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Metalmeccanici

Metalmeccanici: tanto rumore per nulla. Le chiacchiere (ri)cominciano, ma gli operai restano senza contratto

Roma,

Dopo mesi di silenzio, oggi a Roma si è finalmente tornati a parlare di rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. O almeno, così dicono. In realtà, di concreto non c’è nulla sul piano dei contenuti: nessuna proposta sul salario, nessuna prospettiva credibile di avanzamento. Solo l’annuncio che da settembre riprenderanno le "consultazioni" ristrette tra pochi addetti ai lavori.

I metalmeccanici aspettano da oltre un anno il rinnovo del contratto ma, evidentemente, possono continuare ad aspettare. È estate, fa caldo e per molti il confronto può anche slittare ancora. Gli operai, intanto, continueranno a sudare in fabbrica, con il contratto bloccato e il potere d’acquisto in picchiata.

Di salario, nemmeno l’ombra. Eppure è proprio lì che si gioca la partita vera: mentre tutto aumenta, mentre l’inflazione divora le buste paga, si continua a evitare il nodo centrale con una leggerezza inaccettabile.

In tutto questo, colpisce la nota di Federmeccanica, che apre il confronto evocando i dazi come fattore di crisi, per poi invocare un contratto “sostenibile e innovativo”. È la solita retorica che giustifica tutto – compresi gli arretramenti – in nome dell’export, della competitività e della congiuntura. Un copione già visto, che rischia di preparare il terreno a un contratto al ribasso, piegato alle esigenze aziendali e scollegato dalla realtà dei lavoratori.

Ma il punto non è solo il ritardo. È che, ancora una volta, non si mette in discussione un modello contrattuale ormai logoro, incapace di rispondere alle esigenze materiali dei lavoratori e alle trasformazioni profonde in atto nel mondo della produzione.

Se non si apre davvero una discussione sul contratto nazionale come strumento di redistribuzione, riduzione dell’orario e tutela reale dei diritti, allora tutto questo è solo una presa in giro. Soprattutto per chi, in questi anni, ha scioperato, ha resistito, ha lottato per un contratto più giusto.

Non si può costruire un contratto nazionale credibile senza salario, senza conflitto e senza una prospettiva di trasformazione reale.

Se il tavolo rimane chiuso nei palazzi, noi lo apriremo nelle fabbriche, con le assemblee, con la mobilitazione, e con una proposta alternativa che rimetta al centro salario, orario, diritti e democrazia.

 

USB Lavoro Privato – Categoria Operaia dell’Industria Nazionale