Da parte dei lavoratori c’è una richiesta sempre più insistente di unità sindacale. Più aumenta la consapevolezza dei guasti che il DL 112 può determinare, più prevale quella reazione emotiva dettata dalla convinzione che “L’UNIONE FA LA FORZA” e “UNITI SI VINCE”. La RdB comprende lo stato d’animo dei colleghi ed a livello territoriale, laddove si determinano le condizioni favorevoli, cerca di attuare iniziative unitarie.
Tuttavia senza troppe illusioni, perché in un passato anche recente sono state numerose le occasioni in cui, una volta raggiunto il minimo obbiettivo, i sindacati concertativi hanno tirato i remi in barca, lasciando alla RdB il compito di continuare la battaglia contro scelte inique. Le iniziative unitarie servono spesso a questi sindacati per rifarsi il trucco, soprattutto nei momenti in cui gli iscritti reclamano maggiore incisività, tentando così di recuperare credibilità. Oggi, di fronte ad un attacco ai lavoratori pubblici che non ha precedenti, la reazione di CGIL-CISL-UIL è assolutamente inadeguata. Il massimo del conflitto proposto è stato il prolungamento dell’attività di sportello per convincere gli utenti che i dipendenti dell’INPS non sono fannulloni, la proposta di invio di appelli ai comitati provinciali e regionali e, addirittura, l’invio dei cedolini stipendiali, che riteniamo sia un’iniziativa suicida, perché darebbe argomenti a Brunetta e Tremonti per dimostrare che i dipendenti del Parastato sono privilegiati rispetto a quelli, ad esempio, degli Enti locali e ancora di più rispetto ai lavoratori del privato. Da parte delle Federazioni Nazionali l’assenza, poi, è totale.
Ma non poteva essere altrimenti. Questi sono gli stessi sindacati che a gennaio del 2007, con il precedente governo, hanno firmato il MEMORANDUM sul pubblico impiego, che prevedeva di riconoscere più potere ed autonomia alla dirigenza, di assegnare incentivi individuali, di regolamentare i percorsi di carriera con criteri discrezionali, di sottoporre l’attività delle amministrazioni pubbliche al giudizio dell’utenza. Contenuti che sono stati ripresi dal contratto nazionale di lavoro, che la RdB è stata costretta a firmare per poter partecipare alla contrattazione integrativa di Ente, pur ritenendolo un pessimo contratto. Oggi gli stessi temi si trovano nel Piano industriale di Brunetta e nel Disegno di Legge dell’attuale governo per la riforma della pubblica amministrazione.
Sono gli stessi sindacati che il 23 luglio del 2007, sempre con il precedente governo, hanno firmato un accordo sul welfare che ha innalzato l’età per la pensione di anzianità e peggiorato le norme sul lavoro a tempo determinato, lasciando invariata la Legge 30 del 2003, che ha incrementato le tipologie di lavoro precario.
Sono gli stessi sindacati che hanno elaborato un documento di modifica dell’assetto contrattuale, prevedendo un nuovo modello con validità triennale, sia per la parte normativa che per quella economica, allungando di un anno l’attuale biennio economico e prevedendo di rinnovare i contratti sulla base di un’inflazione “realisticamente prevedibile!!!”.
Sono gli stessi sindacati che il giorno precedente alla pubblicazione del Decreto 112 hanno sottoscritto un avviso comune con Confindustria per il riordino degli Enti previdenziali, scegliendo un confronto privilegiato con chi rappresenta i padroni e non avvertendo l’esigenza di coinvolgere i lavoratori su progetti che riguardano il loro posto di lavoro.
Con quale credibilità oggi CGIL-CISL-UIL dichiarano di voler “alzare la voce” contro l’attuale governo, dando parallelamente per scontato che il Decreto 112 sia approvato così com’è e rinviando a settembre azioni più incisive in vista della Finanziaria?
La RdB Pubblico Impiego, all’indomani della pubblicazione del DL, ha immediatamente dichiarato lo stato di agitazione ed intrapreso decise iniziative, che hanno trovato un primo momento di sintesi generale nella giornata di mobilitazione del 16 luglio, nella quale circa duemila lavoratori, diversi dei quali non iscritti alla RdB, hanno manifestato a Roma in Piazza Montecitorio, rivendicando innanzitutto il rispetto per la propria dignità di lavoratori. Un corteo spontaneo ha poi portato la protesta fin sotto le finestre di Palazzo Vidoni, sede del ministero presieduto da Renato Brunetta. Contemporaneamente si sono svolte analoghe manifestazioni in altre città e tutte hanno registrato un’alta partecipazione ed il coinvolgimento di lavoratori iscritti ad altre organizzazioni. Sono iniziati i contatti con i politici dell’area di governo per la necessaria sensibilizzazione rispetto alle richieste di modifica del Decreto.
Da Roma è partito l’invito a proseguire la mobilitazione, a partire dai posti di lavoro, organizzando assemblee, presidi esterni presso prefetture e sedi televisive ed ogni altra iniziativa volta a rompere il muro di silenzio sugli effetti disastrosi del DL 112.
La RdB degli Enti Pubblici Non Economici (INPS-INAIL-INPDAP ecc.) ha effettuato ieri mattina il tentativo di conciliazione, presso il Ministero del Lavoro, per poter dichiarare due ore di sciopero nel momento in cui il Decreto, che farà parte di un maxi emendamento, sarà discusso nelle aule parlamentari. Un segnale che la RdB del Parastato ritiene necessario di fronte ai pesanti tagli agli incentivi per i lavoratori di INPS-INAIL-INPDAP, al peggioramento delle norme in caso di assenza per malattia, ai progetti di riordino degli Enti previdenziali, nonché alla mancanza di adeguate risorse per i rinnovi contrattuali.
Oggi c’è un unico sindacato che difende con determinazione e coerenza gli interessi dei lavoratori pubblici e quel sindacato è la RdB, a cui più che l’unità delle sigle interessa costruire l’unità dei lavoratori, partendo dal basso e favorendo momenti di aggregazione e confronto. E’ arrivato probabilmente il momento di scegliere, di schierarsi dalla parte di chi con impegno e sacrifici tenta quotidianamente di impedire lo smantellamento della pubblica amministrazione e la liquidazione dei diritti dei lavoratori.
E’ il momento di rafforzare la RdB all’INPS, per rompere il blocco rappresentato da CGIL-CISL-UIL ed aumentare il peso contrattuale e politico, nell’interesse dei lavoratori.