Sono ormai passate quasi tre settimane dal convegno “In bilico tra sicurezza e Lavoro” tenutosi, a cura della CUB, dei COBAS e dell’SdL, presso l’aula magna del Politecnico di Torino il 23 febbraio scorso e,nel frattempo sono successe altre cose: l’incidente portuale di Genova; l’assurda strage di Molfetta e, da ultimo, il discusso e discutibile decreto sicurezza (disponibile per il download dal fondo di questa pagina) varato da quello che, in attesa delle imminenti elezioni politiche anticipate, rimane un governo di transizione con limitatissimi poteri. In quella occasione l’Avv. Sergio Bonetto rilevò, nella sua relazione che, quando si discute di sicurezza, ci si affida a numeri che non sono quelli veri: mancano, alle statistiche ufficiali, i dati relativi alle malattie professionali. I 1.390 decessi annui registrati sarebbero, quindi, solo la punta visibile di un iceberg[1] la cui parte nascosta sarebbe costituita da un numero imprecisato – ma presumibilmente almeno altrettanto consistente – di decessi conseguenti a malattie professionali. Secondo Bonetto, principale responsabile di queste patologie è l’industria con i suoi ritmi, i suoi ambienti più a misura di macchina che d’uomo, e le varie sostanze cui, al suo interno, sono esposti i lavoratori. Sembrano, perciò, strumentali le proteste di Montezemolo contro il Testo Unico per la sicurezza appena licenziato dal Governo, poiché di fronte a patologie che possono manifestarsi compiutamente a grande distanza temporale dall’evento scatenante o – più frequentemente – per costante esposizione, sanzioni penali e amministrative esemplari possono avere di per sé stesse valenza preventiva. Fatte queste osservazioni, certo dobbiamo rilevare anche noi che qualcosa di più poteva essere fatto dal punto di vista più specificatamente preventivo: per esempio incrementando e razionalizzando i controlli dei vari organi preposti al controllo; destinando loro più risorse (sia umane che economiche) e regolamentandone più efficacemente le responsabilità; riassegnando alla Pubblica Amministrazione quel ruolo di laboratorio che più efficacemente ha sostenuto in passato e che sembra, oggi, avere completamente perduto. Questi punti erano stati sottolineati da più parti nel corso del convegno: dall’avv. Bonetto stesso (il cui contributo filmato è disponibile per il download, nel formato di Windows Media Player, dal fondo di questa pagina), ma anche dal giudice Guariniello e da Rosa Anna Fragomeni, in un contributo scritto distribuito al convegno (scaricabile dal fondo di questa pagina).
Forse, nell’attuale situazione, il Governo non poteva fare di più… Ma la coalizione che risulterà vincente all’indomani delle elezioni del 13-14 aprile dovrà farsi carico di dare risposte definitive a questo problema, perché – con questo ritmo – chissà ancora quante “morti oscure” dovremo contare prima di quella data. Vista la relazione fra Sicurezza e condizioni di lavoro, stress e super-lavoro legato all’uso sconsiderato dell’istituto dello straordinario, come organizzazione sindacale ci preoccupano certe proposte di de-tassazione di questo istituto e delle voci stipendiali legate a una maggiore produttività. Speriamo che non prevalgano, ma nel caso, saremo pronti a contrastarle.
[1] Nella parte nascosta di questo iceberg vanno considerati anche gli infortuni che avvengono lungo il percorso dal luogo di residenza del lavoratore al posto di lavoro (e viceversa), rientranti nella casistica degli “infortuni in itinere” solo nel lasso di tempo di ½-1 ora (a seconda della distanza) dall’inizio o la fine dell’orario di lavoro.