Tre anni di lavoro continuato come rider della società Deliveroo per le strade di Livorno. Migliaia di consegne a prescindere dalle condizioni meteo, dal traffico e dai rischi connessi. Tre anni di “collaborazione” per poi arrivare a casa una sera e rendersi conto che l’accesso alla piattaforma digitale è stato semplicemente disattivato. Tradotto: licenziamento. È successo ad una lavoratrice livornese della multinazionale Deliveroo. La stessa del rider William De Rose travolto e ucciso da una macchina nel marzo dell’anno scorso sul viale Marconi.
Solo il giorno dopo la società si è degnata di inviare un messaggio di poche righe in cui le viene “contestata” una mancata consegna, in realtà mai avvenuta. Ma lo Statuto dei lavoratori, che sarebbe una legge dello Stato, per i riders non esiste. Non è possibile presentare le proprie giustificazioni o chiedere l’aiuto del sindacato. Per loro, nonostante numerose sentenze favorevoli e innumerevoli battaglie sindacali su tutto il territorio nazionale, non si tratta di lavoro subordinato ma di semplice collaborazione. Anche se nella realtà non è affatto così, anche se si lavora per anni con la stessa piattaforma.
Le tre più grandi società del food delivery che operano in Italia fatturano incassi per quasi 100 milioni di euro l’anno ma lasciano al fisco appena 300 mila euro di tasse, a quanto emerge da un’inchiesta pubblicata su Business Insider. L’inglese Deliveroo nell’ultimo anno fiscale (2019) ha versato al fisco 113.945 euro a fronte di 50 milioni di ricavi.
Come Unione Sindacale di Base abbiamo deciso di sostenere concretamente le ragioni di questa lavoratrice chiedendo subito un’interlocuzione con la dirigenza e attivando il nostro sportello legale. Ma lei, come tanti altri riders delle piattaforme, ha bisogno della solidarietà da parte di tutti per poter vincere questa battaglia. Nei prossimi giorni comunicheremo le iniziative, che come sindacato, abbiamo intenzione di mettere in campo.
Slang USB Livorno
Livorno 30 gennaio 2023