La Funzione Pubblica ha convocato la prossima settimana i sindacati per un confronto sul rinnovo dei contratti pubblici in scadenza il prossimo 31 dicembre, con il solo obiettivo, dopo il riuscito sciopero generale del sindacalismo di base del 23 ottobre, di smorzare la crescente conflittualità dei lavoratori piuttosto che cercare la soluzione ai problemi che si sono accumulati nel settore.
Dai tagli al salario accessorio della legge 133/08 ai contenuti del D.Lgs. 150/09, dal blocco delle assunzioni con il conseguente aumento dei carichi di lavoro ai processi di ristrutturazione senza alcuna garanzia per i dipendenti, il tutto in un quadro di crisi economica che ha fortemente indebolito il potere d’acquisto degli stipendi, determinano una fase in cui il rinnovo dei contratti viene vissuto con molta aspettativa e rabbia.
La convocazione di Palazzo Vidoni interviene senza che ci siano le condizioni minime per poter avviare un seria trattativa: la finanziaria 2010 non stanzia alcuna risorsa per un rinnovo, che oltretutto sarà triennale, mentre il governo non ha ancora nominato il nuovo Presidente e il Comitato Direttivo dell’Aran, né inviato le direttive per la ridefinizione dei comparti di contrattazione.
La ripresa, poi, della prassi di convocare solo i sindacati che hanno firmato un qualche accordo con il governo risulta essere un ritorno al recente passato quando la sola RdB veniva esclusa per non aver firmato il famigerato accordo di luglio”93 e, con la forte complicità di Cgil, Cisl e Uil, veniva tenuta per oltre un decennio fuori dal confronto politico formale con i vari governi che si sono succeduti.
Oggi anche la Cgil, che si trova nelle stesse condizioni, grida allo scandalo, denunciando un comportamento antidemocratico che in passato non solo aveva avallato, ma anche invocato e provocato nei confronti della RdB.