Si è svolto presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, l’atteso tavolo nazionale sulle politiche industriali, che ha visto il confronto e la presenza oltre che del Ministro Urso, di tutti gli esponenti sindacali e delle associazioni di categoria delle imprese, da Confindustria a Federconsumatori.
Il Ministro Urso, in una sala appositamente gremita anche dalla stampa, ha presentato le linee programmatiche che il Governo intende portare alla discussione di Bruxelles, con l’obiettivo di anticipare all'inizio del prossimo anno il riesame del regolamento Ue che fissa al 2035 l'addio al motore a scoppio.
La nostra organizzazione al tavolo, dopo aver ascoltato il Ministro ha fatto presente come la strada di un rinvio degli obiettivi del green deal non solo rischia di essere in salita, ma rende ulteriormente evidente la debolezza del nostro paese nell’affermazione delle sue politiche industriali sul settore dell’auto.
Il nostro paese paga già oggi un ritardo drammatico, è la crisi è già in corso e si aggrava ogni giorno di più e corriamo il rischio di essere la prima vittima dell’evoluzione “darwiniana“ di un settore che fa sopravvivere solo il più forte ed in cui se vogliamo dirla tutta la fusione tra FCA e PSA che ha generato STELLANTIS è la riprova della mancata volontà di continuare a investire in Italia. Una fusione pensata per garantire il controllo francese e pensata per risolvere i debiti e colmare un sempre più evidente divario tecnologico dovuto al processo di disinvestimento nel nostro paese.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’automotive in Italia vive un enorme momento di difficoltà, di ulteriore depauperamento delle produzioni e forti impatti occupazionali con l’aumento esponenziale di ricorso agli ammortizzatori sociali.
L’arma degli incentivi a pioggia abbiamo visto non essere sufficiente. Finiti nelle casse delle case leader di mercato e sganciati da un forte sistema di condizionalità su occupazione e garanzie a produzione. Su questo il Governo ha fatto passi avanti, ma a nostro avviso non sufficienti se il meccanismo è solo quello del recupero ex-post a fronte di una procedura di delocalizzazione attiva.
Per USB, come abbiamo dichiarato ieri, serviva e serve ancora un piano straordinario di investimento di settore, un piano sulle politiche energetiche e sulle infrastrutture, di ripensamento anche del concetto stesso dell’auto in un quadro di determinazione di una mobilità sostenibile.
Valutiamo positivamente in tal senso la proposta di un fondo europeo per la transizione, potrebbe andare nella direzione da noi auspicata, ma anche qui: la compensazione dei maggiori costi sostenuti dai produttori non è di per sé “la politica industriale”. La politica industriale da noi intesa è quella in grado di indirizzare le scelte dei produttori, su investimenti per l’innovazione tecnologica, la riconversione delle competenze dei lavoratori e ovviamente la tutela dell’occupazione e delle produzioni.
Abbiamo affermato come deve cambiare l’approccio alle politiche pubbliche perché da solo il mercato non basta. L’intervento pubblico per noi deve esserci, ci siamo riferiti anche alla partita Acciaierie d’Italia, può essere complementare e più incisivo nell’indirizzare l’iniziativa privata, in particolare nei settori strategici e sulla necessità di dirimere questi attraverso investimenti di lungo termine, con strategie rispondenti al bene pubblico.
Abbiamo proposto al Ministro Urso la creazione di un tavolo permanente sulle politiche industriali per la transizione, dove far concorrere tutti i soggetti che possono concorrere all’idea del modello di sviluppo da dare al nostro paese. Importantissima la questione della tutela del know-how e la garanzia di una vera neutralità tecnologica. Una discussione permanente quindi che si avvalga dei migliori strumenti tecnici e delle migliori capacità e competenze.
Infine, con grande chiarezza abbiamo posto al Ministro la questione di chi lavora. Perché le tre transizioni (ecologica, digitale ed energetica) non si affrontano lasciando da parte i lavoratori. Serve qui cogliere le opportunità che questa grande sfida ci mette davanti, per dare a chi lavora nuove tutele e nuovi diritti. Ammortizzatori sociali con maggiore copertura economica, ma soprattutto la riduzione di orario di lavoro a parità di salario, tema che abbiamo posto con forza evidenziando infine che anche la domanda interna, l’acquisto di automobili si stimola solo se tutti i soggetti presenti a quel tavolo assumono il tema della necessità di un vero aumento salariale.
USB – Lavoro Privato Nazionale