Condannati al IV livello. Questo il dispositivo della sentenza emessa da un giudice del lavoro di Bologna nei confronti di 8 lavoratori di CUP 2000, che avevano chiesto, attraverso una vertenza, di veder riconosciuta la loro professionalità e il loro reale livello professionale in base alle mansioni svolte.
L'esito negativo della vertenza è emblematico e fa capire a cosa portano la concertazione e la complicità di certi sindacati. Infatti, per il contratto nazionale del commercio, gli stessi lavoratori avrebbero avuto il diritto al riconoscimento del terzo livello, ma a fronte di un accordo peggiorativo e scellerato sottoscritto con l'azienda da CGIL e CISL, e che subordina ad un percorso arbitrario questo diritto, lo stesso giudice ha negato agli 8 dipendenti il loro pieno riconoscimento professionale.
L'accordo nazionale del 28 giugno ha fatto il resto, passando un assist a chi vuole affossare la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro.
Così una semplice vertenza di lavoro si è trasformata in una causa politica che doveva essere vinta ad ogni costo. Per questa ragione sono stati schierati in campo i pezzi da novanta, a partire dal famoso avvocato della CGIL e giurista Alleva, che difendendo un'azienda che peggiora le condizioni dei lavoratori, pecca di incoerenza. Infatti a livello nazionale e teorico, lo stesso "importante" avvocato del maggior sindacato concertativo si schiera contro gli accordi di Giugno, ma nella pratica difende il CUP 2000 che questi accordi sfrutta a suo vantaggio, difendendo sia il datore di lavoro che firma che la CGIL insieme alla CISL ha sottoscritto in calce nell' integrativo.
Cui prodest? A chi giova questo gioco al massacro? Sicuramente non ai lavoratori, che si vedono negati un diritto sacrosanto. Certamente alla CGIL che con l' azienda ha firmato per evidentemente ottenere vantaggi materiali da questo accordo attraverso enti bilaterali e incremento di ore di permesso sindacale per i propri delegati. Questa vicenda vergognosa dovrebbe far capire a tutti la reale situazione sindacale in Italia e far cadere la maschera a chi chiede a parole democrazia sindacale nei luoghi di lavoro e poi nei fatti la nega sottoscrivendo accordi malsani.
I lavoratori a cui è stato negato un diritto riconosciuto da un contratto nazionale e la condanna alle spese legali sono l' emblema di come lo spostamento della contrattazione ( concertazione nel caso di CGIL, CISL, UIL e altre amenità sindacali) a livello locale, sia deleteria e altamente svantaggiosa per i diritti e i riconoscimenti professionali dei lavoratori.
Questo episodio che al pari di altri dimostra quanto siano falsi e strumentali i toni che la Cgil e i suoi più “estremi” componenti adottano pubblicamente per poi praticare nella realtà una concertazione che scarica i costi interamente sui lavoratori, esattamente come sta avvenendo a livello nazionale con il Governo Monti, ci rafforza nella convinzione del rafforzamento di un sindacato che sia allo stesso tempo conflittuale ed indipendente.
Bologna 5 dicembre 2011