Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

In Primo Piano

Misteri del coronavirus: Adapta lavora a pieno regime per gli ospedali di Roma ma mette in cassa integrazione i dipendenti

Roma,

Vi raccontiamo la vicenda “inverosimile” che stanno vivendo i lavoratori della società Adapta che gestisce una lavanderia industriale con un’unica commessa: il lavaggio di camici, lenzuola, e tutto ciò che viene utilizzato negli ospedali di Roma.

Adapta impiega circa 200 lavoratori che ad oggi non sanno nulla del perché sono stati posti in cassa integrazione ordinaria: non hanno mai avuto nessuna informativa né dall’azienda né dalle organizzazioni sindacali presenti. Qualcuno tra i lavoratori ha scoperto di essere stato posto in cassa integrazione con lettera ricevuta la prima settimana di aprile.

Cassa integrazione a zero ore per qualcuno, e non per altri, senza che nessuno abbia potuto comprendere il perché, visto che l’azienda non sembrerebbe aver subìto una contrazione della produttività.

La sorpresa più grande è arrivata in questi giorni con la busta paga di marzo dove i lavoratori si sono ritrovati uno stipendio di miseri 200 euro. Così si scopre che la cassa integrazione è stata fatta partire dal 9 marzo, che l’azienda non anticipa il trattamento e non integra la perdita del 20% di salario non coperto dalla cassa. Oltretutto, i lavoratori assenti per le ferie programmate dall’azienda prima dell’emergenza sanitaria sono invece stati posti in cassa integrazione a loro insaputa.

Il paradosso è che anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil dichiarano di non saperne nulla e in un comunicato dichiarano che c’è stato anche un incremento dell’attività produttiva proprio a motivo dell’emergenza sanitaria.

USB ha denunciato più volte il rischio concreto che in questa fase di crisi ci siano aziende che ne approfittano per fare cassa. Che questo sia possibile per un’azienda che lavora per il pubblico e nello specifico per le Asl in una situazione di evidente incremento delle attività ospedaliere è inquietante.

Che i lavoratori non siano stati coinvolti, allertati, informati dalle organizzazioni sindacali di categoria è vergognoso. E il risultato concreto è che oggi hanno percepito 200 euro di salario ed esprimono tutta la loro difficoltà e la loro rabbia.

USB sta inviando una richiesta di verifica immediata alla Regione Lazio e al Ministero del Lavoro per far accertare la legittimità dell’uso degli ammortizzatori sociali. Ma la denuncia proseguirà sulla mancata informazione, sulla mancata rotazione, su tutti i danni che stanno subendo i lavoratori, compreso il rischio per la salute e per la mancata applicazione delle norme contenute nel protocollo e nei DPCM, soprattutto alla luce della notizia circolata questa mattina di un contagiato tra i dipendenti.

 

Federazione USB Roma

 

Roma, 14 aprile 2020