe su chi ha consegnato meno immobili alle famiglie in lista per l'assegnazione di alloggi popolari o più soldi ai privati con la creazione di sempre nuovi residence per bloccare "temporaneamente" l'emorragia di questa ferita che sta dilaniando il ceto più povero della città. Eppure ogni anno il Comune di Roma spende oltre 27 milioni di euro per questi centri di assistenza temporanea elargendo cifre a "sei zeri" a confraternite cattoliche e Srl partecipate da strane Spa. «L'Arciconfraternita S.Trifone, per esempio», denunciano Massimo Muccari e Marco Vacca di Asia "Tufello" RdB, «ringrazia per i 1.700 euro al mese pagati per l'affitto, la manutenzione e la sorveglianza di monolocali ricavati da una ex discoteca nella zona di Casal Lumbroso, ben oltre l'anello del Grande Raccordo Anulare, e che diventano bilocali solo spostando degli armadi o dei pannelli per creare nuove "stanze"». Qui non si possono nemmeno aprire le inferriate poste alle finestre: «in caso di incendio», racconta un inquilino, «ogni appartamento diventerebbe una trappola per topi». Per non parlare della S.Vitaliano 2003, una srl della Wolt Spa, che da un ufficio abbandonato nella zona di Tor Tre Teste riesce a guadagnare tre milioni di euro l'anno o della Immobiliare Pollenza 2005 che ottiene 3milioni e 585mila euro l'anno per 237 "spazi" che non possono nemmeno definirsi appartamenti in zona Aurelio. «Ma il vero capolavoro» continuano Muccari e Vacca «sono le nuove strutture: prezzi esorbitanti, da loft in pieno centro, per monolocali in zone più che periferiche»: un esempio per tutti sono gli oltre 4mila euro al mese pagati dal Comune per un bilocale nella periferia sud, in via Tovaglieri! «Se pensiamo che il sistema dei "centri di assistenza temporanea" va avanti, come nel caso del residence di Valcannuta, da oltre venti anni possiamo solo immaginare quanti alloggi popolari si sarebbero potuti costruire in questi anni e con tutti i soldi elargiti a chiesa e privati». Eppure a Roma nell'ultimo decennio si è costruito a ritmi vertiginosi, "da dopoguerra", quando la città cresceva di 50 mila abitanti l'anno. «Ma oggi la popolazione non cresce più» spiegano i Movimenti di lotta per la casa. «Si è costruito tanto in ossequio alla cultura liberista: cancellando le regole e affidando al "mercato" la soluzione di ogni problema, si sarebbe risolto anche quello abitativo. Ma ora si scopre che in città c'è "emergenza", che molte famiglie non hanno casa perché i prezzi degli immobili sono elevatissimi; perché il mercato dell'affitto è molto modesto e si attesta comunque su valori impossibili per la grande maggioranza dei nuclei e dei giovani». E la risposta qual è? «Perpetuare il meccanismo che ha fallito, affidando ai privati la realizzazione di 25 mila alloggi su aree agricole in modo da ricavarne una piccola percentuale da destinare ad "housing sociale" ma non ad alloggi popolari».
Chi pensa che l'emergenza casa riguardi solo la Capitale, nell'immaginario di tutti ostaggio dei cosiddetti "palazzinari", si sbaglia di grosso: la mattina del 23 febbraio a Milano, in via Gola, nel quartiere Ticinese, quattro blindati della polizia e quaranta agenti del reparto celere in tenuta antisomossa sono stati impegnati in una fondamentale operazione di….sfratto di una famiglia con sei minori a carico. «Dopo aver bloccato l'ingresso al cortile a chiunque fosse di passaggio creando un clima di paura ingiustificato» raccontano attivisti del Comitato di lotta casa e territorio «hanno intimato alla famiglia di uscire e portare via tutti gli oggetti e i mobili e poi hanno richiuso subito l'appartamento con delle lamiere di ferro, lasciandolo vuoto e sfitto». Le volanti hanno quindi caricato i sei bambini e i loro genitori per trasferirli in questura «senza preoccuparsi di garantire per loro una sistemazione alternativa». Situazioni come questa «sono il risultato di un processo di speculazione edilizia ai fini della vendita degli alloggi popolari per la creazione di quartieri "di lusso" dove tutto è merce, specialmente la casa. Vorremmo ricordare, però, che a Milano, né l'Aler, né il Comune, tantomeno la Regione Lombardia si stanno adoperando per far fronte alla sempre maggiore richiesta di alloggi, senza considerare il problema del caro affitti e delle non-assegnazioni delle case popolari».
A denunciare la situazione di emergenza a Torino e Genova sono direttamente esponenti politici: «Torino è la terza città italiana per numero di sfratti» dichiara Roberto Tricarico, assessore comunale alle Politiche per la casa nonché responsabile Casa dell'Associazione nazionale Comuni italiani, da tempo in rotta di collisione con il governo. «Solo nel 2008 ne sono stati eseguiti ben 2.489, dei quali 2.216 per morosità». Nel capoluogo piemontese, continua a crescere la cifra mensile media che serve a pagare un alloggio: dai 621 euro del 2006 si è passati ai 660 del 2007. A testimonianza della gravità della situazione basti pensare che «in occasione dell'ultimo bando comunale per l'assegnazione di alloggi popolari sono arrivate oltre 10mila domande e ben 1491 di queste riguardavano nuclei che hanno dichiarato di vivere in una baracca o in un seminterrato». Dall'analisi effettuata dai responsabili di Palazzo Civico emergono altri dati allarmanti: per esempio sono 1.284 le famiglie che vivono in locali senza servizi igienici e 2.121 quelle che vivono situazioni caratterizzate da un rapporto superiore a tre fra persone e vani abitabili. A Genova nell'ultimo anno c'è stato «un incremento nelle richieste di case popolari dalle 2300 del 2007 alle 3200 del 2008». Lo ha reso noto lo scorso 18 febbraio, in una conferenza stampa, l'assessore alla Casa del Comune, Bruno Pastorino. Pastorino si è quindi augurato l'arrivo di fondi statali per l'edilizia popolare: in questo modo, ha detto, «non solo si risolverebbe il problema casa, ma si incentiverebbe il settore edilizio, oggi in forte crisi».
Guardando al fenomeno sfratti, balza subito all'occhio il dato di Brescia, una città all'avanguardia capace di dare risposte a molti problemi sociali, ma «ferma al palo per quanto concerne l'emergenza abitativa», spiega Adriano Papa del Sunia. «Per i "patti in deroga" scaduti nel biennio 2001/2002, stipulati negli anni 1993/1994 con canoni medi di 400-500mila lire, si propongono rinnovi a non meno di 450-600 euro. Mentre per quanto riguarda il libero mercato, tra il 2003 e il 2008 si evidenziano richieste di rinnovo a canoni superiori del 30% rispetto al biennio di locazione precedente». Per questi motivi «mentre le richieste di sfratto per fine locazione negli ultimi 36 mesi sono nella media, lo sfratto per morosità ha subito un'impennata del 100%: si tratta sepsso di famiglie di anziani o monoreddito che non possono sopportare aumenti d'affitto che ormai divorano il 60% del loro reddito mensile».
La risposta a questa emergenza non può che essere una: edilizia residenziale pubblica. E invece niente. Anzi, si continua ad andare nella direzione opposta. A Padova, ad esempio, si sta assistendo ad una «vera e propria dismissione del patrimonio pubblico» spiegano dall'Agenzia sociale per la casa: «l'Ater investe fondi nelle opere di ristrutturazione degli alloggi, propri e del Comune, ad esempio quelli di via Todesco, e poi li fa rientrare tutti nel proprio patrimonio che sta dismettendo». Il tutto nonostante un provvedimento giudiziale del Tar del Veneto che ha confermato la destinazione pubblica di queste unità immobiliari. Ma la gravità della situazione padovana non finisce qui. «Ogni anno si liberano fra i 120 e i 150 alloggi pubblici sui 5700 di cui dispone il Comune, a fronte di una richiesta di circa 1500». Evidentemente anche qui il misero rapporto di una casa popolare assegnata ogni dieci richieste è rispettato. E per il restante 90% delle domande? Per fronteggiare le situazioni di precarietà abitativa l'unica iniziativa delle ultime due giunte, Destro prima e Zanonato ora, è il "Progetto Casa Buona", che prevede l'assunzione in locazione, per un periodo di due anni, di alloggi di proprietà di privati per assegnarli in concessione ai cittadini in stato di necessità abitativa a fronte di un canone compreso fra un minimo di 250 euro e un massimo che non superi del 30% il valore dell'Isee dichiarato. «E' una soluzione transitoria. Il problema viene solamente spostato di due anni, non risolto, impegnando ingenti risorse che non vanno ad accrescere l'offerta strutturale del Comune ma finiscono direttamente nelle tasche dei privati», dice ancora l'Agenzia sociale per la casa. Per quanto concerne le situazioni più urgenti, «il Comune ha messo a disposizione tre strutture: la Casa a Colori, un albergo privato con cui è stata stipulata una convenzione per ospitare chi perde improvvisamente l'alloggio: qui, per qualche giorno, paga il Comune, ma successivamente il costo diventa a carico della famiglia (25 euro al giorno a persona con sola colazione inclusa); il Centro di accoglienza Gabelli, struttura comunale gestita da una cooperativa che offre solo 24 posti letto unicamente a cittadini immigrati con regolare permesso di soggiorno e contratto di lavoro per un periodo di sei mesi (110 euro al mese a carico dell'ospite con obbligo di uscita dalla struttura entro le 8.30 del mattino); e infine un asilo notturno che dispone di 70 posti letto per italiani e 12 per stranieri».
Sono solo alcuni casi dell'infinito abisso italiano dell'emergenza abitativa, un baratro in cui «precari, famiglie, giovani coppie, studenti, lavoratori che apparentemente non occupano le fasce più marginali delle gerarchie sociali sono pienamente immersi» denunciano dall'Agenzia sociale per la casa. «A dimostrazione del crollo della retorica secondo la quale l'80% delle case sono ormai di proprietà delle famiglie che le abitano. La proprietà è delle banche in crisi e agli inquilini rimane il mutuo da onorare».
E ora, dopo il varo della Cdp Investimenti Sgr Spa, creata dalla Cassa Depositi e Prestiti presieduta da Franco Bassanini con la partecipazione (15% ciascuno) di Acri (l'Associazione di casse di risparmio e fondazioni) e dell'Associazione Bancaria Italiana anche quella che il governo dipinge come la "soluzione" all'emergenza abitativa sarà "di proprietà" di chi la crisi l'ha creata.


28 febbraio 2009 - La Provincia

La bocciatura dei Cobas. Più morbidi i piloti Anpac

ROMA - I sindacati di base bocciano le nuove norme sul diritto di sciopero previste dalla delega appena approvata dal governo e minacciano di non osservarle mentre un ok arriva dalla principale organizzazione dei piloti, l'Anpac, convinta che riduca la frammentazione sindacale. I Cobas parlano di norme incostituzionali, annunciano proteste e si dichiarano preoccupati per l'attacco al diritto di sciopero. In assenza di condivisione delle regole resta in campo quindi il rischio di scioperi selvaggi. «Sono norme incostituzionali - dice il coordinatore nazionale Cub Pierpaolo Leonardi, sindacato forte soprattutto nel trasporto pubblico locale - non ci riteniamo vincolati a osservarle. Si previene la possibilità che si organizzi il conflitto, si tenta di mettere il bavaglio alla lotta. Noi faremo di tutto perchè queste regole non vengano approvate dal Parlamento ma comunque si tratta di norme incostituzionali e quindi non ci sentiamo obbligati a rispettarle. Valuteremo di volta in volta».


28 febbraio 2009 - America Oggi

Scioperi. La riforma una realtà. Approvato il disegno di legge delega

ROMA - Via libera alla riforma degli scioperi nei trasporti. Le nuove regole, che di fatto rendono più difficile la possibilità di incrociare le braccia, hanno ottenuto l'ok dal Consiglio dei ministri, con l'approvazione all'unanimità del disegno di legge delega. Un "percorso molto cauto", ha sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che lascia spazio ad un "ulteriore coinvolgimento" delle parti sociali.
Unanime, invece, non è stata la risposta del fronte sindacale, con le sigle di base che bocciano senza appello il provvedimento e le confederazioni ancora una volta divise tra loro. Da Cisl, Uil e anche Confindustria è arrivato un giudizio sostanzialmente positivo, mentre la Cgil con il leader Guglielmo Epifani è tornata a lanciare l'avvertimento ad evitare "rapporti di forza" e svolte "autoritarie".
Non c'é stato alcun autoritarismo, ha replicato Sacconi: "Tutte le critiche pregiudiziali" sono "assolutamente fuori luogo", ha detto, chiedendo tuttavia di continuare il dialogo. La riforma, che comunque prima di essere operativa dovrà vedere il compimento della delega e dei successivi decreti delegati con il passaggio in Parlamento, senza l'esclusione del recepimento anche di eventuali avvisi comuni tra le parti, fissa una serie di paletti ai conflitti. Il fine è garantire "una più efficace conciliazione tra il sacrosanto e tutelato diritto di sciopero e il diritto alla libera circolazione" delle persone, ha sottolineato Sacconi, spiegando di essersi "limitati al settore del trasporto" perché "in tale ambito si sono manifestate le criticità maggiori".
Di qui, dunque, le nuove regole che vanno dalla soglia del 50% di rappresentatività dei sindacati per poter proclamare uno sciopero, all'obbligo di referendum preventivo per le sigle che invece hanno almeno il 20% di rappresentatività e che, per scendere in piazza, devono ottenere almeno il 30% dei consensi allo stop tra i lavoratori.
Le norme mirano a mettere fine anche all'effetto annuncio, affidano la riscossione delle sanzioni ad Equitalia, rendendole "finalmente effettive", ha sottolineato il titolare del Lavoro. Giro di vite contro le proteste "selvagge" (con multe sino a 5 mila euro), i blocchi della circolazione (con un divieto per chiunque di bloccare strade e aeroporti) ed i fermi dei tir (con la garanzia di servizi minimi e un limite alla durata dell'astensione).
Allo stesso tempo si punta ad aumentare il ricorso a conciliazione e arbitrato nei poteri della rinnovata Commissione per le relazioni di lavoro. Arrivano anche l'adesione preventiva individuale e lo sciopero virtuale (che potrà essere obbligatorio se il servizio è necessario) che saranno disciplinati per via contrattuale. Proprio su questi due ultimi punti si sono più divisi i pareri, tra consensi e perplessità.
Nel testo "ci sono cose che non vanno" bene, ha detto Epifani, riferendosi in particolare all'adesione preventiva e alla soglia del 20% che obbliga il referendum. Il leader della Cgil ha bocciato anche lo strumento legislativo scelto: "Su una materia come questa è meglio non delegare niente a nessuno", ha detto.
Al contrario il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, si è detto "rassicurato" dal ddl delega visto che "é molto largo e rinvia alla contrattazione", mentre il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha promosso l'impianto, apprezzando soprattutto lo sciopero virtuale, ma non "l'imposizione" della dichiarazione preventiva. È "l'inizio del percorso", ha commentato il leader dell'Ugl, Renata Polverini.
Per il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il ricorso al referendum potrebbe essere allargato anche ad altre categorie, oltre a quella dei trasporti. Sulla linea opposta i sindacati di base che parlano di norme incostituzionali. "Non ci riteniamo vincolati a osservarle", ha detto la Cub; "sono inapplicabili" per i Cobas.


28 febbraio 2009 - La Città di Salerno

Ospedale, occupata la sede Asl
Dipendenti in catene a Vallo per la carenza di personale.
I vertici dell’azienda offrono rassicurazioni sulle 20 unitá richieste
di Angela Sabetta

Agropoli - Presidio di protesta e occupazione della direzione generale dell’Asl Sa 3 di Vallo della Lucania. L’ultima azione messa in atto ieri dai cittadini di Agropoli, i dipendenti del locale presidio ospedaliero e le organizzazioni sindacali provinciali della Rdb Cub. Circa una trentina di persone, tra cui i rappresentanti del comitato di lotta a difesa del nosocomio, capeggiate dal segretario provinciale Vito Storniello.
Insieme all’ex senatrice Olimpia Vano, si sono incatenati simbolicamente alla sedie della direzione generale. Alla base della protesta la vertenza relativa all’ospedale di Agropoli, riguardo la carenza di personale infermieristico nell’ambito delle diverse unitá operative. I manifestanti non hanno avuto la possibilitá di parlare con il manager Mario Donato Saracino, che ieri si trovava a Napoli, ma hanno discusso a lungo con il direttore sanitario Giuseppe Di Fluri e il direttore amministrativo Vincenzo Paisano. Alla fine è stato raggiunto un accordo ed elaborata una proposta che sará portata al vaglio del dg e della stessa Regione. Nella proposta, l’Asl Sa 3 si impegna a chiedere le autorizzazioni sanitarie per lo scorrimento della graduatoria per rinvenire il personale infermieristico necessario per sopperire alla carenza di organico. «Di Fluri - ha affermato Storniello - si è impegnato ad effettuare per la prossima settimana un incontro con il direttore dell’ospedale di Agropoli per effettuare una sorta di controllo e verificare tutte le criticitá che interessano l’ospedale da tempo denunciate dalla Rdb Cub. E soprattutto i gravi disagi creati nei vari reparti e unitá operative a causa della grave carenza di personale, in particolare, infermieristico. In base alle verifiche effettuate, al momento all’ospedale di Agropoli occorrerebbero in totale una ventina di nuove unitá». L’Asl Sa 3 ha, dunque, fornito tutta la disponibilitá per venire incontro alle richieste del potenziamento dell’organico.
Altro punto dolente per l’ospedale di Agropoli è l’uscita dalla rete dell’emergenza. Su questa problematica, dopo l’ultimo incontro in Regione, è stato deciso che nelle more dell’approvazione della legge di riorganizzazione dei presidi ospedalieri, la Regione con atto deliberativo dará ai direttori generali delle aziende sanitarie locali indicazioni a non depotenziare o ridimensionare strutture ospedaliere o unitá operative esistenti sul territorio. Con l’impegno di un recupero degli ospedali di Agropoli e Roccadaspide nel piano dell’urgenza e dell’emergenza della Regione Campania.


28 febbraio 2009 - Il Centro

In 45 da oggi sono senza contratto, il prefetto Orrei scrive al governatore Chiodi.
Sciopero regionale il 9 marzo
Precari incatenati per il lavoro
Protesta contro la Asl nella sede dell’assessorato alla Sanità Il sindacalista Frittelli pronto con le ronde per evitare che qualcuno lavori gratis con la speranza di un posto fisso
di Flavia Buccilli

PESCARA - Non si ferma la protesta dei precari della Asl di Pescara, che ieri mattina si sono prima incatenati nei locali dell’assessorato regionale alla Sanità, in via Conte di Ruvo, e poi hanno voluto incontrare il prefetto, Paolo Orrei, per chiedergli di interessarsi alla loro vertenza. Vogliono risposte precise dalla Asl e dalla Regione, vogliono sapere cosa ne sarà di loro dopo anni e anni di lavoro precario per l’azienda sanitaria. L’unica certezza è che oggi scade il contratto di lavoro di 45 amministrativi (Edp) e lunedì dovranno starsene a casa, senza prospettive. E’ per questo che nei giorni scorsi hanno occupato una stanza della Asl e la sala riunioni dell’assessorato regionale, sollecitando soluzioni concrete immediate.
Nelle ultime ore, poi, si è diffusa una voce in base alla quale alcuni lavoratori sarebbero pronti a lavorare gratuitamente, pur avendo il contratto scaduto, con la prospettiva di avere un posto all’interno della Asl in futuro.
LE RONDE. Per evitare che si verifichi una cosa del genere saranno organizzate delle ronde, lunedì mattina, negli uffici dell’azienda sanitaria. «Il fatto che alcuni co.co.co possano lavorare in qualità di volontari dopo il licenziamento è vergognoso», dice Mario Frittelli (Rdb). «Noi andremo a controllare di persona che ciò non accada, e vogliamo anche verificare che la Asl non abbia fatto nulla per riconoscere e consentire questa azione di volontariato». Anche Cisl e Cgil sono sul piede di guerra. «Abbiamo già scritto», dice Davide Farina della Cisl, all’assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni e al direttore generale della Asl di Pescara, Claudio D’Amario, invitandoli a non adottare provvedimenti che consentano di mantenere in servizio il personale licenziato, o anche solo una parte di esso. L’ipotesi è stata già esclusa dai vertici della Asl ma, considerato che le voci si fanno sempre più insistenti, ci auguriamo che D’Amario non firmi una delibera del genere.
LA PROTESTA. Ieri, intanto, una trentina di precari si è incatenata negli uffici della Regione, per ribadire che a casa non ci vogliono andare e con la speranza di ottenere informazioni precise dall’assessore Venturoni. Nei giorni scorsi proprio l’assessore ha spiegato ai precari che non c’è la possibilità di proroga dei contratti in scadenza (perché la legge lo vieta) e le strade da percorrere sono due: la stabilizzazione per alcuni lavoratori e per tutti gli altri i concorsi pubblici, che saranno banditi dopo aver messo a punto la pianta organica della Asl.
La doccia fredda, però, è arrivata da D’Amario. A quanto pare, nelle casse dell’azienda sanitaria non ci sono somme a disposizione per la stabilizzazione (che riguarderebbe solo 14 dei 45 Edp), per cui il futuro dei lavoratori appare incerto e le poche speranze generate dall’assessore Venturoni si sono infrante nel giro di qualche ora.
IL PREFETTO. Non avendo la possibilità di incontrare Venturoni, una delegazione di precari ha incontrato il prefetto. Con una lettera, Orrei ha chiesto al presidente della Regione, Gianni Chiodi, all’assessore Venturoni e a D’Amario di intraprendere azioni utili per la risoluzione del caso. Dopo l’incontro in prefettura la protesta negli uffici della Regione (promossa da Rdb, Cobas e Comitato precari) è stata interrotta e lunedì pomeriggio i lavoratori sperano di saperne di più nel corso di un appuntamento fissato dall’assessore Venturoni (alle ore 16.30). Sempre Rdb e Cobas hanno proclamato lo sciopero regionale dei precari per il 9 marzo, con una manifestazione pubblica che dovrebbe svolgersi a Pescara o all’Aquila, mentre per martedì si sta valutando l’ipotesi di partecipare ai lavori del Consiglio regionale, all’Aquila.
CGIL E CISL. Decisamente più moderata la posizione di Cgil e Cisl. «Bisogna assolutamente muoversi all’interno delle norme», dice Farina, «e il percorso indicato dalla Regione sembra essere il più chiaro. La legge vieta le proroghe dei contratti».


28 febbraio 2009 - Corriere del Mezzogiorno

Sit-in di protesta per l'ospedale di Agropoli

VALLO DELLA LUCANIA — Sit-in di protesta ieri mattina davanti alla sede dell'Asl Sa 3: ad agitare bandiere e striscioni sono i lavoratori dell'ospedale di Agropoli. Il motivo è la carenza del personale infermieristico dovuta al mancato reintegro di circa venti infermieri trasferitisi ultimamente presso altre aziende sanitarie della Campania. La delegazione del sindacato «RdB-rappresentanza di base», accompagnata dal segretario Vito Storniello, da alcuni cittadini del comitato di lotta, dalla ex senatrice di Rifondazione Comunista Olimpia Vano, è stata ricevuta dal direttore sanitario dell'Asl Sa 3 Giuseppe Di Fluri e dal direttore amministrativo Vincenzo Paesano.
Durante l'assemblea, che si è sciolta solo nel pomeriggio, i rappresentanti sindacali hanno chiesto l'immediata assunzione degli infermieri minacciando anche lo sciopero generale dei dipendenti della struttura. Nel verbale stilato a fine assemblea e firmato da tutti i presenti, inoltre «si ribadisce che le condizioni di lavoro presso l'ospedale di Agropoli sono in una fase di assoluta insoddisfazione».
Motivo per cui si chiede «l'immediato intervento della direzione strategica». Lunedì prossimo lo stesso direttore sanitario Di Fluri incontrerà la dirigenza sanitaria dell'ospedale. Alle 16,30 è stata sottoscritta l'intesa, firmata anche dal direttore generale Donato Saracino. Il sindacato però avverte «se entro 30 giorni non ci saranno provvedimenti, sarà sciopero generale».(S.M.)


28 febbraio 2009 - Il Mattino

Occupata simbolicamente la direzione generale dell'Asl Salerno 3...

A Vallo della Lucania, occupata simbolicamente la direzione generale dell'Asl Salerno 3. Alcuni lavoratori dell'ospedale civile di Agropoli si sono incatenati alle sedie degli uffici della direzione generale dell'Asl per protestare contro la carenza di personale. I lavoratori, con il responsabile Rdb Vito Storniello e la ex senatrice di Rifondazione comunista Olimpia Vano, si sono intrattenuti a colloquio con il direttore sanitario e il direttore amministrativo dell'azienda. Alla fine, dopo ore di protesta, intesa raggiunta. Al termine di un incontro fiume, infatti, è stato sottoscritto un impegno di massima che prevede, tra l'altro, l'immediata assunzione delle unità infermieristiche necessarie a copertura delle carenze.


28 febbraio 2009 - Corriere della Sera

Bareggio Egiziani entrambi i protagonisti dell'infortunio
Muratore precipita dal tetto Il titolare dell'impresa «Sei in nero, niente ricovero»
La fuga. Un muratore che stava sistemando un tetto a Bareggio è caduto da circa sei metri di altezza. Il suo datore di lavoro, un egiziano di 55 anni, lo ha però portato subito via dal cantiere, prima che arrivassero i soccorsi. I due sono stati rintracciati poco dopo all'ospedale di Magenta.
di Giovanna Maria Fagnani

In ospedale simula un incidente domestico: denunciato Due donne che avevano assistito alla caduta hanno chiamato il 118, nonostante il ferito rifiutasse l'ambulanza.
Stava sistemando le tegole sul tetto di un albergo di Bareggio, quando il muratore ha perso l'equilibrio ed è precipitato, cadendo da un'altezza di circa sei metri. Due testimoni lo hanno soccorso e hanno chiamato il 118, ma all'arrivo dell'ambulanza di lui non c'era più traccia.
Dopo la caduta, infatti, il suo datore di lavoro, un imprenditore egiziano di 55 anni, ha rassicurato i presenti dicendo che «era tutto a posto », lo ha caricato in auto e lo ha portato via, rischiando di provocare al giovane lesioni ancor più gravi. I due si sono resi irreperibili. La loro fuga, però, è durata solo due ore.
Verso le 11, infatti, l'imprenditore ha accompagnato il muratore in ospedale a Magenta, raccontando ai medici che il giovane, un ventitreenne egiziano senza documenti, era caduto dalle scale. Poco dopo, gli agenti della polizia locale di Bareggio lo hanno fermato e poi denunciato con l'accusa di sfruttamento di manodopera non in regola.
Il giovane, invece, che ha riportato lesioni alle gambe e ferite su tutto il corpo, è stato dimesso con una prognosi di quindici giorni. Per lui la questura di Milano avvierà le pratiche per l'espulsione.
L'incidente è avvenuto ieri alle 8.50 nel cortile dell'hotel «Vecchio Convento», in via De Gasperi a Bareggio. Il giovane stava sistemando il tetto assieme ad alcuni colleghi, quando è precipitato ed è rimasto a terra, sanguinante.
Alla scena hanno assistito due donne che stavano passando di lì in auto. Le testimoni, una cinquantenne di Bareggio e sua figlia, di 25, sono accorse ad aiutarlo.
Con loro grande stupore, però, le due donne hanno dovuto constatare che il muratore non voleva a nessun costo che chiamassero i soccorsi. «Lavoro in nero», ha spiegato. Le due hanno chiamato lo stesso il 118, che ha inviato un'automedica e un' ambulanza in codice rosso. Prima dell'arrivo dei soccorritori, però, accanto al ferito è giunto il proprietario dell' albergo, suo connazionale, che con una scusa ha allontanato le donne e ha caricato in auto il muratore ferito, obbligandolo a camminare, e con il rischio di causargli gravi lesioni alle gambe e alla schiena.
Nel frattempo, anche gli altri muratori sono spariti. Il comandante della polizia locale, Fabio Allais, ha poi ascoltato le due testimoni e avviato le indagini, che si sono concluse qualche ora dopo. «I muratori lavorano sempre più spesso in nero e senza sicurezza. E a pagare sono quasi sempre i clandestini che vivono e lavorano nel degrado», denuncia Massimo Lettieri della Cub di Magenta.


28 febbraio 2009 - Il Messaggero

Pescara. Incatenati davanti la sede dell’assessorato regionale alla sanità...
di LUCIANO TROIANO

Pescara - Incatenati davanti la sede dell’assessorato regionale alla sanità, in via Conte di Ruvo. Lo hanno fatto i precari che da oggi sono senza lavoro, mandati a casa dopo anni di servizio all’interno della Asl. Sulla loro sorte l’assessore Lanfranco Venturoni, il commissario governativo Gino Redigolo ed il manager Claudio D’Amario, sono stati chiarissimi: non ci sono soldi né autorizzazioni per eventauli proroghe. Tutti a casa, dunque, mentre monta la protesta di chi, nella stabilizzazione ci credeva davvero. Una speranza che difficilmente si trasformerà in realtà visto il bilancio da profondo rosso nei conti della sanità, mentre chi ha i requisiti per ottenere il posto fisso rischia di rimanere a bocca asciutta tenuto conto che l’inquadramento avverrà se q quando ci saranno i fondi a disposizione; un fatto che riguarderà poche decine di persone rispetto ai 700 precari originari. E mentre i lavoratori stavano sotto la sede dell’assessore, una delegazione è stata ricevuta dal prefetto Paolo Orrei. «A lui abbiamo spiegato le nostre necessità - spiega Mario Frittelli di Rdb e Cobas -. Noi dobbiamo parlare con Venturoni perchè ci aveva fatto capire che c’erano possibilità per chi avesse il contratto in scadenza, invece, l’assessore ha fatto retromarcia».
Il prefetto Orrei, al termine dell’incontro si è detto disponibile a scrivere una lettera a Venturoni, al presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi ed al manager della Asl Claudio D’Amario con un invito a trovare una soluzione al problema precari che rischia di trasformarsi un una bomba sociale. «L’assessore Venturoni - prosegue Frittelli - si è detto disponibile ad incontraci lunedì prossimo alle 16,30 per continuare a discutere». Nella stessa giornata, ma al mattino, si terrà il presidio dei precari sotto la direzione generale in via Paolini. Il 9 marzo, invece, si svolgerà lo sciopero regionale dei precari: ancora da definire se il corteo si svolgerà all’Aquila o a Pescara. Sempre da lunedì prenderanno servizio i dipendenti interni della Asl nei posti lasciati scoperti dai precari ai quali sono scaduti i contratti. Si tratta di personale amministrativo spostato da altri uffici che è stato dirittato presso il Cup, il centro unico di prenotazione, una mossa che permette di non sospendere il servizio e, quindi, gli utenti, non dovrebbero risentire del cambiamento. L’altro episodio della mattinata di ieri, invece, riguarda la Cisl. Il segretario provinciale Umberto Coccia si era recato in direzione generale «per discutere con il manager di pianta organica e di tutti i 267 precari non solo dei 48 amministrativi - sottolinea Umberto Coccia, segretario provinciale della Cisl - ma l’appuntamento è saltato ed è stato rinviato a giovedì».
Alle 12, il direttore generale Claudio D’Amario ha lasciato la palazzina che ospita i suoi uffici per recarsi ad un incontro con il procuratore generale Nicola Trifuoggi per un saluto istituzionale. Infine, sempre per quanto riguarda il personale sono partiti i telegrammi di convocazione per l’assunzione di personale appartenente alle categorie protette, si tratta di 12 operatori edp, 20 barellieri e 3 centralinisti.


28 febbraio 2009 - La Repubblica

La protesta
Vigili in sciopero traffico a rischio

Milano - Sciopero di 24 ore, dalla mezzanotte di oggi, dei vigili urbani, in coincidenza con l´ultima giornata del Carnevale ambrosiano, le sfilate organizzate nell´ambito di Milano Moda Donna con un fittissimo programma dalle 9 alle 20, e il corteo dei centri sociali. Non solo, i vigili annunciano una nuova agitazione in aprile, in occasione della Stramilano, come già fecero lo scorso anno. Lo sciopero è stato indetto da Sulpm, Csa, Sdl e Rdb, ma hanno aderito anche i delegati di Cgil, Cisl, Uil, Siapol. Sul tappeto una vertenza con il Comune che dura dal 2006 sugli scatti di anzianità, il capitolo relativo alla salute e sicurezza, e la tutela legale garantita. Il Siapol in una nota chiede inoltre 1.500 assunzioni.


27 febbraio 2009 - Agi

SCIOPERI: CUB, PRONTI A SFIDARE LEGGE INIQUA E ANTIDEMOCRATICA

(AGI) - Roma, 27 feb. - "Siamo in presenza di un attacco profondo ai diritti democratici costituzionalmente tutelati ed indisponibili". Cosi' Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale Cub, sul ddl varato dal Consiglio dei Ministri. "Dopo le ronde, le restrizioni ai cortei e alle manifestazioni, le cariche agli operai, oggi si cerca di impedire il conflitto sociale ben sapendo che i costi della crisi si stanno scaricando proprio sui lavoratori. Le caute dichiarazioni di apprezzamento a questo provvedimento da parte di esponenti del centro sinistra e di sindacalisti fanno pensare che il sonno della ragione stia generando mostri". "Oltre a batterci fin dalle prossime ore - conclude Leonardi - perche' il decreto sia ritirato e stracciato, cominceremo a ragionare anche su nuove forme di lotta che mantengano alta la mobilitazione. Allo sciopero non rinunciamo, e se necessario sfideremo una legge iniqua e antidemocratica come quella che si prospetta".


27 febbraio 2009 - Ansa

SCIOPERI: GOVERNO VARA STRETTA; SACCONI, NO AUTORITARISMI
(RIEPILOGO GENERALE)
di Barbara Marchegiani

(ANSA) - ROMA, 27 FEB - Via libera alla riforma degli scioperi nei trasporti. Le nuove regole, che di fatto rendono più difficile la possibilità di incrociare le braccia, hanno ottenuto l'ok dal Consiglio dei ministri, con l'approvazione all'unanimità del disegno di legge delega. Un «percorso molto cauto», ha sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che lascia spazio ad un «ulteriore coinvolgimento» delle parti sociali. Unanime invece non è stata la risposta del fronte sindacale, con le sigle di base che bocciano senza appello il provvedimento e le confederazioni ancora una volta divise tra loro. Da Cisl, Uil e anche Confindustria è arrivato un giudizio sostanzialmente positivo, mentre la Cgil con il leader Guglielmo Epifani è tornata a lanciare l'avvertimento ad evitare «rapporti di forza» e svolte «autoritarie». Non c'è stato alcun autoritarismo, ha replicato Sacconi: «Tutte le critiche pregiudiziali» sono «assolutamente fuori luogo», ha detto, chiedendo tuttavia di continuare il dialogo. La riforma, che comunque prima di essere operativa dovrà vedere il compimento della delega e dei successivi decreti delegati con il passaggio in Parlamento, senza l'esclusione del recepimento anche di eventuali avvisi comuni tra le parti, fissa una serie di paletti ai conflitti. Il fine è garantire «una più efficace conciliazione tra il sacrosanto e tutelato diritto di sciopero e il diritto alla libera circolazione» delle persone, ha sottolineato Sacconi, spiegando di essersi «limitati al settore del trasporto» perchè «in tale ambito si sono manifestate le criticità maggiori». Di qui, dunque, le nuove regole che vanno dalla soglia del 50% di rappresentatività dei sindacati per poter proclamare uno sciopero, all'obbligo di referendum preventivo per le sigle che invece hanno almeno il 20% di rappresentatività e che, per scendere in piazza, devono ottenere almeno il 30% dei consensi allo stop tra i lavoratori. Le norme mirano a mettere fine anche all'effetto annuncio, affidano la riscossione delle sanzioni ad Equitalia, rendendole «finalmente effettive», ha sottolineato il titolare del Lavoro. Giro di vite contro le proteste 'selvaggè (con multe sino a 5 mila euro), i blocchi della circolazione (con un divieto per chiunque di bloccare strade e aeroporti) ed i fermi dei tir (con la garanzia di servizi minimi e un limite alla durata dell'astensione). Allo stesso tempo si punta ad aumentare il ricorso a conciliazione e arbitrato nei poteri della rinnovata Commissione per le relazioni di lavoro. Arrivano anche l'adesione preventiva individuale e lo sciopero virtuale (che potrà essere obbligatorio se il servizio è necessario) che saranno disciplinati per via contrattuale. Proprio su questi due ultimi punti si sono più divisi i pareri, tra consensi e perplessità. Nel testo «ci sono cose che non vanno» bene, ha detto Epifani, riferendosi in particolare all'adesione preventiva e alla soglia del 20% che obbliga il referendum. Il leader della Cgil ha bocciato anche lo strumento legislativo scelto: «Su una materia come questa è meglio non delegare niente a nessuno», ha detto. Al contrario il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, si è detto «rassicurato» dal ddl delega visto che «è molto largo e rinvia alla contrattazione», mentre il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha promosso l'impianto, apprezzando soprattutto lo sciopero virtuale, ma non «l'imposizione» della dichiarazione preventiva. È «l'inizio del percorso», ha commentato il leader dell'Ugl, Renata Polverini. Per il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il ricorso al referendum potrebbe essere allargato anche ad altre categorie, oltre a quella dei trasporti. Sulla linea opposta i sindacati di base che parlano di norme incostituzionali. «Non ci riteniamo vincolati a osservarle», ha detto la Cub; «sono inapplicabili» per i Cobas. «Tutela e rispetta lavoratori e cittadini», ha detto il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri; mentre per l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd) non va nè il ricorso alla legge delega nè, nel merito, la definizione delle soglie.

SCIOPERI: CUB, NORME INCOSTITUZIONALI, NON LE OSSERVEREMO

(ANSA) - ROMA, 27 FEB - Le nuove norme sul diritto di sciopero approvate dal Governo ''sono incostituzionali'' per la Cub (Confederazione unitaria di base) che si dichiara intenzionata a ''valutare di volta in volta cosa fare'' e eventualmente anche a non osservarle. ''Sono norme incostituzionali - dice il coordinatore nazionale Pierpaolo Leonardi - non ci riteniamo vincolati a osservarle''. Intanto per il 28 il sindacato insieme alle altre confederazioni di base sta organizzando per il 28 marzo, in corrispondenza del G14 dei ministri del Welfare una manifestazione a Roma anche in difesa del diritto di sciopero. Secondo la Cub, sindacato forte soprattutto nel settore del trasporto pubblico locale, in questo modo si ''attacca il diritto di sciopero'' e ci si prepara nei prossimi mesi a ''far pagare la crisi ai lavoratori''. ''Si previene la possibilita' - dice Leonardi - che si organizzi il conflitto, si tenta di mettere il bavaglio alla lotta. Noi faremo di tutto perche' queste regole non vengano approvate dal Parlamento ma comunque si tratta di norme incostituzionali e quindi non ci sentiamo obbligati a rispettarle''. Alla domanda se sara' possibile che si metta in campo di nuovo uno sciopero selvaggio su modello di quanto avvenne negli anni scorsi nel trasporto pubblico locale Leonardi ha sottolineato che il sindacato ''valutera' di volta in volta cosa fare. I dati - ha detto - vengono spesso presentati in modo strumentale. Nel 2008 ci sono stati 219 scioperi nel trasporto pubblico locale ma in questo settore le aziende sono piu' di 1.500, non mi sembra questo cataclisma''.

SCIOPERI: UNIVERSO COBAS SI RIBELLA, OK DA PILOTI

(ANSA) - ROMA, 27 FEB - I sindacati di base bocciano le nuove norme sul diritto di sciopero previste dalla delega appena approvata dal Governo e minacciano di non osservarle mentre un ok arriva dalla principale organizzazione dei piloti convinta che riduca la frammentazione sindacale. I Cobas parlano di norme incostituzionali, annunciano proteste e si dichiarano preoccupati per l'attacco al diritto di sciopero. In assenza di condivisione delle regole resta in campo quindi il rischio di scioperi selvaggi. «Sono norme incostituzionali - dice il coordinatore nazionale Cub Pierpaolo Leonardi, sindacato forte soprattutto nel trasporto pubblico locale - non ci riteniamo vincolati a osservarle. Si previene la possibilità che si organizzi il conflitto, si tenta di mettere il bavaglio alla lotta. Noi faremo di tutto perchè queste regole non vengano approvate dal Parlamento ma comunque si tratta di norme incostituzionali e quindi non ci sentiamo obbligati a rispettarle. Valuteremo di volta in volta». «Abbiamo dubbi sulla costituzionalità del provvedimento - afferma Fabrizio Tomiselli della Sdl (sindacato dei lavoratori intercategoriale) - lo sciopero è un diritto individuale. Le incongruenze sono moltissime. Le leggi vanno rispettate ma se le norme non danno la possibilità di fare sciopero e di far emergere il conflitto il conflitto rischia di esserci lo stesso anche se non attraverso il sindacato. In tutte le situazioni in cui si comprimono i diritti c'è un punto oltre il quale non si può andare. Il lavoratore a un certo punto si arrabbia». «Abbiamo già la normativa più restrittiva in Europa sullo sciopero - dice il responsabile comunicazione dell'Orsa - primo sindacato tra i macchinisti delle compagnie ferroviarie - questo provvedimento prende il peggio degli impianti degli altri Paesi e li somma al nostro. Si rende di fatto impraticabile lo sciopero. Si reprime il diritto e non si affrontano i problemi. Qualora questa legge venga approivata raccoglieremo firme per il referendum abrogativo. Crea presupposti per una forte tensione sociale soprattutto nei trasporti». «Mi auguro che il Parlamento e il confronto con le parti sociali porti delle correzioni al provvedimento - dice il presidente dell'Anpav, associazione degli assistenti di volo, Massimo Muccioli - non abbiamo mai fatto un uso spropositato delle sciopero e al di fuori delle regole e continueremo a non farlo ma riteniamo che questa delega debba subire dei correttivi in modo da non annullare l'azione di protesta quando necessaria». Convinto dell'effetto «positivo» del provvedimento sulla frammentazione sindacale e soprattutto per l'utenza è il vicepresidente dell'Anpac,associazione che rappresenta la larga maggioranza dei piloti, Stefano De Caro: «la legge del 1990 necessitava una rivisitazione, la valorizzazione della rappresentatività è importante, un elemento qualificante delle relazioni industriali. Dovrebbe servire ad aggregare i soggetti sindacali. Lo sciopero è un diritto ma sarebbe utile che si minimizzi l'impatto sull'utenza massimizzando quello per l'azienda». «Non siamo preventivamente contro questo tipo di operazione - dice segretario generale della Cisal - Francesco Cavallaro - ma rischia di non avere facile applicazione».

SCIOPERI: TIBONI (CUB), SE VOGLIONO CONFLITTO LO AVRANNO

(ANSA) - MILANO, 27 FEB - Dura presa di posizione della Confederazione di base (Cub) sul ddl che modifica il diritto di sciopero: «Se vogliono il conflitto, stiano pur certi che lo avranno, anche perchè queste incredibili proposte sono le ultime di un governo che, pezzo per pezzo, vuole smantellare i diritti sanciti dalla nostra Costituzione», afferma il coordinatore nazionale del sindacato di base Piergiorgio Tiboni. «Queste sparate - aggiunge Tiboni - mi ricordano le gag del comico Tognella, il cui padrone gli organizzava gli scioperi la domenica pomeriggio perchè la sua ditta era come una famiglia. Ma scherzi a parte è un tentativo del ministro del welfare di rendere impraticabile l'esercizio del diritto sancito dalla Costituzione». «La nuova normativa - sottolinea il sindacalista - punta a una pericolosissima limitazione alla libertà sindacale e allo stesso sottostante principio di democrazia nello stesso mondo del lavoro. Simulato da un linguaggio apparentemente tecnico e presentato come un intervento limitato al solo settore trasporti, Palazzo Chigi mira a gestire l'attuale crisi economica eliminando già sul nascere le possibili e legittime risposte provenienti dal mondo dei lavoratori, su cui grava l'attuale dissesto finanziario, economico e sociale».

RICERCA: SIT-IN PRECARI STAMATTINA DAVANTI A SEDE ISS

(ANSA) - ROMA, 27 FEB - Un sit-in di un piccolo gruppo di ricercatori precari davanti alla sede dell'Istituto Superiore di Sanità si è tenuto questa mattina in occasione della Giornata mondiale di sensibilizzazione sulle malattie rare che si è celebrata nella sede centrale dell'Istituto. «Vogliamo evidenziare - ha detto uno dei ricercatori, Gabriele Buttinelli, delegato Usi-Rdb - che i risultati dell'Iss sul fronte delle malattie rare sono dovuti soprattutto ai precari, si sono circa 700 precari all'Iss». «Chiediamo al ministero del Welfare - ha peoseguito - di farsi carico di questa problematica e di studiare i provvedimenti possibili».


27 febbraio 2009 - Asca

SCIOPERI: CUB, SACCONI LIMITA LIBERTA' SINDACALE E DEMOCRAZIA

(ASCA) - Milano, 27 feb - La nuova normativa sul diritto di sciopero presentata dal ministro Sacconi al Consiglio dei Ministri rappresenta ''una nuova e pericolosissima limitazione alla liberta' sindacale e al principio di democrazia nel mondo del lavoro''. E' il duro commento della Confederazione Unitaria di Base sul ddl delega approvato dal Consiglio dei Ministri. Dito puntato in particolare sul cosiddetto 'sciopero virtuale': ''Queste sparate - attacca Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della Confederazione Unitaria di Base - mi ricordano le gag del comico Tognella, il cui padrone gli organizzava gli scioperi la domenica pomeriggio perche' la sua ditta era come una famiglia''. Dopo aver ricordato che ''il diritto di sciopero e l'esercizio dell'attivita' sindacale sono espressamente tutelati dagli articoli 39 e 40 della Carta Costituzionale'', Tiboni annuncia battaglia contro il ddl: ''Se vogliono il conflitto, stiano pur certi che lo avranno. Anche perche' - conclude il coordinatore nazionale della Cub - queste incredibili proposte sono le ultime di un governo che, pezzo per pezzo, vuole smantellare i diritti sanciti dalla nostra Costituzione''.

SCIOPERI: AUTONOMI SI FERMERANNO IL 23 APRILE

(ASCA) - Roma, 27 feb - I sindacati autonomi hanno proclamato uno sciopero generale, sia per il settore pubblico che per quello privato, per l'intera giornata del 23 aprile prossimo. In una nota, Cub, Cobas e SdL, indicano una serie di rivendicazioni a sostegno dell'agitazione, tra le quali spicca la ''difesa al diritto allo sciopero'', aumenti di salari e pensioni, aggancio dei salari al reale costo della vita, Cig per i lavoratori precari, nuova occupazione tramite un piano straordinario per lo sviluppo delle energie rinnovabili, stabilizzazione dei precari e piano straordinario abitativo con il reperimento di un milione di alloggi popolari.


27 febbraio 2009 - Adnkronos

RICERCA: PRECARI ISS, OLTRE 700 IN ATTESA DI STABILIZZAZIONE
PROTESTA PACIFICA, ANCHE NOI IMPORTANTI PER COMBATTERE MALATTIE RARE

Roma, 27 feb. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Circa 30 giovani ricercatori dell'Istituto superiore di sanità (Iss) in protesta contro «la ricerca pubblica sempre più precaria. Una realtà che tocca almeno 700 precari dell'Iss in attesa di risposta e stabilizzazione». È la pacifica protesta avvenuta oggi davanti all'Istituto superiore di sanità dove era in corso l'evento 'Il volo di Pegasò, premiazione per un concorso organizzato sulle malattie rare. I ragazzi hanno sottolineato che «proprio la ricerca sulle malattie rare, che vede l'Iss curarne un registro, si fa per la maggior parte con lavoratori precari». Quegli stessi ricercatori che «dallo scorso autunno - ribadiscono - sono sotto il mirino del Governo che ne ha bloccato stabilizzazioni condannandoli, nella migliore delle ipotesi, alla precarietà a vita». Molti dei 700 lavoratori precari dell'Iss «hanno contratti privi di garanzie e con stipendi decisamenti bassi, altri non hanno alcun contratto di lavoro». I ricercatori, si legge in un volantino distribuito di fronte all'Istituto superiore di sanità dall'Usi-Rdb (Unione sindacale italiana - Rappresentanze sindacali di base) , «hanno un patrimonio di professionalità che il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, vuole gettare alle ortiche. Per questo motivo - conclude l'Usi-Rdb - i precari dell'Iss chiedono al ministero del Welfare di farsi carico di questa problematica e studiare provvedimenti possibili».


27 febbraio 2009 - Agenfax

PER L'8 MARZO MANIFESTAZIONE ANTIRAZZISTA

La C.U.B. di Alessandria invita tutte le lavoratrici e i lavoratori a partecipare alla pacifica manifestazione antirazzista dell’ 8 marzo, per esprimere al ministro di polizia Maroni la propria volontà di battersi contro le leggi razziali del governo e contro la politica antioperaia e antipopolare della classe politica e del padronato. Mai come oggi la difesa dei valori democratici della nostra Costituzione si salda per estendere a tutti lo Statuto dei Lavoratori, la garanzia del reddito minimo, la stabilità del lavoro, il diritto di sciopero, alla pensione, al tfr/tfs. Chi continua ad alimentare paura e odio verso gli immigrati, in nome di una sicurezza fatta di ronde e di campi di concentramento, oltre che per i propri miserabili intenti elettorali, vuole in realtà l’instaurazione di un regime repressivo da usare contro tutti i ceti subalterni e la riduzione in una vera e propria schiavitù degli immigrati, "clandestini" e no, trasformandoli in una manodopera sotterranea senza diritti, per sfruttarli senza ritegno e per ricattare così, grazie al loro basso "costo del lavoro", gli altri lavoratori che, in qualche modo, possono ancora far valere le proprie ragioni. La C.U.B. respinge con forza questo tentativo di far pagare ai più deboli il prezzo della crisi capitalistica, un tentativo di dividere e contrapporre miseria a miseria, tra lavoratori in pianta stabile e precari, tra cassaintegrati e gente in mobilità, tra apprendisti e partite IVA, tra interinali e dipendenti delle cooperative; un tentativo (ultimo frutto avvelenato della concertazione e della compatibilità con il mercato) che il sindacalismo di base contrasterà con la manifestazione del 28 marzo a Roma in occasione della riunione dei ministri del welfare del G14 e con lo Sciopero Generale del 23 aprile con manifestazioni regionali. Anche per questo, la C.U.B. chiede un 8 marzo di lotta contro la barbarie di questa società, in cui sempre più le donne sono vittime di una violenza espressione diretta della caduta dei valori di uguaglianza e giustizia, e in cui, con le continue espulsioni dal lavoro, le donne perdono anche la propria indipendenza economica e sono rese sempre più subalterne e ricattabili. Memore della storia di questo Paese, la C.U.B. rivendica il diritto alla piena autonomia del mondo del lavoro dagli interessi capitalistici e governativi, e propone a tutte le donne e a tutti gli uomini, stranieri e italiani, la strada del conflitto sociale per sconfiggere la violenza del padronato e il veleno razzista e fascista che essa semina.


27 febbraio 2009 - Genova press

COBAS: L'ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO E' UN ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA

Con le nuove norme previste dal Governo sul diritto di sciopero si sta andando rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società. Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti, il governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le conseguenti risposte dei lavoratori al tentativo di farne pagare a loro il costo. Ciò è confermato dal fatto che il governo ha annunciato norme che dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie, forme di lotta utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici. L'attacco al contratto nazionale, le nuove norme che si intendono introdurre sulla rappresentatività sindacale, la nuova concertazione tra governo, confindustria e sindacati confederali che si è trasformata in una vera e propria alleanza neocorporativa, sono elementi finalizzati ad impedire le rivendicazioni e la difesa dei diritti dei lavoratori. Ciò avviene proprio quando più grave è la crisi economica, più pesanti le conseguenze per i lavoratori e maggiore la necessità di risposte determinate. Lo scopo del governo è quello di imporre per legge la pace sociale, vietando e criminalizzando il diritto di sciopero. Di ridurre al silenzio i lavoratori mentre si celebrano i misfatti nel settore dei trasporti - Fs , Tirrenia, Alitalia - con migliaia di esuberi, di messa in mobilità, di licenziamenti e il relativo aggravio sulla qualità del servizio e dei costi. Illegittima e autoritaria l'ipotesi di consegnare lo sciopero, che è un diritto individuale sancito dalla Costituzione, alla disponibilità gestionale di sindacati che rappresentino il 50% dei lavoratori; assurdo perché in molte aziende la sindacalizzazione non arriva neanche al 50%. Nonché il referendum preventivo che tende a dilazionare e snaturare l'azione di sciopero, già oggi estremamente contrastata dalle limitazioni della Commissione di Garanzia e dai ripetuti divieti del governo. Altrettanto improponibile è l'adesione preventiva allo sciopero, un non senso giuridico che prevederebbe l'impossibilità del singolo di poter mutare il proprio atteggiamento rispetto ad un'azione sindacale indetta. Inaccettabile infine la forma di lotta virtuale che di fatto elimina il diritto di sciopero ed assegna alle parti la capacità/volontà di individuare la "penale" per l'azienda in caso di "sciopero lavorato", mentre ai lavoratori si ritira l'intera giornata di lavoro: quindi la perdita secca della giornata per il lavoratore ed una impercettibile riduzione dei profitti per l'azienda. Il sindacalismo di base ha indetto una manifestazione nazionale a Roma il 28 marzo e uno sciopero generale per il 23 aprile anche per difendere il diritto di sciopero e la democrazia sindacale.


27 febbraio 2009 - L'Unione Sarda.it

Cub-Cobas-Sdl: "Colpo di mano del Governo"
Confermano, quindi, le iniziative di lotta contro il governo, ma anche contro i "padroni, Cisl, Uil e Ugl": il 4 marzo stop del trasporto aereo, il 28 marzo manifestazione nazionale a Roma, il 23 aprile sciopero generale

Sindacati di base sul piede di guerra contro le linee di riforma dello sciopero domani all'esame del consiglio dei ministri. In un comunicato unitario, Cub, Cobas e Sdl dicono 'no' a "colpi di mano da parte del governo", convinti che si stia andando "rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società". Confermano, quindi, le iniziative di lotta contro il governo, ma anche contro i "padroni, Cisl, Uil e Ugl": il 4 marzo stop del trasporto aereo, il 28 marzo manifestazione nazionale a Roma, il 23 aprile sciopero generale. "Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti, - affermano - il governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le conseguenti risposte dei lavoratori col tentativo di farne pagare a loro il costo. Ciò è confermato dal fatto che il governo ha annunciato norme che dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie, forme di lotta utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici". Secondo Cub, Cobas e Sdl, lo scopo del governo è "di imporre per legge la pace sociale, vietando e criminalizzando il diritto di sciopero. Di ridurre al silenzio i lavoratori mentre si celebrano i misfatti nel settore dei trasporti con migliaia di esuberi, di messa in mobilità, di licenziamenti e il relativo aggravio sulla qualità del servizio e dei costi: un colpo di mano che va sventato sul nascere insieme a tutti i tentativi protesi a mettere al bando la Costituzione e i diritti fondamentali".


27 febbraio 2009 - Affaritaliani.it

Scioperi/ Cub, pronti a sfidare legge antidemocratica

"Siamo in presenza di un attaccoprofondo ai diritti democratici costituzionalmente tutelati ed indisponibili". Cosi' Pierpaolo Leonardi, coordinatorenazionale Cub, sul ddl varato dal Consiglio dei Ministri. "Dopo le ronde, le restrizioni ai cortei e alle manifestazioni, lecariche agli operai, oggi si cerca di impedire il conflitto sociale ben sapendo che i costi della crisi si stannoscaricando proprio sui lavoratori. Le caute dichiarazioni di apprezzamento a questo provvedimento da parte di esponenti delcentro sinistra e di sindacalisti fanno pensare che il sonno della ragione stia generando mostri". "Oltre a batterci fin dalle prossime ore - conclude Leonardi - perche' il decreto sia ritirato e stracciato,cominceremo a ragionare anche su nuove forme di lotta che mantengano alta la mobilitazione. Allo sciopero non rinunciamo,e se necessario sfideremo una legge iniqua e antidemocratica come quella che si prospetta".


27 febbraio 2009 - Il Salvagente

Via libera del governo alla legge antisciopero, perplessa la Cgil,
contrari i sindacati di base

Per una valutazione più accurata occorrerà valutare il testo nel merito. Epifani chiede al governo di non intaccare i diritti fondamentali. Via libera dal Consiglio dei ministri al disegno di legge che regolamenta con nuove regole gli scioperi. Addio alle agitazioni "selvagge", alle giornate da incubo per i cittadini. Questa, almeno, è l'intenzione dei promotori della legge. La bozza sul tavolo del governo - nata mentre infuriava la polemica per le agitazioni Alitalia - prevede anche lo "sciopero virtuale" nei servizi essenziali, in particolare nei trasporti. Il progetto, come recita il titolo, è volto alla "regolamentazione e prevenzione dei conflitti collettivi di lavoro con riferimento alla libera circolazione delle persone" e lo sciopero virtuale "può essere reso obbligatorio per determinate categorie professionali le quali, per le peculiarità della prestazione lavorativa e delle specifiche mansioni, determinino o possano determinare, in caso di astensione dal lavoro, la concreta impossibilità di erogare il servizio principale ed essenziale".
Epifani: Il diritto di sciopero è una liberà fondamentale
Dalla Cgil era arrivato già ieri un rigido altolà. E il segretario Guglielmo Epifani aveva avvertito: "Se il governo intende, partendo dal problema del rispetto dei diritti degli utenti, ridurre una libertà fondamentale, la Cgil si opporrà ora e dopo. Anche perché il sindacato – precisa Epifani - è sempre stato attento a conciliare il diritto di sciopero con quello degli utenti in alcuni settori particolari come i trasporti". Al leader Cgil lo sciopero virtuale proprio non piace, e al massimo, specifica, "potrà essere aggiuntivo, non sostitutivo". Anche perché "il fatto di dichiarare prima individualmente la propria adesione può essere un modo di rendere inutile l'azione sindacale".
Il "no" dei sindacati di base
Arriva subito il "no" dei sindacati di base Cub, Confederazione Cobas e SdL intercategoriale. "Con le nuove norme previste dal governo sil diritto di sciopero - dicono - si sta andando rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società. Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti, il governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le conseguenti risposte dei lavoratori al tentativo di farne pagare a loro il costo. Ciò è confermato dal fatto che il governo ha annunciato norme che dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie, forme di lotta utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici. L'attacco al contratto nazionale, le nuove norme che si intendono introdurre sulla rappresentatività sindacale, la nuova concertazione tra governo, Confindustria e sindacati confederali che si è trasformata in una vera e propria alleanza neocorporativa, sono elementi finalizzati ad impedire le rivendicazioni e la difesa dei diritti dei lavoratori". Questi sindacati autonomi accusano anche il governo "di voler ridurre al silenzio i lavoratori, mentre si celebrano i misfatti nel settore dei trasporti - Fs , Tirrenia, Alitalia - con migliaia di esuberi, di messa in mobilità, di licenziamenti e il relativo aggravio sulla qualità del servizio e dei costi". La conclusione immediata è di "colorare" con questi nuovi obbiettivi gli scioperi già programmati, a partire da quello del trasporto aereo del 4 marzo.
Procedure complesse per scioperare
Per attuare una sospensione dal lavoro nel settore dei trasporti sarà inoltre necessario un referendum consultivo preventivo obbligatorio. A meno che non si tratti di proclamazioni da parte di sindacati che hanno più del 50% di rappresentatività. In aggiunta, nei servizi di particolare rilevanza, serve anche l'adesione preventiva da parte del singolo lavoratore. Il disegno di legge dispone, infatti, "l'introduzione dell'istituto del referendum consultivo preventivo obbligatorio, a meno che non si tratti di proclamazioni da parte di organizzazioni sindacali complessivamente dotate di un grado di rappresentatività superiore al 50% dei lavoratori, e della dichiarazione preventiva di adesione allo sciopero stesso da parte del singolo lavoratore almeno con riferimento a servizi o attività di particolare rilevanza". Il progetto governativo si preoccupa anche delle conseguenze negative dell'"effetto annuncio". Spesso, infatti, basta la proclamazione di uno sciopero per bloccare il traffico in una città da parte di chi teme di non poter andare a lavorare con i mezzi pubblici. Si prevedono, quindi, procedure specifiche anche per i tempi della revoca.


27 febbraio 2009 - Borsa Italiana

Trasporti: sindacati proclamano sciopero generale 23 aprile

ROMA (MF-DJ)--Le confederazioni ed organizzazioni sindacali Cub, Confederazione Cobas, SdL Intercategoriale, proclamano lo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private per l'intera giornata del 23 aprile 2009. Durante lo sciopero generale saranno garantiti i servizi minimi essenziali. Lo annunciano i sindacati in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ai ministri del Welfare Maurizio Sacconi e della Funzione Pubblica Renato Brunetta e al Presidente la Commissione di Garanzia ex Legge 146/90, Antonio Martone. Lo sciopero e' indetto, tra l'altro, per blocco dei licenziamenti; riduzione dell'orario di lavoro a parita' di salario; aumenti consistenti di salari e pensioni, introduzione di un reddito minimo garantito per chi non ha lavoro; aggancio dei salari e pensioni al reale costo della vita; cassa integrazione almeno all'80% del salario per tutti i lavoratori, precari compresi, continuita' del reddito per i lavoratori atipici, con mantenimento del permesso di soggiorno per gli immigrati; nuova occupazione mediante un piano straordinario per lo sviluppo di energie rinnovabili ed ecocompatibili, promuovendo il risparmio energetico e il riassetto idrogeologico del territorio, rifiutando il nucleare e diminuendo le emissioni di CO2; piano di massicci investimenti per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e delle scuole, sanzioni penali per gli omicidi sul lavoro e gli infortuni gravi; eliminazione della precarieta' lavorativa attraverso l'assunzione a tempo indeterminato dei precari e la re-internalizzazione dei servizi; piano straordinario di investimenti pubblici per il reperimento di un milione di alloggi popolari, tramite utilizzo di case sfitte e mediante recupero, ristrutturazione e requisizioni del patrimonio immobiliare esistente.


27 febbraio 2009 - Carta

Pomigliano, migliaia in piazza. «Una risposta sociale alla crisi»
di Rosa Mordenti

Almeno 10 mila persone hanno sfilato in corteo a Pomigliano d'Arco nel giorno dello sciopero generale contro la chiusura dello stabilimento Fiat. Con gli operai, in cassa integrazione da mesi, c'erano tutti: l'intero consiglio comunale, le associazioni, le scolaresche, il vescovo, i comitati anti discarica... A sfilare questa mattina in corteo, al fianco degli operai dello stabilimento Fiat oggi in sciopero, c’era tutta la città: almeno 10 mila persone. C’erano le scolaresche, le parrocchie, i commercianti, l’intero consiglio comunale, il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, politici locali e «nazionali». Numerosi i sindaci e i gonfaloni dei comuni della provincia di Napoli. Le campane delle chiese della città hanno suonato al passaggio dei manifestanti: i parroci erano tutti in piazza, come gli studenti delle scuole medie e superiori, dell’Onda napoletana, i gruppi anti-discarica arrivati da Chiaiano, delegazioni rsu delle aziende napoletane e delle fabbriche Fiat di tutta Italia a partire Mirafiori, le associazioni cittadine, quelli di «Patto di base» [Cub – Cobas – Sdl], delegazioni dei movimenti di lotta per il lavoro e centri sociali. In concomitanza con la manifestazione, si è svolto in tutto il comprensorio lo sciopero generale di 4 ore proclamato dai sindacati metalmeccanici, Fim, Fiom, Uilm e Fismic, con l’adesione dell’Ugl. Si sono fermate anche l’Alenia e l’Avio, e tutte le piccole medie imprese del territorio. La richiesta di tutti è dunque che il locale stabilimento Fiat Auto non venga ulteriormente penalizzato. I lavoratori, 5mila dello stabilimento Gianbattista Vico, e 10mila dell’indotto, hanno lavorato solo cinque settimane dal mese di settembre: sono 19 settimane di cassa integrazione, a 750 euro al mese. Perfino il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è sceso in campo in difesa dei lavoratori di Pomigliano: ha scritto una lettera a Montezemolo. Invece il governatore Bassolino ha incontrato le rsu dello stabilimento, sottolineando che Pomigliano non è stata investita dagli ecoincentivi statali. Il governatore ha telefonato al ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che ha risposto che il governo «convocherà un nuovo tavolo per l’auto nei primi dieci giorni di marzo» e «un tema specifico» sarà quello del futuro dello stabilimento napoletano. «Pomigliano rappresenta la punta più avanzata del movimento per il rilancio dell’azienda automobilistica torinese. Qui si delineano le prospettive industriali di tutto il gruppo» da detto Massimo Brancato, segretario provinciale della Fiom; «È la vertenza di tutto il territorio», ha detto Maurizio Mascoli della Fiom regionale, «questo è il vero significato della manifestazione di oggi. Chi partecipa è perché vuol far qualcosa per gli operai di Pomigliano». «Lo stabilimento Fiat Auto di Pomigliano – si legge in una nota della Fiom – si presenta come il più colpito dalla crisi tra tutti quelli del Gruppo. Questi lavoratori ad oggi non sanno quale prospettiva industriale si determinerà per Pomigliano. A fronte di ciò occorre continuare nella mobilitazione dei lavoratori ed allargarla». Dal palco, alla conclusione della manifestazione, hanno parlato il sindaco della città, Antonio Della Ratta, il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, il segretario della Uilm, Giovanni Sgambati, il segretario provinciale della Cisl, Giampiero Tipaldi, e Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom Cgil, che ha concluso. Dal palco ha detto «Questa è la prima grande risposta sociale alla crisi». A aggiunto che «lo sciopero, che ha completamente bloccato gli stabilimenti metalmeccanici della zona, è andato nettamente oltre i confini dell’iniziativa sindacale», trasformandosi in «una risposta corale del territorio» alla crisi. Ma i programmi di Cassa integrazione già noti arrivano fino al 19 aprile, e quello che accadrà dopo resta un mistero. Negli ultimi mesi i lavoratori dello stabilimento hanno lavorato, nei casi migliori, una settimana al mese.


27 febbraio 2009 - La Repubblica.it

Fiat, Pomigliano si ferma in diecimila con le tute blu
Catena su Facebook: la fabbrica non si tocca. Scajola: il governo convocherà un nuovo tavolo per l´auto nei primi giorni di marzo. Tutti in piazza per difendere la Fiat
di Patrizia Capua

Si annuncia massiccia la partecipazione alla manifestazione nella città operaia. In piazza accanto a diverse migliaia di tute blu, i parroci guidati da don Peppino Gambardella e i no global, gli studenti delle scuole medie e superiori e i gruppi anti-discarica, l´intero consiglio comunale, i sindaci della provincia e le delegazioni rsu delle aziende napoletane e delle fabbriche Fiat italiane tra cui Mirafiori, Sevel, associazioni cittadine. A favore dello stabilimento di Pomigliano è sceso in campo il presidente Napolitano, che ha scritto a Montezemolo. Bassolino ha incontrato le rsu dello stabilimento sottolineando che Pomigliano non è stata investita dagli ecoincentivi statali, ed è per questo «che è importante ottenere un futuro produttivo per lo stabilimento». Il governatore ha telefonato al ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che ieri ha risposto. Il governo convocherà «un nuovo tavolo per l´auto nei primi dieci giorni di marzo» e «un tema specifico» sarà quello del futuro dello stabilimento napoletano. Per tutta la mattina, dalle 9 alle 13, Pomigliano si fermerà. Quattro ore di sciopero generale proclamate dai sindacati metalmeccanici, Fim, Fiom, Uilm e Fismic, con l´adesione dell´Ugl. Si fermeranno anche le aziende del comprensorio, dall´Alenia all´Avio, a tutte le piccole medie imprese dell´indotto. La Lega delle autonomie locali ha chiesto l´adesione dei sindaci della provincia di Napoli, l´Ascom ha invitato alla serrata i commercianti. Al corteo che sfilerà dal piazzale accanto alla circumvesuviana fino a piazza Primavera, hanno aderito anche Cgil, Cisl e Uil, la Chiesa di Nola con il suo vescovo Beniamino Depalma. Lo striscione della fabbrica Giambattista Vico con lo slogan "Pomigliano non si tocca", sarà alla testa del corteo che vedrà la presenza del governatore della Puglia, Nichi Vendola e dell´assessore regionale campano alle Attività produttive, Andrea Cozzolino. Sul palco parleranno, nell´ordine: un delegato Fismic, il sindaco della città, Antonio Della Ratta, il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, il segretario della Uilm, Giovanni Sgambati, il segretario provinciale della Cisl, Giampiero Tipaldi e chiuderà il comizio Gianni Rinaldini, numero uno della Fiom nazionale. Nelle movimentate ore della vigilia si fa largo una buona notizia. Dopo la conferma della proroga per i 35 contratti a termine della Dhl, 235 apprendisti che scadono ad agosto e 70 operai qualificati, andranno a scaglioni a lavorare alla Fiat di Melfi che in questi giorni ha un picco di produzione. «È importante» commenta Giovanni Sgambati della Uilm, «perché stempera la tensione e fa sperare che anche gli apprendisti saranno confermati. Tuttavia gli obiettivi della manifestazione restano: salvaguardia dei livelli occupazionali e tutela del reddito dei lavoratori». «Pomigliano rappresenta la punta più avanzata del movimento per il rilancio dell´azienda automobilistica torinese. Qui si delineano le prospettive industriali di tutto il gruppo» afferma Massimo Brancato, segretario provinciale della Fiom. «È la vertenza di tutto il territorio, gli fa eco Maurizio Mascoli, della Fiom regionale, «questo è il vero significato della manifestazione. Chi partecipa è perché vuol far qualcosa per gli operai di Pomigliano». In campo ci saranno anche Mpa, Idv, Pd e Rifondazione. Con gli operai Fiat si schiera anche Luigi Nicolais: l´ex ministro ha presentato un´interrogazione insieme con il deputato Eugenio Mazzarella, al ministro del Lavoro Sacconi chiedendo «quali azioni immediate e urgenti intenda intraprendere al fine di determinare con le parti sociali e il management aziendale una rapida fuoriuscita dallo stato di emergenza e il rilancio della missione produttiva dello stabilimento di Pomigliano». Forte, in queste ore, anche il tam tam di sostegno su Facebook. I gruppi come "Quelli contro la chiusura della Fiat di Pomigliano d´Arco" si sono mobilitati, insomma la fabbrica non si tocca e nessun posto di lavoro deve essere perduto. Sul web gruppi e profili tutti dedicati ai lavoratori in cassa integrazione: con inviti a catena, i lavoratori hanno cercato adesioni al già nutrito elenco per chiedere una «missione produttiva» per lo stabilimento Gianbattista Vico, per tutelare l´indotto, «contro lo scellerato piano di ristrutturazione di Marchionne». Sulla rete, l´appello delle tute blu a manifestare pacificamente, senza «colpi di testa» e senza «interruzione di pubblico servizio». Hanno risposto Patto di base (Cub - Cobas - Sdl), delegazioni dei movimenti di lotta per il lavoro, dei comitati contro la devastazione ambientale e degli studenti del movimento studentesco, la Rete global, il laboratorio Insurgencia occupato, il Collettivo antiproibizionista napoletano, il collettivo femminista Pachamama.


27 febbraio 2009 - L'Espresso

Filo diretto online ambulanze-ospedali "Meno attesa e prestazioni appropriate"
Soccorsi, in arrivo 116 ambulanze con satellitare
Marrazzo: il nuovo sistema al via l´8 marzo. La manager del 118: 200 assunzioni
di Carlo Picozza

Roma - Un "filo diretto" tra ambulanze e Pronti soccorsi permetterà di garantire di più e meglio l´assistenza al paziente che è a bordo. Grazie al collegamento informatico tra ospedale e Azienda regionale del 118, gli equipaggi dei soccorsi conosceranno i tempi di attesa nei diversi reparti di Emergenza e potranno decidere, in base alle specialità di questi e alla patologia da curare, dove far sbarcare l´assistito. Si chiama "118-Gipse" il nuovo sistema: «Entrerà in funzione l´8 marzo», assicura il governatore Piero Marrazzo, «con l´arrivo di 116 veicoli dotati di un sistema di localizzazione satellitare». E la manager dell´Ares 118, Marinella D´Innocenzo, ne spiega gli obiettivi: «Saranno ridotti i tempi di attesa e migliorata l´appropriatezza delle prestazioni». Finora ci sono stati radio e telefono a garantire i collegamenti. Dall´otto marzo entra in campo la Rete. Così, sui computer della centrale operativa del 118 si avrà in tempo reale lo stato dell´arte nei diversi Pronti soccorsi: gli operatori dell´Ares, conoscendo quanti pazienti aspettano in questo o in quel reparto di Emergenza, di quali colori sono i codici loro assegnati, potranno orientare le ambulanze verso la meta migliore. Ma per Maria Teresa Pascucci della Rdb-Sanità, «è l´ennesimo annuncio a effetto di Marrazzo che ha fatto poco o niente contro le attese nei Pronti soccorsi». «Il parco ambulanze», spiega il governatore, «è stato rinnovato nel settembre 2005, con la consegna di 55 veicoli, e tra poco ne arriveranno altri 116 (sono costati alla Regione 6 milioni; ndr)». La manager D´Innocenzo tira un primo bilancio: «L´anno scorso le chiamate al 118 sono state 1 milione e 400 mila; oltre 500 mila i soccorsi. Abbiamo presidiato 42 mega-manifestazioni all´aperto e 5 maxi-emergenze». Ora guarda avanti: «Se la Regione approverà una deroga al blocco delle assunzioni, potranno essere ingaggiati altri 200 tra infermieri, medici e autisti». Si aggiungeranno ai 2.000 in campo (1.490 impegnati direttamente nei soccorsi), «quasi tutti con contratto a tempo indeterminato». «Il ricorso agli straordinari ha risolto molti problemi», ancora D´Innocenzo, «ma è ora di voltare pagina».


27 febbraio 2009 - Il Manifesto

COBAS - SDL - CUB
«Il governo attacca la democrazia e salva le corporazioni»
di Francesco Piccioni

Grazie alla formula «limitativa» scelta dal governo («nei servizi pubblici essenziali») il provvedimento antisciopero che oggi prenderà in esame il consiglio dei ministri ha un primo nemico chiaramente indicato: il sindacalismo di base. Ex quadri Cgil delusi da politiche «concertative» che facilitavano spesso il sistema clientelare, ex «nuova sinistra», lavoratori di un po' tutti i tipi. Negli anni hanno fatto la storia delle vertenze in Alitalia, Ferrovie dello stato, nella scuola, in molti comparti del pubblico impiego e della sanità; ma anche in Telecom o all'Enel, in Atesia.
Insieme a questa componente politicamente chiara, sono esistite anche forme di microsindacalismo corporativo, spesso fatto di poche decine di iscritti, abilissimo nell'annunciare scioperi che non avrebbe poi mai fatto per meglio contrattare sottobanco privilegi e sinecure da «casta». Questi rimarranno vivi, naturalmente. Magari all'interno di quel più grande contenitore corporativo che è l'attuale Cisl di Bonanni.
Il sindacalismo di base ha reagito ieri dimostrando di aver ben chiara la portata politica di questo provvedimento, che fa da apripista ad analoghi diktat sul settore privato (mettendo al muro anche la Cgil), con l'intento di metter fine a un diritto costituzionale (il diritto di sciopero, secondo la Carta, è individuale e non delegabile ad alcuna organizzazione, di qualunque entità). In una nota inviata alla stampa Cobas, Sdl e Cub lo definiscono «un attacco alla democrazia». La ragione è semplice: c'è la crisi, diventerà più pesante e questo esecutivo si prepara a governarla nell'unico modo che conosce, quello «militare». «Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico - dicono i tre sindacati - il governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le conseguenti risposte dei lavoratori al tentativo di farne pagare a loro il costo». Non è un'illazione malevola, nel testo ci sono «norme che dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie, forme di lotta utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici». Del resto, il combinato disposto di tutte le «novità» introdotte in materia di regolamentazione delle relazioni industriali appare decisamente a senso unico. E chiarissimo. «L'attacco al contratto nazionale, le nuove norme che si intendono introdurre sulla rappresentatività sindacale, la nuova concertazione tra governo, confindustria e sindacati confederali (meno la Cgil, ndr) che si è trasformata in una vera e propria alleanza neocorporativa, sono elementi finalizzati ad impedire le rivendicazioni e la difesa dei diritti dei lavoratori». Da un lato, dunque, si impedisce di fatto lo sciopero (comunque già più difficile, in tempi di crisi e disoccupazione crescente), dall'altra si dichiara preventivamente illegale qualsiasi altra forma di lotta «non virtuale».
La memoria storica dei ferrovieri italiani, Ezio Gallori, ha facile gioco a ricordare che «per noi extra confederali, delle nuove regole oggi non ce n'era neppure bisogno: lo sciopero era quasi vietato». Tra differimenti di autorità, precettazioni, «procedure di raffreddamento» e via limitando. Con un messaggio finale al custode della Carta: «voglio ricordare ciò che diceva il mio concittadino Piero Calamandrei, padre della Costituzione: 'in una società dove esistono più classi, lo sciopero è un valore per questo non va represso ma caso mai stimolato'. Oggi questo non è più vero perché c'è una classe sola: quella dei padroni». Naturalmente quella di Gallori & co. non è una resa. Il sindacalismo di base ha già convocato una manifestazione nazionale a Roma per 28 marzo. Mercoledì 4 ci sarà anche il secondo sciopero (in due mesi) dell'«era Cai». Non solo per dire «ci siamo», ma a costituire un punto di riferimento per chi, dentro le nuove gabbie, ci sta decisamente stretto.

AGENDA

Milano - FUORICLASSE ATENEO LIBERTARIO , viale Monza 255, ore 20.30: dibattito pubblico su «Il movimento di lotta della scuola», organizzano e partecipano Cub, Cobas, collettivo studenti Libertari, collettivo studenti Climax.


27 febbraio 2009 - La Nuova Venezia

TRASPORTI
«Le regole sugli scioperi ci sono già»
I sindacati criticano la nuova proposta di legge
di GIANNI FAVARATO

Di scioperi nei trasporti pubblici veneziani se ne condano tanti, ma - secondo il sindacato dei lavoratori dei trasporti della Cgil - «sempre nell’ambito della legge che già regola gli scioperi nei servizi essenziali e sempre per inadempienze delle aziende, dalle Ferrovie dello Stato, ad Actv, Atvo, Save e le società di handling dell’aeroporto Maro Polo».
A Mestre e Venezia, solo in poche occasioni, a onor di cronaca, si sono visti scioperi «selvaggi», effettuati, cioè, senza l’avvio della prevista procedura di «raffreddamento» e la dichiarazione abbondantemente anticipata dello sciopero e l’autorizzazione della «Commissione nazionale di Garanzia». Come lo sciopero improvviso del trasporto urbano indetto dai sindacati confederali di categoria, nel 2003, che paralizzò le città italiana degli autobus o le «fermate» organizzate dai lavoratori addetti ai bagagli dell’aeroporto Marco Polo. Tranne questi casi, a Venezia di scioperi «selvaggi» non se ne sono visti altri.
«Se i lavoratori scioperano - dice Umberto Tronchin, segretario della FIlt-Cgil -. è perché le aziende non rispettano i contratti nazionali e integrativi o decidono senza prima consultare gli organismi di rappresentanza sindacale. In verità questo Governo vuole togliere ai lavoratori il diritto più sacrosanto che hanno, quello di scioperare, naturalmente nel rispetto delle norme che già ci sono e cercando di causare il minor disagio possibile ai cittadini che utilizzano i mezzi di trasporto pubblico». «Gli scioperi selvaggi nei trasporti pubblici - conclude Tronchin - sono solo una scusa per smantellare libertà e diritti sindacali, compreso il diritto di sciopero garantito dalla costituzione». Per il segretario regionale della Filt-Cgil, Ilario Simonaggio, «è pretestuoso, come pretende di fare il Governo, fissare nuove regole sugli scioperi che si basano sulla rappresentanza delle organizzazioni sindacali o referendum con soglie di voto, quando manca quella legge organica sulle rappresentanze sindacali che noi chiediamo da tempo». «Mi chiedo poi - aggiunge Simonaggio - come si comporterà il Governo con lavoratori autonomi dei trasporti, come taxisti o autotrasportatori, quando organizzano scioperi e bloccano città e autostrade?».
Giampietro Antonini, segretario della Rdb-Cub veneziane - un sindacato autonomo di base, forte di iscritti sia all’Actv che in aeroporto - è appena tornato da una riunione a Roma della Commissione nazionale di Garanza degli scioperi nei servizi di pubblica, non ha dubbi. «Della legge di regime che vuole azzerare il diritto di sciopero - dice Antonini - ce ne ha parlato oggi il presidente della Commissione, ma noi gli abbiamo risposto che una legge c’è già e anche noi l’abbiamo sempre rispettata. E’ evidente che lo scopo non è di tutelare i cittadini, ma di impedire ai lavoratori di scioperare quando le aziende, come spesso succede, non rispettano i diritti dei lavoratori o tagliano fuori da ogni trattativa organizzazione sindacali rappresentative e autonome come la nostra».


27 febbraio 2009 - EPolis Milano

La protesta. Venerdì 6 marzo i dipendenti del Policlinico
che aderiscono alla Rdb/Cub incroceranno le braccia
Mangiagalli, indetto lo sciopero "Diritti negati alle lavoratrici"
La denuncia: «Orari e turni massacranti che impediscono alle donne di accudire i figli»
di Francesca Cardia

Milano - Denunciano l'applicazione "alla lettera" del modello Brunetta che impone alle lavoratrici madri turni che poco si conciliano con la possibilità di accudire i propri figli. Proprio in quella che per Milano è la "clinica delle mamme e dei bambini". Venerdì 6 marzo la Rappresentanza sindacale di base del pubblico impiego Lombardia, settore sanità, ha proclamato uno sciopero di 24 ore, otto ore per turno, per tutti i dipendenti della Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena. L'organizzazione accusa l'amministrazione sanitaria del mancato rispetto della legge 53 del 2000 firmata dall'allora ministro Livia Turco, sul sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città e dei contratti nazionali. Per le lavoratrici madri vige il divieto di fare turni di notte fino al raggiungimento di un anno di età da parte del bambino, fino a tre anni è la madre che ha facoltà di decidere e fino agli 8 anni ha diritto di concordare un orario flessibile. «Abbiamo voluto denunciare questa situazione, perchè alla Fondazione hanno applicato alla lettera il modello Brunetta», spiega Gianfranco Bignamini responsabile regionale della Rdb/Cub sanità, «noi abbiamo cercato di portarli sulla retta via, ma la risposta è stata: "prendano una baby sitter". Con uno stipendio di 1.100 euro al mese, la cosa è difficile». Ora il sindacato si muove su altre strade. «Se la conciliazione all'ufficio provinciale del lavoro non ci porterà da nessuna parte», continua Bignamini, «andremo in tribunale». E poi accusa: «Succede proprio alla Mangiagalli, che è il fulcro di Milano quando si parla di nascite e di bambini, in cui l'80 per cento del personale è composto da donne. Proprio qui, dove si dovrebbe dare l'esempio, esiste una forte discordanza sull'applicazione di una legge che è in difesa delle donne e di tutti».

Per ventiquattro ore

I dipendenti della Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena hanno deciso di incrociare le braccia per una giornata intera. Sciopereranno per 24 ore, divise su turni di otto ore, contro il mancato rispetto dei diritti delle lavoratrici madri nella tutela dei figli.


27 febbraio 2009 - Il Centro

PRECARI, SI DECIDE LO SCIOPERO

PESCARA - I rappresentanti sindacali di Rdb/Cub, Cobas e del Comitato precari proclameranno oggi lo sciopero generale di tutti i precari delle Asl. La decisione, comunicata da Mario Frittelli di Rdb/Cub, è stata decisa durante un’assemblea, tenuta nella sede della direzione della Asl di Pescara, dove hanno incontrato il manager Claudio D’Amario. Per i sindacati, le risposte avute dai vertici regionali e dal direttore generale non rassicurano i lavoratori circa il loro futuro, in particolare i 45 Edp, i cui contratti scadranno domani.


27 febbraio 2009 - Il Piccolo

MA IL PROTOCOLLO FA PASSI AVANTI CON INCONTRI SEPARATI
Porto, al tavolo delle trattative sulla sicurezza
si presentano le RdB: i sindacati se ne vanno
A fine marzo, dopo i corsi formativi, le elezioni per i tre Rappresentanti di Sito produttivo che avranno libero accesso a ogni area

Trieste - L’assenza di un libro di bordo da parte dei camionisti stranieri investe anche questioni di sicurezza, argomento che nelle due diverse accezioni: la security che riguarda le infrastrutture e la safety che attiene ai lavoratori, è in questi giorni in porto al centro di iniziative, confronti, ma anche di polemiche.
Nell’incontro di mercoledì pomeriggio convocato dall’Autorità portuale i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno abbandonato la seduta nel momento in cui si sono trovati, senza saperlo, fianco a fianco con quelli delle RdB dei Trasporti. «Non eravamo stati preavvertiti e non sediamo mai allo stesso tavolo - ha spiegato Rosario Gallitelli di Filt-Cisl - ci siamo allontanati, ma l’Authority ci ha subito recuperati, i confronti si sono svolti in tempi diversi, e il protocollo sulla sicurezza ha fatto comunque passi avanti». Rdb-Cub in una nota a firma di Saitta, Coslovich e Puglia, «disapprova l’atteggiamento pregiudiziale che le organizzazioni sindacali continuano ancora a tenere rifiutando nuovamente il confronto con i legittimi rappresentanti dei lavoratori iscritti a RdB-Cub anche quando gli argomenti di discussione riguardano la sicurezza di tutti i lavoratori. Spiace notare che ciò avviene dopo analoghi episodi che già lo scorso anno avevano visto le organizzazioni sindacali confederali adoperarsi per l’esclusione di RdB dal tavolo di trattativa aziendale in Trieste marine terminal e dalla gestione della fase elettorale delle elezioni dei Rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori».
RdB-Cub si definisce «pienamente legittimata a rappresentare i lavoratori e a partecipare ai lavori poiché firmataria del protocollo prefettizio sulla sicurezza e firmataria della contrattazione integrativa aziendale».
Al termine degli incontri, a cui hanno partecipato anche rappresentanti degli imprenditori, si è sostanzialmente stabilito che entro fine marzo si concluderà il corso formativo per i Rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori e che subito dopo si svolgeranno le elezioni per individuare i tre rappresentanti di Sito produttivo che dovranno avere libero accesso, seppure con modalità da definire, in ogni area dello scalo. Dopo trenta giorni sarà costituito il Comitato di igiene e sicurezza portuale. Nei prossimi giorni l’Autorità portuale invierà la bozza di accordo alle parti sociali e convocherà un ulteriore incontro per giungere alla firma. Il 5 marzo l’Authority presenterà l’accordo in Prefettura alla presenza dei rappresentanti dell’Azienda sanitaria, dell’Ispettorato del lavoro, della Capitaneria di porto e degli altri enti interessati.
Il Protocollo è già stato concordato nelle sue linee essenziali nello scorso aprile a seguito del grave infortunio che si era verficato in porto e che aveva innescato un lungo sciopero. E analoghi accordi sono stati varati nei porti di Venezia, Ravenna, Genova e Napoli. A ottobre è stato sottscritto il Protocollo nazionale sulla sicurezza del lavoro. Proprio ieri Assologistica ha informato con una nota che per la prima volta in Italia, a La Spezia, si è dato coerente seguito a quel Protocollo. «L’auspicio che si esprime - riferisce Assologistica - è che l’esempio di La Spezia sia seguito in tutti i porti italiani: sia da quelli che non hanno alcuno strumento analogo e che debbono quindi adeguarsi ai contributi della nuova normativa che in quelli dove si sono sottoscritti Protocolli diversi che ora devono essere resi coerenti con le nuove previsioni di legge».
E in tema di security già dal luglio scorso i varchi dello scalo triestino: due in Porto nuovo e uno in Porto Vecchio, sono presideiati da uomini delle Sorveglianza diurna e notturna che controllano le autorizzazioni all’ingresso di uomini e mezzi, funzioni che fino all’estate scorsa erano svolte dalla Guardia di finanza che ora invece effettua soprattutto i controlli doganali.(s.m.)


27 febbraio 2009 - Il Giorno

EX CENTRALINISTE
«Ancora bendate per protesta»
Presidio al Civile il 4 marzo dopo il sit-in di Roma
di SILVIA VIGNATI

LE COSE SEMBRAVANO andare per il verso giusto, per le ex operatrici di call center rimaste disoccupate dal 1° settembre 2008. La trasferta romana di tre di loro (Anna Laura, Laura e Valentina), che hanno sostato bendate per due mattine davanti al Senato e a Palazzo Vidoni (sede della Funzione pubblica) aveva prodotto sostanzialmente due risultati: l'interessamento di Giuliana Carlino (capogruppo della Commissione Lavoro al Senato, Italia dei valori), che aveva promesso un'interrogazione parlamentare sul loro caso; l'incontro con una commissione tecnica della Funzione pubblica composta da Eugenio Gallozzi e Maria Barilà. La delegazione aveva illustrato alle donne e al sindacalista della Rappresentanze di base (Rdb-Cub) che le accompagnava, Riccardo Germani, il quesito ricevuto dalla Regione Lombardia sulla loro vicenda di ex precarie ora senza lavoro. La genericità della formulazione non aveva permesso una risoluzione immediata del caso specifico, ma la commissione aveva fissato un nuovo incontro con le donne per il 4 marzo: meglio con quesito alla mano preciso e dettagliato. Le tre ragazze avevano così sospeso lo "sciopero del futuro" ed erano rientrate a Legnano. MA LA VICENDA è tornata ancora in stallo. E lunedì le donne torneranno a dar vita ad una nuova giornata di "sciopero del futuro". «Si benderanno nuovamente - commenta Ornella Cameran della Rdb-Cub - a partire dalle 10, e per tutta la mattinata rimarranno bendate davanti all'ospedale per denunciare che, nonostante le rassicurazioni e le prese di posizione da parte di tutti, a oggi ancora non si è visto nulla di concreto. Sembrava imminente la loro riassunzione solo pochi giorni fa, dopo l'incontro tenutosi a Roma al Ministero della Funzione Pubblica con la staff del Ministro Brunetta, che si è impegnato ad incontrarle nuovamente insieme ai vertici dell'Azienda, e possibilmente dopo un quesito riformulato dall'ospedale. Invece come sempre, a un problema concreto quello del lavoro abbiamo avuto a tutti i livelli solo risposte evasive. Noi con le promesse non possiamo garantire nulla ai nostri figli». E c'è di più: le donne annunciano una nuova azione eclatante a sostegno di tutti i precari, che verrà resa pubblica dopo l'incontro del 4 marzo a Roma. «AL MOMENTO abbiamo contatti con decine di migliaia di precari italiani, con cui stiamo lavorando per costruire uno strumento nuovo post-moderno e di lotta per tutti loro", conclude Cameran - . Dopo il 4 marzo sarà convocata una conferenza stampa per illustrare la nuova iniziativa». Dopo la strip-conference, le bende sugli occhi, l'asta su Youtube, il gruppo di Facebook, cosa potranno riservarci, le Nostre?


27 febbraio 2009 - Corriere della Sera

Magenta. Chiude Novaceta Posto a rischio per 220 operai

Addio all'ultima grande azienda storica di Magenta. Anche la «Novaceta», fondata nel 1954, e che fino a qualche anno fa contava 500 dipendenti, si avvia alla cessione dell'attività. Lo ha annunciato, ieri mattina, il presidente del cda, Giovanni Lettieri, presidente di Confindustria Campania, la cui «Mcm holding» gestiva l'impresa di Magenta in affitto dal dicembre 2007. La crisi dell'azienda, che produce il filo acetato, fibra tessile naturale, è cominciata nel 2004. La produzione si è fermata nel giugno 2008, poco dopo l'acquisto definitivo di Lettieri. I 220 dipendenti sono in cassa integrazione. «I dipendenti si sentono presi in giro — spiega Rosario Sergi della Cgil —. Abbiamo creduto nell'intenzione della proprietà di mantenere la produzione». Più duro Mario De Luca, sindacalista Cub: «Dietro l'acquisto dell'impresa c'erano solo interessi immobiliari sull'area».


27 febbraio 2009 - Settegiorni

L'annuncio è stato dato ai sindacati in un incontro tenutosi giovedì 26 febbraio
GIOVANNI LETTIERI ALZA BANDIERA BIANCA:
NOVACETA RISCHIA LA MESSA IN LIQUIDAZIONE

Magenta - Giovanni Lettieri se ne va. Il presidente degli industriali di Napoli che, a capo della New Co Industriale Magenta, aveva rilevato la Novaceta alza bandiera bianca. Avrebbe perso troppi soldi nell'azienda e ora se ne tira fuori. Lo ha annunciato lui stesso, presente all'incontro che si è svolto giovedì 26 febbraio.
Lettieri avrebbe così avviato le procedure per la cessione delle partecipazioni e sarebbe dimissionario anche dalla carica di presidente del consiglio di amministrazione. «Lettieri - afferma Daniele Bosotti della Uil - ha parlato però di potenziali acquirenti, almeno per una parte dell'azienda, quella relativa all'acetato colorato. Entro il 15 di marzo ci sarebbero i tempi per la costituzione di una nuova società, altrimenti si apriranno le procedure per la messa in liquidazione». Finora la ricerca di nuovi imprenditori interessati a subentrare non ha dato alcun esito. Il verbale dell'incontro non è stato firmato dalle Rsu e in programma per oggi un incontro tra la proprietà e il sindacato Cub, da sempre molto critico nei confronti di come è stata portata avanti la trattativa. «A quasi nove mesi dalla fermata totale degli impianti Novaceta, non si riesce a fornire una sola versione dignitosa sulla vicenda. Un continuo rinfacciarsi di responsabilità, un continuo scrollarsi dalle responsabilità» afferma Mario De Luca del Cub, mai completamente convinto del fatto che la crisi mondiale fosse alla base delle difficoltà di Novaceta. L'azienda comunque si è dichiarata disponibile alla partecipazione a tavoli istituzionali per salvare il salvabile. Un primo incontro con l'assessore provinciale Bruno Casati sarebbe già in agenda per la prima settimana di marzo. La cassa integrazione degli oltre 200 lavoratori scade il prossimo 4 aprile. E qualora venga chiesta una proroga ormai la motivazione sarebbe quella di «crisi aziendale».


27 febbraio 2009 - Il Messaggero

ROMA. «E’ una stretta sugli scioperi selvaggi...
di UMBERTO MANCINI

ROMA - «E’ una stretta sugli scioperi selvaggi. Che punta a salvaguardare i diritti degli utenti. E che non lede assolutamente un diritto fondamentale dei lavoratori sancito dalla Costituzione. Semmai regola alcune prerogative sindacali ed evita che altri lavoratori paghino le conseguenze di proteste abnormi e spesso inutili». Michele Tiraboschi, allievo di Marco Biagi, plaude al nuovo intervento del governo che attraverso un disegno di legge vuole definire un nuovo scenario.
Il governo ha messo in cantiere un disegno di legge e lo vuole varare in tempi rapidi. Ma le polemiche sono già iniziate. I Cub parlano di attentato alla democrazia...
«E’ bene chiarire subito che il governo vuole regolare gli scioperi selvaggi, quelli canaglia. E non altro. Si tratta di un testo di legge circoscritto e limitato che non tocca i diritti fondamentali dei lavoratori».
Come crede che sarà accolto dai cittadini...
«Visti i limiti che pone alle manifestazioni improvvise, pensiamo ad esempio ai blocchi nel trasporto aereo, credo che l’opinione pubblica lo accolga molto favorevolmente. E’ necessario che vengano garantite certe prestazioni indispensabili, certi servizi di pubblica utilità, nel rispetto dei diritti di ciascuno e nell’interesse generale del Paese».
In effetti gli scioperi selvaggi o anche solo gli annunci creano fortissimi disagi e costi altissimi.
«Il Garante ha quantificato in oltre 2.000 gli scioperi indetti o annunciati. Un vero stillicidio per gli utenti. Credo che lo strumento dello sciopero debba essere considerato come un arma estrema, un ultima ratio. Troppo spesso invece è stata considerata un arma politica. O ha avuto finalità interne, di lotta tra sindacati. Piccoli gruppi corporativi che hanno annunciato manifestazioni e scioperi per fini interni. Magari riuscendo a paralizzare settori produttivi vitali. Poche decine di persone che hanno causato perdite enormi a livello economico. Credo che tutto questo debba finire».
Serve un punto di equilibrio?
«Certo. Nessuno - ripeto - vuole abolire il diritto di sciopero. Deve spettare alle parti trovare forme di mediazione, eliminando le formi abnormi di protesta».
La Cgil annuncia battaglia.
«Mi sembra che Cisl, Uil e Ugl abbiamo espresso una posizione diversa. C’è un largo consenso alla proposta del governo. Qui si tratta di non danneggiare i cittadini-lavoratori che con lo sciopero non c’entrano proprio nulla. Credo che i sindacati più responsabili abbiano ben capito questa problematica. E che questo dia loro credibilità. Una posizione che rivitalizza il ruolo del sindacato, che deve tutelare l’interesse generale e non arroccarsi».


27 febbraio 2009 - Il Napoli

Trasporto pubblico. Autista della linea C31 insultata ed aggredita da una baby gang: finisce in ospedale
Conducente dell'anm picchiata inutili le telecamere sui pullman
Il racconto della donna: «Non si può lanciare l'allarme senza che i balordi se ne accorgano»
di Alessandro Migliaccio

Napoli - La linea del terrore. Così, i dipendenti dell'Anm hanno ribattezzato il percorso del bus C31, che collega Posillipo con il Vomero. L'ultima aggressione ai danni di un conducente è avvenuta mercoledì pomeriggio: vittima della baby gang di turno Sabina Filardo, 37 anni, da 11 autista dell'Azienda napoletana di mobilità. La sua corsa inizia alle 14.30 dal deposito di Posillipo e prosegue in via Manzoni. Qui, però, salgono a bordo circa trenta ragazzini, la maggior parte provenienti dall'Istituto Alberghiero. Tra i giovani, però, c'è anche qualche scalmanato che inizia a dar fastidio agli altri passeggeri, poi prende di mira l'autista con frasi ingiuriose nei suoi riguardi ed in particolar modo verso il fatto che una donna guidi un autobus. «Le donne - urla provocatoriamente un ragazzo - devono fare altri lavori...». La conducente del pullman,inizialmente, fa finta di niente per non suscitare ulteriori reazioni da parte degli scalmanati ma quando si accorge che questi iniziano a vandalizzare l'autobus, allora prova ad azionare la telecamera con il pedale situato vicino ai comandi di guida e ad allertare i soccorsi attraverso l'impianto telematico installato a bordo del bus. I balordi, però, coprono l'occhio della telecamera e quando si rendono conto che la conducente sta inviando una richiesta d'aiuto alla centrale operativa dell'Anm, iniziano ad aggredirla verbalmente e fisicamente. Agli autisti ,infatti, non è possibile allertare i soccorsi senza che il loro grido d'aiuto venga ascoltato anche dai passeggeri e quindi anche dai malintenzionati presenti sull'autobus. Un paradosso che, di fatto, rende inutile il sistema di sicurezza telematico installato sui pullman. «Ho avuto molta paura - racconta Sabina Filardo - ed arrivata in via Cilea sono stata costretta ad aprire le porte e chiedere soccorso ai passanti». Quindi la baby gang lascia il pullman e dopo qualche minuto un'ambulanza del 118 soccorre la conducente dell'Anm trasportandola all'ospedale Fatebenefratelli, dove viene medicata. Per lei, per fortuna, solo un brutto spavento e tre giorni di prognosi.
«Abbiamo più volte segnalato alla direzione dell'azienda l'impossibilità di azionare la telecamera di bordo e chiedere aiuto attraverso l'altoparlante quando a bordo dei pullman ci sono dei malintenzionati - spiega Fabio Manta, coordinatore della Cub Trasporti per l'Anm - . Finora, però, questo aspetto è stato ignorato». E ieri sera, in via Posillipo, si è registrata una nuova aggressione ai danni di un autista dell'Anm, picchiato da un giovane automobilista per futili motivi di viabilità.


27 febbraio 2009 - La Repubblica

Soccorsi, in arrivo 116 ambulanze con satellitare
Filo diretto online ambulanze-ospedali. "Meno attesa e prestazioni appropriate" Marrazzo: il nuovo sistema al via l´8 marzo. La manager del 118: 200 assunzioni
di CARLO PICOZZA

Roma - Un "filo diretto" tra ambulanze e Pronti soccorsi permetterà di garantire di più e meglio l´assistenza al paziente che è a bordo. Grazie al collegamento informatico tra ospedale e Azienda regionale del 118, gli equipaggi dei soccorsi conosceranno i tempi di attesa nei diversi reparti di Emergenza e potranno decidere, in base alle specialità di questi e alla patologia da curare, dove far sbarcare l´assistito.
Si chiama "118-Gipse" il nuovo sistema: «Entrerà in funzione l´8 marzo», assicura il governatore Piero Marrazzo, «con l´arrivo di 116 veicoli dotati di un sistema di localizzazione satellitare». E la manager dell´Ares 118, Marinella D´Innocenzo, ne spiega gli obiettivi: «Saranno ridotti i tempi di attesa e migliorata l´appropriatezza delle prestazioni». Finora ci sono stati radio e telefono a garantire i collegamenti. Dall´otto marzo entra in campo la Rete. Così, sui computer della centrale operativa del 118 si avrà in tempo reale lo stato dell´arte nei diversi Pronti soccorsi: gli operatori dell´Ares, conoscendo quanti pazienti aspettano in questo o in quel reparto di Emergenza, di quali colori sono i codici loro assegnati, potranno orientare le ambulanze verso la meta migliore. Ma per Maria Teresa Pascucci della Rdb-Sanità, «è l´ennesimo annuncio a effetto di Marrazzo che ha fatto poco o niente contro le attese nei Pronti soccorsi».
«Il parco ambulanze», spiega il governatore, «è stato rinnovato nel settembre 2005, con la consegna di 55 veicoli, e tra poco ne arriveranno altri 116 (sono costati alla Regione 6 milioni; ndr)». La manager D´Innocenzo tira un primo bilancio: «L´anno scorso le chiamate al 118 sono state 1 milione e 400 mila; oltre 500 mila i soccorsi. Abbiamo presidiato 42 mega-manifestazioni all´aperto e 5 maxi-emergenze». Ora guarda avanti: «Se la Regione approverà una deroga al blocco delle assunzioni, potranno essere ingaggiati altri 200 tra infermieri, medici e autisti». Si aggiungeranno ai 2.000 in campo (1.490 impegnati direttamente nei soccorsi), «quasi tutti con contratto a tempo indeterminato». «Il ricorso agli straordinari ha risolto molti problemi», ancora D´Innocenzo, «ma è ora di voltare pagina».

Fiat, Pomigliano si ferma in diecimila con le tute blu
Catena su Facebook: la fabbrica non si tocca. Scajola: il governo convocherà un nuovo tavolo per l´auto nei primi giorni di marzo
di PATRIZIA CAPUA

Napoli - Si annuncia massiccia la partecipazione alla manifestazione nella città operaia. In piazza accanto a diverse migliaia di tute blu, i parroci guidati da don Peppino Gambardella e i no global, gli studenti delle scuole medie e superiori e i gruppi anti-discarica, l´intero consiglio comunale, i sindaci della provincia e le delegazioni rsu delle aziende napoletane e delle fabbriche Fiat italiane tra cui Mirafiori, Sevel, associazioni cittadine. A favore dello stabilimento di Pomigliano è sceso in campo il presidente Napolitano, che ha scritto a Montezemolo. Bassolino ha incontrato le rsu dello stabilimento sottolineando che Pomigliano non è stata investita dagli ecoincentivi statali, ed è per questo «che è importante ottenere un futuro produttivo per lo stabilimento». Il governatore ha telefonato al ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che ieri ha risposto. Il governo convocherà «un nuovo tavolo per l´auto nei primi dieci giorni di marzo» e «un tema specifico» sarà quello del futuro dello stabilimento napoletano.
Per tutta la mattina, dalle 9 alle 13, Pomigliano si fermerà. Quattro ore di sciopero generale proclamate dai sindacati metalmeccanici, Fim, Fiom, Uilm e Fismic, con l´adesione dell´Ugl. Si fermeranno anche le aziende del comprensorio, dall´Alenia all´Avio, a tutte le piccole medie imprese dell´indotto. La Lega delle autonomie locali ha chiesto l´adesione dei sindaci della provincia di Napoli, l´Ascom ha invitato alla serrata i commercianti. Al corteo che sfilerà dal piazzale accanto alla circumvesuviana fino a piazza Primavera, hanno aderito anche Cgil, Cisl e Uil, la Chiesa di Nola con il suo vescovo Beniamino Depalma. Lo striscione della fabbrica Giambattista Vico con lo slogan "Pomigliano non si tocca", sarà alla testa del corteo che vedrà la presenza del governatore della Puglia, Nichi Vendola e dell´assessore regionale campano alle Attività produttive, Andrea Cozzolino. Sul palco parleranno, nell´ordine: un delegato Fismic, il sindaco della città, Antonio Della Ratta, il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, il segretario della Uilm, Giovanni Sgambati, il segretario provinciale della Cisl, Giampiero Tipaldi e chiuderà il comizio Gianni Rinaldini, numero uno della Fiom nazionale.
Nelle movimentate ore della vigilia si fa largo una buona notizia. Dopo la conferma della proroga per i 35 contratti a termine della Dhl, 235 apprendisti che scadono ad agosto e 70 operai qualificati, andranno a scaglioni a lavorare alla Fiat di Melfi che in questi giorni ha un picco di produzione. «È importante» commenta Giovanni Sgambati della Uilm, «perché stempera la tensione e fa sperare che anche gli apprendisti saranno confermati. Tuttavia gli obiettivi della manifestazione restano: salvaguardia dei livelli occupazionali e tutela del reddito dei lavoratori».
«Pomigliano rappresenta la punta più avanzata del movimento per il rilancio dell´azienda automobilistica torinese. Qui si delineano le prospettive industriali di tutto il gruppo» afferma Massimo Brancato, segretario provinciale della Fiom. «È la vertenza di tutto il territorio, gli fa eco Maurizio Mascoli, della Fiom regionale, «questo è il vero significato della manifestazione. Chi partecipa è perché vuol far qualcosa per gli operai di Pomigliano».
In campo ci saranno anche Mpa, Idv, Pd e Rifondazione. Con gli operai Fiat si schiera anche Luigi Nicolais: l´ex ministro ha presentato un´interrogazione insieme con il deputato Eugenio Mazzarella, al ministro del Lavoro Sacconi chiedendo «quali azioni immediate e urgenti intenda intraprendere al fine di determinare con le parti sociali e il management aziendale una rapida fuoriuscita dallo stato di emergenza e il rilancio della missione produttiva dello stabilimento di Pomigliano».
Forte, in queste ore, anche il tam tam di sostegno su Facebook. I gruppi come "Quelli contro la chiusura della Fiat di Pomigliano d´Arco" si sono mobilitati, insomma la fabbrica non si tocca e nessun posto di lavoro deve essere perduto. Sul web gruppi e profili tutti dedicati ai lavoratori in cassa integrazione: con inviti a catena, i lavoratori hanno cercato adesioni al già nutrito elenco per chiedere una «missione produttiva» per lo stabilimento Gianbattista Vico, per tutelare l´indotto, «contro lo scellerato piano di ristrutturazione di Marchionne». Sulla rete, l´appello delle tute blu a manifestare pacificamente, senza «colpi di testa» e senza «interruzione di pubblico servizio». Hanno risposto Patto di base (Cub - Cobas - Sdl), delegazioni dei movimenti di lotta per il lavoro, dei comitati contro la devastazione ambientale e degli studenti del movimento studentesco, la Rete global, il laboratorio Insurgencia occupato, il Collettivo antiproibizionista napoletano, il collettivo femminista Pachamama.


27 febbraio 2009 - Portadimare

Se siamo scesi in piazza per la discarica che cosa faremo per il nucleare? Maccagnano dixit

NARDO' - Ha ragione il Sindaco Vaglio, "siamo pronti a scendere in piazza contro la costruzione di una centrale nucleare" se l´abbiamo fatto contro la discarica di Castellino che ci ha avvelenatati per 20´ anni a maggior ragione faremo le barricate per salvaguardare le nostre vite dall´incubo nucleare tale e quale come abbiamo fatto negli anni ´80.
Qualche mese fa l´accettazione da parte della sen. Manieri di Nardò, assessore prov.le al turismo, di individuare un sito sulla strada Nardò- Avetrana per smaltire scorie radioattive. Adesso la centrale nucleare sempre nella stessa zona proposta dal governo Berlusconi dopo l´accordo ignobile firmato con la Francia. Ma perché allora sciacquarsi solo la bocca con la nostra economia che per vivere deve essere rilanciato il turismo e poi, fanno a gara alcuni politici in modo bi-partisan per compiacere e chinarsi davanti alle grandi multinazionali che sotto l´effetto mortale dei colpi presi a Wall Street e su tute le borse europee e asiatiche cercano in tutti i modi di rifarsi affibbiandoci vecchi prodotti energetici decrepiti che nessuno vuole più né in Europa e nel mondo? Ma poi si sono fatti bene i conti di quanto costa oggi impiantare una centrale nucleare? Non sarà per caso l´ennesimo caso di sperpero di denaro pubblico? Un´ultima centrale in costruzione in Finlandia dopo anni sappiamo che il costo dagli iniziali 2 miliardi di euro è oggi passato a 4 miliardi di euro. E poi se davvero c´è così bisogno di energia atomica perché nel mondo è così pochissimo diffusa? solo il 6,5%? Costa troppo? E le scorie dove le smaltiamo sempre nella zona di Nardò e Avetrana? Bella fregatura e ulteriore tentativo criminoso di aumentare tumori e malattie incurabili in questa parte d´Italia. Dopo il referendum del 1987 che sancì la vittoria del NO al nucleare, all´ entrata di ogni nostro Comune, in testa quello di Nardò, c´era un cartello con la scritta: ZONA DENUCLEARIZZATA. Adesso qualcuno vorrebbe a livello centrale e periferico (provincia) farci scordare che Nardò e limitrofi sono zone verdi e incontaminate, altrimenti perchè avrebbero assegnato le 5 vele l´estate scorsa. Dunque dovranno venire con la forza, così come è metodo di questo governo, se vogliono predisporre un ecomostro di quelle dimensioni. La RdB/CUB P.I. settore Sanità della prov. di Lecce è pronta a fare le barricate contro la centrale nucleare, insieme a tutti coloro che se la sentono di lottare pur di respingere una sciagura ed allontanare una ulteriore disgrazia ed attentato alle nostre vite.
Maurizio Maccagnano - Coordinatore provinciale Rdb/Cub P.I.


27 febbraio 2009 - La Stampa

Polemica. La rivolta contro i tagli alla scuola. SCARINZI (CUB)
I precari: "Le soglie di affollamento vanno rispettate"
"Misureremo le aule per salvare il posto"
«Applicheremo con rigore le norme per la sicurezza» Hanno chiesto la pensione 1400 docenti
di MARIA TERESA MARTINENGO

Torino - L’attenzione di tutti gli operatori della scuola è sulla scadenza di domani, ultimo giorno di iscrizioni, cui seguirà a breve il bilancio da parte della Direzione Scolastica Regionale dei dati inviati dalle scuole per via telematica: richieste di tempo pieno e di «ex modulo» alle elementari, di prolungato alle medie, preferenze alle superiori (dove, fa osservare l’assessore all’Istruzione della Provincia Umberto D’Ottavio, «la soppressione del liceo tecnologico dal 2010/2011 potrebbe già quest’anno far aumentare ancora una volta le preferenze per lo scientifico, creando problemi seri di capienza soprattutto in centro»). L’attenzione è lì perché dai prossimi giorni le proiezioni dei sindacati sui tagli agli organici cominceranno a confrontarsi con i calcoli del ministero. La previsione è di circa cinquemila posti in meno in Piemonte, tra docenti e personale di segreteria, bidelli, tecnici, metà dei quali in provincia di Torino. Tagli che, ovviamente, colpiranno insegnanti e Ata precari.
E a tutela dei precari si sta muovendo - un’assemblea si è tenuta mercoledì alla facoltà di Architettura al Valentino - il sindacato di base Cub Scuola con un’iniziativa che sta per trasformare maestre e professori in ispettori del lavoro o, se si preferisce, in tecnici di asl. «Si tratta di salvaguardare posti di e al tempo stesso la qualità del servizio», dice il coordinatore regionale Cosimo Scarinzi. «In pratica, dal momento che per tagliare posti - aggiunge il sindacalista - il ministero ha anche alzato le soglie minime e massime di affollamento delle classi, invitiamo i docenti, e le scuole in genere, ad utilizzare bene i parametri dettati dalle norme sulla sicurezza: cioè, a tanti metri quadrati possono corrispondere tanti studenti. Se ci sono più studenti, bisogna formare nuove classi».
La Cub ha stilato un piccolo vademecum, riepilogando i parametri: 1,80 mq per alunno alle materne e nell’obbligo, 1,96 mq per studente alle superiori. «Basta quindi munirsi di un metro a nastro e di una calcolatrice...», è scritto nella prima pagina. Seguono istruzioni per calcolare l’area, sottrarre lo spazio occupato dalla cattedra e da eventuali altri arredi. La Cub fornisce poi una tabella di esempi di metrature-alunni: in 40 metri quadrati 22 bambini delle elementari o 20 studenti delle superiori, in 46 si arriva a 25 bambini e 23 ragazzi e così via.
All’assemblea, si sono ascoltate testimonianze diverse. «Nella mia scuola - ha detto un’insegnante di istituto comprensivo della cintura - lo scorso anno avevamo 130 iscritti e sembrava che avremmo potuto ottenere solo cinque prime, invece certificando la dimensione delle classi ne abbiamo ottenuta una in più». Altri docenti presenti hanno detto invece che «spesso l’ampiezza dell’aula viene ignorata e i ragazzi vengono compressi in spazi angusti, inidonei». Una situazione che con l’attuale attenzione ai temi della sicurezza - dopo la tragedia accaduta al Darwin di Rivoli - non dovrebbe più verificarsi.
«I lavoratori precari docenti e Ata, in base alla nostra ricerca, arrivano a rappresentare in certe scuole addirittura il 33% del totale - prosegue Scarinzi - ma saranno proprio loro i primi a patire i tagli previsti dalla riforma. Noi pensiamo che da subito questa emergenza debba trovare voce. A cominciare dal rifiuto di ogni attività non prevista dal mansionario, per proseguire con l’applicazione rigorosa della normativa sulla sicurezza e con una serie di iniziative che rendano la categoria visibile».
La scuola torinese si trova di fronte a un nuovo record di pensionamenti. Il direttore dell’Ufficio Scolastico Provinciale Paolo Iennaco spiega che «sono 1400 i docenti che hanno fatto domanda e 300 gli Ata. Saranno tutti posti vacanti da coprire». Non è pessimista, il dottor Iennaco sulle prospettive per il 2009/2010. «Certo, la scuola cambierà. Ma non vorrei che si vivesse l’attesa come attesa di una botta in testa. Nell’assegnare gli organici l’amministrazione terrà conto delle strutture esistenti, dei desideri dei genitori».

L’altolà di Epifani "Nessuna forzatura"
di ROBERTO GIOVANNINI

ROMA - «Il governo stia molto attento», avverte il numero uno della Cgil Guglielmo Epifani. «Non accettiamo veti da nessuno», risponde il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Tutto fa pensare che sia alle viste un nuovo scontro di grande asprezza tra governo e Cgil, stavolta sulla questione dell’esercizio del diritto di sciopero. Molto dipenderà da quale versione del progetto di legge delega - già oggi sottoposta all’esame del Consiglio dei ministri - verrà licenziata. Si sa che Cisl-Uil-Ugl sostanzialmente hanno già detto sì al progetto governativo, nel corso dei colloqui formali e informali di queste settimane, come peraltro è praticamente sempre avvenuto. Ma ad alcune condizioni: Bonanni, Angeletti e Polverini chiedono che ci si limiti ad affrontare il problema dello sciopero nel settore dei trasporti, e che le norme sull’adesione individuale e le procedure referendarie siano un po’ alleggerite. Ma nell’Esecutivo non mancano i sostenitori di soluzioni un po’ più drastiche, che potrebbero però complicare il quadro.
Non sarà facilissimo naturalmente «contemperare» un diritto costituzionalmente protetto - l’esercizio del diritto di sciopero, sancito come libero «nell’ambito delle leggi che lo regolano» - con altri «diritti» di cui la Costituzione non tratta, come quello alla mobilità o al funzionamento dei processi economici. Tra l’altro, c’è il rischio che possibili regole severissime e molto restrittive possano di fatto venire vanificate. In fondo già nell’800 era vietato scioperare, e si andava anche in galera per questo. Negli anni ‘50, poi, erano vietati come oggi i blocchi stradali e i cortei non autorizzati.
Già dopo il Consiglio dei ministri di oggi si potrà capire qualcosa di più. Ieri - intorno alla diffusione dei dati della Commissione di Garanzia - è emerso un consenso piuttosto ampio sulla necessità di mettere mano alla normativa, con qualche cautela. Si comincia con il presidente della Camera Gianfranco Fini, secondo cui «è sempre più urgente avviare una riflessione sulla tenuta della disciplina di settore per individuare lacune e prospettare ipotesi di adeguamento». Non si tratta - dice Fini - «ovviamente di soffocare il diritto di sciopero ma di armonizzarlo con l’esercizio dei diritti dei cittadini». Posizione sposata dal titolare dei Trasporti Matteoli («non è possibile che sindacati con pochi iscritti paralizzino il Paese: è una regolamentazione di cui c’è bisogno»). Mentre il leader della Lega Umberto Bossi distingue tra «gli scioperi selvaggi che non vanno mai bene» e «il diritto allo sciopero, garantito dalla Costituzione e che è anche frutto della nostra storia».
E se Rifondazione con Paolo Ferrero va all’attacco, nel Pd come spesso accade c’è una pluralità di voci, «armonizzate» più o meno da una nota firmata da tre esponenti dei Democratici, Enrico Letta, Cesare Damiano e Tiziano Treu, che sostanzialmente sposa l’approccio Fini-Bossi con qualche cambiamento. Dunque, sì a una riforma, ma solo nei trasporti; non con una legge delega, e soltanto dopo aver negoziato con i sindacati. Il giuslavorista e deputato Pd Pietro Ichino afferma poi che il governo si è ispirato al suo progetto di legge, peggiorandolo.
E se sparano a zero quelli del sindacato di base Cub-Sdl, che hanno proclamato anche uno sciopero e un corteo a Roma il 28 marzo, Guglielmo Epifani lancia un nuovo altolà al governo. «Stia attento - avverte l’esecutivo, anche se finora è stato sistematicamente non ascoltato - perché in materia di libertà del diritto di sciopero costituzionalmente garantito bisogna procedere con molta attenzione. Se c'è qualcosa da aggiustare rispetto a una normativa già rigida eventualmente lo si può vedere. Ma se si vogliono introdurre forzature che limitano poteri e prerogative è altra questione». Prima di Epifani, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi si era detto «confortato» per la richiesta di intervento legislativo sulla normativa che regolamenta gli scioperi arrivata anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini. «Credo che ci sia una larga convergenza con la gran parte delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro. Temo però che manchi la Cgil», aveva preannunciato prima ancora che Epifani lanciasse il suo monito, spiegando che «l’unanimità non è di questo mondo, appartiene al mondo del nulla, del non fare».


27 febbraio 2009 - Il Gazzettino

LIMENA Martedì davanti al giudice l’udienza per il fallimento dell’azienda che occupa 89 dipendenti
Cet Eletric, destino legato ad un filo
Oggi in Provincia si tenta il salvataggio con una ditta vicentina. Molti operai sono cassintegrati
di Barbara Turetta

Limena - Il loro destino dipende dall’incontro in programma per oggi alle 13 in Provincia fra i proprietari dell’azienda, i rappresentanti sindacali e l’assessore al lavoro Roberto Tosetto. Se non si raggiunge la firma dell’accordo sindacale, condizione essenziale affinché si possa procedere alla liquidazione dell’azienda e dunque al subentro di una ditta vicentina che opera sempre nel settore, gli attuali 89 dipendenti rischiano di rimanere tutti a casa. Se l’accordo non c’è il giudice, la cui udienza è fissata per martedì, potrà solo dichiarare il fallimento della Cet Eletric di via Pierobon 32 a Limena.
E’ dunque appeso ad un filo il destino dei lavoratori e delle loro famiglie, fra questi anche diversi extracomunitari a cui si aggiunge anche il pensiero per permesso di soggiorno, che da alcuni mesi stanno vivendo questa complicata situazione che, ironia della sorte, non è stata causata da una difficoltà del settore nel quale la ditta opera. Le commesse per la realizzazione dei cavi elettrici non mancano, di lavoro ce ne sarebbe per tutti, ciò che manca è invece la liquidità per acquistare la materia prima, come il rame.
Ieri gli operai, molti dei quali sono in cassa integrazione da alcuni mesi non percependo però i soldi, si sono radunati fuori dall’azienda per ribadire la gravità della situazione e l’intenzione di difendere il "proprio posto di lavoro e soprattutto la voglia di lavorare, anche occupando l’azienda". "L’obiettivo è quello di garantire il massimo per i lavoratori – ha detto Marco Veronese rappresentante sindacale aziendale Cgil – vedremo come si concluderà domani (oggi ndr)". Questa mattina davanti alla Provincia ci saranno anche i lavoratori, per ribadire la difficile situazione. Sul fatto di salvaguardare tutti i posti di lavoro è d’accordo anche Antonio Campagnaro, rappresentante Adl Cobas, che però precisa: "Purtroppo la nuova ditta non sembra abbia bisogno di tutti i lavoratori e se così fosse una buona parte rimarrebbe fuori".
Sembra infatti che la ditta del vicentino che si è proposta per "l’affitto d’impresa" possa garantire l’assunzione ad una cinquantina di operai, mentre per gli altri gli ammortizzatori sociali. Forte la preoccupazione fra gli operai della Cet Eletric sull’esito dell’incontro di oggi, forte il timore di rimanere senza lavoro a causa del fallimento e il tutto in momento economicamente poco favorevole


27 febbraio 2009 - Corriere di Viterbo

"Che fine faranno le scorie?"
Se lo chiede Rdb. Contraria anche Fare Verde

Viterbo - "Il futuro è nella ricerca in fonti alternative e risparmio energetico". Paola Celletti e Lino Rocchi di Rdb Cub dicono no al nucleare. "In un’Italia che non riesce a gestire i rifiuti napoletani o milanesi, immaginiamo che fine potranno fare le nuove scorie nucleari - sottolineano i sindacalisti -. Il protocollo firmato da Berlusconi e Sarkozy è una scelta fuori tempo che fa regredire il nostro paese.Dobbiamo puntare sulla ricerca e non su tecnologie in possesso di altri paesi che ce le svendono, intenzionati loro stessi a cambiarle. Insomma, è come se dopo aver inventato la locomotiva a vapore, si continuassero a produrre carrozze a cavalli". "A causa di questa politica miope - riprendono Rocchi e Celletti - il governo sta per licenziare centinaia di precari Enea e mettere in mobilità altrettanti lavoratori a tempo indeterminato, tutti ricercatori e tecnici di alto valore, perché operano per lo sviluppo di nuove tecnologie e sulle fonti energetiche alternative. Rdb si opporrà a questa scelta - concludono - che svende le competenze scientifiche per inseguire un progetto che è roba dell'altro secolo e che potrebbe penalizzare pesantemente il nostro territorio" Anche Fare Verde Viterbo si unisce al coro di no al nucleare. "Il nostro non è un no ideologico - dice Roberto Tomassini, esponente dell’associazione -, ma la ricerca di energie alternative e non inquinanti dev’essere la strada da percorrere sempre. Questi venti anni post-referendum non sono stati utilizzati a dovere per trovare energie pulite, invece di sviluppare tecnologia nucleare era forse meglio sviluppare qualche altro tipo di tecnologia". "Siamo fieri di non avere siti nucleari sul nostro territorio - continua -. E’ vero che l'Italia ha un problema energetico, ma di certo non sarà risolto dalle centrali nucleari, e decidere oggi su una materia così importante con leggerezza, in un momento storico ed economico estremamente delicato come quello attuale, non è assolutamente accettabile"


27 febbraio 2009 - Il Sannio

«La politica pensa a Mastella I cittadini hanno altri problemi»

Benevento - "La politica litiga invece di pensare ai problemi veri della gente". E’ la denuncia del circolo cittadino di Rifondazione comunista, ‘Ciccio Romano’, che aprirà nei prossimi giorni sportelli di pubblica utilità. "Nei giorni scorsi – evidenzia il Prc - il Consiglio comunale avrebbe dovuto discutere il regolamento che istituisce l’Osservatorio sulla casa, uno strumento di monitoraggio del disagio abitativo nella nostra città. Purtroppo non c’è stato modo di discutere delle questioni che riguardano la vita dei cittadini poiché è stato considerato più importante discutere, azzuffarsi e sbraitare in merito al passaggio dell’Udeur nel PdL".
Rifondazione lancia quindi il proprio ‘pacchetto anti crisi’: "Dalla prossima settimana presso la sezione di Via Cocchia n. 70 (Rione Libertà) i cittadini potranno usufruire gratuitamente di uno sportello per il risarcimento sociale che offrirà consulenza e informazione gratuita e la modulistica necessaria alla presentazione dei ricorsi per ottenere il risarcimento del canone di depurazione comunale e il risarcimento delle spese di spedizione delle bollette Telecom ed Enel, attivo ogni lunedì, martedì e mercoledì dalle 17 alle 20. Attiveremo inoltre: un centro di raccolta documenti, in collaborazione con la Rdb Cub, dove i soggetti interessati possono presentare gratuitamente le proprie istanze con l’ausilio di esperti del Caaf nella realizzazione di calcoli ISEE e dichiarazione dei redditi (lunedì, martedì e mercoledì dalle 17 alle 20); uno sportello per il diritto all’abitare a cura di Action che offrirà gratuitamente informazione, consulenza, assistenza (lunedì, martedì, mercoledì dalle 17 alle 20); un doposcuola gratuito per giovani delle scuole elementari e medie tenuto da personale docente qualificato (giovedì, venerdì dalle 16 alle 20); gruppi di acquisto popolare che consentono attraverso la filiera corta di acquistare beni di prima necessità a prezzi al di sotto del mercato (tutti i sabato dalle 9 alle 13)".


26 febbraio 2009 - Ansa

SCIOPERI: CUB-COBAS-SDL; ATTACCO A DEMOCRAZIA, NO COLPI DI MANO

(ANSA) - ROMA, 26 FEB - Sindacati di base sul piede di guerra contro le linee di riforma dello sciopero domani all'esame del consiglio dei ministri. In un comunicato unitario, Cub, Cobas e Sdl dicono 'no' a ''colpi di mano da parte del governo'', convinti che si stia andando ''rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del piu' vasto tema della limitazione delle liberta' sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella societa'''. Confermano, quindi, le iniziative di lotta contro il governo, ma anche contro i ''padroni, Cisl, Uil e Ugl'': il 4 marzo stop del trasporto aereo, il 28 marzo manifestazione nazionale a Roma, il 23 aprile sciopero generale. ''Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti, - affermano - il governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le conseguenti risposte dei lavoratori col tentativo di farne pagare a loro il costo. Cio' e' confermato dal fatto che il governo ha annunciato norme che dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie, forme di lotta utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici''. Secondo Cub, Cobas e Sdl, lo scopo del governo e' ''di imporre per legge la pace sociale, vietando e criminalizzando il diritto di sciopero. Di ridurre al silenzio i lavoratori mentre si celebrano i misfatti nel settore dei trasporti con migliaia di esuberi, di messa in mobilita', di licenziamenti e il relativo aggravio sulla qualita' del servizio e dei costi: un colpo di mano che va sventato sul nascere insieme a tutti i tentativi protesi a mettere al bando la Costituzione e i diritti fondamentali''.

SANITÀ: PRECARI ASL ABRUZZO VERSO SCIOPERO GENERALE

(ANSA) - PESCARA, 27 FEB - I rappresentanti sindacali di Rdb/Cub, Cobas e del Comitato precari proclameranno domani lo sciopero generale di tutti i precari delle Asl del territorio regionale. La decisione, comunicata da Mario Frittelli di Rdb/Cub, è stata decisa durante un'assemblea, ancora in corsi nella sede della direzione generale della Asl di Pescara, dove hanno incontrato il manager Claudio D'Amario. Per i sindacati, le risposte avute dai vertici regionali e dal direttore generale non rassicurano i lavoratori circa il loro futuro, in particolare i 45 Edp, i cui contratti scadranno sabato prossimo. Frittelli ha anche annunciato che domani una delegazione di precari terrà un piccolo presidio presso la Asl, un altro gruppo, insieme a rappresentanti sindacali, si recherà invece presso l'assessorato regionale alla Sanità, in via Conte di Ruvo a Pescara, per sollecitare ancora risposte certe. I precari non escludono una nuova occupazione, dopo quella di ieri. Riguardo al problema della stabilizzazione, «la politica - ha sottolineato Frittelli - va da una parte e i tecnici dall'altra». Critiche sono state rivolte, in particolare, al piano di rientro definito «suicida». Intanto, si è appreso dagli stessi rappresentanti sindacali che ha avuto esito negativo il primo tentativo di conciliazione richiesto a seguito dello stato di agitazione dei lavoratori precari delle stesse Asl per mancanza di risorse. Il tentativo di conciliazione si è tenuto presso la prefettura dell'Aquila.

DOMANI NEL LAZIO

(ANSA) - ROMA, 26 FEB - AVVENIMENTI PREVISTI PER DOMANI NEL LAZIO:...
8:00 - Roma, via Enrico Cialdini, 13. Mobilitazione con gli inquilini resistenti per bloccare lo sfratto di Stefania e la sua famiglia, organizzato da As.I.A. Rdb «Stop agli sfratti e agli sgomberi, passaggio da casa a casa!».
....


26 febbraio 2009 - Omniroma

ARES 118, RDB SANITÀ: «ENNESIMO SPOT MARRAZZO»

(OMNIROMA) Roma, 26 feb - «L'ennesimo annuncio ad effetto del Presidente Marrazzo - dichiara in una nota Maria Teresa Pascucci del Coord. Regionale RdB Sanità - che pensa di risolvere attraverso il sistema satellitare i problemi del 118 e delle file nei pronto soccorso. Nei fatti, il problema del fermo ambulanza in pronto soccorso per mancanza di barelle e posti letto, non solo non è stato risolto, ma risulta essere raddoppiato nei mesi di gennaio e febbraio del 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008, interessando anche ospedali in cui il fermo macchina non si era verificato; tra cui, non a caso, l'Ospedale provinciale di Tivoli a causa della riduzione dei servizi nel territorio della Asl RmG avvenuta nel corso dell'anno». «Tutto ciò dimostra - continua la sindacalista RdB - che il problema non è risolvibile solo attraverso l'utilizzazione del pur necessario sistema satellitare, che, inoltre, necessiterebbe di un sistema informatico che attualmente non risulta in rete con tutti gli ospedali. Non vorremmo che il lancio effettuato nella massima pubblicità di un sistema tecnologico servisse nella realtà, ancora una volta, a coprire una organizzazione quotidiana nella quale mancano le risorse umane e strumentali, dove la qualità del soccorso alla cittadinanza è a rischio e dove addirittura le comunicazioni tra la Centrale e il territorio avvengono ancora attraverso i telefonini». «Le difficoltà organizzative - conclude Pascucci - del servizio ricadono anche sugli operatori dell'Ares che oltre a lavorare in condizioni di forte disagio subiscono dall'attuale Direzione una stretta autoritaria su diritti e salario».

GLI APPUNTAMENTI DI DOMANI

(OMNIROMA) Roma, 26 feb - ...
Conferenza stampa di RdB-CUB Pubblico Impiego sulle decurtazioni alle pensioni ed alle buste paga dei lavoratori pubblici operato dall'Inpdap e da diverse amministrazioni. Parlamentino della Direzione Generale Inpdap Via Santa Croce in Gerusalemme 55 (ore 11.30)
....


26 febbraio 2009 - Adnkronos

ROMA: ASIA RDB, RINVIATI ALTRI 2 SFRATTI
MA VOGLIAMO BLOCCO GENERALIZZATO
STOP AGLI SGOMBERI E ALLA SVENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO

Roma, 26 feb. - (Adnkronos) - "Chiediamo il blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi, lo stop immediato alla svendita del gia' esiguo patrimonio pubblico, il riutilizzo del costruito per garantire il passaggio da casa a casa". Lo dichiara l'associazione Asia-Rdb dopo aver ottenuto il rinvio di due sfratti: "il primo previsto per oggi in via Enrico Cialdini 13, dove una cinquantina di attivisti dei Blocchi precari metropolitani e di Asia Rdb sono intervenuti con un picchetto a difendere Stefania, il marito e i loro bambini dalla T.F. Immobiliare Srl. Sempre in mattinata in via Rastrelli, a Tor de' Cenci, e' stato bloccato un altro sfratto a danno di una mamma con la figlia, con rinvio al 31 marzo". "Ieri - prosegue l'associazione sindacale degli inquilini delle case popolari - lo stesso responsabile Casa dell'Anci Roberto Tricarico ha sottolineato il crescente numero di esecuzioni per morosita', causate da affitti insostenibili che mangiano la meta' del salario mensile e che ormai interessano fasce di inquilini sempre piu' larghe. Il sottosegretario Mantovano pare stia gia' pensando a rinnovare la quasi inutile proroga per le categorie protette in scadenza a giugno e questo di certo non e' un buon segno per le migliaia di inquilini a rischio". "E' fin troppo evidente - conclude l'Asia Rdb - che i tempi concessi per trovare soluzioni abitative alternative sono brevi e inutili. Non e' pensabile infatti che chi e' diventato moroso possa garantirsi il diritto all'abitare agli attuali prezzi di mercato. Considerando poi che gli effetti della crisi economica devono ancora rivelarsi in tutta la loro drammaticita', se le amministrazioni non svolgeranno la loro funzione andremo incontro a un disastro sociale".


26 febbraio 2009 - Dire

SANITA'. RDB: SISTEMA RETE 118 NON RISOLVE FERMO AMBULANZE

(DIRE) Roma, 26 feb. - "Il problema del fermo ambulanza nei pronto soccorso per mancanza di barelle e posti letto non e' risolvibile solo con l'annuncio di un sistema satellitare. Si tratta dell'ennesimo annuncio a effetto del presidente Marrazzo". E' quanto afferma Maria Teresa Pascucci del coordinamento regionale Rdb Sanita'. "Non vorremmo che il lancio effettuato nella massima pubblicita' di un sistema tecnologico servisse nella realta', ancora una volta- continua Pascucci- a coprire una organizzazione quotidiana nella quale mancano le risorse umane e strumentali, dove la qualita' del soccorso alla cittadinanza e' a rischio e dove addirittura le comunicazioni tra la Centrale e il territorio avvengono ancora attraverso i telefonini. Le difficolta' organizzative del servizio ricadono anche sugli operatori dell'Ares che oltre a lavorare in condizioni di forte disagio subiscono dall'attuale direzione una stretta autoritaria su diritti e salario".


26 febbraio 2009 - Agi

SANITA’: PRECARI PESCARA OCCUPANO UNA SALA DELLA ASL

(AGI) - Pescara, 26 feb. - I precari della Asl di Pescara hanno occupato pacificamente una sala al primo piano degli uffici della Asl, in via Paolini. Si tratta di un’occupazione pacifica, spiega Mario Frittelli (Rdb-Cub) e terminera’ nel momento in cui il manager, Claudio D’Amario, fornira’ risposte precise sul percorso che intende seguire per i precari. In una prima riunione, questa mattina, D’Amario ha ribadito quanto annunciato ieri ai precari dall’assessore regionale Lanfranco Venturoni, e cioe’ la messa a punto della pianta organica e poi i concorsi pubblici per le assunzioni. I lavoratori vogliono, pero’, delle garanzie precise e scadenze precise, che vanno messe per iscritto, e non andranno via se prima non avranno ottenuto queste informazioni da D’Amario, che si e’ dovuto allontanare dalla Asl per impegni istituzionali. Gia’ ieri i precari hanno occupato una sala della Regione, sempre a Pescara.


26 febbraio 2009 - Apcom

Sanità. Milano, Cub: 6-3 sciopero generale a ospedali Policlinico
Contro amministrazione Fondazione che "nega diritti fondamentali"

Milano, 26 feb. (Apcom) - L'RdB-Cub del Settore sanità del pubblico impiego della Lombardia indice per venerdì 6 marzo uno sciopero generale di 24 ore (8 ore per turno) agli ospedali milanesi della Fondazione Policlinico, il Maggiore, la Mangiagalli e la Regina Elena. L'RdB-Cub spiega che la mobilitazione è stata decisa per protestare contro l'amministrazione della Fondazione Policlinico "che valuta i lavoratori numeri per riempire turni e far quadrare le loro logiche di bilancio negando diritti fondamentali inderogabile della nostra Costituzione". In pratica il sindacato contesta l'amministrazione che "applica alla lettera il modello 'Brunetta' negando alle lavoratrici madri il diritto sancito dalla legge (l.53/2000) e dai contratti nazionali, imponendo orari e turni che impediscono alle madri di accudire i propri figli; per la violazione della legge 300/70 art. 28 attivita antisindacale; per l'imposizione a turni massacranti; per lo spostamento del personale, senza un accordo, con logiche, che poco hanno a che fare con la democrazia".

Fiat/ Domani sciopero 4 ore metalmeccanici di Pomigliano d'Arco
Serrata commercianti, corteo con vescovo e comizio Rinaldini

Napoli, 26 feb. (Apcom) - Tutto è pronto, a Pomigliano d'Arco, per lo sciopero generale dei metalmeccanici che, domani, prevede quattro ore di astensione dal lavoro per esprimere solidarietà alle tute blu dello stabilimento Fiat Auto della cittadella industriale alle porte di Napoli. A scendere in piazza non saranno soltanto i lavoratori delle industrie della zona, ma anche scolaresche, parrocchie, sindacati e commercianti. La manifestazione avrà inizio alle 9.30 con un corteo che partirà dal piazzale contiguo alla stazione della Circumvesuviana per raggiungere poi piazza Primavera. Qui è previsto un comizio al quale prenderanno parte Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom-Cgil; Giovanni Sgambati, segretario generale Uilm Campania; Gianpiero Tipaldi, segretario generale Cisl di Napoli e un Rsu del Fismic. In corteo anche il vescovo di Nola, Beniamino Depalma; il segretario provinciale Ugl di Napoli, Francesco Falco; il presidente della Provincia di Napoli, Dino Di Palma e una serie di sindaci dell'hinterland tra cui il primo cittadino di Marano, Salvatore Perrotta. A protestare anche Rsu Alenia Aeronautica, Cub, Cub-Rdb, Confederazione Cobas, militanti e simpatizzanti del partito della Rifondazione comunista, della Sinistra democratica e dei Comunisti italiani. E' prevista, inoltre, una serrata dei commercianti che, a causa della crisi, stanno subendo numerosi contraccolpi economici. "Lo stabilimento Fiat Auto di Pomigliano si presenta come il più colpito dalla crisi tra tutti quelli del Gruppo - si legge in una nota unitaria dei sindacati - dal mese di settembre ad oggi sono già 19 le settimane di cassa integrazione effettuate e altre ancora ne verranno nel corso dei prossimi mesi. Si tratta di 5mila lavoratori a cui vanno aggiunti i circa 10mila dell'indotto che stanno subendo la situazione in modo insostenibile e a cui, ad oggi, viene negato - prosegue la nota - anche di conoscere quale prospettiva industriale si determinerà per Pomigliano". Ieri il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, durante un incontro con alcune delegazioni di lavoratori, ha dichiarato che sia il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, si stanno interessando della vicenda. "A Pomigliano c'è un problema molto serio perché gli ecoincentivi che il Governo nazionale ha stabilito per il settore auto non riguardano, sostanzialmente, questa realtà - aveva detto ieri dopo il colloquio con sindacati e Rsu dello stabilimento Fiat - Siamo pronti a fare la nostra parte sostenendo i progetti di ricerca di Elasis puntando anche su motori eco-sostenibili". Intanto la richiesta di lavoratori e sindacati è che nello stabilimento di Pomigliano vengano trasferite produzioni o parte di produzioni di autovetture che sono state spostate in altre parti d'Italia o all'estero.


26 febbraio 2009 - Asca

AGENZIE ENTRATE/PIEMONTE: CGIL ESCLUSA DA TRATTATIVE. OCCUPEREMO UFFICI

(ASCA) - Torino, 26 feb - E' saltato il tavolo contrattuale alla direzione regionale delle Entrate del Piemonte dopo la decisione di questa mattina di escludere la Cgil dalle trattative, relative alla riorganizzazione degli uffici provinciali e periferici. ''Hanno voluto impedire alla Cgil il diritto di contrattazione, ed e' l'effetto di un'applicazione zelante di direttive politiche dopo la mancata firma da parte nostra del contratto nazionale della Funzione Pubblica'', commenta Salvatore Chiaramonte, segretario piemontese della funzione pubblica Cgil. La riunione di questa mattina a cui oltre alla Cgil che rappresenta circa il 17% degli iscritti al sindacato e il 27% dei voti per le Rsu, non sono state invitate ne' le Rdb ne' la Flp, e' stata rinviata a data da destinarsi dopo che il sindacato ha manifestato l'intenzione di non lasciare l'incontro. ''In queste ore - spiega Chiaramonte - e' accaduta la stessa cosa in Puglia e nelle Marche, e non vorremmo che l'Agenzia delle Entrate pensi di proseguire a colpi di blitz con Cisl e Uil cosi' come e' accaduto a Roma. Altre direzioni regionali - prosegue Chiaramonte - si sono invece messe in stand-by, una posizione che abbiamo reclamato inutilmente anche in Piemonte. Temiamo - osserva - che questo sia l'antipasto di quanto potra' accadere anche nella contrattazione nei ministeri e nel parastato'' Chiaramonte conclude annunciando prove di forza: ''Si tratta di un'intenzione burocratica di procedere alla rottura delle relazioni sindacali dagli esiti imprevedibili. Se si verifichera' ancora occuperemo gli uffici''.


26 febbraio 2009 - L'Unione Sarda on line

Cub-Cobas-Sdl: "Colpo di mano del Governo"
Confermano, quindi, le iniziative di lotta contro il governo, ma anche contro i "padroni, Cisl, Uil e Ugl": il 4 marzo stop del trasporto aereo, il 28 marzo manifestazione nazionale a Roma, il 23 aprile sciopero generale

Sindacati di base sul piede di guerra contro le linee di riforma dello sciopero domani all'esame del consiglio dei ministri. In un comunicato unitario, Cub, Cobas e Sdl dicono 'no' a "colpi di mano da parte del governo", convinti che si stia andando "rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società". Confermano, quindi, le iniziative di lotta contro il governo, ma anche contro i "padroni, Cisl, Uil e Ugl": il 4 marzo stop del trasporto aereo, il 28 marzo manifestazione nazionale a Roma, il 23 aprile sciopero generale. "Dietro un linguaggio formalmente tecnicistico, presentato come un intervento per il solo settore trasporti, - affermano - il governo predispone la legislazione per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica e le conseguenti risposte dei lavoratori col tentativo di farne pagare a loro il costo. Ciò è confermato dal fatto che il governo ha annunciato norme che dovrebbero impedire di bloccare strade, aeroporti e ferrovie, forme di lotta utilizzate da tutti i lavoratori in casi particolarmente drammatici". Secondo Cub, Cobas e Sdl, lo scopo del governo è "di imporre per legge la pace sociale, vietando e criminalizzando il diritto di sciopero. Di ridurre al silenzio i lavoratori mentre si celebrano i misfatti nel settore dei trasporti con migliaia di esuberi, di messa in mobilità, di licenziamenti e il relativo aggravio sulla qualità del servizio e dei costi: un colpo di mano che va sventato sul nascere insieme a tutti i tentativi protesi a mettere al bando la Costituzione e i diritti fondamentali".


26 febbraio 2009 - La Stampa

IL CAPO DEL CUB
"Vogliono spennarci come tanti tacchini"
di ROSARIA TALARICO

ROMA - «Me leverai le corna che ciò in testa, ma no l'idee che tengo ner cervello». Giampietro Antonini, coordinatore nazionale Cub Trasporti, cita Trilussa a proposito delle nuove regole in materia di scioperi nel settore del trasporto pubblico, proposte dal ministro Sacconi. «Cercheremo di far valere le nostre idee e di portarle avanti comunque: questi puntano a creare una cortina fumogena - spiega -. Mi riferisco alle aziende di trasporti e al governo. Non vogliamo che nei prossimi mesi siano i lavoratori dei trasporti a pagare la crisi e a finire come Alitalia. Il settore è in sofferenza e in assenza di rinnovo contrattuale da 14 mesi. Le aziende si rifiutano non solo di trattare, ma anche di pagare il periodo di vacanza contrattuale».
E' giusto allora che siano i cittadini a subire i disagi degli scioperi? «Le regole attualmente presenti sul diritto di sciopero - risponde il sindacalista - sono eluse per prima cosa dalle aziende. Le aziende non ci convocano mai in prima battuta. Per poter fare sciopero devo fare una richiesta all'azienda che entro 10 giorni mi deve convocare. L'azienda solitamente mi ignora. Il passo successivo è andare in prefettura o dal governo. Anche lì l'azienda di solito non si presenta».
Secondo Antonini «le leggi esistenti sono più che sufficienti. Io vorrei che le aziende si sedessero intorno a un tavolo e trattassero. In caso contrario che altro strumento ho io, se non lo sciopero? Pretendono che i lavoratori stiano lì come beoti a farsi spennare come tacchini?». Quanto alle misure sull'effetto annuncio il coordinatore dei Cub Trasporti le definisce «una bufala. Esistono già delle regole per la convocazione degli scioperi. Ma guarda caso chi usa l'effetto annuncio sono Cgil, Cisl e Uil. Potrei fare mille esempi».


26 febbraio 2009 - Nuova Ferrara, Venezia, Sardegna/Piccolo/Provincia Pavese/Trentino/Tribuna Treviso/Mattino Padova/Gazzetta Mantova, Modena/Corriere Alpi/Città Salerno/Centro/Alto Adige/Tirreno

Trasporti, scioperare sarà sempre più difficile
Pronto il giro di vite: astensioni "virtuali", sanzioni e referendum preventivi. Critica la Cgil, Uil e Cisl pronte a trattare, la sinistra parla di svolta autoritaria e di nuovo attacco ai diritti dei lavoratori
di VINDICE LECIS

ROMA - Sciopero virtuale, soglia di rappresentatività del 50% per poter proclamare un’astensione dal lavoro, divieti di proteste che possano bloccare la circolazione, obbligo di referendum preventivi. La stretta del governo sugli scioperi nei servizi pubblici approda domani al consiglio dei ministri.
Su queste norme, che non riguardano solo il settore dei trasporti ma regolano parte dei conflitti collettivi, si apre uno scontro politico e sociale durissimo. La sinistra minaccia «barricate sin da subito», la Cgil sospetta che il governo voglia «impedire il dissenso» ma Cisl e Uil aprono alla trattativa.
Il testo in tre articoli prevede, tra l’altro, lo sciopero virtuale «che potrà essere reso obbligatorio per determinate categorie professionali». Lo sciopero virtuale prevede che un lavoratore dichiari l’astensione dal lavoro ma in realtà presti comunque la sua attività perdendo però la retribuzione. Questa - insieme a una penale per l’azienda - viene destinata a fini sociali. Insomma forma di pressione sull’azienda senza danno per gli utenti.
Tra le novità che potrebbero arrivare per regolamentare gli scioperi nei trasporti, Sacconi impone l’obbligo di comunicazione «con congruo anticipo» delle revoche delle proteste allo scopo di evitare l’effetto annuncio con il quale di fatto vengono fermati i trasporti. Altre norme riguardano le proteste giudicate «lesive» della mobilità e della libertà di circolazione come le proteste sulle strade o sui binari.
Fabrizio Solari, segretario confederale della Cgil, si augura che «a guidare l’iniziativa del governo non sia, dopo aver favorito la rottura del sindacato, il tentativo di impedire che il dissenso possa manifestarsi» e comunque la legge delega «non è lo strumento più appropriato per affrontare temi di rilevanza costituzionale». Raffaele Bonanni (Cisl) è pronto a trattare ma chiede che le regole siano circoscritte al solo settore dei trasporti: «Nessuno si sogni di andare oltre» ha ammonito. Per il segretario della Uil, Luigi Angeletti, favorevole allo sciopero virtuale, «ci sono servizi come ad esempio i trasporti dove il conflitto tra noi e le imprese non deve colpire le persone». Il coordinatore dei Cub-trasporti, Giampietro Antonini, denuncia invece «il proposito di Sacconi di peggiorare ulteriormente la normativa in materia di scioperi».
Di «controriforma» parla Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista secondo cui «le nuove regole sono gravissime e inaccettabili. Si vuole portare così a compimento l’attacco al lavoro e alla democrazia alla base dell’accordo separato sulla contrattazione, distruggere l’autonomia del sindacato». Durissimo anche Gianni Pagliarini, responsabile lavoro dei Comunisti Italiani: «Il governo mentre fa finta di tutelare i cittadini attacca il sacrosanto diritto allo sciopero garantito dalla Costituzione e mai così messo pesantemente in discussione».
Anche per Claudio Fava, segretario di Sinistra Democratica, «il governo indica una scorciatoia autoritaria per ridurre i diritti». E Massimo Donadi, capogruppo alla Camera di Idv, attacca: «Attacco reazionario ai diritti dei lavoratori».
L’ex ministro democratico Cesare Damiano chiede che si apra un confronto con tutte le parti sociali: «Il Pd è interessato a un giusto equilibrio tra il diritto di sciopero e il diritto alla mobilità» ma la priorità è la definizione dei criteri della rappresntanza sindacale.


26 febbraio 2009 - Leggo

Regole più severe in arrivo per gli scioperi nei trasporti...
di Claudio Fabretti

Regole più severe in arrivo per gli scioperi nei trasporti. Con lo scopo di rendere le proteste più compatibili con il diritto di mobilità dei cittadini. Già domani al Consiglio dei ministri potrebbe approdare la riforma messa a punto dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Tra le novità, la introduzione del referendum consultivo preventivo obbligatorio per i sindacati che non superano la soglia del 50% di rappresentatività per la proclamazione dello sciopero e l’adesione individuale del singolo lavoratore in servizio in attività di particolare rilevanza.
In alcuni casi potrebbe anche essere previsto lo "sciopero virtuale" (si proclama, ma si lavora ugualmente) per le categorie cosiddette "essenziali". Nel mirino del governo anche alcune forme di proteste (come l’occupazione dei binari o delle strade) considerate lesive del diritto alla circolazione. Cambiamenti in vista anche per la Commissione di garanzia degli scioperi nei servizi pubblici, alla quale potrebbe essere affidato anche il compito di verificare l’effettivo grado di partecipazione agli scioperi e valutare la rappresentatività dei soggetti che li proclamano.
Proteste da opposizione e sindacati. Lo sciopero virtuale è «un vero obbrobrio costituzionale», secondo Paolo Brutti, responsabile Politiche del Lavoro dell’Italia dei Valori. «Il governo non impedisca le manifestazione di dissenso», l’appello del segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari. «La maggior parte degli scioperi nei trasporti avviene a causa delle inadempienze da parte delle aziende e non c’è alcuna seria sanzione nei loro confronti» sostiene Giampietro Antonini, Coordinatore nazionale della Cub Trasporti.


26 febbraio 2009 - Il Mattino

Roma. Arriva lo sciopero virtuale...

Roma - Arriva lo sciopero virtuale, quello che non danneggia i poveri cittadini che con le beghe tra lavoratore e azienda non c’entrano nulla. E arriva anche la dichiarazione di adesione preventiva da parte dei singoli, così come sarà obbligatorio un referendum preventivo consultivo. Dopo anni di discussioni su scioperi selvaggi, viaggiatori in ostaggio per intere giornate e città bloccate, domani il Consiglio dei ministri varerà il disegno di legge delega per una nuova regolamentazione del diritto di sciopero nel settore dei trasporti. Obiettivo: trovare il giusto equilibrio tra due diritti costituzionali, quello all’astensione del lavoro come arma di protesta contro decisioni aziendali considerate lesive per gli stessi lavoratori e quello alla mobilità e alla libera circolazione dei cittadini. Intanto ieri, con il via libera del Senato (le opposizioni non hanno partecipato al voto), è diventato legge il provvedimento "anti-fannulloni" nella pubblica amministrazione. Le nuove norme - che il ministro Brunetta ha definito «rivoluzionarie» - porteranno più trasparenza e introdurranno un meccanismo di premi per chi lavora bene e di sanzioni per chi non fa il proprio dovere. Obiettivo: aumentare la produttività del lavorare pubblico e migliorare l’efficienza. «Nell’arco di pochi mesi si avranno già i primi risultati» assicura Brunetta che promette l’approvazione dei decreti delegati prima dell’estate. Domani sarà invece la volta della nuova regolamentazione del diritto di sciopero nei trasporti pubblici. La bozza, messa a punto dagli uomini del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, è pronta. Anche se non sono escluse limature dell’ultima ora. Qualche dubbio resta, ad esempio, sull’obbligo per legge del referendum preventivo consultivo. Il grosso però è fatto. E si tratta di norme che a conti fatti cambieranno di molto il modo di scioperare. Introducendo nuovi strumenti, ma anche sanzioni più pesanti e si spera effettive, visto che finora non ha mai pagato nessuno o quasi. Le novità più rilevanti riguardano lo sciopero virtuale, in pratica il lavoratore presta comunque la sua opera, ma la retribuzione relativa alle ore di sciopero maggiorata di una cifra da addebitare all’azienda andrà ad un fondo (beneficenza, solidarietà, ecc.) man mano stabilito. Potranno dichiarare sciopero solo i sindacati o la coalizione di sindacati che rappresentano oltre il 50% dei lavoratori aziendali. In caso contrario occorrerà fare un referendum consultivo preventivo obbligatorio. Per alcuni particolari servizi e situazioni sarà necessaria anche la dichiarazione di adesione del singolo lavoratore da inviare all’azienda. Per vanificare il cosiddetto "effetto annuncio", la revoca dello sciopero da parte del sindacato dovrà avvenire «con congruo anticipo». Novità in arrivo anche per la Commissione di garanzia degli scioperi nei servizi pubblici che sarà sostituita dalla Commissione per le relazioni di lavoro, più snella nei componenti (5 anziché 9) e con più poteri operativi (ad esempio certificare la rappresentatività dei sindacati). Previste anche nuove sanzioni - la cui riscossione è affidata ad Equitalia - sia nei confronti delle sigle sindacali, che delle imprese e anche dei dei singoli lavoratori in caso di scioperi spontanei. Buona l’accoglienza, pur con qualche distinguo, da parte di Cisl, Uil e Ugl. Più critica la Cgil che teme «il tentativo da parte del governo di impedire che il dissenso possa manifestarsi». Ancora più critici i sindacati di base. Secondo la Cub Trasporti, «il proposito di Sacconi è di peggiorare ulteriormente la normativa in materia di sciopero». Rifondazione comunista ritiene le nuove norme «gravissime e inaccettabili» e annuncia «barricate». Forti le critiche anche da parte di Italia dei Valori e Sinistra democratica che parlano di «scorciatoia autoritaria».(gi.fr.)


26 febbraio 2009 - Liberazione

C'è chi è scettico che davvero entro il 2020 spunteranno centrali atomiche...
di Checchino Antonini

C'è chi è scettico (Alberto Fiorillo di Legambiente nella sua Rassegna stanca quotidiana) che davvero entro il 2020 spunteranno centrali atomiche. C'è chi fa il gradasso perché ha gli amici forzuti (il repubblicano Nucara) e dice che le polemiche non lo preoccupano. Ronchi, ministro di An alle politiche comunitarie, ne vorrebbe una anche sotto casa sua. Ecco perché è contrario alle moschee (è andato a Genova a soffiare sul fuoco), perché tolgono spazio vitale al nucleare, mica perché è islamofobo. Lo spirito della scoria. Se ci fosse un referendum, dice sicuro-sicuro, stavolta gli ambientalisti canaglia non la spunterebbero. Si lascia convincere, lo statista, da una stampa addomesticata su cui non trova spazio altro che non sia di entusiasta accondiscendenza. Articolo 21 lancia l'allarme per l'ennesimo programma a reti unificate. Intanto i Verdi sono pronti a raccogliere firme per un nuovo referendum e il forum ambientalista lancia, con Ciro Pesacane, una campagna nazionale con petizione on line.
La mappa sui siti papabili fa tornare alla mente le grandi battaglie ecologiste degli anni 80. Montalto di Castro, nel Lazio, Caorso in Emilia, Trino Vercellese, Latina. Poi ci sono Viadana e San Benedetto Po, in Lombardia, Avetrana e nardò, in Puglia, new entry nella terrificante lista delle grandi opere. Servono luoghi, per i piani di Scajola e dei suoi radioattivi amici francesi, non sismici, vicini al mare per il raffreddamento, lontano da impianti industriali e da città. Ma dalle Regioni arrivano fumate nere. L'Italia è una striscia allungata e densamente popolata, ricorda Vendola, governatore della Puglia, che sa quanto sia costosa e ingovernabile e neppure redditizia la svolta nucleare. La Puglia, per l'atomo, sarà «confine non superabile». Più contorta la posizione del suo omologo laziale: «Nei rapporti con il governo nazionale abbiamo bisogno di interventi oggi, di non disperdere le risorse in progetti futuribili e che arriveranno a tempo scaduto, di rincorsa a un nucleare, magari con tecnologie obsolete e magari collocate in aree del nostro territorio che già soffrono di un'elevatissima concentrazione di strutture di produzione energetica». Secondo Marrazzo, «l'insufficienza delle politiche nazionali non può e non deve costituire per noi nè un pretesto nè un alibi. Dobbiamo comunque fare la nostra parte, così come, ad esempio, abbiamo già fatto per i lavoratori dell'Alitalia». Voleva dire no? Nel dubbio il capogruppo Prc, Ivano Peduzzi, chiede che il consiglio regionale dica un no più chiaro: «Con i soldi degli italiani, e mettendo a rischio la sicurezza del Paese, si dà il via libera a una tecnologia di terza generazione che in Francia ha prodotto vari incidenti e messo in crisi la costruzione della nuova centrale di Flamanville. Inoltre, viene previsto l'utilizzo del surplus di plutonio prodotto in Francia dall'industria bellica. In sostanza, con l'accordo di ieri sono stati annunciati 30 miliardi di euro per produrre poco più del 5% dell'energia consumata in Italia (non il 25% come dichiarato da Palazzo Chigi) togliendo risorse alla ricerca su nuove fonti e energie rinnovabili e impedendo lo sviluppo di impianti a basso impatto ambientale e a grande richiesta occupazionale».
Contraria per ora l'Italia dei valori ma forse non ha ancora sentito il più realista Di Pietro, ultrà di grandi opere, grandi cantieri, grandi appalti, grandi disastri 8suo malgrado, si capisce). Infatti parlano (fino al momento in cui Liberazione va in macchina) solo i peones del suo partito. Invece sono preoccupatissimi in provincia di Viterbo, sia i livelli istituzionali, che quelli di movimento: sull'area incombono centrali a carbone che già mettono a repentaglio la salute pubblica. Giura il partito del tumore che quel carbone è pulito, che gli ambientalisti sanno solo dire no.
«Abbiamo già dato», dice dalla Sicilia, il segretario regionale di Rifondazione riferendosi ai costi della devastazione ambientale. Melilli, Priolo, Gela stanno lì a testimoniarlo ma Lombardo s'è detto disponibile a offrire (suo malgrado, si capisce) a Cosa nostra un posto nella cordata italofrancese. Dalla Provincia di Ragusa arriva il no secco del presidente, Franco Antoci e del sindaco di Vittoria che sospetta di essere nella lista dei 34 fortunati paesi designati. E, risalendo al nord, anche Bresso Mercedes, che pure le grandi opere non le dispiacciono (chiedere in Val Susa) mette le mani avanti assieme al suo assessore all'Energia. E poi, il Piemonte è anche la regione che più ha investito sulle rinnovabili (300 milioni di euro). Di scheletri nell'armadio non c'è scarsità: a poca distanza da Trino, c'è Saluggia col suo 75% delle scorie liquide nazionali sepolti in un'area alluvionale della Dora Baltea e sopra una falda che disseta 300mila piemontesi. Sempre più a nord: c'è il no dell'Alto Adige e quello sindacale delle Rdb perché resuscitare il nucleare sarebbe «come puntare sulle carrozze a cavalli dopo l'invenzione del vapore».
«Non è vero che sarà l'energia del futuro - dice Marco Bersani di Attac che ha appena pubblicato per Alegre "Nucleare, se lo conosci lo eviti" - che è competitivo e che serva contro il gas serra. Sono veri gli usi militari, i ripetuti incidenti e le scorie che consegneremo alle prossime generazioni». Serve un nuovo movimento. Come vent'anni fa.


26 febbraio 2009 - Il Messaggero

ROMA. Non è un «no» netto quello dei sindacati al disegno di legge sul diritto di sciopero ad eccezione della Cub...

ROMA - Non è un «no» netto quello dei sindacati al disegno di legge sul diritto di sciopero ad eccezione della Cub Trasporti che parla di «peggioramento della normativa»: «La maggior parte degli scioperi avviene per inadempienze delle aziende e non c’è alcuna sanzione nei loro confronti». Fabrizio Solari della Filt/Cgil si augura che «a guidare l’iniziativa del governo non sia, dopo aver favorito la rottura del sindacato, il tentativo di impedire che il dissenso possa manifestarsi». «Vale la pena ricordare - aggiunge Solari - che la legge attualmente in vigore è la più severa d’Europa». Discutere di nuove regole, secondo il sindacalista della Cgil, va bene ma debordare avrebbe un altro senso.
Si dice «assolutamente d’accordo» la Uil. «A patto - precisa il segretario confederale, Paolo Pirani - che siano effettive le penalità per le aziende, ossia che costino alle stesse almeno dieci volte quelle che costano al lavoratore. Siamo per rivedere le regole ma sulla base di due principi: lo sciopero è un diritto individuale costituzionalmente riconosciuto e il diritto di indizione degli scioperi».

L'Aquila. Assessorato regionale alla sanità occupato...

L'Aquila - Assessorato regionale alla sanità occupato. La clamorosa protesta s’è verificata ieri mattina ed è andata avanti fino alle 19. La decisione, da parte dei precari di Cgil, Cisl e Rdb è scaturita al termine dell'incontro con il commissario governativo Gino Redigolo che aveva ribadito di non voler e poter modificare il piano di rientro. In mattinata erano state recapitate le lettere di licenziamento al personale Co.co.co e disattivate le password dei computer delle postazioni di lavoro. «Domattina (oggi) ci incontreremo nuovamente con il manager D'Amario - ha detto Mario Frittelli di Rdb - per cercare di salvare i posti di lavoro». «E’ intollerabile - per Massimo Petrini della Cgil - che Redigolo non prenda una posizione politica».

Fronte sanità più vivo che mai...
di CLAUDIO FAZZI

Fronte sanità più vivo che mai in una giornata senza tregua: sit in davanti all’Asl, procedure di conciliazione in Prefettura, incontri con il commissario ad acta. Si parte alle 11 con l’assemblea di protesta di due ore nello spazio antistante la direzione generale della Asl, a Collemaggio, convocata da Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Rsu, Fials, Fsi, Anpo, Cimo, Cisl medici, Uil medici, alla quale parteciperà una rappresentanza dei medici specializzandi. Due "passaggi" sindacali dei giorni scorsi destano qualche perplessità: nel volantino del sit in davanti all’Asl, rivolto «a tutti i lavoratori», si chiarisce che «le due ore (11 - 13) sono da considerarsi assemblea sindacale retribuita», e sfugge la necessità della precisazione in una protesta contro tagli e accorpamenti; la Cisl è il sindacato più "severo" nei confronti del direttore generale Roberto Marzetti e, nel contempo, dispensa, in un comunicato di una sua struttura aziendale, fiori, rose, incenso ed elogi nei confronti delle cliniche private, tranne quelle del Gruppo Villa Pini, e tutto questo appare perlomeno eccessivo per chi ha presente la storia recente della sanità abruzzese. Comunque, sit in sia, anche se il manager dell’Asl ha già avvertito i sindacati che lui, questa mattina, non ci sarà perché impegnato altrove.
All’assemblea di protesta hanno aderito i medici specializzandi dell’Università. L’azione è contro le misure previste per l’attuazione del piano di rientro. Gli specializzandi lamentano il fatto che «i tagli previsti sui posti letto, gli accorpamenti (così come sono stati concepiti), mettono a rischio la sopravvivenza di numerose Scuole di specializzazione». «L’offerta formativa - scrivono in una nota - verrebbe ridotta in maniera irreversibile a vantaggio della concorrente realtà regionale, Chieti - Pescara, che dal canto suo, continua la sua corsa alla costituzione dell’azienda ospedale - Università, alla messa a regola di tutte le Scuole di specializzazione conformemente alla legge di accreditamento delle stesse. L’Aquila continua a essere penalizzata e forse non è un caso».
La Prefettura dell’Aquila, sempre oggi, infine, esaminerà due procedure di conciliazione, indette ai sensi della legge 146 del 1990. Alle 15.30 è stato convocato il commissario ad acta per il piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Abruzzo, Gino Redigolo, con il quale, unitamente ai direttori generali delle Asl abruzzesi, ai rappresentanti delle Rdb sindacali e a quelli della Regione Abruzzo, si procederà al primo tentativo di conciliazione richiesto a seguito dello stato di agitazione dei lavoratori precari delle stesse Asl. Alle 17, con il commissario Redigolo, con i rappresentanti del Gruppo Villa Pini d’Abruzzo, dei sindacati Cisl e Cgil e dell’assessorato regionale alla Sanità, si procederà al secondo tentativo di conciliazione richiesto dal personale della stessa struttura sanitaria privata, che ha dichiarato uno stato di agitazione.


26 febbraio 2009 - Il Gazzettino

Turni degli operatori socio-sanitari i sindacati di base non mollano

Dolo - Non intendono mollare le Rappresentanze sindacali di base sulla questione dei turni degli operatori socio sanitari; nonostante si sia arrivati ad un passo dalla rottura con Cgil, Cisl e Uil, rei d’aver sottoscritto un accordo con l’Asl 13 che non va incontro alle esigenze dei lavoratori. L’altro giorno i rappresentanti di RdB hanno incontrato i vertici dell’Asl 13, con in testa il direttore generale Arturo Orsini. Un incontro d’obbligo dopo la decisione del ritiro della firma dell’accordo. Tenendo pure conto del fatto che RdB rappresenterebbe un centinaio di lavoratori su trecento. Il chiarimento, secondo Federico Martelletto di RdB, avrebbe portato al raggiungimento di ottimi risultati. Dalla fine di giugno inizierà la nuova turnazione 3+1, come concordato nelle precedente trattativa; inoltre la direzione si è presa tempo per studiare le possibilità che dovrebbero garantire a giugno 2009 la turnistica con un doppio riposto festivo al mese. In pratica, la tanto agognata richiesta. «Pertanto- afferma Martelletto- sospendiamo lo stato d’agitazione, in attesa delle risposte di giugno». E rilancia, iniziando un duro braccio di ferro proprio con Cgil, Cisl e Uil: «La direzione avrebbe avuto il veto dei sindacati confederali che non avrebbero voluto che la concessione del doppio riposo festivo».


26 febbraio 2009 - Civonline

«L’allarme sugli stipendi è partito da noi»
Rdb-Cub a vinaccia su etruria servizi

CIVITAVECCHIA - «Dove era Gino Vinaccia quando l’Etruria Servizi era sull’orlo del deposito dei libri in Tribunale?». Inizia così la replica del sindacato Rdb-Cub alle affermazioni del vicesindaco che sul pagamento degli stipendi ha tranquillizzato i lavoratori della municipalizzata, attaccando il sindacato che ha sollevato il problema. «La nostra organizzazione - fa sapere il sindacato in una nota indirizzata a Vinaccia - non è concertativa come quella molto vicino a lei e non risponde al sindacato giallo di ‘‘vallettiana’’ memoria». Poi una considerazione pratica: «L’allarme è partito da noi, ecco perché abbiamo visto l’amministratore unico Massimo Lombardi frequentare indaffarato le stanze del Pincio alla ricerca delle somme necessarie».


26 febbraio 2009 - TRC giornale

"Il camaleonte Vinaccia finalmente esce allo scoperto"

Civitavecchia - "Abbiamo il merito di aver portato alla luce il problema e di aver messo il Comune in condizione di risolverlo". È la risposta della Rdb/Cub al vice sindaco Gino Vinaccia, che ieri, in una nota, aveva tranquillizzato i lavoratori di Etruria Servizi in merito al pagamento degli stipendi e se l'era presa con le organizzazioni sindacali, definendole sciacalli. La Rdb/Cub si augura che l'intervento del Comune sia duraturo e limitato soltanto ad Etruria Servizi, perché la situazione di Etm non è meno preoccupante. Infine il sindacato ritiene vergognose le accuse mossegli da Vinaccia, che ha usato un linguaggio che un assessore al personale ed un vice sindaco non dovrebbero permettersi di utilizzare.


26 febbraio 2009 - Il Quaderno

Benevento: Rifondazione Comunista presenta pacchetto di iniziative anti-crisi

Rifondazione Comunista di Benevento lancia un pacchetto di iniziative anti-crisi per portare avanti battaglie da partito sociale. "In un territorio colpito dalla crisi – si legge in una nota - che produrrà migliaia di cassaintegrati, di licenzimenti e di maggiore precarietà, dove la famiglie stentano ad arrivare alla terza settimana, dove c'è una spaventosa emergenza abitativa, l'unica preoccupazione da parte dell'intera classe dirigente che sia essa maggioranza o opposizione è quella di battibeccare per ore sugli effetti che il passaggio di Mastella ha prodotto. Noi non possiamo restare a guardare, abbiamo il dovere di aprire una seria riflessione sulla nostra capacità di incidere tali assetti politici incancreniti e di riuscire con l'azione collettiva e la pratica del conflitto sociale a colmare il gap tra la politica e i bisogni". Da lunedì 1° marzo presso la sezione di Via Cocchia al Rione Libertà i cittadini potranno usufruire gratuitamente di uno sportello per il risarcimento sociale che offrirà consulenza e informazione gratuita e la modulistica necessaria alla presentazione dei ricorsi per ottenere il risarcimento del canone di depurazione comunale e il risarcimento delle spese di spedizione delle bollette Telecom ed Enel, attivo ogni lunedì, martedì e mercoledì dalle 17 alle 20. Sarà attivato un centro di raccolta documenti, in collaborazione con la Federazione Provinciale Rdb Cub, dove i soggetti interessati possono presentare gratuitamente le proprie istanze nella realizzazione di calcoli ISEE e dichiarazione dei redditi; attivo ogni lunedì, martedì e mercoledì dalle 17 alle 20. Sarà aperto, poi, uno sportello per il diritto all'abitare a cura di Action Benevento che offrirà gratuitamente informazione, consulenza, assistenza. Ci sarà anche il dopo scuola gratuito per giovani delle scuole elementari e medie tenuto da personale docente qualificato attivo ogni giovedì e venerdì dalle 16 alle 20 (è necessaria l'iscrizione). Continua l’esperienza dei gruppi di acquisto popolare che consentono attraverso la filiera corta di acquistare beni di prima necessità come pane e pasta a prezzi al di sotto del mercato attivo tutti i sabato dalle 9 alle 13.


26 febbraio 2009 - La Nuova Sardegna

Era accusato di esercizio abusivo della professione. «E adesso faccio causa all’Asl»
Dottore per necessità, assolto un infermiere
L’anestesista si era allontanato dalla sala operatoria
e lui somministrò un farmaco al paziente sotto i ferri
di MARCO BITTAU

OLBIA - Un’odissea lunga sette anni non si dimentica facilmente, soprattutto se c’è da liberarsi del fardello di una accusa pesante come un macigno: esercizio abusivo della professione. Così Sisinnio Bitti, 62 anni, infermiere oggi in pensione, ha atteso con pazienza da samurai che la sentenza di assoluzione della corte d’appello di Sassari passasse in giudicato per mettere mano alla carta bollata e far causa alla Asl di Olbia, il suo ex datore di lavoro, per il risarcimento dei danni subiti.
I fatti risalgono al 13 febbraio 2002 e sono minuziosamente riassunti nella sentenza e nel carteggio interno tra medici e amministratori dell’Azienda sanitaria locale. Quel giorno Bitti, infermiere professionale in servizio nel reparto di anestesia e rianimazione all’ospedale di Olbia, era impegnato in sala operatoria. Durante l’intervento, su richiesta dei chirurghi, poiché il medico anestesista Salvatore Salis si era allontanato dalla sala, l’infermiere somministrò una dose di un farmaco, già prescritto, al paziente. In quella circostanza l’intervento proseguì regolarmente grazie anche all’intervento proprio dell’infermiere, ma la cosa provocò comunque la reazione del primario e dell’anestesista che si era allontanato dalla sala. Eppure - si sarebbe anche potuto dire - che un caso, l’ennesimo, di malasanità era stato scongiurato.
Invece, niente congratulazioni o pacche sulla spalla, l’intervento di Bitti aveva provocato solo polemiche. Addirittura una battaglia in piena regola, tra camici bianchi, con l’intraprendente infermiere messo alla berlina per aver «sostituito» il medico assente. Dalle contestazioni mosse in corsia alla denuncia per esercizio abusivo della professione il passo fu fin troppo breve e l’infermiere suo malgrado si ritrovò in tribunale, da imputato. In primo grado era stato condannato al pagamento di una multa (100 euro), ma in appello la sentenza era stata completamente ribaltata e Sisinnio Bitti assolto con formula ampia, «perché il fatto non sussiste».
In particolare, la corte aveva riconosciuto che «le necessità esistenti nel momento in cui fu attuata la condotta contestata inducono a ritenere che l’imputato non superò affatto i propri compiti, ma si comportò con competetenza e prontezza e, soprattutto, in assoluta buona fede dinanzi a una contingente situazione di emergenza».
Insomma, significa che nessun era stato commesso. Per l’infermiere olbiese, però, la sentenza favorevole oggi non è ancora sufficiente a ristabilire giustizia. Bitti, infatti, dopo aver pazientemente atteso la decorrenza dei termini per l’impugnazione e il passaggio in giudicato, ha deciso di intentare causa alla Asl per il risarcimento dei danni subiti in 7 anni di accuse, veleni e carte bollate. Di nuovo in tribunale, dunque, per un altro processo.
Al fianco dell’infermiere da subito era scesa in campo la Rappresentanza sindacale di base, di cui lo stesso Bitti è coraggioso attivista. «La sentenza - aveva precisato la Rdb - costituisce un importante riconoscimento della professionalità e deontologia dell’infermiere, mentre punisce l’arroganza e il senso di onnipotenza della classe medica». «Naturalmente - precisa oggi lo stesso Bitti - non è tutta la classe medica olbiese a finire sotto accusa. Ci sono ottime professionalità e grandi qualità umane da esaltare. Ma anche, purtroppo, gravi mancanze da denunciare».


26 febbraio 2009 - Il Centro

Sanità, stamani iniziative di protesta
Al sit-in anche gli specializzandi. Precari e Villa Pini dal prefetto

L’AQUILA - Oggi all’Aquila tiene banco ancora la sanità. In prefettura sono in programma due procedure di conciliazione, ovvero con il rappresentante del governo, Aurelio Cozzani, che tenterà di mettere d’accordo i lavoratori del Gruppo Villa Pini con l’azienda e i lavoratori precari delle Asl abruzzesi. Inoltre, dalle 11 alle 13 è previsto un sit-in di protesta davanti alla direzione della Asl dell’Aquila, a Collemaggio, dei sindacati ospedalieri e degli specializzandi.
Ma andiano per ordine. La giornata di protesta della sanità comincerà, appunto, alle 11 di stamani con le due ore di sit-in di protesta. La protesta è organizzata da Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Rsu, Fials, Fsi, Anpo, Cimo, Cisl-medici e Uil-medici, ai quali si uniranno gli spacializzandi.
I medici specializzandi dell’Università dell’Aquila, guidati dai rappresentanti nell’Osservatorio regionale per le Scuole di specializzazione, Verrecchia e Bozzelli, «manifesteranno il loro dissenso contro la direzione generale Asl, rispetto alle misure previste circa l’attuazione del famigerato piano di rientro. I tagli previsti sui posti letto, gli accorpamenti (così come sono stati concepiti) mettono severamente a rischio la sopravvivenza di numerose Scuole di specializzazione. L’offerta formativa verrebbe ridotta in maniera irreversibile, a vantaggio della concorrente realtà regionale, Chieti- Pescara, che, dal canto suo, continua la sua corsa alla costituzione dell’azienda Ospedale-Università, alla messa a regola di tutte le Scuole di specializzazione conformemente alla legge di accreditamento delle stesse», affermano gli specializzandi in una nota. «L’Aquila continua ad essere penalizzata e forse non è un caso. A voler pensar male si potrebbe ipotizzare che l’attuale direzione generale si presti semplicemente quale braccio armato rispetto a decisioni prese a tavolino altrove, decisioni che prevedono la riduzione progressiva delle risorse destinate al nostro territorio. Si sceglie, così, di saccheggiare letalmente questo stesso colpendo i due pilastri che lo sorreggono: l’Università e l’Ospedale».
«I giovani che oggi scelgono di iscriversi nella facoltà di Medicina e Chirurgia», afferma il dottor Guido Quintino Liris, dell’Amsaq (Associazione medici specializzandi dell’Aquila), «sono inconsapevoli del fatto che, una volta laureati, potrebbero di qui a poco vedere dimezzata l’attuale offerta formativa».
Intanto oggi in prefettura, alle 15.30, è stato convocato il commissario ad acta per il piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione, Gino Redigolo con il quale, unitamente ai direttori generali delle Asl abruzzesi, ai rappresentanti delle Rdb sindacali e a quelli della Regione, si procederà al primo tentativo di conciliazione richiesto a seguito dello stato di agitazione dei lavoratori precari delle Asl.
Alle 17, con il commissario Redigolo e con i rappresentanti del Gruppo Villa Pini, sindacati Cisl e Cgil e rappresentanti dell’assessorato regionale alla Sanità, si procederà al secondo tentativo di conciliazione richiesto dal personale della stessa struttura sanitaria privata, che ha dichiarato lo stato di agitazione.(v.p.)


26 febbraio 2009 - Il Padova

Occupazione. Stasera a Este l'incontro con l'assessore provinciale Tosetto e le Rsu dell'azienda
«Tavolo comune per la Komatsu»

Padova - Un tavolo fra Prefettura, Provincia e i Comuni di Este e Monselice sul rischio licenziamenti alla Komatsu. Lo chiedono le Rsu dell'azienda, che stasera in un'assemblea pubblica incontreranno l'assessore provinciale Roberto Tosetto, il sindaco di Este Giancarlo Piva e alcuni dei 700 lavoratori dell'azienda giapponese. Nelle ultime settimane l'azienda ha chiarito l'intenzione di mettere in mobilità una quarantina di dipendenti tra quelli più vicini alla pensione. "È chiaro che questa operazione mira al licenziamento di questi lavoratori, che insieme agli altri 400 in cassa integrazione rischiano seriamente il posto di lavoro" spiega Stefano Pieretti di Adl Cobas. La richiesta del sindacato è quella di creare un tavolo comune fra enti pubblici e azienda. "Chiediamo il blocco dei mutui e delle altre rate per quei dipendenti in cassa integrazione, che con 800 euro al mese non possono più pagare le rate dell'asilo per i figli o altre spese vive: i Comuni facciano da garanzia per questi lavoratori" la richiesta dei sindacati. "Sarebbe un modo per garantire un vero ammortizzatore sociale a questi dipendenti che rischiano seriamente di perdere il posto di lavoro" conclude Pieretti.(SIL.FA.)


26 febbraio 2009 - Il Mattino di Padova

Aziende in crisi nella Bassa
I lavoratori stasera a Este discutono del loro futuro

ESTE - La crisi economica e produttiva della Bassa Padovana è al centro del dibattito in programma stasera alle 20.30 nella sala Fumanelli di via Brunelli. «Crisi economica. Riflessi sul territorio: come uscirne?»: questo il titolo dell’assemblea indetta dai delegati Rsu di Komatsu, Coopservice, Coop. Pega, Consorzio Aurora/Tnt, cassintegrati Nuova Magrini Galileo e Frarica, ossia le principali realtà lavorative vittime del periodo di crisi.
All’incontro partecipano l’Associazione difesa lavoratori Cobas, l’assessore provinciale al Lavoro Roberto Tosetto, il sindaco di Este Giancarlo Piva, il candidato sindaco di Monselice Francesco Miazzi, il consigliere provinciale Paolo De Marchi e l’avvocato dell’associazione Ettore Squillace. Coordina il dibattito Stefano Pieretti. (n.c.)


26 febbraio 2009 - OnTuscia

NUCLEARE, RDB: "COS' FACCIAMO REGREDIRE IL PAESE"

VITERBO – (md) Con la firma di un protocollo si cancella la volontà degli italiani che, tramite referendum, si sono espressi in modo negativo sul nucleare, ritenuto una forma di produzione energetica tra le più pericolose e dannose per la popolazione. In una Italia che non riesce a gestire i rifiuti napoletani (o milanesi), immaginiamo che fine potranno fare le nuove scorie nucleari. Il protocollo firmato dal premier Berlusconi e dal presidente Francese Sarkozy rappresenta, oltretutto, una scelta fuori tempo che fa regredire il nostro paese. Oggi, grazie alla mancata evoluzione tecnologica delle centrali nucleari e all’aumento dei costi, sia del combustibile che di gestione generale del processo, è veramente incredibile contrabbandare questo accordo come un successo. La realtà è che dobbiamo puntare sulla ricerca e non su tecnologie in possesso di altri paesi che ce le svendono, intenzionati loro stessi a cambiarle. Tra l’altro le due centrali di terza generazione (Epr) in costruzione hanno moltissimi problemi e costi molto superiori alle previsioni. Insomma è come se dopo aver inventato la locomotiva a vapore si continuassero a produrre carrozze a cavalli. A causa di questa politica miope il governo sta per licenziare centinaia di precari Enea e mettere in mobilità altrettanti lavoratori a tempo indeterminato, tutti ricercatori e tecnici di alto valore, perché operano per lo sviluppo di nuove tecnologie e sulle fonti energetiche alternative. RdB si opporrà a questa scelta che svende le competenze scientifiche per inseguire un progetto che è roba dell’altro secolo e che potrebbe penalizzare pesantemente il nostro territorio.


26 febbraio 2009 - Abruzzo 24 Ore

Villa Pini, domani conciliazione fra precari e proprietà

Domani la Prefettura dell'Aquila sara' sede di due procedure di conciliazione, indette ai sensi della legge 146 del 1990. Alle ore 15.30 e' stato convocato il commissario ad acta per il piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Abruzzo, dott. Gino Redigolo con il quale, unitamente ai direttori generali delle Asl abruzzesi, ai rappresentanti delle Rdb sindacali ed a quelli della Regione Abruzzo, si procedera' al primo tentativo di conciliazione richiesto a seguito dello stato di agitazione dei lavoratori precari delle stesse Asl. Alle ore 17 con il commissario Redigolo e con i rappresentanti del Gruppo Villa Pini d'Abruzzo, dei sindacati Cisl e Cgil e dell'assessorato alla sanita' della Regione Abruzzo, si procedera' al secondo tentativo di conciliazione richiesto dal personale della stessa struttura sanitaria privata, che ha dichiarato uno stato di agitazione.


26 febbraio 2009 - Abruzzo Liberale

Abruzzo/Sanità: Assalto dei precari Asl all'assessorato di Pescara

Pescara - I precari della Asl di Pescara stanno occupando la sala riunioni dell'assessorato regionale alla Sanita', in via Conte di Ruvo, a Pescara, e intendono rimanere li' fino a quando incontreranno l'assessore Venturoni, col quale vogliono discutere del problema dei contratti in scadenza nei prossimi giorni. Questa mattina i rappresentanti di Cgil, Cisl, Rdb, Cobas e Comitato precari hanno parlato della questione con il commissario alla Sanita', Redigolo, negli uffici della Regione. E' stato lui a mettere a punto una bozza per la stabilizzazione dei precari, ma interesserebbe solo una piccola parte dei lavoratori, e stamani ha annunciato che non ci sono le possibilita' per modificarla perche' si rischierebbe la bocciatura da parte del governo. Per quanto riguarda la proroga dei contratti in scadenza non e' possibile prorogarli, ha spiegato sempre Redigolo, essendo arrivato uno stop dal governo centrale. La proroga di due mesi e' stata sollecitata dai sindacati, per avere la possibilita' di individuare altre soluzioni per la stabilizzazione. All'occupazione dei locali della Regione, che per il momento si annuncia temporanea in attesa dell'arrivo dell'assessore, non sembrano voler partecipare tutte le sigle sindacali.


26 febbraio 2009 - Cronaca Qui

Sette operai scampano alle fiamme grazie ai vigili «Vogliono insabbiare tutto ma qui si può morire»
Rogo alla Marcegaglia: sfiorata a Milano la tragedia Thyssen
di Thomas MacKinson

MILANO - «Non si immagina il fumo che veniva fuori». E a dirlo è chi stava in una guardiola a quattrocento metri dal luogo del rogo che due sera fa ha fatto rivivere su suolo milanese l’incubo della ThyssenKrupp di Torino. "Mar cegaglia Buildtech Milano", viale Sarca 336 è lo stabilimento milanese del gruppo che fa capo al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. E’ qui, nel secondo reparto di questo grande complesso industriale che si è sfiorata una tragedia durante il terzo turno. Nessun ferito, per fortuna ma paura tanta e soprattutto il dubbio che non siano garantiti i livelli essenziali di sicurezza. Tanto che gli operai minacciano di bloccare la produzione. LA DINAMICA La concentrazione di polveri di polimetano espanso - residuo infiammabile della lavorazione dei pannelli frigo di cui la Marcegaglia è leader nel mondo - avrebbe saturato l’ambiente fino a incendiare una linea di lavorazione con sette addetti. A evitare il peggio, il tempestivo intervento dei Vigili del fuoco che hanno una stazione a tre minuti dalla fabbrica. Il fuoco, dalla prima chiamata, si è propagato al silos usato come stoccaggio delle polveri attraverso l’impianto di aspirazione. Al momento c’erano due squadre di lavoro da sette persone sulla linea che per fortuna non sono state investite dal fuoco direttamente. IL GIALLO DELLA PRODUZIONE All’indomani però a tenere banco in fabbrica non è solo la paura e lo sgomento. Perché alla cronaca dell’incidente si aggiunge il braccio di ferro tra operai e l’azienda dove i primi chiedono di bloccare la produzione fino a che non sia garantita la sicurezza e la seconda sembra intenzionata a farla ripartire senza ulteriori intoppi. Ieri una prima assemblea di un’ora ha fermato le macchine e presto altre potrebbero ripetersi. Settanta persone, quelle del secondo reparto, sono state chiamate dalle rappresentanze sindacali che vogliono vederci chiaro. I delegati delle varie sigle presenti (Fiom, Rsu, Cub) hanno deciso di non far passare tutto sotto silenzio l’accaduto. Hanno chiamato gli ispettori dell’Asl e dell’Arpa che nel pomeriggio hanno condotto un primo sopralluogo riscontrando - a detta dei lavoratori - che «l’impianto di aspirazione non è a norma e che non c’è una corretta valutazione del rischio di incendio». Da parte dell'azienda è giunta invece la precisazione che si è trattato di un «episodio del tutto accidentale, già circoscritto e risolto dai responsabili del pronto intervento prima ancora dell'arrivo dei pompieri, che si sono limitati a raffreddare il silos dell'impianto». Secondo la direzione del gruppo «la linea è stata fermata in attesa di tutte le verifiche del caso». L'azienda ha infine precisato che «non ci sono problemi di sicurezza, perchè sono stati effettuati da tempo investimenti puntuali ed è in corso un dialogo continuo con la Rsu». VERTENZA IN VISTA Una versione che non convince gli operai. «Ora si gioca davvero duro perché l’azienda minaccia la cassa integrazione se non riprendiamo ma noi già oggi e domani siamo pronti a bloccare tutto perché dopo Torino tutti hanno visto che non si può sacrificare la vita degli operai al profitto», dice una delle rappresentanze. E la partita è solo all’inizio, ora si attendono i risultati ufficiali delle perizie.


26 febbraio 2009 - Il Giorno

Carri e modelle, sabato nel caos
In piazza anche i centri sociali. E i vigili pronti a incrociare le braccia. Orsatti: «Sciopero da rinviare»
di MASSIMILIANO MINGOIA

MILANO - ATTENTI, MILANESI. La tradizionale festa del sabato grasso è a rischio caos. Lo scenario più catastrofico parla di lunghe file di auto e la zona intorno a corso Venezia praticamente bloccata tra carri di Carnevale in strada e operatori della moda in giro per raggiungere le sfilate di Emilio Pucci in corso Venezia, di Moschino in via Senato e di Gucci in piazza Oberdan. Un incrocio pomeridiano che potrebbe rivelarsi fatale, quello tra il Carnevale e la Settimana della moda. Ad aggravare le previsioni della vigilia, lo sciopero dei vigili urbani in programma proprio sabato. Un'agitazione che non solo è stata confermata, ma potrebbe ottenere percentuali bulgare di adesione. Sì, perché ieri anche Cgil, Cisl e Uil hanno aderito allo sciopero indetto da sindacati autonomi (Sulpm e Csa) e Cobas (Sdl e Rdb). Insomma, sabato la maggior parte dei ghisa potrebbe incrociare le braccia. Risultato: la paralisi del traffico. Come se non bastasse, nel giorno clou del Carnevale ambrosiano è in programma anche il corteo nazionale dei centri sociali a favore del Cox 18 di via Conchetta, sgomberato dalle forze dell'ordine ma rioccupato dai disobbedienti. La manifestazione partirà da piazza XXIV Maggio e dovrebbe raggiungere il carcere di San Vittore. A PALAZZO MARINO, intanto, non nascondono una certa preoccupazione. Le contromisure previste per evitare il caos, soprattutto in zona Venezia, potrebbero non bastare. Quali sono? «Invece che far allestire i carri in via Marina e via Senato, come avvenuto l'anno scorso spiega l'assessore all'Identità e al Turismo Massimiliano Orsatti la preparazione del Carnevale avverrà all'interno dei giardini di via Palestro per lasciare le strade libere per chi deve raggiungere le sfilate di moda previste in zona». Basterà per scongiurare la paralisi della viabilità? Anche Orsatti, dopo l'adesione di Cgil, Cisl e Uil allo sciopero della Polizia locale, inizia ad avere qualche dubbio: «Sì, sono preoccupato». Tanto che l'assessore lancia un appello ai sindacati dei vigili: «Al di là delle rivendicazioni in campo, sulle quali non voglio entrare, il mio invito ai ghisa è quello di rinviare la loro agitazione, che potrebbe penalizzare fortemente due eventi molto importanti per la nostra città: la festa del Carnevale e le sfilate della Settimana della moda». Orsatti aggiunge: «Chiedo un rinvio per il bene di Milano, che sono sicuro anche i vigili amano». L'ACCORATO APPELLO dell'assessore all'Identità, però, non trova sponde nei sindacati dei ghisa, almeno per ora. Roberto Miglio (Csa) è netto: «Rinviare il nostro sciopero? No, ora è troppo tardi». Tardi, sì, perché Miglio sostiene che «è da un anno che chiediamo all'amministrazione comunale di aprire un tavolo di trattativa con noi vigili. Ma finora non abbiamo avuto alcuna risposta». E se nelle prossime ore arrivasse un segnale di apertura proprio in questa direzione? «Ben venga, ma ne riparleremo con i vertici di Palazzo Marino solo a partire dal 1° marzo», cioè dopo lo sciopero di sabato. Precettazioni in vista? Miglio non pare temerle: «Per legge almeno cento vigili saranno in servizio. Quanto agli altri, l'amministrazione sta cercando di convicerli di venire al lavoro sabato con l'incentivo degli straordinari. Ma l'agitazione è molto sentita dalla categoria e pensiamo che la percentuale di adesione alla sciopero sarà alta».


25 febbraio 2009 - Ansa

SCIOPERI: CUB TRASPORTI,DA GOVERNO STOP A PROSSIMI CONFLITTI

(ANSA) - ROMA, 25 FEB - «La maggior parte degli scioperi nei trasporti avviene a causa delle inadempienze da parte delle aziende e non c'è alcuna seria sanzione nei loro confronti, questo è il vero problema della categoria»: Giampietro Antonini, Coordinatore nazionale della Cub Trasporti, attacca «il proposito di Sacconi di peggiorare ulteriormente la normativa in materia di sciopero» e del governo che «vuole prevenire gli inevitabili conflitti dei prossimi mesi». «Per determinare tra l'altro quali organizzazioni concorrano ad avere il 50% di adesioni nella categoria sarebbe necessario, ed auspicabile, che le aziende provvedessero ad accettare le deleghe sindacali di tutte le organizzazioni, cosa che oggi non avviene», prosegue Antonini, «così come per poter esercitare il referendum sarebbe necessario poter esercitare il diritto di assemblea nei luoghi di lavoro oggi negato in azienda». A suo parere, «è pertanto evidente che il vero scopo del Governo non è quello di tutelare l'utenza ma quello di prevenire gli inevitabili conflitti che nei prossimi mesi i lavoratori dei Trasporti metteranno in campo per non pagare la crisi e non finire come Alitalia», conclude Antonini.

P.A.: RDB-CUB, TAGLI A BUSTE PAGA PER RECUPERO FORZOSO

(ANSA) - ROMA, 25 FEB - Il recupero forzoso delle somme ricevute come detrazioni di imposta per i carichi familiari sta interessando, oltre i pensionati pubblici, anche i lavoratori attivi che tra dicembre e gennaio si sono visti alleggerire la busta paga, senza alcun preavviso. La denuncia arriva dalle Rdb (il sindacato di base del pubblico impiego aderente alla Cub), secondo cui alcuni lavoratori hanno ricevuto «retribuzioni pari a zero euro, con conseguenze facilmente immaginabili sulla vita e il bilancio familiare». Anche contro questi «comportamenti scellerati» delle amministrazioni, il sindacato manifesterà il 28 marzo a Roma. «All'origine del problema - spiegano le Rdb - sempre una dissennata applicazione della Finanziaria dove si stabilisce che per percepire il riconoscimento delle detrazioni per i familiari a carico, i dipendenti debbano comunicare ogni anno al datore di lavoro i soggetti per cui se ne fruisce con relativo codice fiscale. La legge però non obbliga al recupero forzoso nei confronti di chi non abbia comunicato regolarmente i requisiti al datore di lavoro». «Stiamo raccogliendo le proteste dei lavoratori per avere una dimensione del fenomeno, che al momento sembra diffuso in modo disomogeneo nelle diverse amministrazioni e sul territorio nazionale», riferisce Paola Palmieri, della direzione nazionale delle RdB, secondo la quale, tuttavia, «è certo, che la Finanziaria ha dato alle amministrazioni uno strumento formidabile per fare cassa sulla pelle di lavoratori e pensionati. Infatti, mentre prima non era necessaria comunicazione se non in caso di variazioni, ora si impone l'obbligo della comunicazione annuale da parte del singolo lavoratore e pensionato, che spesso non ha ricevuto alcuna informazione».

SANITÀ: PRECARI ASL, DOMANI TENTATIVO CONCILIAZIONE

(ANSA) - L'AQUILA, 25 FEB - Convocato per le 15,30 di domani presso la Prefettura dell'Aquila il commissario ad acta per il piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Abruzzo, Gino Redigolo. Con Redigolo, i direttori generali delle Asl abruzzesi, i rappresentanti delle Rdb sindacali e quelli della Regione Abruzzo. Si procederà al primo tentativo di conciliazione richiesto, sulla base della legge 146 del 1990, dopo lo stato di agitazione dei lavoratori precari delle stesse Asl. Più tardi, alle 17, è prevista un'altro tentativo di conciliazione (il secondo richiesto dal presonale in agitazione) con il commissario Redigolo e con i rappresentanti del Gruppo Villa Pini d'Abruzzo, di Cisl e Cgil e dell'assessorato alla sanità della Regione Abruzzo.

SANITÀ: PRECARI ASL PESCARA MINACCIANO OCCUPAZIONE UFFICI

(ANSA) - PESCARA, 25 FEB - I precari della Asl di Pescara torneranno ad incontrare, domani mattina, alle 9, il nuovo manager Claudio D'Amario per individuare un percorso volto alla stabilizzazione e al possibile reintegro dei 45 lavoratori Edp dell'Azienda, i cui contratti scadranno il 28 febbraio. Se non otteranno risposte soddisfacenti, i precari occuperanno già da venerdì gli uffici dell'assessorato regionale alla Sanità. Una prima occupazione si è svolta già oggi. I lavoratori, insieme ai rappresentanti del Comitato precari, di Cgil, Cisl, Rdb, Cobas, sono rimasti nella sede dell'assessorato sino a quando non hanno avuto la possibilità di incontrare il commissario ad acta, Gino Redigolo e l'assessore alla Sanità, Lanfranco Venturoni. Entrambi, durante la riunione avuta nel pomeriggio con i sindacati, hanno scartato la possibilità per legge di poter concedere ai lavoratori proroghe di contratto, così come chiedono. L'assessore ha spiegato loro che l'unica strada percorribile per la stabilizzazione resta quella dei concorsi pubblici. Concorsi che, ha detto, potrebbero essere banditi anche in due-tre mesi. Secondo Mario Frittelli delle RdB «non c'è la volontà politica di rinnovare i contratti» e dall'incontro «non è scaturita una soluzione vera». Frittelli ha aggiunto che «la storia non finisce qui. Non staremo buoni e zitti».


25 febbraio 2009 - Dire

NUCLEARE. USI-RDB: NON SISTEMIAMO I RIFIUTI, PENSA LE SCORIE...
PROGETTO DELL'ALTRO SECOLO

(DIRE) Roma, 25 feb. - "Il protocollo firmato dal premier Berlusconi e dal Presidente Francese Sarkozy resuscita il nucleare da fissione, una scelta fuori tempo che fa regredire il nostro paese", dichiara Alfredo Bertocchi, dell'Usi Rdb Ricerca Enea. "Anche se qualcuno ha definito idiota l'uscita dal nucleare da fissione decisa dai cittadini italiani, la realta' e' che oggi, in termini di mancata evoluzione tecnologica delle centrali nucleari ed aumento dei costi, sia del combustibile che di gestione generale del processo, e' veramente incredibile contrabbandare questo accordo come un successo". L'Italia del 2009 "nasconde i rifiuti napoletani senza sapere dove metterli, immaginiamo che fine potranno fare le nuove scorie nucleari: alla Trisaia in Lucania o a Saluggia in Piemonte?-domanda Bertoccchi- la realta' e' che dobbiamo puntare sulla ricerca e non su tecnologie in possesso di altri paesi che ce le svendono, intenzionati loro stessi a cambiarle. Tra l'altro le due centrali di terza generazione (EPR) in costruzione hanno moltissimi problemi e costi molto superiori alle previsioni. Insomma- riassume l'esponente sindacale- e' come se dopo aver inventato la locomotiva a vapore si continuassero a produrre carrozze a cavalli". Conclude Bertocchi: "A causa di questa politica miope il governo sta per licenziare centinaia di precari Enea e mettere in mobilita' altrettanti lavoratori a tempo indeterminato, tutti ricercatori e tecnici di alto valore, perche' operano per lo sviluppo di nuove tecnologie e sulle fonti energetiche alternative. Usi Rdb Ricerca si opporra' a questa svendita delle competenze scientifiche, operata per inseguire un progetto che e' roba dell'altro secolo".


25 febbraio 2009 - Globalpress

RECUPERO FORZOSO APPLICATO ANCHE AI LAVORATORI ATTIVI

ROMA (AGG) (1020/2009) - Dopo la denuncia partita dalla RdB-CUB sul recupero forzoso operato dall’Inpdap ai danni dei pensionati pubblici, presso le sedi RdB sono giunte numerose segnalazioni riguardo ad un analogo comportamento attuato da parte di diverse amministrazioni nei confronti dei lavoratori pubblici, che fra dicembre e febbraio si sono visti togliere dalla busta paga somme di varia entità e senza riceverne alcun preavviso. Per alcuni si è trattato persino di ricevere retribuzioni pari a zero euro, con conseguenze facilmente immaginabili sulla vita ed il bilancio familiare. All’origine del problema, si legge in una nota, sempre una dissennata applicazione di quanto disposto con la Finanziaria 2008, in cui all’art. 1 comma 221 si stabilisce che, per percepire il riconoscimento delle detrazioni per i familiari a carico, i dipendenti debbano comunicare ogni anno al datore di lavoro i soggetti per cui se ne fruisce con relativo codice fiscale. La legge però non obbliga al recupero forzoso nei confronti di coloro che non abbiano comunicato regolarmente i requisiti al datore di lavoro. "Stiamo raccogliendo le proteste dei lavoratori per avere una dimensione del fenomeno, che al momento sembra diffuso in modo disomogeneo nelle diverse amministrazioni e sul territorio nazionale", riferisce Paola Palmieri, della Direzione nazionale RdB-CUB P.I. "Un dato tuttavia è certo - ha aggiunto - che la Finanziaria ha dato alle amministrazioni uno strumento formidabile per fare cassa sulla pelle di lavoratori e pensionati. Infatti, mentre prima non era necessaria comunicazione se non in caso di variazioni, ora si impone l’obbligo della comunicazione annuale da parte del singolo lavoratore e pensionato, che spesso non ha ricevuto alcuna. La RdB-CUB P.I. giudica gravissima la scelta del recupero forzoso che, alla luce dei continui tagli operati dal governo al funzionamento della Pubblica Amministrazione e delle recenti dichiarazioni del Ministro Brunetta, si configura come un modo per scaricare i costi della crisi su lavoratori e pensionati. Fin da ora la RdB-CUB P.I. dichiara la mobilitazione nazionale - conclude Palmieri - e costruirà un percorso che rinsaldi i legami già forti tra i dipendenti ed i pensionati, per arrivare ad iniziative in tutte le regioni presso le amministrazioni responsabili di questi comportamenti scellerati e costruire la più ampia e massiccia partecipazione alla manifestazione nazionale del prossimo 28 Marzo a Roma contro il governo".


25 febbraio 2009 - Asca

MILANO: CUB, INCENDIO A STABILIMENTO MARCEGAGLIA MA NESSUN AVVISO

(ASCA) - Milano, 25 feb - Un incendio ''di media gravita''' allo stabilimento della Marcegaglia Buildtech di Milano senza pero' che la dirigenza dell'azienda avvisasse i lavoratori. Lo denuncia la Confederazione Unitaria di Base soffermandosi sulla ''gravita' dell'accaduto''. Secondo la riscostruzione della Cub, l'icendio si e' originato ieri sera intorno alle 22.30 circa, investendo ''un importante elemento della linea produttiva'' dove ''viene utilizzato gas pentano, un liquido altamente infiammabile ed esplosivo''. Ad di la' dell'accaduto, il problema piu' concreto per la Cub e' che la dirigenza dell'azienda ha fatto di tutto per nascondere l'incidente: ''oltre a non essere stati avvisati ne' le Rsu ne' le Rls (rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza, ndr), i lavoratori all'inizio del turno di stamane hanno notato che un gabbiotto era stato parzialmente riverniciato, e parti del macchinario erano state sostituite mentre altre erano in procinto di esserlo''. Ed e' per questo che ''le Rsu della FlmUniti-Cub e della Fiom hanno immediatamente convocato un'assemblea e indetto un'ora di sciopero''.


25 febbraio 2009 - EPolis Roma

Emergenza abitativa
Sulla città pesa il macigno delle prossime dismissioni: toccherà a Ensarco ed Enpam
Case popolari, 35mila attendono ma il 62% delle richieste è al palo
La commissione Casa si riunisce in via Pincherle: «Faremo pressioni sulla proprietà»
di Marta Rossi

Roma - ? Roma il 62 per cento della domanda di edilizia pubblica residenziale rimane insoddisfatta: il dato, dell'Osservatorio sul disagio e le politiche abitative in Italia realizzato dalla Fillea-Casa, fa il paio con i numeri della crisi abitativa nella Capitale. Quarantamila sarebbero gli appartamenti che servono subito alla città, dove, oltre alle famiglie in lista per una casa popolare, sono pronte a esplodere le polveriere delle dismissioni: sono prossime Enasarco con 17mila alloggi ed Enpam con 6mila appartamenti. L'ultima, in ordine di tempo, è quella di via Picherle dove ieri mattina si è riunita la commissione Casa del Comune, presieduta dal nuovo delegato all'emergenza casa Marco Visconti. «Vorremmo il Comune più protagonista - incalza il presidente dell'XI Andrea Catarci -, ho mandato più volte la documentazione ma finora il Campidoglio è stato assente». «Chiedo fin da ora al prefetto - conclude Catarci - di bloccare ogni ulteriore iniziativa di vendita degli alloggi, di prendere atto della grave emergenza sociale che coinvolge le 120 famiglie di via Pincherle e di dare un chiaro segnale di indisponibilità alle società immobiliare». Gli fa eco Gemma Azuni del Gruppo Misto: «Tutto il consiglio ha votato la mozione, bisogna riunire il tavolo interistituzionale, è fondamentale la trasversalità nell'emergenza casa». «Il Comune farà la sua parte - spiega Visconti - e oggi stesso (ieri, ndr) informerò il sindaco e l'assessore Antoniozzi, poi parlerò con Di Carlo. L'unica certezza è che faremo una battaglia con voi, perché si sta speculando con gente che vive qui da cinquanta anni: questa non è imprenditoria, è speculazione». Il prossimo appuntamento è quindi quello del 3 marzo da Prefetto, quando si riunirà di nuovo il tavolo interistituzionale. «Sappiamo che una seria pressione politica vale più di mille tavoli interistituzionali: dobbiamo far sentire finalmente il peso delle nostre scelte alla collettività. Il problema casa non può giocarsi su diversi tavoli», aggiunge ancora Visconti. «Dobbiamo preparare una mappatura - aggiunge Andrea Alzetta della Sa - dell'immobiliarismo a Roma, ci sono 270mila case sfitte che drogano il mercato. Nel Prg non c'è una sola casa popolare e chi ci rimette è solo il cittadino». E mentre Visconti spiega che Antoniozzi ha appena applicato l'aliquota massima dell'Ici per le case sfitte, il legale degli inquilini, Vincenzo Perticaroricorda come «siamo vicini al chiudere la trattativa, per questo è importante la sinergia tra le istituzioni». «Pur rispettando le regole del mercato, queste non possono assolutamente travalicare le regole morali. Non chiediamo a nessuno di fare beneficenza, ma non possiamo nemmeno permettere di giocare sulla pelle delle persone», dice Domenico Naccari, vicepresidente della commissione Casa. Sempre ieri mattina, davanti all'assessorato alla Casa, circa 500 persone hanno manifestato contro il pagamento degli oneri accessori e il conguaglio. Durante un incontro tra l'Asia Rdb, il direttore dell'ufficio Casa e Patrimonio dottoressa Zambrini e il responsabile della segreteria dell'assessore, si è deciso che verrà convocato un tavolo per discutere le modalità di applicazione degli aumenti dell'affitto e le ridefinizioni delle fasce di reddito in base alle nuove disposizioni della legge regionale che porta a 18mila euro il limite di accesso alle case popolari. «In base a questi criteri, dunque, non sarà possibile l'aumento dell'affitto per i settori mediobassi», spiega l'Asia Rdb.


25 febbraio 2009 - Metronews

Case, falliscono 6 richieste su 10

A Roma il 62% della domanda di edilizia pubblica residenziale rimane insoddisfatto. Un dato elevato ma comunque inferiore a quello delle grandi città del Nord Italia. A questa "fame" di edilizia residenziale pubblica nella Capitale vanno aggiunti i problemi legati alla scarsità di posti letto destinati ad alcune categorie sociali più deboli come gli studenti (meno del 10% rispetto alla richiesta), gli anziani e gli stranieri e al costo eccessivo di quelli disponibili. Queste alcune delle cifre contenute nel primo aggiornamento dell’"Osservatorio sul disagio e le politiche abitative in Italia" realizzato dalla Fillea Cgil- Casa. E proprio ieri a Roma centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione davanti all’assessorato alla Casa per la difesa del ruolo delle case popolari e contro le misure che stanno colpendo le fasce sociali più deboli. Fra le priorità poste dal sindacato Asia Rdb: «La richiesta di blocco degli aumenti degli affitti, rincarati del 20% a partire dal gennaio 2007 con la conseguente richiesta di altri arretrati, e l'applicazione delle leggi vigenti in favore degli inquilini più poveri».


25 febbraio 2009 - La Città di Salerno

Oggi incontro con Valiante
Sit-in davanti alla sede dell’Asl 3

Agropoli - Continua lo stato di agitazione dei dipendenti del presidio ospedaliero dell’ospedale di Agropoli. Per venerdì il personale, insieme a numerosi cittadini, ha organizzato davanti alla sede dell’Asl3 di Vallo della Lucania, un sit - in di protesta nell’attesa di proclamare una o più giornate di sciopero. Alla base della protesta sia la carenza di personale nell’ambito di diversi ruoli professionali all’interno del presidio, che la fuoriuscita dell’ospedale dalla rete di emergenza disposta dal nuovo piano sanitario regionale.
Per discutere della questione il vice presidente della Regione Antonio Valiante, ha convocato per oggi i consiglieri regionali salernitani e i sindaci dei comuni di Agropoli, Franco Alfieri e di Roccadaspide, Girolamo Auricchio.
Per entrambi gli ospedali il nuovo piano sanitario regionale infatti, prevede la fuoriuscita dalla rete dell’emergenza. Mobilitazione anche all’ospedale dove qualche giorno fa si è svolta un’assemblea convocata dall’organizzazione sindacale Rdb Cub che ha chiesto un incontro urgente con la direzione generale dell’Asl 3. Il sindacato insieme ai dipendenti è pronto a proclamare più giornate di sciopero. Intanto, occorrerá verificare anche l’esito dell’incontro che si terrá oggi in Regione con il vice presidente Antonio Valiante.


25 febbraio 2009 - Il Centro

Sui contratti in scadenza incontro tra comitato, sindacati e manager.
Stamattina vertice con Venturoni e Redigolo
Precari Asl: non vogliamo perdere il posto
D’Amario non cede: per le assunzioni punteremo sui concorsi
di Flavia Buccilli

PESCARA - Prorogare i contratti di lavoro dei precari Asl, in scadenza nei prossimi giorni. Lo chiedono Cgil, Cisl, Rdb-Cub, Comitato precari e Cobas al manager della Asl, Claudio D’Amario, che si è insediato lunedì ed è già alle prese con il problema del personale. Ieri mattina un gruppo di lavoratori e i rappresentanti sindacali ha incontrato D’Amario, con i direttori amministrativo e sanitario della Asl, per sollecitare una soluzione immediata prima che il contratto scada.
L’obiettivo finale non è solo il rinnovo del contratto per un paio di mesi: questo lasso di tempo, sostengono i sindacati, va utilizzato per capire come stabilizzare i precari, cioè farli assumere a tempo indeterminato dalla Asl. C’è già un piano di stabilizzazione messo a punto dal commissario della Sanità, Gino Redigolo, ma riguarda solo chi è stato oggetto di contratto a tempo determinato, per cui i sindacati ritengono necessario allargare le maglie di questo piano, rideterminando i parametri e i requisiti utili alla stabilizzazione. E poi, dicono Cesare Barboni, Mario Frittelli e Marco Di Matteo, in rappresentanza di Comitato precari, Rdb e Cobas, «è anche necessario rivisitare il piano di rientro dal deficit che la precedente giunta regionale ha sottoscritto con il governo, perché prevede dei tetti di spesa per il personale invalicabili».
D’Amario ha spiegato che al momento non ha possibilità di prorogare i contratti, visto che il commissario della Sanità ha bloccato tutto, e ha annunciato che parlerà della questione con l’assessore Venturoni e col commissario stesso, nel giro di «almeno 48 ore». Ha anche ribadito, però, il suo punto di vista sul precariato, che giudica «un pericolo» per la sanità, e ha fatto notare che le procedure seguite fino a oggi nell’utilizzo dei lavoratori sono state «poco trasparenti». Il suo obiettivo è di «ridefinire la pianta organica» per capire quali sono le esigenze di personale dell’azienda e poi di «stabilizzare chi ha titolo». Il metodo da seguire, ha detto ancora, va ricercato tra quelli previsti dalla legge per cui bisogna pensare «ai concorsi e agli avvisi pubblici» nell’ambito dei quali sarebbe riconosciuta una posizione privilegiata a chi ha lavorato per la Asl. C’è poco tempo, però, per risolvere la partita, perché i primi licenziamenti si prevedono a fine mese per 48 Edp e poi ne seguiranno altri nei giorni successivi.
Ecco perché i sindacati non mollano: questa mattina saranno dall’assessore Venturoni e da Redigolo. Alcune sigle intendono proclamare lo sciopero regionale dei precari.

Lettere
Le emergenze e il volontariato

Ormai le emergenze di questo paese vengono colmate con il volontariato! Una volta quelli sanitari, un’altra volta quello dei vigili del fuoco, ora quelli della polizia!
Ormai il volontariato è diventato il tappa buchi di ogni governo, senza pensare che ci si affida sempre alla volontà dei singoli cittadini, quando qualcuno ha tempo si impegna in queste attività, quando invece si è occupati, incendi o stupri possono prevalere senza controllo.
Quello che sta succedendo con il decreto in parola e le esternazioni del ministro Maroni, per far fronte alle circostanze critiche di queste giorni, al posto di assumere addetti alla sicurezza, si "inventano" anche i vigili del fuoco pensionati a fare le ronde nelle città armati di telefonino!
Vorremmo capire qual è la differenza tra un cittadino comune che può avvisare le forze dell’ordine e le ronde; così come senza organico le forze dell’ordine dopo essere state avvisate quando e con quali mezzi dovrebbero intervenire?
Ma non riusciamo nemmeno a capire come in un paese teatro di emergenze incendi e alluvioni pressoché quotidiane, invece di incentivare le attività di prevenzione o previsione dei rischi, si preferisca confondere le attività istituzionali del Vigili del Fuoco con quelle di competenza di altri enti. Come rappresentante dell’organizzazione sindacale dei vigili del fuoco (Rdb Cub) suggerisco al ministro di istituire i volontari della finanza per individuare le migliaia di evasori e destinare le risorse recuperate ai salari degli stessi che sono da terzo mondo.
Antonio Jiritano


25 febbraio 2009 - Il Sannio

Incendiata nella notte l’auto di un dipendente dell’Asia: è ‘giallo’

Benevento - Un’auto completamente distrutta dalle fiamme, la facciata di un palazzo annerita dal fumo ed alcune tapparelle danneggiate dal calore. È questo il bilancio dell’incendio che, divampato la scorsa notte in via Minghetti, ha distrutto la Fiat Idea di R.S., 46 anni, di Benevento, dipendente dell’Asia e sindacalista della Cub (Confederazione unitaria di base), che l’aveva lasciata in sosta dinanzi alla sua abitazione. L’allarme è scattato poco dopo la mezzanotte: sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno spento il rogo, ed i carabinieri della Compagnia di Benevento. Anche se non sono state trovate tracce di liquido infiammabile o contenitori, l’ipotesi più accreditata è che l’incendio sia di natura dolosa. Immediato l’avvio delle indagini da parte dei militari, che hanno ascoltato la vittima, alcuni colleghi – altri saranno convocati oggi – ed il presidente dell’Asia, Lucio Lonardo. Attenzione puntata su possibili contrasti maturati in ambito lavorativo ed ovviamente sull’attività sindacale svolta dall’operatore ecologico.
Solidarietà a S., è stata espressa da Gabriele Corona di Altrabenevento, di cui il 46enne è un collaboratore ("R., è da tempo impegnato a denunciare, a viso aperto, la gestione dell’Asia"), dal presidente Lonardo e dal Cda dell’Asia; dall’ex assessore comunale Antonio Medici ("Serve una diffusa e partecipata presa di coscienza sul tema della legalità, affinché non sia lasciato solo chi quotidianamente, in prima persona e con fermezza lotta per affermare la supremazia dei diritti"); da Gianluca Serafini, del Movimento per la sinistra ("La favoletta della ‘città tranquilla’, ogni giorno, cade sotto i colpi della criminalità organizzata che, come la storia insegna, sa dove colpire"), dalle segreterie nazionale, regionale e provinciale del Cub; dal presidente della Provincia, Aniello Cimitile, "rammaricato dall’ennesimo atto vandalico commesso, oggi, ai danni di un rappresentante delle organizzazioni sindacali, ieri di imprenditori, di amministratori locali e ancora di sindacalisti e rappresentanti dei lavoratori". Infine, Alberto Zollo e Massimo Morone, per il coordinamento Slai Cobas, secondo i quali "Lonardo deve spiegare quali risposte ha dato finora a S., che ha denunciato proprio la gestione della Azienda che produce quotidianamente dissapori e tensione tra i lavoratori".

"Trasferimento del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura Si tutelino i cittadini"

Benevento - Rdb scende in campo contro il trasferimento del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Benevento, ospitato al ‘Rummo’, presso la struttura ospedaliera di Sant’Agata de’ Goti.
"Ieri, a seguito di nostra esplicita richiesta – spiegano da Rdb – si è tenuto un incontro con il direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Benevento, dottor Lucio Luciano, al quale abbiamo richiesto notizie circa la veridicità in ordine alla chiusura della struttura Spdc – Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura – di Benevento ed il suo trasferimento e del relativo personale presso la struttura ospedaliera di Sant’Agata dei Goti".
La questione, così come ha affermato lo stesso direttore del Dipartimento, rientra nei piani di un’ottica di razionalizzazione delle spese dell’Asl Benevento 1 in stretta correlazione al piano di rientro emanato dall’assessorato regionale alla Sanità.
La RdB da parte sua "che da sempre contesta le politiche aziendali, di bilanci fatti di tagli, di soppressione di strutture e servizi a discapito della popolazione della provincia, ha espresso la propria posizione ponendo, come elemento principale, la salvaguardia degli interessi generali in cui si contemperano sia quelli dei cittadini che dei lavoratori. In particolare – continuano dall’associazione sindacale – si interviene per salvaguardare i servizi che questa struttura eroga nell’ambito della provincia e della città capoluogo, essendo l’unica struttura operativamente adeguata a fornire assistenza ospedaliera".
A tal fine e per meglio discutere la questione Rdb ha formulato ed inviato una richiesta di incontro con il direttore generale dell’Asl Benevento 1 "in modo da affrontare – spiegano da Rdb – nella sua complessità, la problematica sopra espressa, avviando, nel contempo, anche un confronto sindacale con tutti i lavoratori della struttura.


25 febbraio 2009 - Il Gazzettino

ESTE La situazione economica produttiva si va facendo sempre più grave. I lavoratori dell’azienda multinazionale nipponica stanno per esaurire le ore di cassa integrazione
Komatsu, in 400 a casa da dicembre rischiano il posto
Ne stanno usufruendo in modo continuativo e già si parla di licenziamenti. Domani assemblea dei cobas nell’ex zuccherificio
di Ferdinando Garavello

Este - Carnevale o Quaresima, poco cambia alla Komatsu. Prosegue infatti la cassa integrazione ordinaria per parte della forza lavoro e i sindacati segnalano come 400 dipendenti siano in questa posizione in modo continuativo fin dai primi di dicembre. Per altri, come gli amministrativi, si cerca di proseguire con le normali ore lavorative, mentre parte delle rimanenti maestranze viene utilizzata a singhiozzo. Una situazione che non può durare a lungo, anche perché fra pochi mesi il cumulo di ore a disposizione per la cassa integrazione supererà il tetto massimo e quindi, anche se tale soluzione pare ancora abbastanza lontana, bisognerà passare ad altre e più dolorose scelte. "La situazione economica produttiva nella Bassa si va facendo giorno dopo giorno sempre più grave – è l’avvertimento di Stefano Pieretti dell’Adl Cobas - dopo la chiusura della Frarica ad Este, della crisi della Nuova Magrini Galileo a Battaglia, oggi la crisi sta colpendo pesantemente i lavoratori della Komatsu e tutto l’indotto che gravitava attorno alla più grossa realtà produttiva dell’area". "Il notevole disagio di chi, percependo oggi solo la cassa integrazione, si trova a dover pagare il mutuo e tutte le altre spese che normalmente servono per mandare avanti una famiglia – continua Pieretti - sta assumendo quindi prospettive temporali molto lunghe e poco chiare a cui bisogna poter dare delle risposte".
Oltre ai cassintegrati ci sono pure molti lavoratori interinali o componenti di cooperative varie che non hanno nemmeno la garanzia di poter usufruire degli ammortizzatori sociali e si trovano, ma il caso va ampliato a tutto il settore produttivo, di punto in bianco senza lavoro e senza alcuna prospettiva. "Per questo noi crediamo importante aprire, con un’assemblea dibattito prevista per giovedì – chiosa il sindacalista - un momento di discussione e riflessione con i Comuni e con la Provincia, per definire insieme nuove strade e nuove modalità per affrontare il problema del reddito di questi lavoratori". L’incontro, organizzato dall’adl Cobas, è indetto dalle rsu dell’azienda, dalla Coop service di Este e Monselice, dai delegati della cooperativa Pega, dal consorzio Aurora/Tnt e dai cassintegrati della Nuova Magrini Galileo e della Frarica. Saranno presenti l’assessore al lavoro della Provincia, Roberto Tosetto, il sindaco di Este, Giancarlo Piva, il candidato sindaco di Monselice, Francesco Miazzi, il consigliere regionale dei Verdi Gianfranco Bettin e l’avvocato Ettore Squillace. L’appuntamento è alle 20.30 nella sala Fumanelli, nell’ex zuccherificio estense.

ASL E SINDACATI REPLICANO A RDBCUB
Alessandri: «Al S. Bortolo scelte condivise con i primari. Non accetto lezioni da un operaio»
di Matteo Crestani

Vicenza - Gli autonomi al tappeto. L’RdbCub abbandonato dai sindacati confederali e dal Nursind. E il direttore generale dell’Asl 6, Antonio Alessandri, respinge con fermezza ogni osservazione del sindacato autonomo. Alle accuse mosse ieri, attraverso il Gazzettino, dal responsabile della sanità dell’RdbCub, Federico Martelletto, all’amministrazione del San Bortolo sui prossimi interventi relativi all’apertura del reparto dei dozzinanti, ai reparti di Medicina (sostituzione del turno notturno di un infermiere con due operatori sociosanitari), all’ampliamento del pronto soccorso e al processo in atto di privatizzazione della sanità vicentina, il direttore generale Antonio Alessandri risponde senza mezze parole: «Non accetto di prendere ordini da un operaio che fa delle ideologie il proprio cavallo di battaglia. Le decisioni sono state assunte dai capidipartimento, dai primari e dal direttore generale, che conoscono bene il lavoro nei reparti».
Un botta e risposta non certo a colpi di fioretto. E sul quale intervengono, chiamati in causa, anche i sindacati della Triplice, che con destrezza si muovono senza far scricchiolare gli equilibri sapientemente raggiunti con l’amministrazione dell’Asl 6 di Vicenza. Il Nursind, principale indiziato, quale compagno di squadra dell’RdbCub, risponde attraverso il segretario nazionale, il vicentino Andrea Bottega: «Il nostro unico scopo è quello di concludere accordi con la controparte, di arrivare a dirimere le controversie nel modo più conveniente per i lavoratori. Tutte le altre questioni non ci interessano. E se i lavoratori continuano a darci il loro appoggio significa che ci sono persone valide che portano avanti questo impegno. Dopo la ripresa del dialogo con l’amministrazione del San Bortolo, interrotta improvvisamente dal direttore generale Antonio Alessandri, abbiamo instaurato un dialogo reciprocamente più costruttivo: una soluzione che va nella direzione della tutela dei lavoratori e dei cittadini». Punto di vista confermato anche da Flavio Cristofori (Cisl), che precisa: «Il direttore generale non aveva alcun diritto di sospendere gli incontri con i sindacati, specie con la motivazione portata: quella di aver anticipato alla stampa discussioni in trattativa nel tavolo di concertazione. Ogni dissapore è cominciato da questo sopruso. Oggi, però, la situazione è chiara: l’RdbCub sta tirando l’ultimo respiro, in quanto, abbandonato dal Nursind, assieme al quale deteneva la maggioranza del tavolo di concertazione, si trova disarmato nel portare avanti la battaglia da sempre ideologicamente condotta contro i sindacati confederali. Al contempo, però, è inaccettabile che il direttore generale Antonio Alessandri ceda ai ricatti di un sindacato, neppure firmatario dei contratti, recandosi dal Prefetto ogni qualvolta viene addotto quale sistema risolutivo di ogni controversia, lo stato di agitazione».
In tutta questa confusione la Cgil cerca di dimenticare gli attriti recentemente vissuti con Cisl e Uil: «Abbiamo proclamato tre scioperi negli ultimi cinque mesi», aggiunge il segretario di categoria Giancarlo Puggioni, «e questo descrive il chiaro impegno del sindacato nella tutela dei lavoratori. Non possiamo accettare, però, che l’amministrazione dell’Asl 6 continui a tenere relazioni sindacali di scarsa qualità. La discussione non va fatta attraverso le pagine dei giornali, ma nei tavoli di discussione e confronto, dai quali possono emergere soluzioni condivise, rispettose e trasparenti». Conclude Claudio Scambi (Uil): «L’RdbCub deve assumersi parte della responsabilità dei recenti cambiamenti nella sanità vicentina, in quanto la maggioranza del tavolo di lavoro pendeva proprio dalla loro parte».


25 febbraio 2009 - Tuscia web

Civitavecchia - Il vicesindaco replica a Rdb Cub: "I lavoratori non rimarrano senza stipendio"
Etruria Servizi, Vinaccia: "Nessun rischio per i dipendenti"

Civitavecchia - Il vicesindaco Gino Vinaccia interviene sulla vicenda riguardante gli stipendi di Etruria Servizi, alla luce delle dichiarazioni del sindacato Rdb/Cub che paventava la possibilità di un non pagamento nel mese di febbraio. "Non c’è alcun rischio per il pagamento degli stipendi – ha rassicurato il vicesindaco -. L’amministrazione ha lavorato febbrilmente in questi giorni e grazie alla disponibilità della Cassa di Risparmio di Civitavecchia, si è avviato un percorso che porterà a breve a rafforzare il sodalizio tra l’Ente e l’istituto bancario. Voglio quindi cogliere questa occasione – prosegue Vinaccia - per ringraziare il presidente e il direttore della Cassa di Risparmio per la sensibilità dimostrata nei confronti del Comune e per averci consentito, in tempi record, di non far correre pericoli d’insolvenza alle nostre aziende. Mi dispiace, invece, per tutti quegli sciacalli che preferirebbero i lavoratori senza stipendio, pur di fomentare un’inutile rivolta sindacale sulla loro pelle".


25 febbraio 2009 - Italia Sera

In piazza per dire "no" ai rincari sugli affitti ‘popolari’

Roma - Circa trecento persone si sono radunate ieri mattina in Lungotevere de’ Cenci, sotto l’assessorato alla Casa del Comune di Roma, per dire "no all’aumento degli affitti, sì alla difesa delle case popolari". "Come sindacato - ha spiegato Pasquale Nappo dell’Asia Rdb - abbiamo preparato le diffide contro il Comune di Roma e la società Romeo sugli oneri accessori. Antoniozzi ci ha garantito il congelamento della questione, ma noi vogliamo che venga annullata definitivamente. Vogliamo inoltre sapere con precisione come sono stati calcolati questi costi e quando saranno invece esaminate le richieste di sanatoria".


25 febbraio 2009 - Il Messaggero

Chieti. Battesimo di fuoco per Claudio D’Amario, nuovo manager della Asl...
di LUCIANO TROIANO

Chieti - Battesimo di fuoco per Claudio D’Amario, nuovo manager della Asl. Ieri mattina ha incontrato una delegazione di precari, assieme ai sindacalisti di Cgil, Cisl e Rdb i quali hanno richiesto una proroga dei contratti che scadono tra quattro giorni. «Il direttore generale ha parlato di concorsi - dice Massimo Petrini segretario provinciale della Cgil-Fp -. E’ un’idea da prendere in considerazione però chiediamo al commissario per il rientro del debito, Gino Redigolo, un decreto urgente sulle stabilizzazioni, in modo che vengano compresi anche quelle persone in servizio fino a settembre 2008 che altrimenti sarebbero lasciate fuori». La Cisl, con Umberto Coccia, ha parlato di «vera e propria emergenza sociale con precari che sono al lavoro anche da dieci anni». D’Amario, assistito dal direttore amministrativo Giovanni Bladelli e da quello sanitario aziendale Stefano Boccabella, durante l’incontro ha dichiarato che «qualsiasi attività in regime di prorogatio deve essere autorizzata dal commissario Redigolo. Io devo fare programmazione a medio e lungo termine e non posso dare ai colleghi che dirigono reparti personale precario. Comunque ci incontreremo di nuovo giovedì». Stamani alle 9, D’Amario incontrerà Redigolo e l’assessore regionale alla sanità Venturoni ed i precari hanno già annunciato un sit-in davanti la sede di via Conte di Ruvo. «L’assessore Venturoni deve rivisitare il piano di rientro - dice Mario Frittelli di RdB-Cub -. Non si può sostenere che i precari siano stati un errore amministrativo ed il risultato di clientele decennali così come non si possono mettere delle famiglie in mezzo ad una strada». I sindacati, quindi, hanno ribadito la loro richiesta: una proroga di due, tre mesi che permetta di avviare la sospirata stabilizzazione, ma anche in questo caso bisogna essere chiari perchè concorsi e contratti si faranno «compatibilmente con il piano di rientro, ovvero quando ci sarà la dotazione finanziara» come ha già sottolineato più volte, anche nella bozza inviata al ministro Sacconi, il commissario Redigolo. Parla di «strumentalizzazione della vicenda dei precari», invece, la Fials. «Occorre un percorso chiaro con numeri certi - dice il segretario provinciale Gabriele Pasqualone - e questo può avvenire solo con l’approvazione della pianta organica che dirà con chiarezza di quante persone c’è bisogno altrimenti si corre il rischio di gonfiare il personale di amministrativi invece che di infermieri, assistenti e barellieri di cui c’è bisogno».


25 febbraio 2009 - Cronaca Qui

Le RSU hanno indetto un'ora di sciopero
Incendio alla Marcegaglia Buildtech: "La dirigenza non ha avvisato"

MILANO - Un incendio di media gravità è scoppiato ieri sera verso le 22.30 presso lo stabilimento della Marcegaglia Buildtech di Milano, in viale Sarca, 336. Il rogo ha investito un importante elemento della linea produttiva. Per la produzione dei pannelli prodotti all’interno della fabbrica viene utilizzato gas pentano, un liquido altamente infiammabile ed esplosivo. La Confederazione Unitaria di Base (CUB) si è detta particolarmente preoccupata per l'incidente: "A prescindere dalla gravità dell’accaduto, e oltre a non sono essere stati avvisati né le Rsu né le Rls (rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza, ndr), - spiegano in una nota - i lavoratori all’inizio del turno di stamane hanno notato che un gabbiotto era stato parzialmente riverniciato, e parti del macchinario erano state sostituite mentre altre erano in procinto di esserlo. Resesi conto di quanto era realmente accaduto, le RSU della FLMUniti-CUB e della Fiom hanno immediatamente convocato un’assemblea e indetto un’ora di sciopero. Successivamente, grazie anche all’intervento dei lavoratori, il macchinario in questione è stato definitivamente isolato, onde evitare la possibilità che ricominciasse a lavorare a un’altra produzione. Su segnalazione delle stesse Rsu, è stata chiamata la ASL per verificare le condizioni di sicurezza dell’impianto, e l’eventuale possibilità che ricominci il funzionamento secondo gli standard previsti dalla legge. Successivamente hanno compiuto un sopralluogo anche i tecnici dell’ARPA, per valutare l’idoneità del luogo dopo questo incidente".


24 febbraio 2009 - Omniroma

CASA, CENTINAIA INQUILINI SOTTO ASSESSORATO A MANIFESTAZIONE «ASIA»

(OMNIROMA) Roma, 24 feb - Circa trecento persone si sono radunate questa mattina in Lungotevere dè Cenci, sotto l'assessorato alla Casa del Comune di Roma, per dire «no all'aumento degli affitti, sì alla difesa delle case popolari». «Come sindacato - ha spiegato Pasquale Nappo dell'Asia Rdb - abbiamo preparato le diffide contro il Comune di Roma e la società Romeo sugli oneri accessori. Antoniozzi ci ha garantito il congelamento della questione, ma noi vogliamo che venga annullata definitivamente. Vogliamo inoltre sapere con precisione come sono stati calcolati questi costi e quando saranno invece esaminate le richieste di sanatoria. Infine chiediamo i sevizi: al Quarticciolo, Torre Maura, Tor Sapienza, solo per citare alcune zone, c'è il degrado più totale». Tra bandiere e striscioni spiccano i cartelli recanti le scritte «Per il Comune di Roma gli inquilini delle case popolari non esistono» e «Nettuno: case lasciate nel degrado e nell'abbandono, senza acqua e senza servizi - Il Comune di Roma è il vero moroso!». «A Nettuno c'è una situazione invivibile - ha sottolineato Mariella, un'inquilina - siamo circa 36 famiglie in 2 palazzine senza luce, ascensore e fognature. Inoltre Acqua Latina ci ha tagliato l'acqua dal 2 febbraio. Ho inviato proprio ieri un documento che denuncia la nostra situazione anche a 'Striscia la Notizia. Noi non è che non vogliamo pagare, ma vogliamo dei servizi che funzionino davverò». Una delegazione, composta da delegati sindacali e da rappresentanti di diversi quartieri, è in attesa di essere ricevuta dall'assessore al Patrimonio e alla casa, Alfredo Antoniozzi.

EMERGENZA CASA, ASIA: «ANTONIOZZI NON HA PARTECIPATO A INCONTRO»

(OMNIROMA) Roma, 24 feb - «Circa 500 persone provenienti da più di 20 quartieri di Roma e dalla provincia hanno manifestato questa mattina davanti all'assessorato alla Casa in Lungotevere dè Cenci, portando in piazza la contrarietà degli inquilini delle case popolari verso i provvedimenti adottati di recente dall'amministrazione comunale. In coerenza con le dichiarazioni rilasciate qualche tempo addietro sull'interesse e l'attenzione verso il ceto medio più che per quello medio-basso, l'assessore Antoniozzi non ha partecipato all'incontro che si è svolto tra AS.I.A. RdB, una delegazione di inquilini, il direttore dell'ufficio Casa e Patrimonio - la dottoressa Zambrini- e il responsabile della segreteria dell'assessore». Lo comunica, in una nota, Asia Rdb-Cub. «Nel corso dell'incontro, i rappresentanti dell'assessorato alla Casa hanno riferito che, a seguito delle diffide sottoscritte dagli inquilini nei confronti della Romeo Gestioni, dopo la sospensione il Comune di Roma ha preso un impegno per il blocco delle ingiunzioni di riscossione degli oneri accessori messi a conguaglio per gli anni 2000-2007. Dopo aver rilevato l'errore nel calcolo, gli uffici stanno effettuando delle verifiche, e convocheranno l'AS.I.A. prima di prendere ulteriori iniziative - prosegue la nota - Altro argomento discusso, gli aumenti degli affitti anche questi bloccati in seguito al montare della protesta. Al momento i bollettini non stanno arrivando agli inquilini e gli eventuali aumenti saranno sottoposti a un tavolo per discutere le modalità di applicazione e le ridefinizioni delle fasce di reddito in base alle nuove disposizioni della legge regionale che porta a 18mila euro il limite di accesso alle case popolari. In base a questi criteri, dunque, non sarà possibile l'aumento dell'affitto per i settori medio-bassi. Si è discusso, infine, dell'apertura di un tavolo permanente con gli inquilini per lo stato di manutenzione delle case e verranno presto concordati dei sopralluoghi con chi vive nei caseggiati, a seguito della denuncia di stato di abbandono in cui versano. L'AS.I.A. RdB ritiene l'iniziativa di oggi importante per respingere l'attacco alle case popolari. Manteniamo la mobilitazione in difesa del patrimonio pubblico, per affitti equi, per il pagamento di servizi effettivamente erogati e per lo sviluppo della gestione delle case popolari».

CASA, CAPRARI (PD): «ASIA RDB ADERISCA A PRESIDIO 26 FEBBRAIO»

(OMNIROMA) Roma, 24 feb - «Condividiamo le proteste di oggi dell'Asia-RdB per la difesa del ruolo delle case popolari e dei diritti degli inquilini. L'unità con associazioni, cittadini, sindacati è elemento essenziale per ribadire la priorità di politiche abitative di tutela delle fasce più deboli, le prime a pagare il prezzo della crisi economica. Per questo, ci auguriamo che anche Asia Rdb partecipi al grande presidio, organizzato per giovedì 26 febbraio alle ore 16 a Piazza SS Apostoli, per discutere insieme di emergenza casa e proporre un piano d'azione unitario contro la burocrazia flemmatica e indifferente del Campidoglio che, sordo all'urgenza, in questi mesi, al di là di uno scontato, strumentale scarico di responsabilità, ha mostrato tutta la sua inefficienza». Lo dichiara in una nota Massimo Caprari, consigliere provinciale Pd.


24 febbraio 2009 - Adnkronos

ROMA: ASIA RDB, OLTRE 500 MANIFESTANO IN DIFESA DELLE CASE POPOLARI

Roma, 24 feb. (Adnkronos) - «Oltre 500 persone stanno partecipando a Roma alla manifestazione davanti all'Assessorato al Patrimonio e alle Politiche Abitative del Comune di Roma, per la difesa del ruolo delle case popolari e contro le misure che stanno colpendo le fasce sociali più deboli. Agli inquilini romani si sono unite delegazioni provenienti dai centri limitrofi, in cui il comune di Roma dispone di alloggi Erp». Lo comunica Asia-RdB, ricordando in una nota di chiedere «da tempo un incontro con l'Assessorato sui problemi legati all'edilizia popolare». «Fra le priorità poste dall'Asia, ricordiamo il ritiro completo del provvedimento con cui l'assessore Antoniozzi ha dato mandato alla Romeo Gestioni per mettere a conguaglio gli importi degli oneri accessori per gli anni 2000-2007; la richiesta di blocco degli aumenti degli affitti, rincarati del 20% a partire dal gennaio 2007 con la conseguente richiesta di altri arretrati, e l'applicazione delle leggi vigenti in favore degli inquilini più poveri», conclude il sindacato.

ROMA: CAPRARI (PD), ASIA RDB SI UNISCA AL PRESIDIO 26 FEBBRAIO

Roma, 24 feb. (Adnkronos) - «Condividiamo le proteste di oggi dell'Asia-RdB per la difesa del ruolo delle case popolari e dei diritti degli inquilini. L'unità con associazioni, cittadini, sindacati è elemento essenziale per ribadire la priorità di politiche abitative di tutela delle fasce più deboli, le prime a pagare il prezzo della crisi economica. Per questo, ci auguriamo che anche Asia Rdb partecipi al grande presidio, organizzato per giovedì 26 febbraio alle ore 16 a Piazza SS Apostoli, per discutere insieme di emergenza casa e proporre un piano d'azione unitario contro la burocrazia flemmatica e indifferente del Campidoglio che, sordo all'urgenza, in questi mesi, al di là di uno scontato, strumentale scarico di responsabilità, ha mostrato tutta la sua inefficienza». Lo afferma in una nota il consigliere del Pd alla Provincia di Roma, Massimo Caprari.


24 febbraio 2009 - Ansa

SANITÀ: ASL PESCARA, PRECARI INCONTRANO NUOVO MANAGER

(ANSA) - PESCARA, 24 FEB - Un gruppo di precari della Asl di Pescara, con i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Rdb, ha incontrato oggi, presso la direzione generale dell'Azienda, il nuovo manager, Claudio D'Amario per chiedere che si avvi il percorso di stabilizzazione e una proroga dei contratti in scadenza. Per quarantasette lavoratori Edp, 30 infermieri e alcuni tecnici di laboratorio e radiologia i contratti scadranno il 28 febbraio. Il manager ha spiegato loro che con una proroga di qualche giorno non si risolverà il problema e che, comunque, qualsiasi attività «in regime di prorogatio» deve essere autorizzata dal commissario ad acta. Per D'Amario, si legge in una nota, il compito del direttore generale è quello di fare una programmazione aziendale a medio e lungo termine per inserire «elementi di grande stabilità». Il manager ha quindi annunciato che il suo primo atto sarà quello di dare all'Azienda una pianta organica definitiva, «di controllare i posti che sono già occupati e quelli da occupare». Tutto ciò, ha assicurato, «sarà fatto in pochissimi giorni», dopodichè si procederà ad elaborare un piano strategico e un piano industriale «per dare migliori servizi possibili». D'Amario ha sottolineato che, sulla base dei due piani, sarà anche rimodulato l'atto aziendale. Per il manager, la via da percorrere per il reclutamento del personale resta, comunque, quella dei concorsi e dell'avviso pubblico. I sindacati, da parte loro, al termine dell'incontro con la direzione della Asl, hanno deciso che si recheranno, domani mattina, presso la sede dell'assessorato alla Sanita,' per chiedere un incontro con l'assessore Lanfranco Venturoni e il commissario Gino Redigolo. «Abbiamo tempi strettissimi - ha sottolineato Umberto Coccia della Cisl - fra quattro giorni scadono i contratti».

CASA:PD,SERVE PIANO ALLOGGI; ANTONIOZZI,COLPE A SINISTRA
MORASSUT PRESENTA PROPOSTE PER COMBATTERE EMERGENZA ABITATIVA

(ANSA) - ROMA, 24 FEB - Mobilitazione di nuove risorse, attivazione degli strumenti urbanistici vigenti senza varianti che allungano i tempi, accorta politica ambientale che non intacchi l'Agro romano perchè con il nuovo Piano regolatore vigente «si può lanciare subito un piano di 10 mila alloggi pronti entro tre anni». Queste alcune delle proposte avanzate oggi dal Pd del Lazio per sciogliere il nodo dell'emergenza abitativa. Per il Pd la chiave di volta per risolvere un problema che riguarda tante famiglie non abbienti è realizzare al più presto abitazioni a basso costo e possibilità di affittare. «È passato un anno - tuona il segretario del Pd Lazio Roberto Morassut - e il nuovo piano regolatore non è ancora stato stampato o pubblicato. Se fosse stampato gli amministratori vi troverebbero quello che dicono di non trovare, come ad esempio il piano per realizzare 10 mila alloggi». Gli fa eco l'assessore regionale alla casa Mario Di Carlo: «Se il Campidoglio attuasse il piano di alienazioni per 13 mila alloggi comunali di Roma, licenziato dalla Regione Lazio si libererebbero risorse da investire sul piano casa. Circa 60 mila euro per ogni appartamento». Dura la replica dell'assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative del Comune di Roma, Alfredo Antoniozzi: «Non si può denunciare il problema dell'emergenza abitativa essendone stati la causa». Per l'assessore capitolino la politica edilizia a Roma negli ultimi 15 anni «è stata caratterizzata solo dalla costruzione di case per pochi, a prezzi insostenibili, che hanno tagliato fuori dal mercato il ceto medio e le fasce meno abbienti». Proprio per chiedere la costruzione di nuove case popolari per le famiglie a basso reddito il Coordinamento inquilini Case popolari e dall'Associazione di Città di Roma scenderà in piazza il 26 febbraio prossimo. Per gli stessi motivi oggi circa 500 persone hanno partecipato alla manifestazione indetta dall'Asia Rdb davanti all'Assessorato al Patrimonio e alle Politiche Abitative. L'assessore Antoniozzi ha incontrato i sindacati e gli inquilini in merito al conguaglio degli oneri accessori ed aumento del 20% del canone di affitto. Nel corso dell'incontro è stata confermata la sospensione dei provvedimenti stabiliti per legge, spiega una nota, che «Antoniozzi aveva provveduto a bloccare prima della richiesta degli interessati».


24 febbraio 2009 - Apcom

Fiat/Venerdì sciopero 4 ore e corteo metalmeccanici a Pomigliano
Manifestazione a cui hanno aderito tutte le sigle sindacali

Napoli, 24 feb. (Apcom) - Tute blu, scuole, parrocchie, sindacati e commercianti parteciperanno, il prossimo venerdì 27, alla manifestazione promossa dal Comune di Pomigliano d'Arco a sostegno dei lavoratori dello stabilimento Fiat Auto della città alle porte di Napoli. Lo sciopero generale sarà di 4 ore: dalle 9.00 alle 13.00 per tutte le aziende metalmeccaniche del territorio e vedrà la partecipazione del vescovo di Nola, di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e delle Rsu dello stabilimento napoletano del Gruppo e di numerose delegazioni sindacali di tutta la provincia di Napoli. Il corteo partirà alle ore 9.30 dal piazzale contiguo alla Circumvesuviana per raggiungere poi piazza Primavera. "Lo stabilimento Fiat Auto di Pomigliano si presenta come il più colpito dalla crisi tra tutti quelli del Gruppo: dal mese di settembre ad oggi - si legge in una nota congiunta dei sindacati - sono già 19 le settimane di cassa integrazione effettuate e altre ancora ne verranno nel corso dei prossimi mesi. Si tratta di 5mila lavoratori a cui vanno aggiunti i circa 10mila dell'indotto che stanno subendo la situazione in modo insostenibile e a cui, ad oggi, viene negato anche di conoscere quale prospettiva industriale si determinerà per Pomigliano. A fronte di ciò - prosegue il documento - occorre continuare nella mobilitazione dei lavoratori e allargarla, sulla base delle rivendicazioni che unitariamente abbiamo avanzato, dal sostegno al reddito fino a quello necessario per il rilancio delle produzioni industriali, dell'insieme del sistema produttivo di Pomigliano". "Occorre il massimo coinvolgimento di tutte le forze sociali, politiche e istituzionali della città - ha aggiunto il responsabile Ugl dei metalmeccanici, Vincenzo Lubrano - perché è forte la preoccupazione che dietro l'assenza di un piano industriale si nasconda, in realtà, la volontà di ridimensionare se non addirittura chiudere la produzione". Intanto al Comitato di solidarietà con i lavoratori della Fiat e dell'indotto, nato in queste settimane, hanno aderito Rsu e operai Fiat Auto e indotto, Rsu Fiom Alenia Aeronautica, Cub, Cub-Rdb, Confederazione Cobas, militanti e simpatizzanti del partito della Rifondazione Comunista, della Sinistra Democratica e partito dei Comunisti Italiani, consiglieri comunali, cittadini cattolici ed associazioni della sinistra, Gruppi di base e personaggi della cultura pomiglianese e napoletana.


24 febbraio 2009 - Dire

CASA. ASIA: OLTRE 500 MANIFESTANO IN DIFESA ALLOGGI POPOLARI

(DIRE) Roma, 24 feb. - "Oltre 500 persone stanno partecipando alla manifestazione indetta dall'Asia-Rdb davanti all'assessorato al Patrimonio e alle Politiche abitative, per la difesa del ruolo delle case popolari e contro le misure che stanno colpendo le fasce sociali piu' deboli. Agli inquilini romani si sono unite delegazioni provenienti dai centri limitrofi, in cui il comune di Roma dispone di alloggi Erp". Lo comunica una nota del sindacato di base. "L'Asia-Rdb- si legge- chiede da tempo un incontro con l'Assessorato sui problemi legati all'edilizia popolare. Fra le priorita' poste dall'Asia, ricordiamo il ritiro completo del provvedimento con cui l'assessore Antoniozzi ha dato mandato alla Romeo Gestioni per mettere a conguaglio gli importi degli oneri accessori per gli anni 2000-2007; la richiesta di blocco degli aumenti degli affitti, rincarati del 20% a partire dal gennaio 2007 con la conseguente richiesta di altri arretrati, e l'applicazione delle leggi vigenti in favore degli inquilini piu' poveri".

CASA. ASIA: AD ANTONIOZZI NON INTERESSANO NOSTRI PROBLEMI

(DIRE) Roma, 24 feb. - Circa 500 persone provenienti da piu' di 20 quartieri di Roma e dalla provincia hanno manifestato questa mattina davanti all'assessorato alla Casa in Lungotevere de' Cenci, portando in piazza la contrarieta' degli inquilini delle case popolari verso i provvedimenti adottati di recente dall'amministrazione comunale. "In coerenza con le dichiarazioni rilasciate qualche tempo addietro sull'interesse e l'attenzione verso il ceto medio piu' che per quello medio-basso- si legge in una nota dell'Asia- l'assessore Antoniozzi non ha partecipato all'incontro che si e' svolto tra Asia-Rdb, una delegazione di inquilini, il direttore dell'ufficio Casa e Patrimonio, la dottoressa Zambrini, e il responsabile della segreteria dell'assessore". "Nel corso dell'incontro- dice il sindacato- i rappresentanti dell'assessorato alla Casa hanno riferito che, a seguito delle diffide sottoscritte dagli inquilini nei confronti della Romeo Gestioni, dopo la sospensione il Comune di Roma ha preso un impegno per il blocco delle ingiunzioni di riscossione degli oneri accessori messi a conguaglio per gli anni 2000-2007. Dopo aver rilevato l'errore nel calcolo, gli uffici stanno effettuando delle verifiche, e convocheranno l'Asia prima di prendere ulteriori iniziative". "Altro argomento discusso- fa sapere l'Asia- gli aumenti degli affitti anche questi bloccati in seguito al montare della protesta. Al momento i bollettini non stanno arrivando agli inquilini e gli eventuali aumenti saranno sottoposti a un tavolo per discutere le modalita' di applicazione e le ridefinizioni delle fasce di reddito in base alle nuove disposizioni della legge regionale che porta a 18 mila euro il limite di accesso alle case popolari. In base a questi criteri, dunque, non sara' possibile l'aumento dell'affitto per i settori medio-bassi. "Si e' discusso, infine- recita ancora la nota- dell'apertura di un tavolo permanente con gli inquilini per lo stato di manutenzione delle case e verranno presto concordati dei sopralluoghi con chi vive nei caseggiati, a seguito della denuncia di stato di abbandono in cui versano. L'Asia-Rdb ritiene l'iniziativa di oggi importante per respingere l'attacco alle case popolari. Manteniamo la mobilitazione in difesa del patrimonio pubblico, per affitti equi, per il pagamento di servizi effettivamente erogati e per lo sviluppo della gestione delle case popolari".


24 febbraio 2009 - Il Quaderno

Rione Libertà, in fiamme l’auto di un operatore ecologico sindacalista

Benevento - Questa notte, intorno alla mezzanotte, il personale della Questura di Benevento, unitamente ai carabinieri, è intervenuto in Via Minghetti, al Rione Libertà, per segnalazione di un’autovettura in fiamme.
Sul posto i Vigili del Fuoco che hanno provveduto a domare l’incendio sviluppatosi da una Fiat Idea di proprietà di un 45enne, operatore ecologico ed esponente sindacale CUB di Benevento.
Le fiamme hanno inoltre danneggiato gli infissi del primo piano di una palazzina. Sono in corso indagini da parte dei carabinieri per accertare la natura del rogo.

Auto in fiamme, Altrabenevento esprime solidarietà al dipendente dell’Asia

Benevento - L’associazione "Altrabenevento", tramite il presidente Gabriele Corona, esprime solidarietà all’operatore ecologico dell’Asia nonché sindacalista della Confederazione Unitaria di Base che questa notte ha visto andare in fiamme la sua autovettura al Rione Libertà. Corona ricorda che il dipendente "è da tempo impegnato a denunciare, a viso aperto, la gestione clientelare dell’Azienda Speciale di Igiene Ambientale dove, purtroppo, gli abusi e i favori sono diventati la regola e dove i pochi sindacalisti che ancora difendono gli interessi collettivi, sono isolati, minacciati e intimiditi".

In fiamme l’auto di un sindacalista, Medici: la magistratura faccia piena luce

Benevento - Antonio Medici, ex assessore al Comune di Benevento, esprime solidarietà al dipendente Asia e sindacalista che questa notte ha visto andare in fiamme la propria autovettura. Medici, inoltre, auspica che la magistratura e gli altri organi preposti riescano a far piena luce sull’accaduto. "In questa città oramai – si legge in una nota - le bombe e gli atti incendiari si susseguono con preoccupante frequenza, colpendo in qualche modo chi si oppone alle ingiustizie, all’illegalità, agli abusi, ai favoritismi. Occorre una diffusa e partecipata presa di coscienza sul tema della legalità, affinché non sia lasciato solo chi quotidianamente, in prima persona e con fermezza lotta per affermare la supremazia dei diritti, che in questa città è in sempre più messa in discussione".

Serafini: ‘La favoletta della città tranquilla cade sotto i colpi della criminalità’

Benevento - Gianluca Serafini del Movimento per la Sinistra esprime solidarietà al dipendente dell’Asia e sindacalista che questa notte ha visto andare in fiamme la sua autovettura. "Purtroppo – si legge in una nota - la favoletta della ‘città tranquilla’, ogni giorno, cade sotto i colpi della criminalità organizzata che, come la storia insegna, sa dove colpire, sa quali sono i suoi più acerrimi nemici. Due anni fa una bomba scoppiò sotto casa di Gabriele Corona, presidente di Altrabenevento, oggi un altro atto violento colpisce una voce libera e coraggiosa. A lui ricordiamo che quella contro la gestione clientelare dell’ASIA di Benevento è anche la nostra battaglia, una battaglia di civiltà, una battaglia in difesa della città e dei cittadini".


24 febbraio 2009 - Il Domani di Calabria

CATANZARO. Il sindacato di base ha manifestato presso la direzione regionale per motivi che riguarderebbero la mobilità
L’Rdb Cub ha occupato la sede dei vigili del fuoco

CATANZARO — Alcuni militanti del sindacato Rdb-Cub hanno deciso di occupare per protesta a Catanzaro la sede della direzione regionale dei vigili del fuoco. L'iniziativa è legata ad alcune rivendicazioni in relazione a questioni di mobilità del personale. In una nota il sindacato Rdb-Cub parla di una «direzione regionale al servizio del clientelismo», aggiungendo che «la mobilità del personale è incentrata sul nepotismo. Contro tutti i clientelismi e l'immobilità di questa direzione regionale i vigili del fuoco hanno deciso di ribellarsi». Secondo quanto riferisce l'Rdb-Cub, all'iniziativa di protesta partecipano alcuni esponenti politici locali.


24 febbraio 2009 - TV7

Corona: coraggioso operatore ecologico
che ha denunciato la gestione clientelare dell’ASIA

Benevento - Questa notte la mano di un vigliacco ha dato fuoco all’auto di Renato Siciliano, lavoratore dell’ASIA, sindacalista della C.U.B. (Confederazione Unitaria di Base) ed attivo collaboratore di Altrabenevento- associazione per la città sostenibile contro il malaffare. Renato, scrive Gabriele Corona di Altrabenevento, è da tempo impegnato a denunciare, a viso aperto, la gestione clientelare dell’ASIA dove, purtroppo, gli abusi e i favori sono diventati la regola e dove i pochi sindacalisti che ancora difendono gli interessi collettivi, sono isolati, minacciati ed intimiditi. Altrabenevento, prosegue Corona, esprime solidarietà a Siciliano ed ai lavoratori della C.U.B., assicurando il proprio concreto sostegno alle loro coraggiose iniziative per la dignità del proprio lavoro.


24 febbraio 2009 - Primadanoi

Per i precari della Asl di Pescara tenue speranza dal nuovo manager

PESCARA - Un gruppo di precari della Asl di Pescara ha incontrato oggi il nuovo manager, Claudio D'Amario, per chiedere la stabilizzazione dei lavoratori con contratto in scadenza. Con loro c'erano i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Rdb mentre con il direttore generale della Asl c'erano i direttori sanitario e amministrativo. I rappresentanti dei lavoratori hanno sollecitato una proroga dei contratti, in attesa che si dia il via al processo di stabilizzazione promosso dal commissario alla Sanita', Redigolo, per tutte le Asl. E per gli addetti che non rientreranno in questo procedimento i sindacati sollecitano l'individuazione di altre formule per assicurare stabilita' occupazionale. Domani queste richieste saranno portate anche all'attenzione della Regione, attraverso un incontro che sara' chiesto sia all'assessore Venturoni che al commissario Redigolo. Il manager, dal canto suo, ha spiegato di potersi muovere solo in accordo con i riferimenti normativi e l'unico metodo di reclutamento possibile e' quello dei concorsi e dell'avviso pubblico. D'Amario ha chiarito di non avere la possibilita' di effettuare le proroghe, essendo necessario l'ok del commissario che ha bloccato tutte le proroghe, e di dover seguire i percorsi per la stabilizzazione. Per il nuovo manager, che si e' insediato ieri, non ci si puo' basare sulla precarieta'. Il direttore generale ha quindi annunciato che lavorera' sulla pianta organica, per capire quali sono i posti occupati e quali i posti da occupare, per poi realizzare un piano strategico e industriale e rimodulare l'atto aziendale. Il manager ha quindi annunciato che il suo primo atto sarà quello di dare all'Azienda una pianta organica definitiva,«di controllare i posti che sono già occupati e quelli da occupare». Tutto ciò, ha assicurato, «sarà fatto in pochissimi giorni», dopodiché si procederà ad elaborare un piano strategico e un piano industriale «per dare migliori servizi possibili». D'Amario ha sottolineato che, sulla base dei due piani, sarà anche rimodulato l'atto aziendale. Per il manager, la via da percorrere per il reclutamento del personale resta, comunque, quella dei concorsi e dell'avviso pubblico. I sindacati, da parte loro, al termine dell'incontro con la direzione della Asl, hanno deciso che si recheranno, domani mattina, presso la sede dell'assessorato alla Sanita,' per chiedere un incontro con l'assessore Lanfranco Venturoni e il commissario Gino Redigolo. «Abbiamo tempi strettissimi» ha sottolineato Umberto Coccia della Cisl «fra quattro giorni scadono i contratti».


24 febbraio 2009 - Il Foglietto Usi RdB Ricerca

E' DISPONIBILE, su www.usirdbricerca.it , IL NUMERO 7 - Anno VI
DEL SETTIMANALE on line DI INFORMAZIONE SINDACALE DAL MONDO DELLA RICERCA

In questo numero:

* Primi effetti del "Libro bianco" al Cnr, retrocesso un dirigente di ricerca
* Anche se in ritardo i nodi sono al pettine
* Contratto della ricerca, firma prevista per oggi
* Il Tribunale di Genova dà ragione a Luzzatto
* "L'immigrato non è cittadino di serie B"
* I dati Istat ridanno la "vista" a Barbagli
* Lannutti interroga il governo: "Quali giornali sono ribassati"?
* "Matricole" e "travaso" sono termini tecnici


24 febbraio 2009 - Romagna Oggi

Bologna: blitz dei precari durante la seduta del Consiglio

BOLOGNA - Un gruppo di una ventina di precari del Comune di Bologna, al grido di "i precari del Comune siamo noi", ha fatto irruzione lunedì pomeriggio in Consiglio e il presidente dell'assemblea di Palazzo D'Accursio è stato costretto ad interrompere la seduta. "Idonee da più di 10 anni", recita uno striscione dei manifestanti, firmato dalle Rdb. I lavoratori, per lo più docenti delle scuole materne, avevano in mano inoltre i volantini della campagna elettorale del Pd sul tema del precariato in capeggia lo slogan "Il lavoro nobilita, il precariato no". La seduta è ripresa dopo una decina di minuti. Durante la protesta, i precari hanno spiegato di aver seguito l'assessore Milli Virgilio in ogni tappa della campagna elettorale e all'incontro al Quartiere Saragozza. Ma alle domande non hanno ottenuto risposte. Durante il blitz sia l'assessore Virgilio che il sindaco Sergio Cofferati hanno lasciato l'aula.


24 febbraio 2009 - Il Manifesto

AGENDA

DIRITTO ALLA CASA. L'A.s.i.a. Rdb ha indetto una manifestazione davanti all'assessorato alla Casa del Comune di Roma in difesa del ruolo delle case popolari e contro le misure che stanno colpendo le fasce sociali più deboli. - Lungotevere De Cenci, 5, ore 10.00


24 febbraio 2009 - Il Gazzettino

Rdbcub lancia l’allarme sulle conseguenze striscianti di un’esternalizzazione dei servizi al San Bortolo favorita anche dalle lotte intestine tra organizzazioni sindacali
«La Sanità si privatizza, e gli infermieri perdono il posto»
Martelletto: «E intanto a Medicina, dove gli infermieri invece mancano,
di notte si mettono due "oss" al loro posto»
di Matteo Crestani

Vicenza - La sanità vicentina si fa privata, e così - per effetto dell’esternalizzazione dei servizi - vanno in esubero gli infermieri col rischio di rimanere senza lavoro perché difficilmente collocabili in altre mansioni. Ma per contro i tre reparti di Medicina, per sopperire alle carenze infermieristiche dovute anche al blocco del turn over, ipotizzano di impiegare per la copertura dei turni notturni due operatori sociosanitari in luogo dell’infermiere attualmente in servizio. In tutto questo bailamme il ruolo dei sindacati si fa sempre più confuso e l’impressione che ai tavoli di trattativa si arrivi con accordi prestabiliti è sempre più alta. Il quadro tracciato da Federico Martelletto, referente dell’RdbCub per la sanità nel Vicentino è decisamente preoccupante. C’è molta confusione, ma soprattutto tensioni sindacali a suon di tessere che dimostrano come le organizzazioni di categoria badino più ai numeri che agli iscritti che questi effettivamente rappresentano. «Le altre sigle sindacali – spiega Federico Martelletto – ci hanno abbandonati. Hanno smesso di lottare, in particolare dopo che il direttore generale Antonio Alessandri ha deciso di sospendere gli incontri con le rappresentanze dei lavoratori. Si tratta di un atteggiamento assurdo, che fa a pugni con lo stesso spirito del sindacato: non uno spirito di lotta fine a se stessa, ma di tutela pacifica e leale dei diritti dei lavoratori». Una sconfitta dei sindacati, dunque, che apre il campo all’amministrazione del San Bortolo per agire finché i tutori dei diritti dei lavoratori si confrontano su chi ha più tesserati. Una lotta intestina, logorante e che ha da tempo dimostrato di non avvantaggiare alcuna delle categorie interessate. Le battaglie, in silenzio, continuano. «Nessuno sente più parlare dei dozzinanti – prosegue Federico Martelletto – ma l’RdbCub non intende gettare la spugna per portare a casa altre vittorie su diversi fronti. Non possiamo tollerare che l’ospedale della città, come l’ha sempre definito il direttore generale Antonio Alessandri, diventi l’ospedale dei ricchi, di coloro che possono permettersi di sborsare circa 350 euro al giorno per un trattamento alberghiero di prima categoria, con cinque infermieri e cinque operatori sociosanitari. Sul fatto che le risorse prodotte dal reparto dei dozzinanti siano sufficienti a coprire le spese ed il di più possa essere impiegato per l’intero comparto i dubbi sono alti. Sta di fatto, però, che oggi le carenze ci sono ed il continuo impiego degli operatori sociosanitari con mansioni parificate a quelle delle infermieri provoca un progressivo scadimento della qualità dei servizi, l’attribuzione di responsabilità non spettanti e, soprattutto, un maggior rischio per i pazienti».
Il bubbone scoppia proprio quando si fa riferimento a Medicina: tre reparti con 36 posti letto ciascuno in cui le notti non sarebbero più coperte da personale infermieristico, ma dagli operatori sociosanitari. «Una vergogna bella e buona. Si parla tanto del modello sanitario veneto – conclude Federico Martelletto – ma in questo modo si manda tutto in malora. Stiamo perdendo, giorno dopo giorno, tutti i punti che avevano fatto dl San Bortolo un ospedale d’eccellenza. E, cedendo il passo al privato, sarà inevitabile che tra breve ci ritroviamo a fare i conti con una sanità privatizzata, come accaduto in Lombardia, con il 40-45 per cento dei servizi esternalizzati. Il processo è iniziato da tempo nel Vicentino e il mondo sindacale ha cavalcato il cavallo per un po’, ma ora si è arreso. L’RdbCub, invece, intende proseguire nella propria battaglia di tutela dei lavoratori, del lavoro e di tutti i cittadini, malati e non, che hanno diritto a un sistema sanitario serio ed efficiente, capace di dare certezze e non di alimentare i rischi».


24 febbraio 2009 - Il Sannio

Corsi per operatori socio sanitari Il Tar accoglie il ricorso dei cittadini

Benevento - Il tribunale regionale assegna una stoccata a favore di Rdb Cub in merito alla vicenda dei corsi di operatore socio sanitario. La mancata applicazione della Legge Regionale 21 del 2006, che prevede l’avvio di corsi di operatore socio sanitario (OSS) pubblici e gratuiti in Campania, è stata, infatti, oggetto di grande mobilitazione da parte della RdB Cub che ha rivendicato le proprie ragioni anche in sede legale. Ora però il Tar Campania, accogliendo il ricorso della RdB Cub, ha ordinato alla Regione l’applicazione della Legge Regionale. L’accoglimento, da parte del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, del ricorso presentato da alcuni cittadini attraverso la RdB - Cub ha ridato loro la speranza e la possibilità di usufruire di una formazione al lavoro pubblica e gratuita.
In merito la RdB Cub ha immediatamente richiesto, all’assessore regionale alla Sanità, di rispettare la sentenza del TAR ed applicare la Legge Regionale 21/2006 e prevedere l’immediata pubblicazione del bando che consente l’avvio del corso in tutte le strutture pubbliche della Campania, visto che nella stessa legge è previsto che ogni anno e nel mese di ottobre deve essere emanato un bando in base alle carenze accertate nell’ambito della Sanità di queste figure.
"E’ tempo, ora, - commentano da Rdb Cub – di rilanciare la lotta, la mobilitazione, la protesta perché bisogna contrastare quel tentativo trasversale di tagliare ancora di più le prestazioni assistenziali e sanitarie, i servizi, il personale, per risanare gli oltre 5 miliardi di debiti accumulati in questi ultimi anni nella sanità Regionale; debiti prodotti da un sistema di potere che da tempo ha occupato la Sanità Pubblica, per trasformarla in un luogo funzionale al mantenimento ed incremento delle clientele politiche e sindacali a totale danno del servizio, degli operatori e degli utenti".


24 febbraio 2009 - L'Unità

Dramma-affitto: arriva l’ufficiale per lo sfratto anziana si dà fuoco
di PAOLA NATALICCHIO

Decidere di arrendersi. A 64 anni. Perché una vita di stenti, in solitudine, senza un marito e senza figli, passata a vendere stracci nei mercatini di strada, è già dura abbastanza. Ma con uno sfratto sulle spalle può diventare insostenibile. È successo ieri mattina, a una donna di Olevano Romano, piccolo paesino della provincia ai confini con il frusinate. Ha tentato il suicidio, dandosi fuoco davanti agli occhi dell'ufficiale giudiziario che, per la seconda volta, si era presentato davanti alla porta del villino di circa 80 mq in cui la donna abitava. Ingiunzione di sfratto per morosità: la signora non pagava l'affitto da qualche mese e il suo padrone di casa aveva deciso di intervenire. Lo sfratto era già stato rinviato una volta, ma ieri si è reso inevitabile. Così l'ufficiale giudiziario, a metà mattinata, si è presentato per renderlo esecutivo. La donna ha subito minacciato un gesto sconsiderato. Ed è stato un attimo: è entrata dentro casa, ha imbevuto alcuni stracci di alcool e si è data fuoco.
LE USTIONI - Il primo a soccorrerla è stato proprio l'ufficiale giudiziario. Da lì a poco, sono intervenuti i carabinieri della compagnia Palestrina, guidati dal comandante Antonio De Rosa. La signora è stata soccorsa tempestivamente dall'eli-ambulanza del 118, fortunatamente in servizio proprio nella stessa zona dell'incidente. La donna ha riportato gravi ustioni agli arti inferiori, alle mani, al torace e al viso ed è stata trasferita d'urgenza all'ospedale Sant'Eugenio di Roma in codice rosso, dove si trova ricoverata in prognosi riservata, proprio nel nuovo reparto Grandi Ustioni, inaugurato ieri mattina. «Le ustioni coprono il 43% del corpo e per il 30% sono di terzo grado. La prognosi è ancora riservata», ha spiegato in serata il dott. Paolo Palombo, direttore sanitario del Sant'Eugenio e primario del reparto.
Intanto il villino dove la signora viveva, pieno di mobili di legno e stracci, è stato divorato dal fuoco ed è andato completamente distrutto. Sono state necessarie due autocisterne d'acqua e oltre tre ore d'intervento dei vigili per sedare le fiamme. «Perché una donna di 65 anni, che rientrerebbe per limiti di età nella proroga per le categorie protette, decide di darsi fuoco? - attacca l’Asia Rdb - Forse per la percezione di abbandono in cui si vengono a trovare molti inquilini nella stessa condizione, soprattutto quelli con sfratti per morosità. L'abbandono dovuto a politiche abitative inesistenti e che non vanno oltre la gestione dell'emergenza. Che non sanno garantire un passaggio da casa a casa e che consegnano questi inquilini nelle mani dell'Ufficiale giudiziario e della forza pubblica». Il gesto disperato ieri a Olevano Romano, piccolo paesino ai confini con il Frusinate. L’intervento dei vigili e il trasferimento in eliambulanza al S. Eugenio. Ha ustioni sul 43% del corpo, è in prognosi riservata.


24 febbraio 2009 - La Sicilia

«Vogliamo costruire un futuro nella legalità»
La protesta. I senzacasa di via Messina Montagne chiedono un percorso per lasciare i container e lavorare
di Daniele Ditta

Palermo - Chiedono un lavoro e un futuro migliore per i propri figli. La possibilità di potersi affittare una casa e andarsene dai container di via Messina Montagne, dove per adesso la maggior parte di loro è alloggiata.
Una ventina di padri di famiglia, ieri mattina, ha protestato davanti alla prefettura in via Cavour. Una protesta pacifica durata un paio d'ore. La barba incolta, i volti scavati dalla sofferenza: per lo più ragazzi con storie difficili alle spalle, nonostante la giovane età. Storie di sofferenza che rasentano la disperazione.
Si tratta di ex detenuti, sfrattati, senza casa iscritti nelle liste d'emergenza. C'è anche chi ha vissuto il periodo dell'occupazione di Palazzo delle Aquile, insieme al comitato 12 luglio di Tony Pellicane. Ma ci tengono a precisare che non hanno nulla a che vedere con i componenti di quel gruppo.
Lanciano un appello alle istituzioni per essere aiutati a togliersi dal «guado» in cui si trovano. Un grido disperato che si legge anche nei tre cartelli rosa che hanno appeso su un palo davanti all'entrata di villa Withaker: tre fogli con messaggi scritti in un italiano sgrammaticato, ma che rende l'idea della loro condizione sociale.
«Siamo stati abbandonati dalle istituzioni – lamenta Umberto Marino, uno dei manifestanti più attivi –. Non sappiamo più come andare avanti per sfamare le nostre famiglie. Non chiediamo sussidi, solo la possibilità di poterci costruire un futuro nel rispetto delle regole e della legalità. Abbiamo manifestato l'intenzione di costituire una cooperativa per poterci inserire nel mondo del lavoro, ma non abbiamo ancora trovato un interlocutore».
In serata i manifestanti hanno trovato ospitalità al centro sociale «Laboratorio Zeta» e chiesto aiuto a padre Gianni Notari, gesuita da sempre vicino ai poveri e a chi soffre. Oggi saranno ricevuti da Paolo Di Gaetano, dei Cobas-Rdb.


24 febbraio 2009 - Il Giorno

Crisi, la Fiat blocca tutti i nuovi progetti
Fermi per 15 giorni 441 operai su 750
di ROBERTA RAMPINI

ARESE - CASSINTEGRAZIONE per 441 dipendenti su 750 dal 2 al 15 marzo all'Alfa Romeo di Arese e nessun chirimento sul futuro dello stabilimento. Quello che le organizzazioni sindacali temevano è accaduto: all'incontro che si è svolto in Assolombarda, ancora una volta la Fiat ha annunciato il blocco dell'attività nella progettazione, sperimentazione, parte commerciale e centro stile, mentre ha fatto melina sui progetti per l'area aresina. LA «MENTE PENSANTE» del Gruppo si fermerà ancora una volta, dopo le settimane di cassa già fatte a dicembre e febbraio. Fiat e Powertrain hanno spiegato che all'origine di questa decisione ci sono la crisi del mercato e la caduta delle vendite del 40%: da qui la necessità della contrazione delle ore lavorate in tutti i settori di produzione e degli enti centrali per ridurre i costi. Un film già visto che ricorda molto quello di una decina d'anni fa, quando la Fiat fermava le catene di produzione in carrozzeria e meccanica, lasciava a casa migliaia di operai in cassintegrazione e dopo mesi annunciava chiusure e licenziamenti. «Noi siamo stanchi di parlare solo di cassintegrazione, vogliamo una disccussione vera sulla Fiat e in particolare su Arese - spiega Carlo Pariani della FlmUniti Cub -. La cassintegrazione negli enti centrali e nei settori tecnici è dovuta al blocco di tutti i progetti nuovi, cosa mai accaduta che pone pesanti interrogativi sul futuro. La situazione critica di Arese risente delle scelte scellerate fatte prima dell'attuale crisi delle vendite». PER QUANTO riguarda il progetto del «motor village» che dovrebber sorgere al Centro direzionale, l'azienda ha detto che non ci sono novità. Come è noto Fiat intende celebrare i cent'anni della prestigiosa marca automobilistica Alfa Romeo con una serie di manifestazioni. Tra queste iniziative è previsto il rilancio del museo storico con interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, la realizzazione dell'Alfa Romeo Village, cioè un albergo tematico con officine dedicate alla manutenzione delle auto storiche. Arese dunque potrebbe tornare essere il "cuore" dell'Alfa Romeo, ma la Fiat dovrà fare i conti anche con i lavoratori che oggi progettano e sperimentano motori e vetture Alfa.


24 febbraio 2009 - Manfredonia.net

'A Manfredonia gli unici colpevoli sono i crostacei'
Intervista al legale di parte civile, Umberto Liguori,
nel processo Enichem pubblicata sul settimanale "Vita"

Qui di seguito riportiamo un interessante articolo pubblicato sul settimanale "VITA, non profit magazine" nel suo inserto mensile sull'ambiente, l'energia e le risorse, Ecomondo del numero 7 di febbraio 2009.
A MANFREDONIA TUTTI ASSOLTI GLI UNICI COLPEVOLI SONO I CROSTACEI...
"Tutti innocenti, il fatto non sussiste". Così il giudice Michela Valente ha assolto i dieci dirigenti Enichem e i due consulenti medici al processo sul Petrolchimico di Manfredonia nel 2007. Le accuse erano di omicidio colposo plurimo, lesioni e omissioni di controllo, disastro ambientale. Tra le parti offese solo i famigliari di Nicola Lovecchio, morto di tumore a 49 anni nel 1997, non hanno accettato risarcimenti in cambio del ritiro dal processo.
Ecomondo: Avvocato Liguori, lei rappresenta il WWF, Legambiente e l’associazione Bianca Lancia, oltre che la famiglia Lovecchio. Perché avete deciso di ricorrere in appello?
Umberto Liguori: Io sono agguerrito, ma il pm Lidia Giorgio lo è più di me. Tra le parti civili ci sono anche Medicina democratica, Cub - Confederazione unitaria di base, Regione Puglia, Provincia di Foggia, ministero dell’Ambiente. Grazie al lavoro dei nostri consulenti abbiamo una solida base per l’appello.
Ecomondo: Quali sono esattamente le motivazioni?
Liguori: Sono speculari alle argomentazioni dell’assoluzione: riguardano la quantità, la qualità e la durata dell’esposizione alla sostanza fuoriuscita dall’esplosione di una colonna di lavaggio dell’ammoniaca. L’incidente risale al 26 settembre 1976. L’Enichem dichiara la fuoriuscita di 12 tonnellate di una miscela liquido-gassosa. In base alle relazioni tecniche a nostra disposizione, invece, le tonnellate sarebbero ben 49, di anidride arseniosa, facilmente inalabile. Pur affermando che "l’Enichem ha cercato di minimizzare i fatti", il giudice ha preso per buoni i dati forniti dalla stessa azienda. Infine, secondo il giudice l’esposizione degli operai per l’attività di bonifica è stata breve, una decina di giorni, dunque non tale da far morire 18 lavoratori.La relazione tecnica dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, commissionata dal ministero, dimostra invece che non c’è mai stata una vera bonifica. Al contrario, i primi interventi sono stati fatti in modo maldestro, con l’effetto di sollevare le polveri e distribuirle sul territorio. Gli operai, poi, hanno agito per lo più senza protezioni.
Ecomondo: Hanno pesato solo le ragioni di Enichem?
Liguori: Dico solo che ha accolto anche la spiegazione per cui l’arsenico nelle urine dei lavoratori fosse dovuto a una dieta troppo ricca di crostacei. In aula l’avvocato Giuseppe Mattina, che rappresenta Medicina democratica e Cub, ha chiesto: "E quanto guadagnavano gli operai per permettersi tutti questi scampi e aragoste?".(El.Co.)


24 febbraio 2009 - L'Eco di Bergamo

Alzano. Il futuro della Cartiere Pigna...
di Laura Arnoldi

Alzano - Il futuro della Cartiere Pigna è stato al centro sabato di un incontro pubblico ad Alzano Lombardo promosso dal gruppo consiliare «Il Progetto». Marcello Bertazzoni del Slc-Cgil ha illustrato la trattativa per i 133 lavoratori della divisione cartiera chiusa recentemente. «Dopo l'accordo sulla cassa integrazione di gennaio, l'azienda deve chiarirci cosa intenda fare nel futuro: per ora sembra esserci uno sbilanciamento verso la valorizzazione del marchio, non sufficiente se non è affiancato da un impegno industriale». Gigi Pezzini della Fistel-Cisl ha aggiunto che «il salvataggio della Pigna c'è già stato, ma non è certo che la Pigna rimarrà ad Alzano».
Hanno poi parlato Ahmed Isaz e Roberto Fugazzi a nome dei dipendenti di due cooperative che hanno perso il lavoro a seguito della cessazione dell'attività nella divisione cartiera e non essendo dipendenti Pigna non possono rientrare nell'accordo sulla Cigs. «Non rifiutiamo nessuna offerta che venga dall'azienda, ma deve valere per tutti i lavoratori» - ha detto Sergio Caprini della Confederazione Unitaria di Base.
Sul futuro, Paolo Boffelli, consigliere comunale della minoranza, ha ricordato che «l'area occupata dalla Pigna attualmente di proprietà della immobiliare Leonardo si distingue in due parti: una a valle della Teb, dove potrebbe nascere la nuova Pigna, l'altra, ben più ampia, a monte. Le decisioni dell'Amministrazione sulla destinazione d'uso della seconda area sono fondamentali per il futuro di Alzano». Boffelli ha ricordato come già da due anni l'Amministrazione attuale fosse stata sollecitata dalla Pigna a risposte sull'area in questione che fino a ottobre era dichiarata nel Piano di governo del territorio ad uso esclusivamente produttivo. «È per noi preoccupante - ha detto il consigliere - che l'Amministrazione abbia aperto un tavolo tecnico con l'azienda e la proprietà dell'immobile escludendo dal dibattito minoranza e cittadinanza».


24 febbraio 2009 - Il Sole 24 Ore

Scuola, la Cgil sciopera il 18 marzo

La bocciatura di massa del nuovo contratto, espressa dal 95% dei lavoratori attraverso un referendum durato oltre un mese, ha convinto la Flc-Cgil a indire un altro sciopero generale: la mobilitazione si svolgerà il prossimo 18 marzo e abbraccerà tutto il comparto della conoscenza, università compresa. Secondo 351mila lavoratori (il 95% dei 376.926 che hanno partecipato al referendum, pari al 39% dei dipendenti della scuola) giustificherebbero ampiamente l'abbandono del tavolo di contrattazione, all'Aran, deciso dalla Flc-Cgil lo scorso dicembre (anche se lo strappo aveva origine nei ben noti dissidi Epifani-Bonanni sulla gestione della vecchia Alitalia). Per il leader Mimmo Pantaleo quell'accordo è considerato dai lavoratori "del tutto insufficiente a recuperare il potere d'acquisto dei salari, a dare risposte al problema dei precari", a giustificare gli "scarsi investimenti" per tutto il settore istruzione: inferiore, superiore ed universitario. L'iniziativa della Flc-Cgil non si limiterà tuttavia a rimarcare il disaccordo sul rinnovo di contratto di categoria, ma si muoverà anche contro l'accordo quadro del 22 gennaio sul modello contrattuale (relativo a tutti i contratti pubblici) e la forte politica dei tagli avviata dal governo sull'intero settore della conoscenza. Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda il contratto sulla scuola l'hanno firmato (premiando la logica del "meno peggio" per i lavoratori). Anche per quanto riguarda gli altri sindacati, a iniziare da quelli di base, ci sono forti perplessità sulla loro adesione alla protesta: Cub e Cobas hanno già annunciato una propria manifestazione nazionale per il mese di aprile. E l'Unicobas, l'unico sindacato sinora a scioperare nell'anno nuovo (il 13 febbraio) e a non lasciare sola la Flc-Cgil nella mobilitazione-flop del 13 dicembre scorso (meno del 10% di adesioni), non è detto che stavolta aderisca.


24 febbraio 2009 - Il Secolo XIX

Il 95% di no al contratto scuola, sciopero confermato il 18 marzo
referendum cgil

Roma - Scuola: la bocciatura di massa del nuovo contratto, espressa dal 95% dei lavoratori attraverso un referendum durato oltre un mese, ha convinto la Flc-Cgil che i tempi per indire un altro sciopero generale sono maturi: la mobilitazione, ha confermato ieri il sindacato di via Leopoldo Serra, si svolgerà il prossimo 18 marzo e abbraccerà tutto il comparto della conoscenza, università compresa. L'iniziativa della Flc-Cgil non si limiterà tuttavia a rimarcare il disaccordo sul rinnovo di contratto di categoria, ma si muoverà anche contro l'accordo quadro del 22 gennaio sul modello contrattuale (relativo a tutti i contratti pubblici) e la forte politica dei tagli avviata dal governo sull'intero settore della conoscenza. Un motivo, quest'ultimo, sicuramente condiviso da tutte le organizzazioni sindacali, ma che probabilmente non risparmierà al sindacato di Pantaleo di arrivare alla contestazione di metà marzo in estrema solitudine: Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda, del resto, il contratto sulla scuola l'hanno firmato (premiando la logica del "meno peggio" per i lavoratori). Anche per quanto riguarda gli altri sindacati, ad iniziare da quelli di base, ci sono forti perplessità sull'adesione alla protesta: Cub e Cobas hanno già annunciato una propria manifestazione nazionale per il mese di aprile. E l'Unicobas, l'unico sindacato sinora a scioperare nell'anno nuovo (il 13 febbraio) e a non lasciare sola la Flc-Cgil nella mobilitazione-flop del 13 dicembre scorso (meno del 10% di adesioni), non è detto che stavolta aderisca. Certo, i numeri presentati dalla Flc-Cgil fanno pensare ad un malessere reale insito in una categoria che nell'ultimo biennio ha avuto dal governo aumenti appena sopra il tasso d'inflazione.


23 febbraio 2009 - Omniroma

CASA, ASIA: «MANIFESTEREMO IN DIFESA FASCE DEBOLI»

(OMNIROMA) Roma, 23 feb - «L'Asia RdB ha indetto per domani una manifestazione davanti all'assessorato alla Casa del Comune di Roma, in difesa del ruolo delle case popolari e contro le misure che stanno colpendo le fasce sociali più deboli. Si richiede il ritiro completo del provvedimento con cui l'assessore Antoniozzi ha dato mandato alla Romeo Gestioni per mettere a conguaglio gli importi degli oneri accessori per gli anni 2000-2007, sospeso dopo la diffida promossa dall'AS.I.A.-RdB contro la Romeo Gestioni e il Comune di Roma, e già sottoscritta da oltre mille inquilini delle case comunali, con cui si è contestata la prescrizione delle somme e il fatto che siano state richieste per servizi mai erogati». Lo comunica, in una nota, Asia Rdb. «Si richiede inoltre - prosegue la nota - il blocco degli aumenti degli affitti, rincarati del 20% a partire dal gennaio 2007 con la conseguente richiesta di altri arretrati, e l'applicazione delle leggi che vanno a favore degli inquilini più poveri. Come la Legge Regionale 4/2006, che prevede lo sconto del 30% sulle somme degli oneri accessori per gli inquilini più deboli (pensionati con la minima, disoccupati) e la 11/2007, che aumenta il limite di accesso all'Edilizia Residenziale Pubblica». «Da oltre un mese abbiamo richiesto un incontro con l'assessore Antoniozzi su questi temi, ma non abbiamo ancora avuto riscontri - riferisce Angelo Fascetti, dell'AS.I.A. RdB-CUB - Riteniamo che sia ora di smetterla con la facile demagogia contro gli inquilini delle case popolari, favorita da anni di colposa mancata gestione e abbandono, perché le case popolari sono un patrimonio comune da difendere e gli inquilini vogliono una vera gestione e manutenzione delle case e vogliono pagare per dei veri servizi».

OLEVANO ROMANO, ASIA: «INQUILINI SI SENTONO ABBANDONATI»

(OMNIROMA) Roma, 23 feb - «Perché una donna di 65 anni, che rientrerebbe per limiti di età nella proroga per le categorie protette, decide di darsi fuoco? Forse per la percezione di abbandono in cui si vengono a trovare molti inquilini nella stessa condizione, soprattutto quelli con sfratti per morosità. L'abbandono dovuto a politiche abitative inesistenti e che non vanno oltre la gestione dell'emergenza. Che non sanno garantire un passaggio da casa a casa e che consegnano questi inquilini fragili nelle mani dell'Ufficiale giudiziario e della forza pubblica». Lo comunica, in una nota, Asia Rdb. «L'estrema resistenza dell'inquilina a Olevano Romano - prosegue - è la stessa che migliaia di inquilini mettono in atto ogni giorno per non finire per strada a causa di sfratti e dismissioni. L'insipienza delle amministrazioni poi supera ogni limite quando si continuano a svendere alloggi pubblici o a sfrattare perfino invalidi come farà Risorse per Roma il 26 febbraio 2009 - in via Enrico Cialdini 13 - chiedendo anche il supporto della polizia. Continuiamo a organizzazione picchetti metropolitani degli inquilini resistenti! Giovedì 26 febbraio dalle 8 presidieremo l'alloggio dove vive la signora Bianchi Stefania per tutelarne il diritto all'abitare».


23 febbraio 2009 - Ansa

LAVORO: VIGILI DEL FUOCO, SINDACATO DI BASE OCCUPA DIREZIONE

(ANSA) - CATANZARO, 23 FEB - Alcuni militanti del sindacato Rdb-Cub hanno deciso di occupare per protesta a Catanzaro la sede della direzione regionale dei vigili del fuoco. L'iniziativa e' legata ad alcune rivendicazioni in relazione a questioni di mobilita' del personale. In una nota il sindacato Rdb-Cub parla di una "direzione regionale al servizio del clientelismo", aggiungendo che "la mobilita' del personale e' incentrata sul nepotismo. Contro tutti i clientelismi e l'immobilita' di questa direzione regionale i vigili del fuoco hanno deciso i ribellarsi". Secondo quanto riferisce l'Rdb-Cub, all'iniziativa di protesta partecipano alcuni esponenti politici locali.

DOMANI NEL LAZIO

(ANSA) - ROMA, 23 FEB - AVVENIMENTI PREVISTI PER DOMANI NEL LAZIO:...
10:00 - Roma, davanti all'assessorato alla casa, Lungotevere De Cenci, 5. Manifestazione «In difesa del ruolo delle case popolari e contro le misure che colpiscono le face sociali più deboli», dell'associazione inquilini e assegnatari Rdb.
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23 febbraio 2009 - Dire

COMUNE BOLOGNA. PRECARI INTERROMPONO LA SEDUTA DI CONSIGLIO
MAESTRE PROTESTANO SVENTOLANDO ANCHE I VOLANTINI DEL PD

(DIRE) Bologna, 23 feb. - Una ventina di precari del Comune di Bologna ha fatto irruzione oggi pomeriggio in Consiglio e il presidente dell'assemblea di Palazzo D'Accursio e' stato costretto ad interrompere la seduta. Armati di striscione e volantini i precari al grido di "I precari del Comune siamo noi" sono intervenuti nel momento in cui avrebbe dovuto prendere parola l'assessore Milli Virgilio per spiegare le misure contro la crisi economica adottate da Palazzo d'Accursio per difendere i lavoratori licenziati o messi in cassa integrazione. "Idonee da piu' di 10 anni", cosi' recita lo striscione dei manifestanti (per lo piu' maestre precarie delle materne), firmato dalle Rdb. I lavoratori avevano in mano inoltre i volantini della campagna elettorale del Pd sul tema del precariato in capeggia lo slogan "Il lavoro nobilita, il precariato no". "Seguiamo l'assessore Virgilio in ogni tappa della campagna elettorale- spiegano i precari- siamo stati anche all'incontro al Quartiere Saragozza, abbiamo fatto domande ma mai ricevuto risposte". Anche oggi e' stato reclamato un intervento dell'assessore Virgilio e la presenza del sindaco, entrambi usciti dall'aula nel momento della manifestazione. La seduta e' ripresa dopo una decina di minuti.

CASA. DOMANI MANIFESTAZIONE SOTTO ASSESSORATO CAPITOLINO
ASIA-RDB: PRIMA ARRETRATI INESISTENTI, ORA AUMENTO DEGLI AFFITTI

(DIRE) Roma, 23 feb. - Asia-Rdb ha indetto per domani mattina, alle 10, una manifestazione davanti all'assessorato alla Casa del Comune di Roma (Lungotevere de' Cenci, 5), "in difesa del ruolo delle case popolari e contro le misure che stanno colpendo le fasce sociali piu' deboli". I promotori della protesta chiedono "il ritiro completo del provvedimento con cui l'assessore Antoniozzi ha dato mandato alla Romeo Gestioni per mettere a conguaglio gli importi degli oneri accessori per gli anni 2000-2007, sospeso dopo la diffida promossa dall'Asia-Rdb contro la Romeo Gestioni e il Comune di Roma, e gia' sottoscritta da oltre mille inquilini delle case comunali, con cui si e' contestata la prescrizione delle somme e il fatto che siano state richieste per servizi mai erogati". Fra le rivendicazioni anche il blocco degli aumenti degli affitti, "rincarati del 20% a partire dal gennaio 2007 con la conseguente richiesta di altri arretrati, e l'applicazione delle leggi che vanno a favore degli inquilini piu' poveri. Come la legge regionale 4/2006, che prevede lo sconto del 30% sulle somme degli oneri accessori per gli inquilini piu' deboli (pensionati con la minima, disoccupati) e la 11/2007, che aumenta il limite di accesso all'Edilizia residenziale pubblica". "Da oltre un mese abbiamo richiesto un incontro con l'assessore Antoniozzi su questi temi, ma non abbiamo ancora avuto riscontri- spiega Angelo Fascetti, dell'Asia Rdb-Cub- riteniamo che sia ora di smetterla con la facile demagogia contro gli inquilini delle case popolari, favorita da anni di colposa mancata gestione e abbandono, perche' le case popolari sono un patrimonio comune da difendere e gli inquilini vogliono una vera gestione e manutenzione delle case e vogliono pagare per dei veri servizi".

CASA. ASIA RDB: COMMISSIONE PATRIMONIO A VIA PINCHERLE

(DIRE) Roma, 23 feb. - Prosegue la mobilitazione degli inquilini di via Pincherle. Questa mattina un gruppo di residenti ha effettuato un volantinaggio di due ore nel centro di Roma, soffermandosi in particolare davanti la sede delle Generali di piazza Venezia e a piazza Santi Apostoli. Domani, come annunciato dall'assessore alla Casa e al Patrimonio durante l'incontro con gli inquilini e Asia avvenuto lo scorso 12 febbraio, la seduta della Commissione Patrimonio verra' convocata in via Pincherle, alle 10. "Antoniozzi- si legge nel comunicato dell'Asia Rdb- aveva spiegato di voler portare in commissione Patrimonio e in giunta una proposta di delibera che consenta al Comune di entrare a fianco della Regione nel sostegno all'acquisto degli immobili di via Pincherle 153/169, mettendo a disposizione anche risorse, a patto che la proprieta', Area Mestre/Giacomazzi, sia disponibile a venire incontro alla nuova offerta economica".


23 febbraio 2009 - Apcom

Scuola/ 95% lavoratori boccia contratto, Cgil va allo sciopero
Il referendum parla chiaro, ma le altre sigle non ci saranno

Roma, 23 feb. (Apcom) - La bocciatura di massa del nuovo contratto, espressa dal 95% dei lavoratori attraverso un referendum durato oltre un mese, ha convinto la Flc-Cgil che la misura è colma ed i tempi per indire un altro sciopero generale sono maturi: la mobilitazione, ha confermato oggi il sindacato di via Leopoldo Serra, si svolgerà il prossimo 18 marzo e abbraccerà tutto il comparto della conoscenza, università compresa. L'iniziativa della Flc-Cgil non si limiterà tuttavia a rimarcare il disaccordo sul rinnovo di contratto di categoria, ma si muoverà anche contro l'accordo quadro del 22 gennaio sul modello contrattuale (relativo a tutti i contratti pubblici) e la forte politica dei tagli avviata dal governo sull'intero settore della conoscenza. Un motivo, quest'ultimo, sicuramente condiviso da tutte le organizzazioni sindacali, ma che probabilmente non risparmierà al sindacato di Pantaleo di arrivare alla contestazione di metà marzo in estrema solitudine: Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda, del resto, il contratto sulla scuola l'hanno firmato (premiando la logica del 'meno peggio' per i lavoratori). Anche per quanto riguarda gli altri sindacati, ad iniziare da quelli di base, ci sono forti perplessità sulla loro adesione alla protesta: Cub e Cobas hanno già annunciato una propria manifestazione nazionale per il mese di aprile. E l'Unicobas, l'unico sindacato sinora a scioperare nell'anno nuovo (il 13 febbraio) e a non lasciare sola la Flc-Cgil nella mobilitazione-flop del 13 dicembre scorso (meno del 10% di adesioni), non è detto che stavolta aderisca. Certo, i numeri presentati dalla Flc-Cgil fanno pensare ad un malessere reale insito in una categoria che nell'ultimo biennio ha avuto dal governo aumenti appena sopra il tasso d'inflazione: nemmeno 80 euro lordi in media per i docenti e poco più di 50 per gli Ata. Cifre davvero modeste. E che secondo 351mila lavoratori (il 95% dei 376.926 che hanno partecipato al referendum, pari al 39% dei dipendenti della scuola) giustificherebbero ampiamente l'abbandono del tavolo di contrattazione, all'Aran, deciso dalla Flc-Cgil lo scorso dicembre (anche se lo 'strappo' aveva origine nei ben noti dissidi estivi Epifani-Bonanni sulla gestione della ex Alitalia). A detta della Cgil il dissenso espresso dai lavoratori per il rinnovo contrattuale avrebbe un peso specifico che va oltre gli schieramenti: al referendum, promosso da oltre 4mila assemblee e svolto grazie all'allestimento di 6mila seggi, avrebbero infatti preso parte quasi 250mila dipendenti in più, tra docenti ed Ata, rispetto agli effettivi iscritti alla Flc. Ora è evidente, di fronte a questi "numeri straordinari", ha commentato il leader Mimmo Pantaleo, che quell'accordo è considerato dai lavoratori "del tutto insufficiente a recuperare il potere d'acquisto dei salari, a dare risposte al problema dei precari", a giustificare gli "scarsi investimenti" per tutto il settore istruzione: inferiore, superiore ed universitario. Mercoledì 18 marzo si fermerà, non a caso, anche il mondo accademico, anch'esso al centro di tagli ed economie di cassa: tagli, definiti "indiscriminati", su cui ha puntato l'indice oggi anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. In questo caso lo stato di disagio dei lavoratori è così evidente che non servirà nemmeno attendere l'esito del sondaggio di settore sull'intesa contrattuale raggiunta lo scorso 16 gennaio. Anche in questo caso la Flc-Cgil ha deciso di puntare i piedi e non firmare quell'ipotesi di accordo economico. Decisione sinora ampiamente avallata dai lavoratori: al sondaggio internet organizzato dallo stesso sindacato, cui hanno sinora aderito quasi 500 persone, emerge che solo l'11% condivide la sua sottoscrizione da parte delle altre organizzazioni sindacali. Ora però quel malcontento, chiede, la Flc-Cgil dovrà esprimersi sottoforma di sciopero. Il precedente di dicembre non fa ben sperare. Ma c'è quasi un mese per convincere i lavoratori a non tradire se stessi. E il sindacato.


23 febbraio 2009 - Il Resto del Carlino.it

LA PROTESTA
Maestre irrompono in Consiglio Comunale
Slogan dei precari durante l'assise
Armati di striscione e volantini i precari al grido di "I precari del Comune siamo noi" sono intervenuti nel momento in cui avrebbe dovuto prendere parola l’assessore Milli Virgilio

Bologna, 23 febbraio 2009 - Una ventina di precari del Comune di Bologna ha fatto irruzione oggi pomeriggio in Consiglio e il presidente dell’assemblea di Palazzo D’Accursio e’ stato costretto ad interrompere la seduta. Armati di striscione e volantini i precari al grido di "I precari del Comune siamo noi" sono intervenuti nel momento in cui avrebbe dovuto prendere parola l’assessore Milli Virgilio per spiegare le misure contro la crisi economica adottate da Palazzo d’Accursio per difendere i lavoratori licenziati o messi in cassa integrazione. "Idonee da piu’ di 10 anni", cosi’ recita lo striscione dei manifestanti (per lo piu’ maestre precarie delle materne), firmato dalle Rdb. I lavoratori avevano in mano inoltre i volantini della campagna elettorale del Pd sul tema del precariato in capeggia lo slogan "Il lavoro nobilita, il precariato no". "Seguiamo l’assessore Virgilio in ogni tappa della campagna elettorale- spiegano i precari- siamo stati anche all’incontro al Quartiere Saragozza, abbiamo fatto domande ma mai ricevuto risposte". Anche oggi e’ stato reclamato un intervento dell’assessore Virgilio e la presenza del sindaco, entrambi usciti dall’aula nel momento della manifestazione. La seduta e’ ripresa dopo una decina di minuti.


23 febbraio 2009 - Leggo

Roma. Il Tribunale rischia il collasso...
di Lorena Loiacono

Roma - Il Tribunale rischia il collasso. Sarà sufficiente infatti che gli impiegati si astengano dalle mansioni che non gli competono, per far sì che l’attività della giustizia si blocchi. Inizia oggi infatti l’agitazione indetta dai cancellieri del Tribunale civile e penale di Roma, dal Palazzaccio a Piazzale Clodio, in protesta contro una carenza di organico e di organizzazione che da anni grava sulle loro spalle. «Un’agitazione insolita che, paradossalmente, creerà il caos nel momento in cui gli impiegati faranno semplicemente il loro dovere - spiega la direzione della RdB Cub per la Giustizia - sono anni che i cancellieri portano avanti il lavoro del Tribunale assumendosi incarichi che non gli competono. Astenendosi da queste mansioni non previste, per le quali infatti sarebbe necessario un aumento di organico soprattutto dopo l’enorme ondata di pensionamento degli ultimi mesi, dimostreranno che il Tribunale rischia il collasso e che si regge in piedi proprio grazie a quel lavoro in più che svolgono tutti i giorni, nonostante il blocco del turn over e la mancata riqualificazione di inquadramento e retribuzione, ferma ormai da decenni». Inevitabili, quindi, disagi e rallentamenti nei lavori.(ass)


23 febbraio 2009 - Capitoloprimo

Degrado della giustizia: le Rdb ne discutono questa mattina
presso il Tribunale di Torre Annunziata
di Alessio Arpaia

Torre Annunziata - Si svolgerà questa mattina, a partire dalle ore 9 presso l’androne del palazzo di Giustizia di Torre Annunziata, un’assemblea pubblica organizzata dalle Rdb-Pi (Rappresentanze sindacali di base – pubblico impiego) incentrata sul tema del degrado della giustizia, con un occhio particolare alla precaria condizione in cui lo stesso tribunale oplontino versa da svariati anni. "L’iniziativa è stata indetta contro una giustizia lenta per i cittadini e matrigna per i lavoratori - affermano le organizzazioni sindacali - per una seria politica di ammodernamento del sistema, accompagnata da dotazioni organiche calibrate sugli effettivi carichi di lavoro, da lavoratori motivati ai quali sia riconosciuto il diritto di carriera e per il completamento del Palazzo di Giustizia di Torre Annunziata". Lo scandaloso ritardo nella costruzione della nuova struttura, infatti, sembra un’immagine emblematica della gravissima situazione in cui versa la giustizia partenopea: i ritardi nella costruzione causano un problema di ottimizzazione delle risorse, considerando ad esempio la dislocazione in più punti dei vari uffici giudiziari. Inoltre tutto ciò comporta un ulteriore esborso economico da parte della collettività per pagare l’affitto dei locali. "Le normative sulla salubrità e la sicurezza per i lavoratori sui luoghi di lavoro, di cui il dlgs 624/94 e il recente T.U. 81/08, sono quotidianamente violate", così si legge nei comunicati stampa dell’Rdb-Pi. Secondo i dipendenti del tribunale il carico di lavoro complessivo, per numero di procedimenti iscritti e provvedimenti emessi, negli ultimi anni è aumentato del 40% circa, mentre il numero del personale amministrativo è passato dalle circa 51.200 unità del 1999 alle circa 40.700 unità d’oggi. Nello stesso tempo le risorse per la gestione quotidiana del servizio Giustizia sono passate, dati alla mano, dal 2002 al 2006 da 343.203.787 a 167.411.177 €. Forte dunque la rabbia ed il disagio in cui versano i dipendenti del ministero della giustizia, proprio in un momento storicamente cruciale per la riforma del sistema giudiziario; una rabbia a cui l’incontro di questa mattina tenterà di dare forma nei giorni a venire.


23 febbraio 2009 - Tam Tam

Di ronda in ronda... perchè no quelle fiscali?
La provocatoria proposta è dei sindacati di base dei vigili del fuoco, i quali chiedono maggiori entrate per potenziare la prevenzione e gli interventi urgenti d protezione civile

Se l’emergenza violenza consiglia a qualcuno le ronde, un’altra idea, sulla stessa lunghezza d’onda, è venuta per contrastare il fenomeno che fa veramente dell’Italia una nazione da record: l’evasione fiscale. Ci hanno pensato i pompieri, che delle emergenze sono veri esperti, e la proposta, ammesso che funzioni il sistema delle segnalazione dei privati cittadini, potrebbe risolvere ogni problema dell’Italia. Ma c’è da dubitare che coloro che sull’evasione, consentita e facilitata, prosperano diano il loro assenso. Così comunque i sindacati di base dei vigili del fuoco argomentano: "Ormai le emergenze di questo paese vengono colmate con il volontariato! Una volta quelli sanitari, un’altra volta quello dei vigili del fuoco, ora quelli della polizia! Ormai il volontariato è diventato il tappa buchi di ogni governo. Quello che sta succedendo con il decreto in parola e le esternazioni del ministro Maroni, per far fronte alle circostanze critiche di queste giorni, al posto di assumere addetti alla sicurezza, si "inventano" anche i vigili del fuoco pensionati a fare le ronde nelle città armati di telefonino! Vorremmo capire qual’è la differenza tra un cittadino comune che può avvisare le forze dell’ordine e le ronde; cosi come senza organico le forze dell’ordine, dopo essere state avvisate, quando e con quali mezzi dovrebbero intervenire?". Prosegue il comunicato: "Non riusciamo nemmeno a capire come in un paese teatro di emergenze incendi e alluvioni pressoché quotidiane, invece di incentivare le attività di prevenzione o previsione dei rischi, si preferisca confondere le attività istituzionali del Vigili del Fuoco con quelle di competenza di altri enti". Come organizzazione sindacale, RdB CUB suggeriscono al ministro, "visto che ha tanto a cuore i vigili del fuoco, di istituire anche i volontari della finanza per individuare le migliaia di evasori e destinare le risorse recuperate ai salari degli stessi che sono da terzo mondo".


23 febbraio 2009 - Notiziario Italiano

CANCELLIERI IN AGITAZIONE
Tribunale di Roma nel caos
di Carmela Di Marino

Roma - Il Tribunale rischia il collasso. Basterà infatti che gli impiegati si astengano dalle mansioni che non gli competono, per far bloccare l’attività della giustizia .Inizia oggi infatti l’agitazione indetta dai cancellieri del Tribunale civile e penale di Roma, dal Palazzaccio a Piazzale Clodio, che protestano contro una carenza di organico e di organizzazione che da anni grava sulle loro spalle. «Un’agitazione insolita che, paradossalmente, creerà il caos nel momento in cui gli impiegati faranno semplicemente il loro dovere - spiega la direzione della RdB Cub per la Giustizia - sono anni che i cancellieri portano avanti il lavoro del Tribunale assumendosi incarichi che non gli competono. Lo scopo è quello di dimostrare proprio che la semplice astensione da mansioni non previste, che necessiterebbe di un aumento di organico anche dopo l'ondata di pensionamento degli ultimi mesi, porterebbe il Tribunale al collasso. Organizzazione che si regge in piedi grazie a quel lavoro in più che svolgono tutti i giorni, nonostante blocco del turn over e mancata riqualificazione di inquadramento e retribuzione, ferma ormai da decenni. Saranno inevitabili disagi e rallensamenti nei lavori.

COMUNE E POLIZIA MUNICIPALE: SI ALL'ARMAMENTO
Pistole e manganelli per i Vigili Urbani

Roma - Approvato dal Consiglio Comunale il "Regolamento dell'armamento degli appartenenti al Corpo di Polizia Municipale, in possesso della qualità di agente di pubblica sicurezza". 29 i voti a favore, 4 i contrari, 9 gli astenuti. I vigili urbani, salvi i casi di obiezione di coscienza, avranno per la difesa personale una pistola calibro nove, spray anti-aggressione e "mazzette distanziatrici" (manganelli). A giugno scorso la Giunta aveva approvato la delibera sull'armamento, mentre ad agosto era arrivato il via libera dei sindacati (tranne le Rdb). Dopo l'approvazione del Consiglio Comunale, gli agenti di Polizia Municipale hanno 60 giorni di tempo per dare il consenso al possesso dell'arma. Gli obiettori di coscienza potranno rinunciarvi, ma dovranno mantenere il resto della dotazione di difesa. I vigili saranno poi sottoposti a test fisico-psicologici di idoneità e seguiranno corsi di formazione e addestramento al tiro. Il primo gruppo (circa mille agenti) sarà armato a giugno 2009. L'armamento del corpo – per cui sono stati stanziati 800 mila euro – sarà completato entro la fine dell'anno.


23 febbraio 2009 - Panorama.it

Pensioni decurtate. L’allarme parte dai blog

A gennaio pensioni ridotte all’improvviso in molte città italiane: l’allarme si è diffuso rapidamente su internet. Tra i primi a pubblicare la notizia è stato il gruppo di scrittori Kai Zen. Il passaparola in rete ha alimentato preoccupazioni subito rimbalzate tra blog e siti d’informazione. Che cosa è successo? È una lunga storia burocratica degna di un romanzo di Leonardo Sciascia. Un articolo della finanziaria per il 2008 (varata dal precedente governo nel 2007) prevede che i pensionati dichiarino ogni anno le detrazioni d’imposta per i familiari a carico. In questo modo è possibile aggiornare le banche dati dell’Inpdap, l’Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti pubblici, con le variazioni nel nucleo familiare. Per esempio, un figlio a carico al 50 per cento può permettere una detrazione di 600 euro l’anno: un vantaggio che non spetta più se, invece, il genitore vive ormai da solo. L’Inpdap ha inviato una comunicazione lo scorso febbraio con la richiesta di aggiornare la propria posizione. Un’altra è stata spedita a novembre. E su 700mila persone interessate hanno risposto 440mila. Questo mese, alla fine, è scattato il conguaglio. E per molti è stato una sorpresa. Perché? A chi non ha inviato nessuna comunicazione sono state eliminate automaticamente le detrazioni. Inoltre, altri che avevano regolarizzato la propria posizione fiscale hanno comunque subìto una riduzione della pensione per errori nella gestione delle banche dati informatiche. Non si tratta di cifre irrisorie: la somma complessiva da restituire per una persona con moglie e due figli può arrivare a 1800 euro. Recuperati a rate, ma senza superare la soglia del minimo Inps. In una parola, è dilagato il caos agli sportelli dell’Inpdap dove si sono riversati centinaia di pensionati infuriati. "Alcuni dirigenti hanno chiamato le forze dell’ordine per riportare la calma: la campagna di attacco contro i fannulloni ha determinato reazioni violente" dice Massimo Briguori dell’RdB-Cub Inpdap (rappresentanza sindacale del pubblico impiego Inpdap). E aggiunge: "Pensare che proprio a quei lavoratori che hanno preso sputi e botte è stata tolta una fetta rilevante del trattamento accessorio". E ora che succederà? "Noi siamo obbligati al conguaglio fiscale, altrimenti non possiamo emettere il Cud (certificazione unica dei redditi, ndr)" sottolinea Costanzo Gala, dirigente centrale della previdenza Inpdap. E chiarisce: "Forse si è trattato di cattiva comunicazione tra gli organi istituzionali". Ma nel frattempo sono state prese misure per facilitare l’adeguamento. A marzo saranno sospese ulteriori trattenute: i pensionati potranno regolarizzare la loro posizione per il 2008 entro il 13 del prossimo mese. Oppure, eventualmente, nel successivo 730. "La norma" osserva Gala "è ancora vigente: ogni anno i pensionati dovranno inviare una dichiarazione".


23 febbraio 2009 - La Tecnica della Scuola

No di Flc-Cgil al Regolamento Ata

Ferma opposizione della Flc-Cgil rispetto alla bozza di Regolamento adottata dal Governo il 20 febbraio scorso. Tagli drammatici, secondo il sindacato, tali da mettere in discussione il regolare funzionamento delle scuole, soprattutto nella primaria. A prendere posizione per prima sullo schema di Regolamento sugli organici del personale Ata è la Flc-Cgil che, lamentando il fatto di non aver ricevuto il testo del provvedimento approvato il 20 febbraio, basa il proprio comunicato su documento ricevuto nel corso di un incontro di fine gennaio. "I parametri di determinazione degli organici - sostiene la Flc - non permetteranno di garantire i servizi essenziali, in particolare nelle scuole del primo ciclo e con tanti plessi". Ma le responsabilità, ammette Flc, non sono tutte dell’attuale esecutivo: "E’ bene ricordare - sottolinea infatti il sindacato di Mimmo Pantaleo - che questa ulteriore riduzione si inserisce in un trend drammatico di tagli che dura da ben sette anni, provocando licenziamenti e aumenti drammatici dei carichi di lavoro anche perché alle scuole sono state scaricate tutte le pastoie burocratiche di competenza di altri livelli dell’amministrazione scolastica". Flc-Cgil non si ferma però alle proteste ed elenca una lunga serie di proposte concrete che potrebbero servire a coniugare la salvaguardia degli organici attuali con il miglioramento della qualità del servizio scolastico. Per esempio per i collaboratori scolastici andrebbe individuato un ulteriore parametro legato agli spazi di cui sono dotate le scuole (per esempio aree esterne, palestre, refettori) oltre che al numero di alunni con disabilità. Flc rivendica anche l’inserimento negli organici Ata dei circoli didattici di una figura di tecnico: "la presenza di reti informatiche e dei relativi dispositivi nelle scuole e l'impiego diffuso dei laboratori (multimediali, linguistici, di informatica) nelle attività didattiche - spiega il sindacato - hanno determinato le condizioni per estendere questa figura in tutti gli ordini di scuola". E, a proposito di tecnici, la Flc afferma che nella secondaria di secondo grado "il ruolo dell’assistente tecnico va rafforzato attraverso l'affermazione del principio di titolarità" in quanto l’assistente stesso "non garantisce solamente l'efficienza e la funzionalità del laboratorio, ma svolge un ruolo attivo e di supporto alla funzione docente, contribuendo a determinare il successo formativo degli alunni". Maggiore attenzione andrebbe dedicata anche alla figura del collaboratore scolastico che "va valorizzato in relazione alle funzioni di supporto alla segreteria, assistenza agli alunni con disabilità, d’intervento di primo soccorso e di prevenzione del bullismo". Il tema del personale non docente farà certamente parte della piattaforma sulla quale Flc-Cgil chiederà di scioperare il prossimo 18 marzo. Quasi certamente di nuovo in solitudine, dato che i sindacati di base Cub e Cobas hanno già annunciato una propria manifestazione nazionale per il mese di aprile.(R.P.)


23 febbraio 2009 - EPolis Roma

Domani dalle 10 manifesta Asia Rdb
Sotto l'Assessorato

Roma - Una manifestazione per chiedere «il ritiro completo del mandato che Antoniozzi ha dato alla Romeo Gestioni per mettere a conguaglio gli importi degli oneri accessori per gli anni 2000-2007».