Tutti in attesa della sentenza della Corte Costituzionale sull’illegittimità del blocco dei contratti pubblici.
Tutti davanti al computer o al telegiornale per sapere se qualcuno ci restituirà ciò che non siamo stati capaci di riprenderci con la lotta.
Il blocco dei contratti dei lavoratori pubblici e di quello del Trasporto pubblico locale non è avvenuto per caso, ma per precise scelte di risparmio economico per trovare i soldi per ripianare il debito delle banche.
È esattamente quello che sta accadendo in Grecia e su cui sono puntati gli occhi di tutta Europa: devi accettare di pagare di tasca tua il debito accumulato per far arricchire sempre di più il capitale, che a mala pena negli anni passati faceva cadere qualche briciola dalla sua tavola imbandita.
Sono l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca centrale Europea che lo chiedono a gran voce e non c’è governo che tenga, tutte marionette mosse a proprio piacimento dai "pupari".
La USB è scesa in piazza molte volte in questi anni di vuoto contrattuale, ha organizzato scioperi molto riusciti in splendida solitudine, ha bloccato incontri, braccato Ministri, invaso seminari e convegni sempre chiedendo il rinnovo del contratto. Non solo perché è un nostro sacrosanto diritto ma perché respingiamo la logica che il debito lo dobbiamo pagare noi lavoratori invece che chi si è mangiato letteralmente il Paese per favorire il progetto di costituzione dell’Unione Europea.
Agli “indivanados”, a coloro cioè che aspettano che qualcuno gli tolga le castagne dal fuoco stando comodamente sdraiati sul divano, vogliamo ricordare che se anche oggi dovesse accadere il miracolo da parte della Corte Costituzionale, cosa che molto probabilmente non accadrà, da domani ci troveremo davanti alle pretese del presidente di Confindustria di accelerare lo smantellamento di ogni residua forma di welfare, come oggi tutti i giornali ci raccontano: e allora aspetteremo di nuovo qualche miracolo dalla Corte Costituzionale?
O non sarà il caso di organizzarsi con la USB per lottare e difendere i nostri diritti e conquistarne, o riconquistarne altri?
Noi siamo per la seconda opzione, da sempre.