Il tavolo tecnico convocato dal Gabinetto Difesa per esporre il “Piano Brin” per la riorganizzazione degli Arsenali Militari (Taranto, La Spezia e Augusta) e Aulla è stato, come al solito, deficitario nei confronti dell’argomento che più ci sta a cuore: i lavoratori.
A fronte di un impegno finanziario pari a 222,2 milioni di euro fino al 2013 si sta provvedendo alla messa a norma degli impianti e alla riorganizzazione delle strutture senza che ci sia dato sapere quale è il piano industriale e quanti, quali, dove e con chi i lavoratori saranno chiamati ad assolvere i compiti loro previsti.
Ammesso e non concesso che tutte le risorse si rendano disponibili (non abbiamo imparato proprio nulla in questi 15 anni?) e si giunga in tempi brevi a completare tutta l’operazione, sarà l’ex C.A.I.D., oggi C.R.A.M.M.(Centro Riconversione Arsenali Marina Militari) a dettare le regole d’impegno e d’impiego, avendo come base di partenza lo “zoccolo duro” di enti nuovi e ristrutturati.
Questo ci è stato detto!!
Ci sorgono spontanee alcune considerazioni e diversi interrogativi:
- se in questi anni si è verificata una disgregazione delle strutture e, di conseguenza, una perdita di lavorazioni e professionalità, la causa principale è stata la mancanza di risorse economiche da investire per la riqualificazione delle aree e l’aggiornamento professionale del dipendenti.
Una decisione politica che ha portato ben poche risorse alla Marina, un impegno con il contagocce in 15 anni, tanto che occorrono ben 222,2 milioni di euro da qui al 20013 per la riorganizzazione degli enti.
Con questa crisi economica, aggravata da problemi tipo un terremoto, può essere una realistica soluzione?
- se lo sviluppo del piano industriale del C.R.A.M.M. si basa sugli enti giunti a completamento delle opere strutturali, cosa succederebbe se queste dovessero protrarsi nel tempo o addirittura non giungere a conclusione in tempi accettabili?
Dirci insoddisfatti è ben poca cosa!!
Assistiamo alla solita tarantella e tutto nel frattempo è in via di evoluzione.
Ci viene da supporre che tutto questo rappresenti il solito osso, debitamente infiocchettato, che serva a distrarre i soliti rompiscatole, mentre i “manovratori” pensano alle cose serie e lavorano alacremente ad una privatizzazione che porterebbe loro un investimento a basso o addirittura a costo zero.
Aspettiamo l’incontro politico del quale daremo al più presto informazione.