L'ennesimo capitolo di una storia che si protrae stancamente dal lontano 2015 è arrivato qualche giorno fa, proprio alla vigilia dell’introduzione del nuovo assetto organizzativo: il TAR ha valutato non manifestamente infondate le questioni di legittimità costituzionale in merito alla legge istitutiva delle POER rimettendo la questione alla Corte Costituzionale.
Il nuovo assetto organizzativo diventerà comunque operativo a partire dal 3 giugno
Non entriamo nel merito della sentenza e non sappiamo quale sarà la conclusione di questa vicenda e se mai ve ne sarà una, ciò che risulta palese è che ogni tassello che si aggiunge dimostra ogni volta di più il fallimento di tutte le soluzioni pasticciate messe in campo in questi lunghi anni pur di evitare di percorrere l'unica strada praticabile: il bando di un concorso vero per dirigenti che garantisse pari opportunità a tutti i candidati e un nuovo ordinamento professionale che delineasse un percorso di carriera vero e non legato a situazioni contingenti e temporanee.
Ma la vicenda incarichi dirigenziali e da ultimo il capitolo POER ha prodotto effetti collaterali pesantissimi su più fronti, aggiungendo altro veleno al clima già irrespirabile degli uffici. L’ennesima riorganizzazione già partita negli uffici centrali e che ora approda anche in periferia, è figlia di un ragionamento distorto che non parte dall’esigenza di individuare il modello organizzativo più idoneo a garantire il funzionamento della macchina fiscale, ma al contrario individua i titolari di posizioni organizzative e su questo calibra le modifiche organizzative.
E mentre da 4 anni si parla solo di incarichi dirigenziali, POT, POER e acronimi vari, tutto il resto del personale è stato costantemente mortificato con politiche retributive che hanno soltanto acuito le diseguaglianze tra chi sta in alto e chi scivola sempre più in basso.
Questo gioco al massacro ha letteralmente paralizzato ed allontanato qualsiasi discussione sindacale che riguardasse i veri problemi dei lavoratori ed ha incontrato la complicità e l'accondiscendenza di tutte le altre sigle sindacali che hanno retto fino in fondo il gioco dell'amministrazione.
Ora risulta davvero patetico il tentativo di cgil, cisl, uil, salfi e flp di prendere le distanze rispetto a una partita che hanno cogestito e condiviso con l’amministrazione, accettando per un anno intero (da agosto 2018) di discutere solo e soltanto di POER.
Soltanto venti giorni fa, precisamente il 10 maggio, esaltavano in un comunicato unitario la trasparenza nell’attribuzione degli incarichi rivendicando di aver ottenuto la pubblicazione delle graduatorie e il conferimento dell’incarico in base al posizionamento in graduatoria! (???).
Ma già in un comunicato del 3 agosto 2018 cgil, cisl, uil e confsal definivano “proficuo” il confronto avviato con l'amministrazione sulle POER rivendicando addirittura di “essere intervenuti con decisione in merito ai troppi margini discrezionali che la legge ha lasciato all'Agenzia”!
E non contenti, mentre le POER venivano coperte di soldi tra retribuzione di posizione e retribuzione di risultato erano le stesse oo.ss a chiedere ed ottenere una indennità aggiuntiva per i funzionari assegnatari delle POER qualora fossero stati assegnati per l’attività di servizio in una sede distante da quella di residenza (vedi verbale di confronto del 1° agosto 2018). Non ci risulta che la stessa preoccupazione li abbia animati quando i lavoratori hanno dovuto sobbarcarsi le spese di trasferimento legate alla chiusura degli uffici.
Nel frattempo, il caos organizzativo regnava sovrano, l’erogazione del salario accessorio accumulava ritardi stratosferici, l’erogazione dell’anticipo per i lavoratori del front office scompariva dall’orizzonte e la terza tranche delle progressioni economiche si perdeva nella nebbia, tra una POER e un’altra.
La sentenza del TAR e la remissione della questione alla Corte, si accomoda all’interno di questo scenario, in cui ogni nuova sentenza è seguita da un nuovo acronimo…
Ribaltare l’ordine delle priorità rimettendo al centro un nuovo ordinamento professionale, la questione salariale, i carichi di lavoro, e più in generale i diritti dei lavoratori, è il compito che l’USB si è assunta.
Non è utopia ma è quello che stiamo mettendo in campo per fermare questa deriva inarrestabile.