Per la USB è naturale stare in piazza, quando le contraddizioni emergono, anche perché i nostri interessi di lavoratori e cittadini confliggono sempre con la parte padronale e con i provvedimenti dello Stato, uno Stato che al sud in questi anni non ha fatto altro che succhiare risorse – oltre 34 miliardi, e non contenti ancora oggi siamo sotto l’alone di un federalismo differenziato.
Ieri Catanzaro, Cosenza, Reggio, sono state le piazze dove le contraddizioni sono scoppiate prima di essere confinati, ghettizzati nelle “riserve” come zona rossa, vietando tutte le proteste, - perché purtroppo, la sanità calabrese o e nelle mani di affaristi della politica o in quella di commissari di ogni estrazione rimane sempre sotto la soglia di garantire cure i cittadini.
E se siamo in queste condizioni come USB vorremmo solo che i cittadini rinfrescassero la loro memoria sui vari passaggi politici che ci hanno ridotti alla cenerentola della sanità, a partire dalla legge bassanini che elaborò la legge 59 per realizzare il federalismo.
Dopodiché la riforma del Titolo V della Costituzione, con la legge costituzionale n. 3 del 2001, approvata in Parlamento con soli quattro voti di maggioranza e sottoposta a un referendum popolare al quale partecipò poco più del 34 per cento degli aventi diritto, realizzò una nuova forma di regionalismo volta a trasferire alle Regioni poteri, funzioni e competenze ad economia differente
Mentre l’art. 119 cancellava ogni riferimento al Mezzogiorno, cercando di salvare l’unità dello Stato affermando che, in teoria, i servizi devono essere uguali per tutti, ma si riconosceva che in alcune regioni virtuose – solo perché economicamente più forti – i servizi pubblici potevano essere anche migliori rispetto a quelli previsti dai semplici livelli essenziali, anche se poi allo scoppio della pandemia abbiamo visto il disastro sanitario del settentrione.
E poi sempre a minare i servizi sociali e di assistenza alla popolazione differenziandoci - ci pensarono Bossi-Berlusconi, - Renzi-Boschi, fortunatamente entrambe bocciate dagli elettori ponendo “forse” fine alla stagione delle riforme costituzionali.
Ancora nel 2018 il governo Gentiloni ha approvato tre accordi preliminari con il Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna, la «secessione dei ricchi» per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna… ancora le riforma federale «a geometria variabile»
Ancora, altre riforme tipo il decreto legislativo 56 del 2000, che pur mantenendo ferma l’idea di un servizio sanitario nazionale, portò ad una distribuzione differenziata – e sbilanciata a favore delle Regioni settentrionali dei fondi! Potremmo continuare con gli: ancora.
Uno Stato costituzionale che doveva prendere le distanze da egoismi regionali per affrontare tre tipi di interventi: quello di interessi riguardanti il controllo e la distribuzione delle risorse uniformi, quello delle identità culturali e quello relativo ai valori, invece si è fatto trascinare per ingordigia elettorale in trasformazioni che hanno portato la Calabria a non essere in grado di offrire adeguati servizi sociali.
Lo stato italiano delle disuguaglianza, nel 1981 – avevamo 530 mila posti letto – nel 2017 – sono diventati 230 mila posti! Per favorire tribù di politici e clan familiari a loro vicini, hanno trasformato un servizio sanitario nazionale – in 20 sistemi sanitari in competizione, una Calabria che per curarsi spende 330 milioni di € per migrazione sanitaria!! Hanno acceso la competizione della competizione tra ospedali nelle varie provincie! hanno trasformata la cura dei cittadini in aziende con logiche di profitto e di mercato, e soprattutto TAGLIANDO DAL SERVIZIO PUBBLICO I LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA per regalarli al privato.
Ora come se, i calabresi avessero la sveglia al collo “ ci fanno sapere che ricorriamo contro le decisioni del governo – dimenticando che sono figli della stessa matrigna che al posto di dispensare servizi sociali li ha “succhiato” ai cittadini. CI ORGANIZZEREMO per risorse necessarie per vivere e sanità pubblica per tutti come diritti universali!! Se a ciò aggiungiamo il pool di manager nostrani che al posto di preoccuparsi della sanità pubblica “nascondono “ gli ammalati o li trasferiscono dai percorsi covid in reparti normali, capiamo che; rasentiamo lo zero, abbiamo toccato il fondo ed ora scaviamo ancora più in basso.
USB –f.to jiritano