Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

Comunicati USB Pubblico Impiego

MA CHE BEL PIATTINO STANNO PREPARANDO SULL'ORDINAMENTO PROFESSIONALE…!

Nazionale,

Stiamo parlando dell’ordinamento professionale del Comparto Ministeri, in discussione in questi giorni  nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto.

Si tratta di un altro comparto, di un altro contratto, ma ha poca importanza, tanto che già in apertura del confronto l’Aran ha esordito affermando che il modello, uguale a quello già vigente nelle Agenzie Fiscali, sarà esportabile anche in altri comparti con il prossimo rinnovo.

Non facciamo fatica a crederlo, dal momento che la proposta ricalca in larga misura quella contenuta nella piattaforma di CGIL, CISL e UIL.


Ma entriamo nel merito. L’impianto prevede tre aree: la prima , la seconda e la terza, che comprendono rispettivamente le posizioni attualmente inquadrate  in area A, B e C (che fantasia!).


  Si cambiano quindi i nomi ma la musica è sempre la stessa: si vogliono mantenere le  tre aree senza ridurle, come invece richiederebbe “la valorizzazione e lo sviluppo delle professionalità esistenti…”.


 Belle frasi ad effetto, ma prive di contenuti e di prospettive reali. All’interno delle tre aree si prevedono “settori di attività, riconducibili ad un’unica posizione giuridica” e tanti, tantissimi, troppi livelli economici, in relazione “al miglioramento qualitativo conseguito dai dipendenti” (sic!).

Conseguentemente, all’interno dell’area “ogni dipendente è tenuto a svolgere le mansioni professionalmente considerate equivalenti… allo scopo di favorire l’impiego flessibile  e dinamico del personale”.

In questo modo “l’impiego flessibile e dinamico”  sino ad oggi  utilizzato a man bassa da tutte le Amministrazioni di tutti i Comparti, attraverso il  mansionismo, verrà di fatto legalizzato e, come se non bastasse, moltiplicando le differenze economiche a parità di funzioni. Incredibile!!!


 L’intenzione non è quindi quella di sanare un meccanismo distorto che ha prodotto lo sfruttamento dei lavoratori, al contrario si vuole istituzionalizzare lo sfruttamento all’interno di ciascuna area, lasciando tra l’altro inalterati gli attuali vincoli normativi per il passaggio da un’area all’altra.


 Con la scusa di aggirare i vincoli imposti dalla Corte Costituzionale in merito alle quote da riservare all’accesso dall’esterno si contraggono le posizioni giuridiche e  si introducono una miriade di livelli economici che i Confederali vorrebbero addirittura superiori rispetto a quelli proposti dall’Aran: 3 per l’Area prima, 6/7 per la seconda e infine 7 per la Terza. 16/17 livelli economici in tutto (!), senza contare che rimangono  senza soluzione i problemi  conseguenti alla riserva dei posti da destinare all’esterno per l’accesso da un’area all’altra.


Inutile sottolineare che i 3 livelli proposti per l’Area prima svelano anche la vera intenzione sull’Area A, che a parole si vorrebbe “svuotare” ma non eliminare, per consentire l’accesso dall’esterno attraverso il collocamento.

Sorvoliamo sul fatto che ormai le Amministrazioni si rivolgono alle agenzie interinali per le funzioni che vengono definite di “basso valore aggiunto”.

Sorvoliamo su tante altre cose, ma una domanda esige una risposta precisa: che senso ha proporre addirittura un livello economico ulteriore rispetto a quello proposto dall’Aran, in un’area  che dovrebbe essere, almeno nelle intenzioni, solo di transito?


Se questo ordinamento è inaccettabile nei Ministeri,
dove solo il 35% del personale ha avuto accesso alla riqualificazione,
nel nostro Comparto sarebbe una vera e propria aberrazione.


I livelli di organizzazione del lavoro raggiunti negli Enti del Parastato,  inimmaginabili in altre Pubbliche Amministrazioni, impongono una scelta non rivoluzionaria, ma che tenga semplicemente conto delle legittime aspettative del personale da un lato e delle esigenze funzionali degli Enti dall’altro: una scelta che non può che andare nella direzione dell’area unica.


Se questo è il piattino che stanno preparando anche per noi, sapremo rispedire con forza la proposta al mittente attraverso la mobilitazione dei lavoratori:

 

 

l’area unica è la sola risposta possibile
alla necessità di un nuovo ordinamento!