L’Unione Sindacale di Base ha partecipato all’incontro tra sindacati, associazioni datoriali e la Ministra Calderone in cui il governo ha presentato gli articoli su salute e sicurezza sul lavoro contenuti nel decreto legge approvato il 2 marzo scorso sul PNRR.
USB ha ribadito la necessità di interventi strutturali che combattano la condizione di ricattabilità in cui si trovano milioni di lavoratori, che è il vero nodo che sta alla base dei tanti infortuni e di un generale abbassamento delle tutele in materia di salute e sicurezza.
In primo luogo va invertita la tendenza all’uso incondizionato degli appalti, rimettere in discussione la legge Biagi del 2003 e le successive modifiche (tra cui gli appalti a cascata) e stabilire una parità normativa, retributiva e contrattuale per tutti i lavoratori che si trovano ad operare in un cantiere, o in un magazzino, o un impianto. Quella che va combattuta è la pratica delle aziende ad utilizzare l’appalto per abbassare il costo del lavoro, deresponsabilizzarsi e mettere i lavoratori sotto ricatto.
Va rafforzata la figura degli RLS, i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, ai quali va data la possibilità di ricorrere alla procedura d’urgenza presso il giudice del lavoro per le denunce in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Gli RLS devono essere eletti a suffragio universale tra tutti i lavoratori, entrare di diritto nelle RSU e godere di una tutela speciale da ogni tipo di rappresaglia dei padroni.
Bisogna modificare la legge Bossi-Fini e rompere il nesso tra contratto e permesso di soggiorno che mette sotto ricatto centinaia di migliaia di lavoratori migranti, che sono una parte consistente di quelli che rappresentano una parte importante di coloro che vengono colpiti da infortuni e morti sul lavoro.
E occorre introdurre nel codice penale il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro, una necessità non più rimandabile per costruire uno strumento di deterrenza adeguato.
Per USB il decreto, che è arrivato tardivamente sull’onda della terribile strage di Esselunga di Firenze dove hanno perso la vita cinque operai (ma da allora molti altri hanno perso la vita sul lavoro), non va a modificare la condizione strutturale del lavoro in Italia. Non incide cioè sulle cause profonde che stanno all’origine di così tanti infortuni e di più di mille morti ogni anno.
Siamo ancora ben lontani, quindi da un’inversione di tendenza.
Unione Sindacale di Base