NO ALL’ALBO DEGLI EDUCATORI: UNA SCELTA SBAGLIATA CHE METTE A RISCHIO I SERVIZI PUBBLICI!
La legge 55 del 15 aprile 2024, avente per oggetto le Disposizioni in materia di Ordinamento delle professioni Pedagogiche ed Educative, istituisce l’obbligo di iscrizione ai relativi albi professionali.
Una scelta sbagliata, che non produrrà alcun miglioramento, se non ennesimi costi aggiuntivi a carico delle lavoratrici e dei lavoratori.
Si tratta di una decisione scellerata, peraltro con una scadenza ravvicinata (06 agosto 2024!), condivisa purtroppo da tutte le forze parlamentari, denotando la mancata conoscenza della materia trattata, da parte di una classe politica sempre più lontana dalla realtà.
Gli Ordini professionali, è bene ricordare, sono una tipicità quasi completamente italiana (oltre 30!). Nella quasi totalità dei Paesi Europei non esistono affatto oppure sono limitati a poche attività.
La stragrande maggioranza delle educatrici e degli educatori sono lavoratrici e lavoratori dipendenti. Come sostenuto, chiedendo la modifica della legge, dall’autorevole Commissione pedagogica ministeriale per il sistema integrato di educazione e istruzione:
<<...Non pare poi opportuna la previsione di un albo per figure che non svolgono la libera professione …, ma lavorano alle dipendenze di strutture che già al momento dell’assunzione (nel caso di strutture private) o del concorso (nei nidi pubblici) hanno verificato il titolo posseduto e le relative competenze. >>.
Tantissimi sono impegnati nel settore privato, caratterizzato da una diffusissima precarietà, condizioni di lavoro pesantissime, salari da fame, assenza di diritti, burnout, ecc.
Tutte queste lavoratrici e tutti questi lavoratori avrebbero dunque bisogno di stabilità, incrementi salariali, diritti, ovviamente anche di formazione e di aggiornamenti (non certamente a proprie spese)... ora invece si dovranno iscrivere all’albo (a proprie spese) nell’illusione di essere importanti e presi in considerazione da qualcuno.
Poi una parte di loro, nonostante la vasta esperienza maturata, dovrà fare anche un bel corso universitario integrativo obbligatorio, sempre a proprie spese, rendendo felici sicuramente gli Atenei Italiani…
Anche le educatrici e gli educatori dipendenti di amministrazioni pubbliche sono coinvolte in queste novità normative, escluse le educatrici-docenti della Scuola dell’Infanzia.
Sull’utilità di questi albi, che molto probabilmente si troveranno a gestire a breve risorse
non indifferenti e a conferire non pochi incarichi, basterebbe chiedere il parere a tanti lavoratori dipendenti che, purtroppo, da qualche anno sono costretti a pagarne l’iscrizione, se non anche assicurazioni, corsi di formazioni obbligatori, ecc: dagli Educatori Socio- sanitari, agli Assistenti sociali, agli Infermieri, ecc..
I requisiti poi previsti per iscriversi all’albo e continuare a svolgere la propria professione, elencati nella citata norma, appiano niente affatto chiari, tanto più alla luce di una scadenza così ravvicinata.
Pretendere l’iscrizione di decine di migliaia di persone in tutta Italia, coi nuovi requisiti in regola, per la data del prossimo 06 agosto è una vera follia, che rischia seriamente di mettere i crisi tutti i servizi pubblici svolti dagli educatori e dalle educatrici: dagli asili nido, all’attività di sostegno ai diversamente abili, agli immigrati, ai rifugiati, a tutte quelle attività rivolte alle famiglie e ai soggetti più deboli.
L’allarme per evitare questo scenario pesantissimo è stato lanciato, non solo dalle lavoratrici e dai lavoratori, ma anche dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani, preoccupati della tenuta dei servizi e persino da diverse rilevanti realtà del privato sociale.
I servizi educativi soffrono, peraltro, sempre più di carenza di personale: sempre meno persone sono attratte da questi lavori, belli ma gravosi. L’obbligo di iscriversi all’albo rappresenterà un onere e un balzello in più, che renderà ancor meno interessate la figura dell’educatore, socio pedagogico o dei servizi all’infanzia.
Non abbiamo bisogno di alcun albo, ma abbiamo bisogno di diritti e di salari dignitosi!
Presidio lunedì 22 luglio 2024, ore 16:30- 18:30 presso la Prefettura di Milano, via Vivaio 1
per chiedere la modifica sostanziale e comunque il differimento dei termini del 06 agosto 2024 previsti dalla legge 55/2024.