Nonostante Monti, con la benedizione di Napolitano, delle banche e del Vaticano abbia sostituito Berlusconi e Tremonti con pieni poteri e con una maggioranza schiacciante in Parlamento, nonostante la sua fama in ambito economico sia certificata e l'internità alla finanza e alle banche a livello internazionale sia evidente e conosciuta, nonostante abbia confermato tutto ciò che aveva già approvato il precedente governo seguendo le “indicazioni” della BCE e stia per aggiungere altre misure economiche finalizzate al pareggio di bilancio (cioè altri sacrifici per chi ne ha già fatti troppi), la situazione economica e finanziaria del paese non sembra proprio migliorare.
Ma anche a livello europeo, pur avendo strettamente legato la questione finanziaria dell'intero continente alla soluzione di quella italiana, paradossalmente quasi come se peggiorare le pensioni o ridurre i diritti dei lavoratori in Italia potesse avere ripercussioni positive sull'intero continente, appare evidente che la crisi si fa di giorno in giorno sempre più pesante e coinvolge ormai non solo i cosiddetti Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), ma anche altri paesi, non ultima la Francia e la stessa Germania.
Tutti ora dicono che la crisi è sistemica e non può essere affrontata e risolta in un singolo paese, ma nessuno dice che se una crisi è sistemica vuol dire che coinvolge i meccanismi, i principi e la struttura del sistema stesso, cioè del capitalismo che oggi nella sua continua evoluzione/involuzione, ha assunto la forma del cosiddetto capitalismo finanziario.
Si continua ad inveire contro tutti coloro che “non vogliono capire” che i “mercati devono essere rassicurati”, quasi fossero una entità di controllo della buona efficienza degli stati e dei loro governi e non, come invece sono, l'espressione del nuovo modello di sfruttamento dell'uomo sull'uomo, come se essi non vivessero di quell'incertezza che determinano con ogni mezzo piuttosto che di stabilità, come se dietro la parola magica del “mercato” non ci fossero poche persone in carne ed ossa che decidono per tutti e in tutto il pianeta come continuare a trarre profitto e rendita dalla finanza, ora che l'economia reale non è più fortemente presente nei paesi sviluppati ed è stata delocalizzata in altri stati ed in continenti diversi dalla vecchia europa e dal nord-america.
E a casa nostra sono ancora ben visibili gli effetti dell'ubriacatura anti-berlusconiana che fa accettare acriticamente il professor Monti quasi fosse veramente solo un tecnico e non invece il capo del governo più politico che abbiamo mai avuto in Italia. Un governo politico che rappresenta il neoliberismo nella sua accezione più moderna e che difende gli interessi dei poteri forti internazionali, delle banche e della finanza.
Una ubriacatura che, paradosso dei paradossi, trasforma la Lega da forza politica legata alla destra di governo nell'unica opposizione al governo Monti e che crea crociate anche all'interno del PD, come quella dell'attacco al più che moderato responsabile economico di quel partito, Fassina, solo perché osa mettere in dubbio qualche particolare delle misure del governo.
L'ubriacatura finirà, ma dobbiamo far si che ciò accada il più presto possibile, pena l'impossibilità di arginare efficacemente ciò che questo governo e questa maggioranza stanno producendo utilizzando anche un populismo senza precedenti che fa leva su un pur giustificato sentimento di anti-politica che pervade l'intero paese: la cancellazione di diritti e democrazia, il peggioramento sostanziale delle condizioni di milioni di cittadini e lavoratori, una nuova e consistente redistribuzione dei reddito e ricchezza dalle tasche della gente a quelle di poche decine di gestori dell'economia e della finanza.
C'è necessità di politica, quella vera che fa riflettere e discutere e c'è soprattutto necessità di conflitto sociale per intralciare ed interrompere un processo che sta affamando intere generazioni e fasce di popolazione sempre più vaste.
Per quel che ci riguarda, come sindacato, è quello che stiamo cercando di fare e di proporre e siamo convinti che ben presto, purtroppo, anche la maggioranza degli italiani si sveglieranno dal “sogno Monti” e si accorgeranno di essere di fronte “all'incubo Monti”.
Il 3 dicembre l' Assemblea nazionale a Roma indetta da USB – Cib Unicobas – SlaiCobas – Snater – USI sarà un primo momento di riflessione e di mobilitazione per rilanciare le necessarie iniziative sindacali.