Dopo il pesante sgombero, annunciato da tempo, dell'XM24 a Bologna e ancora prima quello di Cardinal Capranica a Roma (il primo "democratico" eseguito da una giunta PD e il secondo voluto direttamente dal ministro Salvini con il sostegno della sindaca Raggi) notizia di questi giorni il possibile e imminente analogo intervento questa volta a Livorno nella Torre della Cigna occupata ormai da circa 3 anni. Un grattacielo, simbolo della speculazione edilizia anni 90, vuoto e abbandonato per diverso tempo e successivamente liberato da numerose famiglie in difficoltà economica. Attualmente ospita circa 110 persone tra cui diversi minori e anziani.
Continua senza sosta l'attacco ai poveri e agli spazi sociali che, molto spesso, svolgono attività sociali e gratuite nei quartieri popolari. Quartieri sempre più lasciati volutamente al degrado per alimentare guerre tra poveri o per giustificare in seguito imponenti programmi di "riqualificazione" urbana. Programmi affidati ovviamente a soggetti privati, magari chiedendo in cambio un numero irrisorio di alloggi per il cosiddetto Housing Sociale, tradotto: canoni di affitto a prezzi di mercato e nuova rendita sicura per i vari palazzinari.
Il punto è proprio questo. Cosa c'è dietro a queste campagne repressive giustificate politicamente con l'ormai classica retorica del ripristino della legalità?
Per capirlo basta vedere di chi sono questi immobili e quali interessi vi sono dietro.
La verità è che si vuole favorire in tutti i modi la speculazione privata, anche di immobili pubblici, minacciata dalle centinaia di occupazioni, che in tutta Italia e soprattutto nelle grandi metropoli e nelle città, sono servite ad "attutire" le conseguenze della crisi per migliaia di famiglie. Alla base c'è la totale mancanza di un vero intervento pubblico che sarebbe invece servito a garantire il diritto alla casa e alla dignità per tutti quei lavoratori e lavoratrici colpiti dalle politiche di austerity volute dalla UE e dai governi nazionali.
Ed è proprio su questo punto che, come Asia, abbiamo deciso di dare avvio ad una campagna nazionale per il rilancio dell'edilizia pubblica. Perché siamo convinti che il sistema ERP, se adeguatamente finanziato, sia ancora in grado di dare delle risposte al crescente disagio abitativo nel nostro Paese. Un sistema, quello dell'edilizia residenziale pubblica, che ha ricevuto numerosi attacchi negli ultimi anni, basti vedere le nuove leggi regionali in Emilia Romagna o in Lombardia. Restringimento dei requisiti di accesso, svendite degli alloggi e progressivo inserimento di soggetti privati o appartenenti al terzo settore, nella gestione del patrimonio.
Un altro intervento necessario e urgente è quello rivolto alla limitazione del mercato privato degli affitti e delle rendite e soprattutto sul tema dei pignoramenti da parte delle banche.
Ovviamente un nuovo piano di edilizia pubblica dovrà concentrarsi in aree già urbanizzate evitando nuovo inutile consumo di suolo.
In definitiva pensiamo sia giusto e necessario rispondere agli sgomberi con tutte le armi a nostra disposizione. Controbattere alla retorica Salviniana facendo emergere le condizioni delle famiglie in difficoltà e rispondere a questa campagna repressiva anche denunciando le conseguenze "umanitarie" che la stessa produce.
Ma siamo altrettanto convinti della necessità di utilizzare queste piccole e grandi resistenze urbane e popolari affinché si torni a parlare di intervento pubblico e di rilancio delle politiche abitative. Altrimenti rischiamo di combattere una guerra in una posizione solo difensiva e di cascare nel tranello che vorrebbe contrapposti gli "onesti cittadini che pagano le tasse contro gli abusivi che si approfittano di questa situazione". Noi sappiamo benissimo che non è così, che non è mai stato così, ma per uscire davvero dall'angolo e rilanciare dobbiamo assolutamente generalizzare una lotta che, alla fine, è davvero di tutti i lavoratori e lavoratrici. Servono case popolari per chi non è in grado di permettersi un affitto di mercato, servono nuove leggi che tutelino tutte quelle famiglie che rischiano di vedere la propria casa pignorata dopo anni di sacrifici. Serve, in definitiva, di mantenere sempre un piano politico e sindacale di proposta che sia in grado di rompere questa guerra tra poveri e ci permetta di tornare a vincere.
ASIA-USB