Il tavolo di martedì 3 settembre, iniziato alle ore 14.30 presso il Ministero dello Sviluppo economico, non ha sciolto né risolto i dubbi che la nostra organizzazione si portava dietro dagli incontri precedenti su JswSteel.
È chiaro oggi semmai che i dubbi sulla realizzazione del nuovo forno elettrico erano giustificati, proprio perché alla riprova dei fatti, il piano industriale di JSW si regge solo ed esclusivamente sul cosiddetto rifacimento del treno rotaie e tutto il resto è di contorno.
La presenza dei "tecnici" dell'azienda offre una visione sicuramente più accurata e complessiva e abbiamo riconosciuto che da questi è pervenuta quantomeno un’idea di fondo sulla progettualità futura, le potenzialità e possibilità. Ma è appunto anche questo il problema: gli studi di fattibilità, i progetti, le idee non trovano concretezza nella realtà.
Il board indiano infatti ha dato l'ok esclusivamente al treno rotaie e ad un rifacimento della banchina.
Ad oggi su un organico di 1350 persone, JSW dichiara di poterne occupare solo 400 in tutto. Non c'è ancora un accordo con Metinvest sulla ripartizione delle aree e questo pesa, ovviamente, come un macigno su tutta la vicenda, perché sappiamo anche che una grossa fetta di questi lavoratori dovrebbe "migrare" da un’azienda all'altra in un numero dichiarato di 700 unità.
Ma così i conti non tornano, così ci troviamo davanti ad un piano industriale, quello presentato oggi da JSWSTEEL che non riesce a dimostrare un vero rilancio, né la possibilità garantire la piena salvaguardia occupazionale.
Il Ministero prova a metterci tutte le pezze possibili, si dichiara pronto a lavorare in parallelo sulle garanzie necessarie. Ma oggi per l'ennesima volta torniamo a casa delusi e disillusi di un’azienda che dal 2018 ha logorato la fiducia nostra e dei lavoratori.
La nostra organizzazione sindacale ha fatto presente come le istituzioni su un accordo di programma con queste basi c'è il rischio di un’assunzione di responsabilità pesante. Una scommessa nel vero termine della parola che rischia di compromettere posti di lavoro. Serve un perimetro di tutele chiaro, dove poter determinare delle garanzie per i lavoratori, delle tempistiche di rientro sul lavoro chiare e un percorso dove gli ammortizzatori sociali siano finalmente oggetto di integrazione aziendale.
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