Lo stato di difficoltà in cui versano le strutture psichiatriche reggine dovrebbe essere cosa ben nota, ma la negazione del diritto alla cura non sembra suscitare molto interesse dentro le mura della Cittadella regionale. L’accordo siglato il 13 novembre scorso a Catanzaro, che ha posto fine all’occupazione dei locali dell’ASP di Reggio Calabria, sembra sia rimasta lettera morta. Le risposte fattive sarebbero dovute già arrivare il giorno dopo, rassicurava il sub Commissario Esposito. Poi il giorno dopo è diventata una settimana, poi due settimane, adesso siamo a venti giorni.
Nel frattempo non solo non è arrivato alcun segnale di attività dagli uffici regionali, ma siamo costretti ad assistere ad una ridda di dichiarazioni tese a sminuire il problema e sviare l’attenzione dai veri ostacoli ponendone altri del tutto fittizi.
Si è ventilata una “anomalia” reggina, una richiesta di posti letto spropositata rispetto agli altri territori, quasi a far immaginare che tale domanda sia figlia di una mera speculazione. A tal proposito vorremmo ricordare che il rapporto Istisan sulle strutture residenziali psichiatriche del giugno 2023 assegna alla Calabria il triste primato del minor numero di strutture (0,2 ogni 100mila abitanti, a fronte della media nazionale di 3,7) e del minor numero di posti (9,7 ogni 100mila abitanti a fronte di una media di 51,2). Secondo l’Istituto Superiore della Sanità quindi ad essere anomala è tutta la Calabria, ma per motivi diametralmente opposti a quelli asseriti e sbandierati dalla Cittadella. Servono più posti letto per Reggio e per tutta la regione. D’altronde è la stessa Regione Calabria a evidenziare che il dato per il 2019 di ricoveri fuori regione era di ben 900 pazienti psichiatrici.
Anche la scusante di un eventuale aumento di costi derivante dall’autorizzazione delle attuali strutture è risibile e paradossale, considerando che i ricoveri fuori territorio sono comunque a carico della Regione, a costi molto più alti. Non ci vuole un economista per capire come si otterrebbero, invece, i risparmi per le casse regionali.
Certe affermazioni, unite da un lato all’assistenza negata nel territorio dell’ASP 5 (ricoveri bloccati), dall’altro alla contestuale esistenza di interessi legati alla migrazione dei pazienti, costituiscono motivi che ben potrebbero destare l’attenzione della Procura di Reggio Calabria e della Procura di Catanzaro. In particolare perché l’effetto dirompente è la negazione di un diritto sacrosanto per i pazienti e per i loro familiari, con conseguenze evidenti e devastanti sul piano sociale. L’accorato, ennesimo e recente appello da parte dei familiari con cento firme, riteniamo, dovrebbe essere preso in seria considerazione dalle autorità preposte.
Non possiamo permettere di perdere altro tempo e che le strutture ripiombino nel dimenticatoio, magari per consentire il procrastinarsi di interessi da parte di terzi. Per questo abbiamo deciso di lanciare una imminente mobilitazione contro “l’altra pazzia”, contro le amnesie (e gli inganni) istituzionali. Auspichiamo che le istituzioni, la cui attenzione ancora una volta richiamiamo, procedano in tal senso.
USB Reggio Calabria
Coo.La.P.
Reggio Calabria, 2 dicembre 2023