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Stellantis, USB: la fusione FCA-PSA non può essere un affare tra privati, il governo salvaguardi occupazione e sviluppo tecnologico

Nazionale,

Non possiamo dare torto ai lavoratori del gruppo FCA e dell’intero settore dell’automotive, che seguono con giustificata preoccupazione l’operazione industriale e finanziaria Stellantis, risultato della fusione dei marchi PSA e FCA. L’operazione Stellantis passa alle cronache come una “soluzione positiva”, una cronaca che nasconde il grave silenzio del governo italiano, una sostanziale mano libera lasciata alla famiglia Agnelli, con l’Exor sempre più caratterizzata nella funzione finanziaria. 

Con la nascita del 4° colosso mondiale dell’auto, la Exor e la famiglia Agnelli incassano un dividendo straordinario di 2,9 miliardi, ottengono il 14% delle azioni e 5 poltrone sulle 11 del Consiglio di amministrazione a tutela dell’operazione finanziaria. A sancire il carattere di vendita è la consegna a PSA con il 7,2%, del timone dell’azienda, attorno alla cui guida si aggiungono il governo francese con una partecipazione del 6,2 % e la Do Feng cinese con il 5%, sottolineando che Parigi ha imposto il mantenimento della capacità produttiva in Francia, pena la perdita delle defiscalizzazioni. Nessuna richiesta, invece è uscita da Palazzo Chigi e dal MISE.

Per contro non c’è alcun piano, impegno scritto o garanzia occupazionale, nonostante siano decine di migliaia i lavoratori coinvolti, nonostante i milioni di ore cassa integrazione tolte al salario, nonostante si tratti di una delle principali industrie, nonostante le decine miliardi di soldi  pubblici ricevuti  negli anni da FCA, compresi gli ultimi 6,3 mld, concessi a nostro avviso ingiustamente.

L’operazione Stellantis, si presenta come l’ennesima fusione di grandi marchi automobilistici, tuttavia il quadro è significativamente diverso e gravido d’impatti. Questa fusione cade nel mezzo della più grande crisi di vendite del settore, all’interno di un generale processo d’innovazione della mobilità e delle tecnologie ibride ed elettriche. Mentre la crisi ambientale e del settore auto rivelano l’esigenza di nuovi criteri di mobilità, che leghino ambiente, nuove tecnologie, produzione e occupazione, nell’operazione Stellantis il progetto si ferma al dividendo azionario.

Per Stellantis si parla di una riduzione dei costi di 5 miliardi annui, dell’adozione delle piattaforme “francesi” EMP 2, CPM compresa la nuova piattaforma PSA per le auto elettriche, si ragiona su quale centro di ricerca e sviluppo scegliere, a quale logistica fare affidamento, quali produzioni e marchi da dismettere, quali fornitori selezionare e di sovrapposizioni soprattutto sul mercato europeo. In definitiva si comincia a tratteggiare il piano industriale che avvalora le preoccupazioni dei lavoratori e che pregiudicherà lo sviluppo tecnologico del settore auto del nostro paese.

Riteniamo inaccettabile che FCA agisca svincolata da ogni responsabilità e svenda un pezzo del patrimonio industriale, mettendo a rischio occupazione, tenuta economica e sviluppo tecnologico.

Chiediamo un intervento del governo a difesa del patrimonio occupazionale e industriale del settore.

 

Roma 8/1/2021

 

USB Lavoro Privato