Le notizie pubblicate dai media sulla CUB e sulle organizzazioni della CUB
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15 marzo 2009 - Il Messaggero
Roma. Genitori degli utenti disabili incatenati all'ingresso degli uffici della Regione...
Roma - Genitori degli utenti disabili incatenati all'ingresso degli uffici della Regione. Si sono vissuti ancora una volta momenti di grande tensione venerdì a Roma durante la manifestazione di protesta contro l'operato del consorzio Rirei, indetta dalla Rdb (rappresentanza sindacale di base), alla quale hanno partecipato oltre cento tra familiari e dipendenti delle cooperative che gestiscono i centri ex Anni Verdi, compreso quello di Santa Severa. Nonostante fosse in programma un'incontro con il vice presidente della giunta regionale Esterino Montino, neo assessore alla sanità, una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal suo segretario solo dopo un lungo sit in. Al centro delle rivendicazioni anche i disagi e i disservizi subìti dal personale e dagli assistiti. Le rassicurazioni dai dirigenti della Pisana, che oltre a rinviare ogni decisione sull'accreditamento definitivo dei centri al consorzio Rirei, hanno sottoscritto un verbale d'impegno con i manifestanti, non hanno fatto desistere l'associazione onlus genitori utenti disabili dal proseguire la raccolta di firme della petizione popolare promossa per chiedere l'immediata revoca della gestione assunta dalle cooperative nel 2006.
Intanto continua con la proclamazione di una nuova giornata di sciopero la vertenza dei dipendenti dei centri ex Anni Verdi. E' saltato infatti anche il tentativo di conciliazione svoltosi l’11 marzo tra il Prefetto di Roma e le rappresentanze sindacali di Cgil e Uil. Purtroppo non si intravede ancora una soluzione che ponga fine ai ritardi e all'incertezza in merito all'erogazione degli stipendi di assistenti e professionisti che operano nelle strutture Rirei e che a oggi non sanno se e quando riceveranno la mensilità di febbraio. I segretari regionali di Cgil e Uil funzione pubblica Gianni Nigro e Sandro Biserna hanno inviato l'ennesima lettera al presidente del consorzio Raimondo Pietroletti, al presidente della Regione Piero Marazzo e la suo vice Montino per annunciare lo sciopero indetto per il 23 marzo e per denunciare l'insostenibile situazione in cui versano i lavoratori che assistono nei centri di Santa Severa e Roma oltre mille disabili, anche gravissimi.(Mo.Ma.)
PESCARA. Continua lo stato di agitazione dei medici dell’Inps...
PESCARA - Continua lo stato di agitazione dei medici dell’Inps che protestano per il mancato rinnovo del contratto scaduto ormai da quattro anni. I professionisti vorrebbero veder riconosciuto il ruolo di dirigente medico e una definizione della libera professione in intramoenia e il riconoscimento dell’indennità di esclusività. «A fronte di un impegno straordinario del personale medico per gestire la notevole mole di verifiche sull’invalidità civile - afferma il dottor Francesco Ammaturo, presidente dell’Anmi-FeMepa Rdb, l’Associazione che raggruppa la maggioranza dei medici Inps - l’amministrazione assume decisioni che mortificano la categoria e la ghettizzano nei confronti dei dirigenti e degli altri professionisti». In Abruzzo questa attività è svolta da 29 medici specialisti in medicina legale che nel corso del 2008 hanno esaminato circa 60 mila verbali di invalidità civile provenienti dalle varie Asl: tutti verbali che sono stati esaminati nei 60 giorni previsti dalla legge e nei casi oncologici nei 30 giorni. «E’ urgente - prosegue Ammaturo - che il nostro istituto spieghi, prima di tutto ai cittadini, come intende adempiere ai delicati compiti riguardanti 200 mila verifiche straordinarie previste per il 2009 senza la collaborazione del proprio ruolo medico-legale».
15 marzo 2009 - Il Giornale di Vicenza
OCCUPAZIONE
Cub: «La crisi preoccupa. Da maggio il peggio»
Vicenza - Un coordinamento di lavoratori per aprire un tavolo sulla crisi occupazionale. Si ritrova ogni ultimo venerdì del mese al circolo operaio di Magrè e si è presentato con una conferenza stampa davanti alla sede del raggruppamento di Schio e Thiene dell’Associazione Industriali. È un movimento promosso dalla Confederazione unitaria di base che per il momento vede rappresentate le componenti sindacali di 4 aziende metalmeccaniche, una tessile, una del terziario e alcune scuole pubbliche, tutti accomunati dalla volontà di confrontarsi e discutere sulla crisi. E di allargare il consesso ad ulteriori realtà territoriali.
«Ci sono grosse fabbriche del territorio, come Cortiana e Forgital, che per la prima volta ricorrono alla cassaintegrazione - affermano i portavoce dei Cub. - E altre come Smit (ex Nuovo Pignone) e Scm (ex Stefani) in difficoltà. Delle mille aziende vicentine che stanno ricorrendo agli ammortizzatori sociali, la maggioranza è distribuita nella fascia pedemontana, dove a casa, anche se solo per brevi periodi di tempo, ci sono 20 mila lavoratori».
Cifre che inducono i sindacalisti autonomi a parlare di «crisi strutturale da affrontare con i dovuti mezzi».
I Cub ritengono insufficiente l’intervento promesso dalla Regione e temono che a maggio, quando gli ordini in carico nelle ditte si esauriranno, la situazione peggiori ulteriormente, anche in alcuni comparti finora toccati solo marginalmente dalle criticità.(M.SAR.)
15 marzo 2009 - Il Gazzettino
«Psichiatrico, nuove strutture senza personale»
Raniero: «A rischio le aree che accolgono pazienti geriatrici, o che necessitano una struttura protetta»
di Matteo Crestani
Vicenza - «Bisogna finirla di celebrare l’apertura di nuove strutture, senza curarsi che ci sia il personale necessario per occuparsi dell’assistenza ai pazienti». Questo quanto sostiene il segretario dell’Rdb Cub di Vicenza, Germano Raniero, a pochi giorni dal taglio del nastro delle quattro nuove comunità residenziali, pronte a ospitare 25 utenti con problemi psichiatrici e inaugurate lunedì scorso dall’assessore regionale al Sociale, Stefano Valdegamberi, dal direttore generale dell’Asl 6 di Vicenza, Antonio Alessandri, e dal direttore del Dipartimento di Salute mentale, Paolo Pristinger.
«Ben venga la realizzazione di nuove opere per il Sociale e per l’assistenza alle famiglie», prosegue il segretario Germano Raniero, «ma non si può pensare di realizzare questi interventi senza considerare la necessità di garantire la sicurezza agli operatori della Sanità e, non di meno, ai pazienti ospitati. Nel caso specifico, infatti, in un’area vastissima, ci sarebbe una sola infermiera a disposizione nel turno notturno. Una situazione insostenibile: rischiamo di esporre a un pericolo non indifferente il personale e, al tempo stesso, i pazienti, non potendo assicurare un’assistenza di qualità con un un’unica persona in servizio nelle corsie».
Le aree di cui l’Rdb Cub nutre dei ragionevoli dubbi sono quelle in cui dovrebbero essere accolti pazienti geriatrici che abbisognano di media-lunga assistenza, in attesa di un posto in casa di riposo e i pazienti che non necessitano più di ricovero allo Psichiatrico, ma al tempo stesso richiedono la sorveglianza, quindi il ricovero in una struttura protetta. «Auspichiamo che nell’incontro di martedì prossimo con l’amministrazione dell’Asl 6», conclude il segretario Germano Raniero, «si possa fare chiarezza sulla questione, rilevando anzitutto le esigenze del personale prima di pensare all’inaugurazione di nuove strutture».
15 marzo 2009 - Brescia Oggi
SINDACATI. Conferenza organizzativa in corso
Sdl duro: «Soldi dagli operai a Confindustria»
Brescia - L’Sdl (sindacato dei lavoratori) intercategoriale di Brescia tenta di dare organizzazione più solida ai piccoli gruppi del sindacalismo di base da cui è nato. Ieri ha dato il via alla sua conferenza organizzativa, che si concluderà stamattina con il rinnovo degli organismi dirigenti.
Il nuovo coordinamento - spiega il coordinatore provinciale uscente Adelio Andreassi - sarà impegnato nella costruzione di una «struttura più riconoscibile anche per le altre realtà del sindacalismo di base, in modo da contare di più».
L’Sdl ha la sua roccaforte nel Comune di Brescia (con 4 delegati e il 15 per cento dei voti nell’elezione delle Rsu), è presente in alcuni Comuni più piccoli della provincia e in diverse Case di riposo. E’ pure nella scuola (in particolare all’Itc di Chiari) con una decina di delegati. Ora propone ai circa 200 iscritti di definire nuovi compiti, ampliare il campo d’azione, consolidare le alleanze. E non a caso alla conferenza di ieri pomeriggio all’osteria «Dal Lingera» di via Corsica insieme alla ventina di iscritti c’erano Pino Giampietro dei Cobas e Luigi Frullo di Rdb-Cub.
A dare l’«imprimatur» alla svolta bresciana, il vice coordinatore nazionale Paolo Sabatini, che indica l’azione futura del sindacato di base: «I diritti, i salari e le condizioni dei lavoratori sono peggiorati a causa dello spostamento di risorse dai contratti nazionali a quelli aziendali, stipulati soltanto da una minoranza di aziende - dice Sabatini -, è uno spostamento di risorse dagli operai a Confindustria». E promette di continuare a usare strumenti di lotta «illeciti» come blocchi di strade e autostrade «per contrastare il disegno e per rispondere al Governo che vuole impedire ai lavoratori di manifestare». Stamattina, l’assemblea eleggerà i 15 membri del coordinamento e il nuovo coordinatore (Andreassi non si ricandida).(MI.VA.)
14 marzo 2009 - Agi
SICUREZZA LAVORO: ORLANDO(IDV), SUBITO PROPOSTA DI LEGGE
(AGI) - Torino, 14 mar. - In materia di sicurezza sul lavoro "noi siamo convinti che bisogna promuovere l'intervento del Parlamento, si faccia subito una proposta di legge con urgenza. Oppure si faccia un decreto legge, perche' la dimensione della strage in corso e' talmente ampia che ha superato piu' del doppio, ogni anno, il numero dei morti che noi registriamo per mafia, camorra e ndrangheta messe insieme". E' quanto ha affermato il portavoce dell'Italia dei Valori Leoluca Orlando intervenendo oggi a Torino al convegno "Incidenti sul lavoro: i morti non sono tutti uguali", organizzato da RdB-Cub Pubblico Impiego. Secondo Orlando "occorre intervenire sugli strumenti, abbiamo strumenti inadeguati a servizio delle leggi. Strumenti inadeguati che riguardano il controllo, la prevenzione e l'attivita' ispettiva. Strumenti inadeguati per quanto riguarda le sanzioni a carico degli imprenditori che violano queste norme e per quanto riguarda la copertura assicurativa dei lavoratori".
SICUREZZA LAVORO: INAIL, IN PIEMONTE NEL 2008 -4% INFORTUNI
(AGI) - Torino, 14 mar. - Nei primi nove mesi del 2008 gli infortuni denunciati in Piemonte sono diminuiti del 4% rispetto all'analogo periodo del 2007, per un totale di circa duemila denunce in meno. Una tendenza in linea con l'andamento rilevato sia a livello nazionale sia a livello della macroregione Nord-Ovest. E' quanto ha reso noto Pietro Spatafora, direttore regionale Inail Piemonte, intervenendo oggi a Torino al convegno "Incidenti sul lavoro: i morti non sono tutti uguali", organizzato da RdB-CUB Pubblico Impiego. Per quanto riguarda gli infortuni mortali, la diminuzione rilevata in Piemonte e' stata di 25 casi. "I dati 2008 non sono ancora consolidati - ha commentato Spatafora - quindi non siamo in grado di fare un esame analitico, possiamo pero' dire che si conferma un trend di diminuzione del numero assoluto degli infortuni che per il Piemonte si attesta al 4%, quindi siamo ben al di sotto dei 73mila infortuni che abbiamo registrato nel 2007". Secondo Spatafora "rispetto ad altre regioni, in Piemonte c'e' maggior attenzione ai temi della sicurezza del lavoro. Occorre, dunque, continuare quanto fatto in questi anni: investire denaro, semplificare il quadro normativo mettendo insieme gli enti preposti alla vigilanza e al controllo, continuare con l'attivita' di formazione e informazione ai lavoratori, riportando in particolare il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza al centro del sistema di sicurezza all'interno dell'azienda".
14 marzo 2009 - Il Manifesto
Riuscito lo sciopero Telecom anti-tagli
Sciopero riuscito, ieri, alla Telecom e nelle esternalizzate, contro il piano di tagli presentato nei mesi scorsi dalla compagnia. Manifestazioni e presidi sono stati svolti da confederali, Cobas e Cub. L'adesione allo stop è stata «più che buona, tra il 60 e il 70% in tutt'Italia con punte dell'80% nelle aree tecniche e nei call center», spiegano Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom. «La presenza ai cortei e ai presidi territoriali di migliaia di lavoratori in tutta Italia deve essere un monito per i vertici aziendali - dichiara in una nota la segreteria nazionale di Slc Cgil - Ora l'azienda deve dimostrare senso di responsabilità, modificando radicalmente il proprio progetto». «Ci aspettiamo un incontro per un confronto», aggiunge il segretario Slc Cgil Emilio Miceli». «Telecom - spiegano Cobas e Cub - intende tagliare la forza lavoro di oltre 4.000 unità (in aggiunta ai 5.000 in mobilità con gli accordi del settembre 2008), cedere aziende importanti del gruppo, esternalizzare nuove attività, chiudere sedi minori in 22 città con relativa mobilità territoriale, demansionare centinaia di lavoratori e di lavoratrici delle aree di staff, avviare da subito la cassaintegrazione per i colleghi del servizio 1254».
BOLOGNA. Sono le prime vittime della direttiva Maroni. Per colpa di un banchetto.
E i movimenti sfidano il prefetto: sabato prossimo corteo
Divieto di manifestare in centro nel week end, denunciati Bifo e Monteventi
di Giusi Marcante
BOLOGNA - La vicenda si potrebbe parafrasare così: se manifesti ti denuncio. La Digos lo ha fatto con Valerio Monteventi, il consigliere comunale candidato sindaco della lista Bologna Città Libera, Franco Berardi "Bifo" e altre tre persone tra cui l'ex segretario del Prc Tiziano Loreti che ha da poco lasciato il partito. Gli altri due denunciati sono i consiglieri comunali che con Monteventi condividono l'avventura della lista elettorale: Serafino D'Onofrio e l'ex verde Roberto Panzacchi.
L'accusa? Manifestazione non autorizzata secondo l'articolo 18 del Testo unico di pubblica sicurezza per essersi presentati sabato scorso in piazza del Nettuno con un blitz per il diritto di manifestare. A Bologna da qualche settimana sono in vigore delle limitazioni a cortei, banchetti e presidi durante il fine settimana dal sabato pomeriggio alla domenica. Il prefetto Angelo Tranfaglia le ha emanate in applicazione della direttiva del ministro dell'interno Roberto Maroni, quella confezionata a fine gennaio quando si era nel pieno delle polemiche sulle preghiere islamiche nelle piazze. Quello bolognese è stato il primo caso in Italia e il prefetto ha preparato la sua direttiva dopo una tornata di consultazioni con partiti, sindacati e forze sociali della città. Ora la direttiva prefettizia diventa terreno di battaglia politica perché sabato prossimo, nel primo giorno di primavera, varie realtà stanno preparando un corteo che vorrebbe partire proprio da una delle piazze off-limits per arrivare, dopo un breve percorso, sotto le finestre della Prefettura. Una manifestazione totalmente fuori legge secondo le norme vigenti in questo momento a Bologna che sta raccogliendo diverse adesioni dagli spazi sociali agli studenti dell'Onda. L'appello di cento lavoratori e lavoratrici dei sindacati di base Rdb e Cobas hanno voluto convocare come sfida al divieto di scendere in piazza con il pensiero diretto alle limitazioni alla normativa che regola lo sciopero nei trasporti. I sindacati di base che hanno presentato con ampio anticipo il preavviso per il corteo sono pronti ad impugnare legalmente la direttiva di fronte al Tar se verrà opposto un divieto.
Per oggi invece è pronta la risposta di Bologna Città Libera e ci sarà un bis della protesta. Bifo è pronto a tornare in piazza per spiegare ai cittadini cosa è accaduto e ha affidato ad una lettera le sue riflessioni. «Sono stato denunciato per un reato che non è un reato - scrive - Abbiamo violato una direttiva che a sua volta viola patentemente l'articolo 17 della Costituzione, secondo cui ogni cittadina e cittadino ha il diritto di manifestare pubblicamente il suo pensiero in qualsiasi luogo del territorio nazionale. Senza portare armi, aggiunge l'articolo 17. E noi non portavamo armi. Ma violavamo una direttiva che palesemente viola la Costituzione». Per spiegare la situazione Bifo prova a fare un parallelo con un'assemblea di lavoratori che ha seguito pochi giorni fa a Modena, provincia di quella che in questo momento non rappresenta più la ricca Emilia rossa ma vive una profonda crisi dove la cassa integrazione dilaga nelle fabbriche. «Una città dove per anni ha predominato lo spirito moderato del vecchio Pci - ragiona - ma durante l'assemblea mi hanno colpito molto le affermazioni di un operaio che si è chiesto cosa si potrà fare di fronte ad una situazione di crisi profonda. Insomma cosa rimane in mano a chi decide di protestare quando vengono limitati i diritti». Per l'ex leader del '77 bolognese esiste un legame profondo tra la volontà di proibire contenuta nella direttiva del ministro Maroni e la crisi economica.
14 marzo 2009 - Liberazione
Telecom, tutti in sciopero «Stop ai licenziamenti»
I dipendenti Telecom dicono «no» ai tagli previsti dal piano 2009-2011, presentato lo scorso dicembre dall'amministratore delegato dell'azienda Franco Bernabè. L'adesione allo sciopero - indetto da sindacati confederali e non - è stata «più che buona, tra il 60 e il 70% in tutt'Italia con punte dell'80% nelle aree tecniche e nei call center», riferisce la segreteria nazionale della Slc Cgil. Migliaia di lavoratori hanno preso parte ai cortei e ai presidi territoriali organizzati in tutta Italia. A Roma, Cobas e Cub hanno manifestato sotto la sede della direzione generale del gruppo a Corso Italia. Respinto il tentativo della Questura di Roma di impedire il normale svolgimento del presidio «a seguito - denunciano i Cobas in un comunicato - del liberticida protocollo siglato in prefettura il 10 marzo dai sindacati confederali e dall'Ugl con il quale si vorrebbe impedire la libertà di manifestazione nella città di Roma».
Il piano prevede una riduzione di personale di 4.350 unità che si vanno ad aggiungere ai 5mila licenziamenti del settembre 2008, la chiusura di sedi minori in 22 città del territorio nazionale con relativa mobilità territoriale, la possibile cassa integrazione per i dipendenti del servizio 12.54. «Abbiamo avuto una privatizzazione scellerata, questa azienda è stata comprata da due scalate finanziarie, da due imprenditori che non hanno versato una lira in cassa, ma hanno solamente versato i debiti di questa scalata», ricorda Marina Biggero, Rsu Cobas Telecom. E' perciò inaccettabile volere far pagare questo debito ai lavoratori, specie in una azienda dove «gli stipendi dei nostri cari dirigenti e del consiglio di amministrazione, oltre che le buone uscite degli ex», rappresentano «il 25% del costo del lavoro».
14 marzo 2009 - Il Centro
Precari sanità, proteste a Pescara
I lavoratori della Asl annunciano nuove iniziative
PESCARA - Per la prossima settimana si annunciano nuove azioni di protesta da parte dei precari della Asl di Pescara, su iniziativa dei sindacati Rdb, Cobas e Comitato dei precari.
Ieri se n’è discusso nel corso di un’assemblea dei lavoratori e degli ex lavoratori il cui contratto è scaduto e non è stato rinnovato. Si è deciso di muoversi su due fronti diversi, e cioè nei confronti della Asl e della Regione.
«All’azienda sanitaria», spiega Mario Frittelli (Rdb), «vogliamo sollecitare la pianta organica, per far sì che sulla base di questo strumento si possa cominciare a ragionare al più presto sul futuro dei precari. A quanto pare Asl e Regione continuano a rimpallarsi le responsabilità e l’appuntamento per esaminare la pianta organica continua a slittare. Martedì, quindi, ci presenteremo dal manager, Claudio D’Amario».
Giovedì, invece, sarà la volta dell’assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni. «Ci aveva garantito», prosegue Frittelli, «che avrebbe convocato un tavolo con la Asl e i sindacati, ma fino ad ora non se n’è fatto nulla per cui andremo nel suo ufficio a ricordargli gli impegni presi. Poi, conclude, torneremo a protestare anche in Consiglio regionale».
In totale i precari della sanità pubblica abruzzese sono circa 600. Sulla loro stabilizzazione c’è ancora molta incertezza.(f.b.)
14 marzo 2009 - EPolis Roma
La protesta. Manifestazione dei dipendenti contro il piano di tagli previsti dall'azienda
Telecom, in 5mila rischiano il posto
Roma - I dipendenti Telecom dicono "no" ai tagli previsti dal piano 2009-2011, presentato lo scorso dicembre. Manifestazione di protesta ci sono stati ieri dei lavoratori, aderenti al Cobas Lavoro Privati e alla Fim Uniti Cub, sotto la sede della direzione generale del gruppo a Corso Italia. Il piano prevede una riduzione di personale di 4.350 unità che si vanno ad aggiungere ai 5mila licenziamenti del settembre 2008, la chiusura delle sedi di custode care in 22 città del territorio nazionale con relativa mobilità territoriale, la possibile cassa integrazione per i dipendenti del servizio 1.254. «Siamo qui perché il piano di ristrutturazione della nostra azienda prevede una serie di tagli e chiusura di sedi che è abbastanza preoccupante, soprattutto per alcuni settori che sono il custode care, in particolare il 1.412, e poi tutta l’area del 119, 187, 191. La protesta è a livello nazionale anche se c'è l’ipotesi di una chiusura di 22 sedi a livello nazionale. Noi oggi abbiamo un incontro con l’azienda, che abbiamo richiesto prima ancora di questa manifestazione: auspichiamo che la partecipazione allo sciopero e alla manifestazione serva a mettere l’azienda di fronte al fatto che si devono fare investimenti seri sulla telefonia».
14 marzo 2009 - Il Bologna
Il divieto. Monteventi, "Bifo", D'Onofrio, Panzacchi e Loreti hanno violato le limitazioni
Denunciati 5 manifestanti per il blitz nella "zona rossa"
Oggi potrebbe esserci il bis della protesta contro la direttiva emanata dal prefetto
di Giusi Marcante
Bologna - Dopo il blitz improvvisato di sabato scorso in cui alcuni rappresentanti di Bologna Città Libera, la lista che alle prossime elezioni amministrative ha candidato a sindaco Valerio Monteventi, hanno violato la direttiva del prefetto Angelo Tranfaglia che impone di non manifestare nelle piazze centrali della città da sabato pomeriggio a domenica fino a fine settembre, scattano le denunce della Digos. Sono cinque i denunciati: oltre allo stesso Monteventi ci sono Franco Berardi "Bifo", i consiglieri comunali Serafino D’Onofrio e Roberto Panzacchi e l’ex segretario del Prc Tiziano Loreti, che correrà per la presidenza della provincia con la lista Terre Libere. La Digos ha contestato ai cinque la violazione dell’articolo 18 del Testo unico di pubblica sicurezza, quello che prevede di presentare in Questura un preavviso per le manifestazioni in piazza e che viene punito con l’arresto fino a sei mesi e un’ammenda fino a 400 euro. Allo stesso tempo la Digos ha segnalato alla Procura che non è stato osservato il divieto del prefetto, quello stabilito in applicazione della direttiva del ministro dell’Interno Roberto Maroni. Quindi adesso toccherà ai magistrati stabilire se i cinque consiglieri, oltre che per aver manifestato senza preavviso, sono responsabili anche del reato previsto dall'articolo 650 del Codice penale, che punisce l'inosservanza a un provvedimento dell'autorità in materia di pubblica sicurezza o igiene. Oggi pomeriggio intanto potrebbe esserci il bis della protesta di sabato scorso come ha annunciato Franco Berardi in una lettera: «Mi hanno denunciato per un reato che non è un reato, abbiamo violato una direttiva che a sua volta viola patentemente l'articolo 17 della Costituzione. Domani io intendo manifestare contro la denuncia che mi ha colpito, e intendo parlare pubblicamente per spiegare ai cittadini questo divieto». La notizia delle denunce arriva ad una settimana dal corteo che dovrebbe tenersi sabato prossimo lanciata dai rappresentanti dei sindacati di base. Per parlare dell’iniziativa si è tenuta giovedì sera un’assemblea in comune; se l’iniziativa non verrà autorizzata i sindacati di base hanno annunciato che impugneranno la direttiva.
14 marzo 2009 - Corriere di Bologna
E oggi tornano in piazza Maggiore
Sit-in contro l'ordinanza «anti-cortei» Denunciati Monteventi e compagni
Bologna - Il candidato sindaco di «Bologna città libera» Valerio Monteventi e Franco Berardi «Bifo» sono stati denunciati per la manifestazione non autorizzata per il sit-in improvvisato sabato in piazza Maggiore, come protesta contro l'ordinanza del Prefetto che vieta cortei e iniziative nei weekend nel centro storico. La denuncia è scattata anche per i consiglieri comunali Serafino D'Onofrio e Roberto Panzacchi e l'ex segretario del Prc Tiziano Loreti. La Questura, che non ha voluto diffondere le generalità dei denunciati, contesta ai cinque la violazione dell'articolo 18 del Tulps, cioè il mancato preavviso della manifestazione, ma ipotizza anche il reato di inosservanza dell'ordine dell'autorità (articolo 650 del codice penale) in relazione all'ordinanza prefettizia. Monteventi e compagni annunciano per oggi un nuovo sit-in piazza Maggiore contro il divieto, sabato prossimo tocca al corteo di Cobas e Rdb.
14 marzo 2009 - La Repubblica
Bifo e Monteventi denunciati, sfidano il divieto di corteo
"Sabato tutti in piazza a giocare a rugby"
Bologna - «La denuncia? L´aspettavamo. Vorrà dire che raccoglieremo i soldi per pagare la multa con una cena di autofinanziamento e sabato prossimo, quando ci sarà il grande corteo in centro per rivendicare il diritto a manifestare, andremo in piazza con palloni, tuta o pantaloncini, visto che per le manifestazioni sportive non ci sono divieti». Reagiscono alle denunce con un sorriso Valerio Monteventi e gli altri esponenti della lista "Bologna città libera", che sabato 7 marzo sono scesi in piazza Maggiore per protestare contro il divieto di manifestare in centro durante il weekend, stabilito dalla recente ordinanza del prefetto Angelo Tranfaglia. Le persone denunciate sono cinque: oltre a Monteventi, ci sono i consiglieri Serafino d´Onofrio e Roberto Panzacchi, più Franco "Bifo" Berardi e Tiziano Loreti, tutti individuati dalla Digos come promotori del presidio di protesta. Non è ancora certo se oggi faranno il bis, per ora solo "Bifo", con una lettera, ha già fatto sapere che sarà in piazza. Per il corteo in centro di sabato prossimo, invece, le Rdb hanno già annunciato che in caso di divieti o prescrizioni della Prefettura si rivolgeranno al Tar.(ale.co.)
14 marzo 2009 - Il Resto del Carlino
Bologna. E' SCATTATA la denuncia...
Bologna - E' SCATTATA la denuncia per Valerio Monteventi e gli altri esponenti della lista Bologna città libera' che sabato scorso sono scesi in piazza per protestare contro il divieto di manifestare nel fine settimana in alcune piazze e vie del centro, come stabilito dalla recente ordinanza del prefetto. Le persone denunciate sono cinque: oltre a Monteventi, candidato sindaco per Bcl, ci sono altri due consiglieri, Serafino D'Onofrio e Roberto Panzacchi, più Franco Bifo' Berardi e l'ex segretario del Prc Tiziano Loreti, tutti partecipanti al presidio in piazza Maggiore. La Digos contesta loro il mancato preavviso della manifestazione, previsto dall'articolo 18 del Testo unico di pubblica sicurezza. La Digos ha ipotizzato, nell'informativa depositata ieri in Procura, anche la possibile contestazione dell'articolo 650 del codice penale, ovvero l'inosservanza del provvedimento dell'autorità: toccherà ai magistrati valutare se si configura pure tale reato. Il mancato preavviso è punito con l'arresto fino a sei mesi e un'ammenda fino a 400 euro. In una lettera aperta Bifo ha replicato annunciando che già oggi ripeterà il presidio di protesta. «Per pagare le sanzioni faremo una cena di finanziamento la settimana, dovremo stare attenti alla linea», ironizza Monteventi, che rimanda alla mobilitazione di sabato 21, quando si svolgerà il corteo di protesta organizzato da 100 lavoratori e dai sindacati di base. Stefano Marinelli delle Rdb ha reso nota l'intenzione di ricorrere d'urgenza al Tar in caso di divieto, reputandolo incostituzionale. e. b.
14 marzo 2009 - Il Giornale di Vicenza
FERROVIERI. Interrogazione anche della Lega
Officine treni: sono a rischio i posti di lavoro
Sindacati ieri in Comune «In arrivo una delibera»
di Gian Maria Maselli
Un blitz a sorpresa durante il Consiglio comunale per portare all'attenzione della città il pericolo di perdita di 800 posti di lavoro. L’hanno attuato ieri sera in Sala Bernarda una ventina di appartenenti al Comitato contro l'impianto Wisco, composto da residenti del quartiere Ferrovieri e operai della Omc, officina manutenzioni correnti.
Due le battaglie che si sono intrecciate nel sit-in a base di cartelloni inalberati a sorpresa. Quella per la salute, che si oppone al progetto della società Wisco di installare ai Ferrovieri un impianto di trattamento rifiuti liquidi speciali ("alcuni dei quali nocivi" sottolinea il comitato). E quella a tutela dei posti di lavoro delle Officine, che curano la manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché l'allestimento carrozze dei treni "Etr Pendolino".
A cavalcarla ci sono i sindacati dei trasporti Cgil, Orsa, Cub e Uil. E di recente si è aggiunto Roberto Ciambetti, vice-capogruppo della Lega in Consiglio regionale. Ha depositato un'interrogazione: «Quale destino si prepara per la Omc? Tecnologia all'avanguardia, programmazione e organizzazione di assoluta qualità, prospettive di incremento del lavoro nel 2009. Eppure Trenitalia pare voler tagliare lo stabilimento vicentino. Si tratta di una delle realtà produttive più importanti della provincia, e si vuole trasferirne le attività negli impianti Granturco di Napoli. Dobbiamo tutelare l'occupazione locale, mi auguro la Giunta si attivi al più presto».
Identica l'analisi del segretario provinciale di Filt-Cgil, Massimo D'Angelo, che aggiunge: «All'Arsenale lavorano 270 operai specializzati delle ferrovie, altri 160 di dieci ditte private. Ad essi aggiungiamo un indotto di 400 posti di lavoro. Dire no al taglio dell'impianto significa anche scongiurare che lì ci finisca quello della Wisco».
Per i residenti parla il portavoce Luca Tagliaferro, che spiega i cartelloni inalberati in sala Bernarda dove si stuzzicavano "le promesse elettorali del sindaco Variati e il silenzio dell'assessore Marco Antonio Dalla Pozza": «Il progetto Wisco è da mesi in attesa di riesame dalla commissione tecnica regionale Via. Vorremmo essere informati». In serata la risposta di Dalla Pozza: «Mercoledì porterò in Giunta una delibera dove ribadiremo in modo formale il nostro no».
14 marzo 2009 - Il Cittadino
Una fiumana di gente in lotta per il lavoro
Almeno ottocento manifestanti hanno marciato per le vie di Casale nel corso dello sciopero di ieri mattina In piazza del Popolo i comizi in uno sventolare di bandiere e striscioni: «Il futuro non ci lascia tranquilli»
di Andrea Bagatta
Casale - Un serpentone di 800 persone sfila per il lavoro e porta all’intero territorio un messaggio di solidarietà e la chiara intenzione di non subire passivamente la crisi occupazionale che attanaglia il Lodigiano.Lo sciopero generale di quattro ore indetto da Cgil, Cisl e Uil ha portato in piazza a Casale le fabbriche in crisi, tutte le sigle sindacali settoriali, varie forze politiche e amministratori locali di Casale e della Bassa. Presenti tra gli altri gli striscioni delle Rsu di Unilever e della Thermal Ceramics di Casale, di Akzo Nobel di Fombio, delle lodigiane Abb ed ex Polenghi. Assenti giustificati i lavoratori del comparto metalmeccanico, perché reduci già da un altro sciopero ravvicinato, alla manifestazione mancavano i dipendenti pubblici, i lavoratori di banche e poste, tutti comunque presenti con delegazioni, perché sono mancati i tempi minimi di legge per indire l’astensione del lavoro in questi comparti.Il concentramento dei manifestanti è avvenuto attorno alle 9 del mattino al parcheggio del centro commerciale Conad. Il raggruppamento è proseguito fin quasi alle 10, quando il corteo si è schierato e ha cominciato la sua lenta marcia sulla via Emilia. In testa sfilavano i segretari generali delle tre sigle sindacali, subito dietro lo striscione di apertura portato da lavoratori di diversa estrazione e sindacalisti. A poca distanza camminava il furgone Volkswagen dei lavoratori Unilever, vero apripista del corteo con il suo strascico di manifestanti ai tamburi, ai piatti e ai fischietti. Quindi, sempre con ordine e compostezza apparivano gli striscioni delle varie Rsu, mischiate a quelli delle sigle sindacali di settore di Cgil e a quelli di Rifondazione omunista, del Partito comunista dei lavoratori e Confederazione unitaria di base, poi il blocco di bandiere e striscioni della Cisl e in fondo a tutti il gonfalone del comune di Maleo. Tantissime le bandiere, in preponderanza quelle rosse della Cgil ma anche quelle bianche e verdi della Cisl e qualcuna della Uil, in un tripudio di suoni e colori che ha caratterizzato il corteo in modo quasi festoso.Il serpentone di manifestanti ha percorso la via Emilia fino a via Cadorna, dove al passaggio davanti all’Istituto Cesaris sono stati accolti da numerosi studenti alle finestre, quindi ha imboccato via Cavallotti per raggiungere piazza del Popolo attorno alle 11. Il tutto si è svolto senza incidenti né momenti di tensione. In piazza del Popolo si sono tenuti i discorsi del sindaco di Casale Angelo Pagani, le veloci testimonianze dei rappresentanti aziendali di Unilever, Akzo Nobel e Inalca, e quindi, a chiudere, l’intervento di Elena Lattuada, della segreteria regionale della Cgil.
13 marzo 2009 - Dire
BOLOGNA. RDB SFIDANO QUESTURA: SI' A CORTEO O ANDIAMO AL TAR
CHIESTO PERCORSO PER 21; BIFO: MA QUALE REATO, DOMANI IN PIAZZA
(DIRE) Bologna, 13 mar. - Vogliono partire da piazza Nettuno, attraversare via Ugo Bassi e arrivare fin sotto la Prefettura di Bologna per gridare il loro "no" al divieto, stabilito di recente dal Prefetto Angelo Tranfaglia, di manifestare in alcune vie e piazze del centro nel weekend. E' un percorso brevissimo quello chiesto da 100 lavoratori e dai sindacati di base per il corteo di sabato prossimo: il preavviso e' stato consegnato in Questura nei giorni scorsi. Se piazza Galilei, pero', rispondera' con un divieto o con prescrizioni che modifichino il percorso proposto, le Rdb si rivolgeranno seduta stante al Tar lamentando l'incostituzionalita' del provvedimento prefettizio. L'intenzione di rivolgersi in via urgente ai giudici amministrativi (chiedendo di bloccare il provvedimento del Prefetto) e' stata resa pubblica ieri sera da Stefano Marinelli delle Rdb, durante l'assemblea tenutasi a Palazzo D'Accursio in vista del corteo del prossimo sabato. Un corteo che gia' da ora si preannuncia partecipato: insieme ai sindacati e ai lavoratori, da cui l'iniziativa e' partita, scenderanno in piazza le diverse realta' dei centri sociali bolognesi, tra cui Vag 61 e Crash presenti ieri sera, e i collettivi universitari. Non e' ancora certo, invece, il "bis" del presidio di protesta organizzato sabato scorso da Bologna citta' libera in piazza Nettuno, in seguito al quale questa mattina sono scattate le denunce dei promotori, Valerio Monteventi, Tiziano Loreti, Franco "Bifo" Berardi, Serafano D'Onofrio e Roberto Panzacchi. "Bifo", in una lettera, ha gia' annunciato che domani sera sara' in piazza. "Mi hanno denunciato per un reato che non e' un reato, abbiamo violato una direttiva che a sua volta viola patentemente l'articolo 17 della Costituzione- scrive l'ex leader del '77 bolognese- domani io intendo manifestare contro la denuncia che mi ha colpito, e intendo parlare pubblicamente per spiegare ai cittadini che vorranno ascoltarmi che la minaccia (insita nel divieto di manifestare, ndr) e' rivolta non contro di me, ma contro di loro, contro tutti i lavoratori, i precari, gli studenti". L'ex segretario del Prc di Bologna Loreti, invece, spiega che per la giornata di domani non e' ancora certo se Bologna citta' libera tornera' a manifestare in piazza Nettuno, anche in vista del corteo organizzato, in forze, per il prossimo sabato ("Quel giorno saremo in tanti a violare la zona rossa" annuncia). In ogni caso, se la lista di "Bifo" scegliera' di ripetere il presidio di protesta, Loreti non manchera': "Rivendichiamo il nostro diritti di manifestare come liberi cittadini, se decideremo di scendere in piazza anche domani io ci saro'". Tra l'altro, aggiunge Loreti convinto a portare avanti questa campagna contro il diritto di manifestare, "l'ordinanza del prefetto e' ancora piu' restrittiva della direttiva del Ministro Roberto Maroni". Se la direttiva di Maroni indicava genericamente limiti alle manifestazioni, "Tranfaglia ha scelto di vietare tutto il quadrilatero per due intere giornate, sabato e domenica. Non a caso l'ordinanza ha ricevuto l'approvazione del Pd per voce di Beatrice Draghetti e Sergio Cofferati: per noi e' un provvedimento frutto anche delle politiche sicuritarie portati avanti dal sindaco in questi cinque anni di mandato".
BOLOGNA. SIT-IN IN CENTRO DI SABATO, DENUNCIATO MONTEVENTI
DENUNCIA ANCHE PER D'ONOFRIO, PANZACCHI, LORETI E "BIFO"
(DIRE) Bologna, 13 mar. - E' scattata la denuncia per Valerio Monteventi e gli altri esponenti della lista "Bologna citta' libera" che sabato scorso sono scesi in piazza per protestare contro il divieto di manifestare, in alcune piazze e vie del centro nei giorni di sabato pomeriggio e domenica, stabilito dalla recente ordinanza del Prefetto Angelo Tranfaglia. Le persone denunciate sono cinque: oltre a Monteventi, candidato sindaco per Bcl e consigliere comunale, si tratta di altri due consiglieri, Serafino D'Onofrio e Roberto Panzacchi, piu' Franco "Bifo" Berardi e Tiziano Loreti, tutti individuati come promotori del presidio di protesta in piazza Maggiore. La Digos contesta loro il reato di manifestazione non autorizzata: hanno violato l'articolo 18 del Testo unico di pubblica sicurezza che prevede l'obbligo di presentare in Questura un preavviso per le manifestazioni di piazza. Inoltre, la Digos ha segnalato in Procura la probabile inosservanza del provvedimento del Prefetto: stara' ai magistrati stabilire se i cinque consiglieri, oltre che per aver manifestato senza preavviso, sono responsabili anche del reato previsto dall'articolo 650 del Codice penale, che punisce l'inosservanza a un provvedimento dell'autorita' in materia di pubblica sicurezza o igiene. In questo caso, e' stato violato il divieto stabilito dal Prefetto Tranfaglia in applicazione della direttiva del Ministro dell'Interno Roberto Maroni. La manifestazione non autorizzata e' punita con l'arresto fino a sei mesi e un'ammenda fino a 400 euro. Bologna citta' libera, nei giorni scorsi, ha annunciato che domani pomeriggio ripetera' il presidio di protesta, nella stessa forma della settimana scorsa (alle 15.30 in piazza Nettuno). Sabato 21, invece, si svolgera' un corteo di protesta organizzato da 100 lavoratori e dai sindacati delle Rdb. Ieri sera, durante l'assemblea che si e' tenuta nella Sala bianca di Palazzo D'Accursio in vista della manifestazione, sono arrivate le adesioni dei centri sociali Vag 61 e Crash e degli studenti dell'Onda.
13 marzo 2009 - Omniroma
TELECOM, PRESIDIO LAVORATORI CONTRO TAGLI GRUPPO
(OMNIROMA) Roma, 13 mar - I dipendenti Telecom dicono «no» ai tagli previsti dal piano 2009-2011, presentato lo scorso dicembre dall'amministratore delegato dell'azienda Franco Bernabè. Manifestazione di protesta oggi dei lavoratori, aderenti al Cobas Lavoro Privati e alla Fim Uniti Cub, sotto la sede della direzione generale del gruppo a Corso Italia. Il piano prevede una riduzione di personale di 4.350 unità (100 in network, 500 sales e distribution, 700 in aree di staff, 100 information technology, 2.150 customer care e 800 delivery e assurance) che si vanno ad aggiungere ai 5.000 licenziamenti del settembre 2008, la chiusura delle sedi di custode care in 22 città del territorio nazionale con relativa mobilità territoriale, la possibile cassa integrazione per i dipendenti del servizio 1.254. «Siamo qui perché il piano di ristrutturazione della nostra azienda prevede una serie di tagli e chiusura di sedi che è abbastanza preoccupante, soprattutto per alcuni settori che sono il custode care, in particolare il 1.412, e poi tutta l'area del 119, 187, 191. La protesta è a livello nazionale anche se c'è l'ipotesi, almeno ventilata, di una chiusura di 22 sedi a livello nazionale, soprattutto quelle del servizio 187. Telecom prevede una riduzione di circa 4.300 persone, che si vanno ad aggiungere ai 5.000 che sono stati mandati in mobilità con un accordo sottoscritto a settembre del 2008. Noi oggi abbiamo un incontro con l'azienda, che abbiamo richiesto prima ancora di questa manifestazione: auspichiamo che la partecipazione allo sciopero e alla manifestazione, ce ne sono altre a livello nazionale, serva a mettere l'azienda di fronte al fatto che i lavoratori non ci stanno a subire questo ulteriore taglio di personale, che si facciano investimenti seri sulla telefonia in Italia e si occupi un pò meno di questioni finanziarie». Lo ha detto Alessandro Pullara, Cobas Telecom. Previsto in giornata un incontro con i rappresentanti dell'azienda, ma «nessuna disponibilità da parte dei lavoratori a trattare», come ha spiegato Marina Biggero, Rsu Cobas Telecom: «Noi non siamo disposti a rinunciare a nulla perché tutti i lavoratori e le lavoratrici di Telecom Italia hanno duramente sofferto in questi ultimi dieci anni: c'è stata un'azienda che è stata letteralmente spolpata, saccheggiata, era un bene pubblico, una ricchezza di tutto il paese. Abbiamo avuto una privatizzazione scellerata, questa azienda è stata comprata da due scalate finanziarie, da due imprenditori che non hanno versato una lira in cassa, ma hanno solamente versato i debiti di questa scalata. Il debito di Telecom Italia è il debito di due scellerate operazioni finanziarie. Se proprio si deve parlare di un piano industriale sono due le cose che noi suggeriamo vivamente: innanzitutto in questo periodo di crisi cortesemente non date i dividendi agli azionisti di cui la maggioranza sono banche e importanti imprenditori di questo paese, e tagliate le prebende del consiglio di amministrazione dei dirigenti di quest'azienda. Complessivamente pesano ancora gli stipendi dei nostri cari dirigenti e del consiglio di amministrazione, oltre che le buone uscite degli ex, il 25% del costo del lavoro. La maggior parte dei dipendenti Telecom non supera la soglia dei 1.300-1.400 euro al mese che, oggi come oggi, è uno stipendio che, per chi ha una famiglia e un mutuo, non consente di arrivare alla fine del mese. E sono queste lavoratrici e questi lavoratori che, malgrado tutto quello che è successo, hanno continuato a mandare avanti questa azienda».
13 marzo 2009 - Repubblica.it
Telecom, la protesta dei lavoratori contro i tagli
Il piano prevede una riduzione di personale di 4.350 unità che si vanno ad aggiungere ai 5.000 licenziamenti del settembre 2008
Roma - Manifestazione di protesta dei lavoratori Telecom, aderenti al Cobas Lavoro Privati e alla Fim Uniti Cub, sotto la sede della direzione generale del gruppo a Corso Italia. contro i tagli previsti dal piano 2009-2011, presentato lo scorso dicembre dall'amministratore delegato dell'azienda Franco Bernabè. Il piano prevede una riduzione di personale di 4.350 unità (100 in network, 500 sales e distribution, 700 in aree di staff, 100 information technology, 2.150 customer care e 800 delivery e assurance) che si vanno ad aggiungere ai 5.000 licenziamenti del settembre 2008, la chiusura delle sedi di custode care in 22 città del territorio nazionale con relativa mobilità territoriale, la possibile cassa integrazione per i dipendenti del servizio 1.254. "Siamo qui perché il piano di ristrutturazione della nostra azienda prevede una serie di tagli e chiusura di sedi che è abbastanza preoccupante, soprattutto per alcuni settori che sono il custode care, in particolare il 1.412, e poi tutta l'area del 119, 187, 191. La protesta è a livello nazionale anche se c'è l'ipotesi, almeno ventilata, di una chiusura di 22 sedi a livello nazionale, soprattutto quelle del servizio 187. Telecom prevede una riduzione di circa 4.300 persone, che si vanno ad aggiungere ai 5.000 che sono stati mandati in mobilità con un accordo sottoscritto a settembre del 2008. Noi oggi abbiamo un incontro con l'azienda, che abbiamo richiesto prima ancora di questa manifestazione: auspichiamo che la partecipazione allo sciopero e alla manifestazione, ce ne sono altre a livello nazionale, serva a mettere l'azienda di fronte al fatto che i lavoratori non ci stanno a subire questo ulteriore taglio di personale, che si facciano investimenti seri sulla telefonia in Italia e si occupi un po' meno di questioni finanziarie". Lo ha detto Alessandro Pullara, Cobas Telecom. Previsto in giornata un incontro con i rappresentanti dell'azienda, ma "nessuna disponibilità da parte dei lavoratori a trattare", come ha spiegato Marina Biggero, Rsu Cobas Telecom: "Noi non siamo disposti a rinunciare a nulla perché tutti i lavoratori e le lavoratrici di Telecom Italia hanno duramente sofferto in questi ultimi dieci anni: c'è stata un'azienda che è stata letteralmente spolpata, saccheggiata, era un bene pubblico, una ricchezza di tutto il paese. Abbiamo avuto una privatizzazione scellerata, questa azienda è stata comprata da due scalate finanziarie, da due imprenditori che non hanno versato una lira in cassa, ma hanno solamente versato i debiti di questa scalata. Il debito di Telecom Italia è il debito di due scellerate operazioni finanziarie. Se proprio si deve parlare di un piano industriale sono due le cose che noi suggeriamo vivamente: innanzitutto in questo periodo di crisi cortesemente non date i dividendi agli azionisti di cui la maggioranza sono banche e importanti imprenditori di questo paese, e tagliate le prebende del consiglio di amministrazione dei dirigenti di quest'azienda. Complessivamente pesano ancora gli stipendi dei nostri cari dirigenti e del consiglio di amministrazione, oltre che le buone uscite degli ex, il 25% del costo del lavoro. La maggior parte dei dipendenti Telecom non supera la soglia dei 1.300-1.400 euro al mese che, oggi come oggi, è uno stipendio che, per chi ha una famiglia e un mutuo, non consente di arrivare alla fine del mese. E sono queste lavoratrici e questi lavoratori che, malgrado tutto quello che è successo, hanno continuato a mandare avanti questa azienda".
13 marzo 2009 - Il Manifesto
I sindacati di base: «No all'esecutivo»
Roma - «No all'abolizione del diritto di sciopero», recitava lo striscione di fronte il ministero del lavoro a Roma, in una via Veneto blindatissima. Un centinaio di lavoratori dei trasporti aderenti a RdB, Sdl e SlaiCobas e Cobas lavoro privato, delegati di diverse città italiane, si erano dati appuntamento dalle prime ore del pomeriggio per protestare sia contro gli ultimi provvedimenti presi dal governo in merito alla regolamentazione degli scioperi che per il rinnovo del contratto, scaduto ormai da 15 mesi. «Un disegno di legge, quello proposto dal ministro Sacconi, uscito fuori guarda caso proprio in un momento in cui i trasporti sono in ebollizione», spiegano i manifestanti, che non ci stanno a essere ridotti al silenzio mentre in Fs, Alitalia, e altre aziende fioccano licenziamenti, esuberi, mobilità, con l'aggravio sulla qualità del servizio e dei costi. No quindi all'introduzione delle quote minime per proclamare lo sciopero (norma che colpirà soprattutto i sindacati minori), no al cosiddetto «sciopero virtuale», no al referendum preventivo. Lo sciopero è un diritto sancito dalla Costituzione, e le recenti proposte sono «antidemocratiche». Non si sono risparmiate critiche a Cgil, Cisl e Uil, accusate di «firmare contratti capestro». Intanto le nuove regole che restringono gli spazi di manifestazione a Roma, cominciano a mietere vittime. Per oggi era stato indetto, dal sindacalismo di base, un pacifico sit-in Corso Italia, sotto la sede centrale Telecom, nell'ambito dello sciopero nazionale Telecom. In nome del protocollo siglato da prefetto e sindacati confederali, il sit-in è stato vietato.
13 marzo 2009 - Liberazione
Roma, 50 ultrasettantenni occupano Generali Assicurazioni
di Daniele Nalbone
Roma - Mentre nei palazzi e nelle segreterie di partito si parla di "piano casa" una cinquantina di inquilini di via Pincherle 153/169, tutti ultra settantenni, è costretta, per farsi ascoltare, ad occupare la sede delle Generali Assicurazioni a piazza Venezia. «Siamo entrati dentro questo bellissimo palazzo - spiegano gli inquilini - perché riteniamo che questo colosso assicurativo, responsabile, tramite Fata Assicurazioni, della dismissione dei nostri alloggi non può continuare a sottrarsi alle proprie responsabilità». Chiaro il riferimento all'impegno formale assunto con il Prefetto di Roma e la Regione Lazio, prima della vendita dei 116 immobili inoptati ad Area Mestre-Giacomazzi, al blocco delle cessioni a terzi al fine di consentire l'acquisto in blocco da parte dell'Ater degli appartamenti non opzionati dagli inquilini. Invece «ogni giorno qualcuno di noi si vede venduta la propria casa senza poter dire ne fare nulla. Ma ora basta» denuncia, lacrime agli occhi, Giulia, 82 anni. «E' inaccettabile che gli speculatori della finanza e del mattone, responsabili della crisi economica, vengano salvati e tutelati dal Governo, mentre che a pagare siano lavoratori, pensionati, anziani» afferma Angelo Fascetti di AS.I.A. Rdb. Dopo circa due ore di occupazione, contrassegnati da diversi momenti di tensione e minacce di rivolgersi alla forza pubblica da parte di dirigenti delle Generali, e l'intervento di Adriana Spera, responsabile entri locali del Prc Roma, e Andrea Catarci, presidente dell'XI Municipio, il Comitato inquilini è riuscito a incontrare il vice direttore generale delle Generali, Rispoli: «siamo riusciti ad ottenere l'impegno da parte delle Generali per la convocazione, nei primi giorni della prossima settimana, di un nuovo tavolo di trattative con la vecchia proprietà, Fata Assicurazioni, l'attuale, Area Mestre, la Prefettura di Roma e rappresentanti delle istituzioni». Intanto oggi alle ore 16,30 si svolgerà una manifestazione cittadina a sostegno da parte degli inquilini di via Pincherle che partirà da piazza Oderico da Pordenone, sotto la Regione Lazio, alla quale parteciperà la Rete dei movimenti per il diritto all'abitare: «Porteremo la nostra solidarietà a tutti quei cittadini truffati dalla cartolarizzazione degli enti e chiederemo il blocco delle altre dismissioni in corso, in primis Enasarco ed Enpam». Questa partecipazione si inserisce in un percorso che porterà i movimenti a manifestare in Campidoglio giovedì 19 marzo in occasione della discussione del Consiglio comunale sul bilancio 2009-2011 «affinché questo preveda un fondo strutturale per l'emergenza abitativa, usando i fondi straordinari per Roma Capitale e la deroga del patto di stabilità». Non solo: «Manifesteremo perché si reperiscano alloggi popolari riqualificando e utilizzando il patrimonio pubblico e privato sfitto e perché vengano utilizzate, per nuove costruzioni, non le aree agricole ma quelle presenti dentro la città». Per realizzare questi obiettivi parte da oggi una fase di mobilitazione in cui si chiede il sostegno di coloro che si battono per il diritto all'abitare, la difesa del territorio e contro la speculazione e la rendita. «Ci rivolgiamo ai cittadini che vogliono difendersi dalla cementificazione, a quelli in graduatoria che da anni attendono invano una casa popolare, a quelli sotto sfratto e che chiedono un blocco generalizzato fino a che si garantisca un passaggio da casa a casa, a quelli alle prese con le cartolarizzazioni e le dismissioni. A chi non ce la fa più a sostenere un mutuo».
Appuntamenti
Pisa. Difendiamo il diritto di sciopero
Pisa - E' un diritto soggettivo di chi lavora e solo suo. Nessuno può impedire di esercitarlo. Difendiamo il diritto di sciopero: alle 17 in piazza XX Settembre con Cobas, Rdb/Cub, Prc, Sinistra critica, Rete dei Comunisti.
Parma. "Comizi operai. Crisi e controriforma del contratto nazionale: i lavoratori di Parma si confrontano sulla situazione nelle proprie aziende e su come respingere l'attacco"
Emilia Romagna - "Comizi operai. Crisi e controriforma del contratto nazionale: i lavoratori di Parma si confrontano sulla situazione nelle proprie aziende e su come respingere l'attacco" alle 20.30 presso la sede della federazione in via Solari 15 a Parma . Intervengono Laura Bergamini, Rsu Rdb Comune di Parma; Ugo Bertinelli, Rsu Fiom Cgil Sma Serbatoi; Francesca Brusca delegata Rdb Proges Coop Soc; Claudio Cavalcanti, Rsu Fiom Cgil Casappa; Fabio Formato, Rsu Fiom Cgil Trancerie Emiliane; Filippo Gaudio, Rsu Alca Cub Bormioli; Ermanno Salati, Rsu Slc Cgil Telecom Italia; Massimo Salsi, Rsu Rdb Azienda ospedaliera di Parma; delegati delle aziende Camst, Comet, Coop, Esselunga; Alessandro Giardiello, responsabile nazionale Luoghi di lavoro.
Lettere
L'inchiesta sull'inceneritore di Colleferro
Cara "Liberazione", l'inchiesta giudiziaria sull'inceneritore di Colleferro necessita certamente di una riflessione che vada oltre i fatti. Non ci troviamo di fronte a qualche eccesso, a qualche intrigo gestito alle spalle dei gestori dell'impianto e delle aziende che si occupano del ciclo dei rifiuti, ma a un sistema consolidato di una modalità di gestione di questi processi, e che abbiamo visto già all'opera a Napoli e non solo. Questo è l'unico modo con cui possono far funzionare gli inceneritori e quindi non ci sono inceneritori buoni, perché è solo utilizzando questo tipo di rifiuti che si produce energia. Questa vicenda deve essere da stimolo per rilanciare la battaglia contro gli inceneritori, per riaffermare un ciclo dei rifiuti che veda al centro la loro riduzione (meno imballaggi), la raccolta differenziata porta a porta, un'impiantistisca destinata alla differenziazione, al recupero, riciclo, riuso. In questi anni come SdL intercategoriale, ma anche insieme agli altri sindacati di base (Cobas, RdB-Cub), ci siamo battuti nei posti di lavoro (aziende che si occupano della raccolta rifiuti) contro chi sosteneva, come Cgi-Cisl-Uil-Cisal-Ugl, che la risoluzione del problema rifiuti e la salvezza dei posti di lavoro era negli inceneritori. Al contrario noi abbiamo sostenuto che la raccolta differenziata, oltre a salvaguardare l'ambiente, a far risparmiare materie prime, creava molta più occupazione. Nel condurre questa battaglia abbiamo però spesso incontrato un'ambiguità della cosiddetta sinistra alternativa o radicale (come si suol dire), che mentre a parole era sulle nostre posizioni, quando governava (Comune, Provincia, Regione) o quando amministrava (ad esempio nel Cda di Ama SpA), votava piani dei rifiuti in cui, oltre la foglia di fico di investimenti sulla raccolta differenziata, c'erano impianti di incenerimento e impianti per fare il Cdr e non impianti per il recupero e il riuso. E' chiaro che queste posizioni non hanno aiutato nella crescita dei movimenti contro gli inceneritori e le discariche. In questi ultimi mesi come sindacato abbiamo cercato di ricostruire una rete cittadina a Roma che collegandosi con la rete regionale rifiuti, con gli altri sindacati di base e altre forze sociali si facesse carico di rilanciare a Roma un'iniziativa sui rifiuti, contro l'incenerimento, per la raccolta porta a porta, per il rilancio dell'azienda pubblica, per un nuovo piano dei rifiuti che non venga più scritto nelle segrete stanze di Comune e Regione, ma con un processo di partecipazione popolare attraverso assemblee pubbliche che vedano coinvolti lavoratori e cittadini. Vorremmo che molte e molti si unissero a questo nostro sforzo e ci farebbe piacere che su queste questioni si aprisse un forte dibattito.
Paolo Tani responsabile Igiene ambientale SdL intercategoriale Roma e Provincia
13 marzo 2009 - Corriere del Mezzogiorno
Appalti truccati: 25 indagati. C'è anche l'ex manager Furcolo
VALLO DELLA LUCANIA — Appalti truccati nell'Asl Salerno 3: indagati venticinque tra funzionari e imprenditori. È la conclusione delle indagini condotte dagli uomini della Guardia di Finanza del comando provinciale di Salerno e della compagnia di Agropoli coordinate dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania. Tra i reati contestati agli indagati, dieci funzionari tra i quali l'ex direttore generale Claudio Furcolo e quindici imprenditori, la turbativa degli incanti, la truffa, la frode in pubblica fornitura e l'associazione a delinquere. Al centro dell'indagine, nata nel 2007 in seguito ad un esposto del sindacato di base Rdb, numerose gare d'appalto indette dall'azienda sanitaria nel triennio 2003-2005 che, stando agli inquirenti, avrebbero favorito gli imprenditori indagati grazie all'intervento diretto di funzionari dell'Asl inseriti nelle commissioni di gara, spesso attraverso il sistema dell'alterazione e della sostituzione delle offerte.
13 marzo 2009 - EPolis Roma
Emergenza casa. Gli inquilini occupano le Generali di piazza Venezia. Il Prefetto convoca la proprietà
Via Pincherle, è scontro si riaprono le trattative
Roma - Un tavolo di trattativa potrebbe essere riaperto entro martedì: è questo il risultato dell'occupazione da parte degli inquilini di via Pincherle della sede delle Assicurazioni Generali in piazza Venezia. Ieri mattina, infatti, cinquanta inquilini con l'Asia Rdb hanno occupato l’ufficio di presidenza delle Generali: «Ritengono che il colosso assicurativo, responsabile della dismissione, non si possa sottrarre dalle proprie responsabilità dopo aver assunto, prima del passaggio di consegne a Giacomazzi, un impegno formale con il prefetto di Roma e la regione Lazio sul blocco delle vendite a terzi», si legge nel comunicato. E nel tardo pomeriggio, con l'intervento del presidente dell'XI municipio, Andrea Catarci, l'occupazione è terminata: «Abbiamo ottenuto - dicono gli inquilini - che entro martedì si riapra il tavolo, l'impegno è stato preso davanti al Prefetto. Noi vogliamo credere che Area Mestre venga al tavolo». «In quella sede torneremo a chiedere alla proprietà un atto di responsabilità, bloccando le vendite e accettando l’offerta della Regione Lazio, auspicando un intervento risolutivo del Prefetto», spiega Catarci. «Come avevamo previsto, il fortissimo disagio sociale a cui sono sottoposti da mesi gli inquilini degli stabili di via Pincherle non poteva che portare a gesti estremi. Dalla società immobiliare un atteggiamento irresponsabile che non favorisce la mediazione ma alimenta le tensioni», dice l'assessore alla Casa regionale Mario Di Carlo. Favorevole anche il delegato del sindaco per l'emergenza abitativa, Marco Visconti: «Non posso che condividere la posizione della Regione Lazio. È fondamentale una convergenza istituzionale», dice. Oggi è convocata una manifestazione di tutti gli inquilini "resistenti" della Capitale dalle 16.30 in piazza Oderico da Pordenone, davanti alla Regione Lazio.(M.R.)
13 marzo 2009 - La Città di Salerno
IL NUOVO SCANDALO
Appalti truccati alla Asl 3, 25 indagati
Coinvolti Claudio Furcolo imprenditori e funzionari
di Angela Sabetta
Vallo della Lucania - Turbativa degli incanti, truffa, frode in pubblica fornitura e associazione a delinquere. Sono i reati contestati ai 25 indagati dell’inchiesta che ha visto coinvolta l’Asl Salerno 3. Gli avvisi di conclusione delle indagini sono stati notificati a 10 funzionari dell’Asl 3, tra i quali l’ex direttore generale Claudio Furcolo, e a 15 imprenditori titolari di ditte aggiudicatarie di appalti banditi dall’Asl 3.
L’attivitá d’indagine, coordinata dalla Procura di Vallo della Lucania ed eseguita dal comando provinciale della guardia di finanza e dalla dipendente compagnia di Agropoli, trae origine da una denuncia presentata nel 2007 dal sindacato di base Rdb Cub su presunti sprechi di denaro, che avrebbero portato le casse dell’Asl 3 in rosso per diversi milioni di euro.
L’attivitá d’indagine ha posto la propria attenzione sulle metodologie utilizzate nelle gare di appalto e nelle licitazioni private. L’inchiesta ha portato alla scoperta di una serie di frodi, truffe, turbative e illeciti dei pubblici ufficiali, riconducibili ad un sistema organizzato e ben definito, fondato su di un distinto e generalizzato programma criminoso, che avrebbe dato luogo ad una precisa associazione a delinquere facente capo a numerosi soggetti quali funzionari pubblici, dipendenti pubblici e amministratori di societá. Nel contesto di tale attivitá investigativa effettuata dalle fiamme gialle, gli inquirenti hanno accertato che il meccanismo si articolava in specifici illeciti che, partendo da ipotesi di corruzione, si spingevano ai falsi nei verbali di gara e si concludevano nella turbativa degli appalti e nelle frodi in pubblica fornitura.
Le modalitá con cui tutto ciò avveniva consistevano nel bandire alcune gare di appalto aventi ad oggetto i servizi e le attivitá più svariate, e nel condurle, attraverso una regia che farebbe capo a determinati funzionari, in maniera tale da far risultareaggiudicatarie specifiche societá. Secondo l’accusa le gare venivano congegnate ed organizzate facendovi partecipare societá ed imprese la cui attivitá spesso era estranea all’oggetto dell’appalto, e che non potevano espletare il servizio richiesto. Per l’accusa, le offerte economiche venivano concordate e predisposte su indicazione e sollecitazione di funzionari facenti parte delle commissioni di gara. Il più delle volte le offerte venivano alterate e sostituite, previa apertura delle buste depositate, così da renderle più vicine alla media predisposta dalla stazione appaltante e più vantaggiose rispetto alle imprese concorrenti.
13 marzo 2009 - Leggo
Roma. Un comitato in difesa del Cto...
Roma - Un comitato in difesa del Cto: anche per l’ospedale della Garbatella parte la mobilitazione dei cittadini, così come i romani lottarono per il San Giacomo. La prima assemblea pubblica, ieri pomeriggio, ha dato il via ad una mobilitazione di quartiere e non solo: «Il Cto della Garbatella, che ha 246 posti letto, è interessato dal piano di razionalizzaione e riqualificazione che determinerà entro la fine del 2009 la chiusura di 128 posti letto, esportando alcune specialità mediche e chirurgiche verso il S. Eugenio - denuncia Sabino Venezia, del coordinamento RdB sanità - però, come avvenuto per il San Giacomo, non tutto verrà riconvertito e molto verrà chiuso. Il Cto verrà trasformato a discapito del pronto soccorso chirurgico, della Cardiologia o della Breve osservazione». La risposta dell’ospedale: «Non ci sono rischi, verrà ampliata l’unità spinale, in cui resterà anche una task force di urologia e neurochirurgia».(L.Loi/ass)
13 marzo 2009 - Brescia Oggi
SINDACATI. Da oggi
Cub e SdL le assise in provincia
Brescia - Stop dei licenziamenti, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, trasformazione in stabile dell’occupazione precaria, oltre ad aumenti consistenti di retribuzioni e pensioni: sono alcune delle proposte anti-crisi della Confederazione unitaria di base (Cub), che saranno rilanciate dal congresso nazionale di oggi e domani a Sirmione: 350 i delegati delle organizzazioni del settore privato. Domani e domenica, invece, a Brescia, è in programma la conferenza organizzativa provinciale del Sindacato dei lavoratori intercategoriale (SdL), coordinato da Adelio Andreassi.
13 marzo 2009 - La Nuova Sardegna
NUORO. Incontro RdB-Cub
Oggi alle 18.30 nei locali di vico Giusti 15 a Nuoro si terrà una riunione provinciale degli iscritti e simpatizzanti del sindacato Rdb-Cub. Saranno affrontati i temi del lavoro e della precarietà in preparazione della manifestazione nazionale del sindacalismo di base prevista a Roma il 28 marzo.
13 marzo 2009 - Corriere del Veneto
Gobbo ai dirigenti premiati «Dovreste restituire il bonus»
Ghedini (Fi): «Smettiamola con questa visione vetero-comunista» I sindacati: «Dimenticati 80 precari». Scontro in giunta Donazzan-Manzato
di Antonio Spadaccino
VENEZIA - Il «bonus» da 15 mila euro ai 13 top manager della Regione continua a far discutere. Da una parte l'opposizione, con l'onorevole Andrea Martella (Pd) che ha presentato un'interrogazione al ministro Renato Brunetta per sapere «cosa ne pensa» dell'intera vicenda, precisando di essere sicuro «che Brunetta è in indignato quanto me, ma non so se lui potrà dirlo». Dalla'altra le rappresentanze sindacali di base del pubblico impiego, che tramite il delegato per il Veneto, Paolo De Marchi, vanno all'attacco e accusano la Regione di usare due pesi e due misure. «Si è fermata la stabilizzazione di un'ottantina di precari che hanno tutti i requisiti per essere regolarizzati - dice De Marchi , ma le risorse per premiare i super manager ci sono, eccome se ci sono. Molti lavoratori sono lasciati in uno stato di precarietà senza futuro ed è per questo che, adesso, chiediamo a gran voce di riaprire una trattiva con la giunta su tutte le questioni riguardanti la condizione lavorativa dell'ente».
Premettendo che il ministro Brunetta sull'argomento non interviene, anche se la sua filosofia è ormai chiara (sì alla premialità come indice di merito, no alla premialità già contemplata nella retribuzione), il carico da novanta lo getta però sul tavolo il segretario regionale della Lega Nord Gian Paolo Gobbo. Poche ma eloquenti parole: «Non nego che il contratto sia dalla parte dei top manager della Regione, ma la crisi avrebbe dovuto far comprendere che il momento è decisamente inopportuno. Dovrebbero essere gli stessi segretari generali a restituire il bonus, aspettando tempi migliori ».
Ma anche in questa vicenda il centrodestra veneto non appare compatto. Sentite Niccolò Ghedini, coordinatore regionale di Forza Italia: «Non è che dobbiamo fare demagogia su ogni cosa, smettiamola con questa visione vetero-comunista. Chi guadagna di più paga le tasse qui, non porta i soldi in Svizzera. E se li spende, fornisce un aiuto ai consumi. Sono soldi pubblici, ma chi li incassa li rimette in circolo. Detto questo, so anch'io che c'è la crisi. Ma non mi pare che alla Regione Veneto si possa imputare il fatto di essersi dimenticata dei meno abbienti». Disquisisce sull'opportunità del momento anche il segretario regionale dell'Udc Antonio De Poli. «Nulla da eccepire - premette - sulla legittimità del bonus ai top manager regionali. Certo, la crisi amplifica queste situazioni e induce in riflessione. Ma di più, al momento, non si può fare».
Difende l'operato della giunta regionale l'assessore al Lavoro Elena Donazzan (An), schierandosi apertamente contro il vicegovernatore Franco Manzato (Lega). «Sono dell'opinione opposta - dice - a quella di Manzato. Lui vorrebbe stipendi fissi uguali per tutti, che sono stati il male della Pubblica amministrazione e l'hanno relegata alla disistima sociale. Io vorrei invece stipendi base percentualmente minori, ma con la possibilità di intervenire da parte di chi esercita la governance con premi e riconoscimenti anche alti, proprio perché chi opera nella pubblica amministrazione lo fa con le risorse di tutti e tali risorse devono essere legati agli obiettivi da raggiungere. E a Manzato conclude Donazzan - vorrei dire anche che i segretari generali sono sì votati dalla politica, ma da quella del Consiglio regionale. E gli attuali segretari hanno avuto un gradimento che va ben oltre i numeri della maggioranza».
13 marzo 2009 - La Repubblica
Roma. Via Pincherle, inquilini occupano sede Generali
Roma - E´ stata occupata ieri la sede delle assicurazioni Generali a piazza Venezia, dove circa 50 inquilini di via Pincherle 153/169 - sostenuti da AS. I. A. RdB - sono rimasti finché non è stato garantito loro che verrà riaperta la trattativa sulla vendita di 116 case cedute a Giacomazzi/Area Mestre.
13 marzo 2009 - Settegiorni
Per la Novaceta un incontro con l'assessore provinciale Casati
LA MOBILITÀ COME MALE MINORE?
Magenta - Salvare il salvabile, anche se ormai pare proprio che anche questa sia un'azione disperata. Venerdì 6 marzo si è tenuto in Provincia un incontro sulla crisi della Novaceta. Presenti l'assessore provinciale Bruno Casati, le Rsu dello stabilimento, i sindacati confederali, la Cub e per il Comune di Magenta l'assessore alle Politiche sociali Carlo Morani, oltre ai rappresentanti dell'azienda e il dottor Bianco per EnerCell, la società che gestiva la centrale termica. Nessun segnale di miglioramento nella situazione di mercato, prospettive poco confortanti: questo è stato il quadro tracciato dall'azienda. Da quanto è emerso la Novaceta non sarebbe più intenzionata ad anticipare la cassa integrazione per i lavoratori, cassa in scadenza alla prima settimana di aprile. Ricorrere nuovamente alla cassa integrazione non sarebbe la soluzione migliore per la Cub, il sindacato autonomo che ha sottolineato come ora si debba guardare in faccia alla realtà di un'azienda ormai destinata alla chiusura. Se da una parte l'assessore provinciale Casati ha sottolineato l'eccessivo ricorso alla cassa integrazione (a febbraio si è registrato un + 536%), dall'altra Massimo Lettieri della Cub ha proposto, nell'immediato, l'apertura della procedura di mobilità, vedendo in questo l'unico modo per avere la certezza del reddito dopo il 6 aprile e per garantire ai lavoratori l'accesso al proprio Tfr. La richiesta della cassa integrazione per ristrutturazione, o al limite della cassa in deroga esporrebbe i lavoratori al rischio di poter ottenere i soldi solo quando questi vengono erogati dall'Inps, quindi tra molti mesi, senza poi poter contare sul Tfr, restando quindi a reddito zero. Anche la mobilità però viene considerato un percorso da intendersi come ultima possibilità. Da qui la richiesta di Cub a Provincia e Regione di anticipare la cassa integrazione. Ma dal responsabile territoriale della Cub Mario De Luca è arrivata un'altra provocazione: ottenuta conferma degli interessi immobiliari sull'area del presidente di Novaceta, Giovanni Lettieri, De Luca ha ritenuto opportuno sensibilizzare Provincia e Comune di Magenta in merito alla possibilità di offrire un patrocinato gratuito a fronte di una vertenza promossa dai lavoratori Novaceta contro le ultime due proprietà per procurata e pianificata crisi aziendale. Sembrano comunque davvero pallide le prospettive di un recupero dell'azienda con l'ingresso di nuovi soci. Il termine per costituire una nuova società è la metà di marzo, data troppo vicina perché l'ipotesi diventi concreta realtà.
Un presidio dei lavoratori davanti all'ingresso della «Bruno Romeo»
«NON RISPETTANO GLI ACCORDI»
Il sindacato: cassa integrazione pagata solo a dicembre, poi più nulla
Magenta - Dopo la cassa integrazione straordinaria a zero ore, mercoledì 11 marzo un presidio di fronte all'azienda per la mancata esecuzione da parte dei proprietari degli accordi presi con i lavoratori. Sono dunque questi i tristi sviluppi nel caso «Bruno Romeo», la storica ditta magentina che da circa ottant'anni produce impianti di riscaldamento e condizionamento. «Lo scorso dicembre è stata concessa la cassa integrazione straordinaria con pagamento anticipato per conto dell'Inps e con un contributo extra di 200 euro – spiega Massimo Lettieri del sindacato di base Cub Magenta – le misure sono state attuate per il mese di dicembre, in cui sono stati erogati anche due terzi della tredicesima, ma da allora l'azienda non ha più pagato. Gli accordi non sono stati rispettati ed è per questo che dimostriamo la nostra indignazione». È questa dunque la realtà con la quale deve confrontarsi una ventina dei circa 50 dipendenti che fino a qualche anno fa operavano alla Bruno Romeo. Di questi ultimi invece, 11 sono stati assorbiti nella I-Plant, il ramo d'azienda che da dicembre 2008 si è staccato dall'azienda magentina svolgendo pressoché lo stesso tipo di produzione in loco. Tra i lavoratori cresce inoltre il timore che le risorse disponibili in azienda vengano utilizzate per finanziare la I-Plant a discapito della tutela di chi ora è in cassa integrazione. «Le cose sono iniziate ad andare male un paio di anni fa. Il dispiacere per aver fatto il possibile per rilanciare l'azienda, rimettendoci anche beni personali, e non esserci riusciti è pesante» ammette Mario Bruno, uno dei proprietari aziendali. Si parla infatti di un possibile fallimento collegato al debito di circa 15milioni di euro. Nel frattempo lo scorso 26 febbraio è stato chiesto il concordato preventivo. Ora si aspetta la sentenza del giudice competente, attesa nei prossimi giorni, con la quale si saprà se il concordato verrà accettato o se si aprirà la procedura fallimentare. L'auspicio per la proprietà e per i dipendenti è che si scelga la prima strada, in modo tale che la cassa integrazione straordinaria venga rinnovata per altri dodici mesi prima di passare alla mobilità. «Noi cassa integrati ci sentiamo di serie Z e siamo indignati con la Bruno Romeo per l'indifferenza che ha mostrato nei nostri confronti – fanno sapere i dipendenti –. Dopo tutti quei bei discorsi in cui ci dicevano che facevamo parte di un'unica grande famiglia ora non solo non veniamo pagati, ma non ci fanno neppure entrare in azienda per esporre le nostre ragioni». Nel frattempo la Cub ha organizzato per la serata di ieri giovedì 12 marzo, presso l'Ideal di Magenta, un'assemblea finalizzata alla costituzione di un comitato di azione che raccolga in sé i lavoratori precari, in cassa integrazione e chi ha perso il proprio lavoro.
Cassa integrazione per 90
LA CANTONI IN È CRISI
Boffalora sopra Ticino - La crisi economica ha bussato anche alle porte della storica ditta «Cantoni & C.» di Boffalora, operante nel settore metalmeccanico dal 1953. L'azienda di via Roma, produttrice di allestimenti ribaltabili per camion e veicoli industriali, dallo scorso gennaio ha optato per la messa in cassa integrazione ordinaria di 90 dei suoi 100 dipendenti, con la modalità della rotazione. «Le cose hanno iniziato ad andare male dall'estate del 2008 – specifica Massimo Lettieri del sindacato di base Cub Magenta –. L'azienda dice che i fornitori hanno ritirato gran parte degli ordini sebbene i relativi prodotti siano già stati fabbricati. Questi rimangono ora stoccati nei magazzini di Boffalora e di Marcallo. Ad oggi l'accordo per la cassa integrazione è stato fatto per tre mesi – aggiunge il sindacalista – e ad aprile cercheremo di capire la situazione aziendale e i possibili sbocchi. Certo è che il destino della Cantoni è in parte legato alla Iveco». In azienda l'organico è composto prevalentemente da giovani dipendenti. Non sono presenti lavoratrici donne.
Gli impiegati dell'impresa di pulizie chiedono garanzie
LA LOTTA DELLE «FORMICHE» DELL'ACTAVIS
Nerviano - Non se la passano bene nemmeno i nove lavoratori dell'appalto delle pulizie della multinazionale farmaceutica Actavis. Il 6 marzo hanno attuato un presidio fuori dall'azienda per contestare le modifiche introdotte nell'orario di lavoro: si chiede ora ai pulitori di essere presenti unicamente dalle 6 alle 8 e dalle 18 alle 22. Insieme a loro la Confederazione unitaria di base. «Da settimana prossima partiranno le cause d'urgenza – spiega Giuseppe Tampanella dei Cub – e abbiamo chiesto una convocazione da parte del consigliere di parità regionale visto che tra i pulitori vi sono sette lavoratrici». Durante il presidio i lavoratori, che in questi giorni continuano a recarsi sul posto di lavoro nelle fasce di orario originarie. «In fase di incontro congiunto con appaltante e committente – spiegano dalla Flaica Uniti-Cub – ha provato a discutere e richiedere le motivazioni oggettive e dettagliate delle radicali modifiche di orario, spiegando alle aziende che gli orari proposti alle e ai dipendenti non potevano essere accettati perché, specie nei casi dei part-time, 6 su 9, ma anche nei casi di tempo pieno, peggiorano drasticamente la gestione dei tempi di vita e di lavoro, trovando una totale chiusura di ogni trattativa, senza motivazioni specifiche ma per generali motivi "di carattere organizzazione e produttivo"». I pulitori, dal canto loro, hanno stilato un volantino dal titolo «Il Gigante e le formiche»: ovviamente il gigante è l'azienda, loro formiche. «Tutto questo aumenta la nostra indignazione – si legge – perché le 9 formiche vorrebbero spiegare al gigante che lavorano per vivere e non vivono per lavorare, così come abbiamo diritto al lavoro abbiamo diritto alla famiglia. Inoltre, la maggior parte di queste formiche sono donne che non finiscono il loro lavoro tornando a casa».
13 marzo 2009 - La Stampa
Torino. Convegno "Incidenti sul lavoro: i morti non sono tutti uguali"...
Torino - ARCHIVIO DI STATO, PIAZZA CASTELLO 209, ORE 10,30. Convegno "Incidenti sul lavoro: i morti non sono tutti uguali", introduce Paola Palmieri, intervengono Gianfranco Colace, Alessandro Brasso, Leoluca Orlando, Livio Pellegrini, Cosimo Pulito e Pietro Spatafora.
IL PUGNO DI FERRO DELLA VETROTEX SAINT GOBAIN CONTRO DUE LAVORATRICI
Licenziate per aver detto no a Milano
Vado Ligure - La Vetrotex Saint Gobain di Vado ha licenziato due impiegate che avevano rifiutato il trasferimento a Milano. La prima, Lorenza Gianti, 48 anni, due figlie, una di 14 e l’altra di 12 anni, un marito ed un padre anziano da seguire, aveva ricevuto la lettera di licenziamento il 16 gennaio.
Alla seconda, Tiziana Miranda, 49 anni, un marito pensionato Ansaldo, e un figlio di 15 anni, studente al Liceo Della Rovere, l’avviso è stato fatto pervenire solo il 4 marzo, poiché era in malattia.
Due vicende personali, che si sono trasformate in una sola storia. Le due donne, in forza all’azienda rispettivamente da 25 e 32 anni, hanno sempre rifiutato il trasferimento milanese a causa dei loro problemi familiari e per il fatto che, essendo stato proposto loro un part-time, si trattava di andare nel capoluogo lombardo ogni giorno per quattro ore, più almeno altre quattro di viaggio andata e ritorno e, soprattutto, senza ricevere il pagamento della trasferta. Tra l’altro, il lavoro veniva garantito solamente per sei mesi.
Di qui non solo i licenziamenti ma anche i tentativi, finora andati a vuoto, da parte del sindacato Allca – Cub e della consigliere di Parità Giuliana Cornetti, di trattare per le due donne forme di impiego alternativo: dal telelavoro al contratto di solidarietà. Nessuna risposta è finora arrivata dalla Saint Gobain Vetrotex.
"Questa fabbrica esiste anche grazie a mio padre"
Vado L. - Un padre che ha combattuto negli anni Settanta per salvare almeno una parte dei quasi 1200 operai della storica azienda Ape ospitata dal sito che attualmente vede sorgere gli stabilimenti Vetrotex e Ocv, e insieme tanta nostalgia e delusione per un licenziamento che non pensa di meritare.
È questo il filo rosso della vicenda umana e professionale della quarantanovenne Tiziana Miranda, licenziata da Saint Gobain lo scorso 4 marzo, dopo che si era rifiutata insieme con la collega Lorenza Gianti di andare a lavorare negli uffici milanesi del gruppo francese, per un part-time di appena 4 ore giornaliere. È davvero molto commossa quando ricorda che se per 32 anni, ha lavorato prima per Vitrofil e poi per Vetrotex lo deve a suo padre, Rocco, morto a soli 42 anni, per una improvvisa malattia, dopo una vita dedicata al lavoro in fabbrica e al sindacato: «Come mi sembrano lontani i tempi in cui mio padre Rocco, deceduto nel 1973, si era battuto fino allo stremo delle forze per garantire il lavoro per sé e per gli altri dipendenti dopo la chiusura dello stabilimento Ape, ospitato dallo stesso sito industriale passato poi alla Vetrotex. Una fabbrica, l’Ape che produceva fertilizzanti chimici e che chiuse nel ‘72. Gli operai, e tra questi ho l’orgoglio di annoverare mio padre, avevano occupato lo stabilimento per tre anni, prima di convincere la Montedison, allora proprietaria del sito a riconvertire l’attività nella produzione dei filati di vetro. Erano tempi in cui la solidarietà e i valori sindacali contavano qualcosa. E molti di noi, figli di quegli operai, fummo assunti a 18, 20 anni dal nuovo soggetto industriale. Io mi ero appena diplomata all’Istituto Magistrale e per una vita sono stata addetta alla contabilità».
Tiziana Miranda è sconcertata per un licenziamento che ritiene assolutamente di non meritare: «Ci hanno cacciate dalla notte al giorno. Il progetto Sinfony era già stato messo nero su bianco da tempo, ma noi, fino a quando non abbiamo ricevuto la lettera di licenziamento, non ne sapevamo nulla. Ma ciò che più mi inquieta è che l’azienda non ha voluto trattare soluzioni alternative al nostro trasferimento a Milano, che, con famiglia e figli a carico diventava davvero impraticabile». Qualche collega della Miranda e della sua «compagna di sventura» Lorenza Gianti, le chiama di tanto in tanto per far loro coraggio: «Ma sono in pochi coloro che cercano di solidarizzare con noi. Anche perché la maggior parte teme lei stessa di perdere il posto di lavoro». Per il futuro Tiziana non si aspetta granché: «Ho 49 anni, e in un periodo in cui non trovano lavoro nemmeno i giovani, figuriamoci una persona della mia età. Meno male che alle spalle ho un marito e una famiglia che mi sostengono. Ma questo colpo non riesco proprio ad accettarlo. Anche perché per l’azienda ho sempre dato tutto, senza risparmio».
A darle un po’ di coraggio ci pensano le parole di Maurizio Loschi dell’Allca – Cub: «Anche se l’azienda mostra arroganza, non ci arrenderemo. Metteremo in campo altre iniziative per difendere i diritti delle nostre colleghe».
12 marzo 2009 - Ami
TRASPORTI: COBAS SDL E CUB PROTESTANO CONTRO SACCONI
Scioperi, i sindacati di base contro le nuove norme
Antonini, Cub: "La triplice responsabile per il 90% dei disagi"
guarda il servizio con l'intervista a Antonini (CUB trasporti)
Un centinaio di manifestanti, lavoratori del settore trasporti aderenti a a RdB, Sdl e Cobas, ha protestato contro la normativa di regolamentazione del diritto di sciopero e per la risoluzione del nodo contrattuale, in sospeso da 15 mesi. Le organizzazioni sindacali minori RdB (Rappresentanze sindacali di base), Cub (Confederazione unitaria di base) e i Cobas, hanno dato vita ad un sit in di protesta di fronte alla sede del ministero del lavoro. Le recenti norme sulla regolamentazione del diritto allo sciopero fra cui l'introduzione delle quote minime per proclamare la protesta, colpiscono infatti principalmente le organizzazioni sindacali non maggioritarie. Giampiero Antonini, coordinatore nazionale Cub trasporti, punta l'indice contro la Triplice. Cgil, Cisl e Uil sono colpevoli a suo parere di provocare la maggior parte dei disagi ai cittadini per poi piegarsi a firmare "accordi capestro per i lavoratori". Respinta decisamente anche l'ipotesi della virtualizzazione dello sciopero. Riguardo invece il discusso conflitto fra il diritto di incrociare le braccia e quello alla mobilità, la posizione di Antonini è chiara e vede nella contrapposizione degli interessi, di lavoratori e utenza, una forma di strumentalizzazione del problema da parte del Governo: "Quando noi scioperiamo lo facciamo anche per il diritto all'utenza. Le risorse stanziate dal governo sono le stesse da 4 anni a questa parte. Se teniamo presente l'aumento del costi di carburante e mezzi, è facile capire quanto il servizio ne abbia risentito e di conseguenza i cittadini".
12 marzo 2009 - Omniroma
VIA VENETO, MANIFESTAZIONE SDL - RDB E COBAS PER DIRITTO A SCIOPERO
(OMNIROMA) Roma, 12 mar - «No all'abolizione del diritto di sciopero». Lo chiedono i lavoratori di RdB, Sdl e Cobas che si sono ritrovati questo pomeriggio sotto la sede del ministero del Lavoro in via Veneto. I manifestanti protestano contro gli ultimi provvedimenti presi dal Governo e in particolare dal ministro Sacconi in merito alla regolamentazione degli scioperi. Il cosiddetto «sciopero virtuale» e «le quote minime per poter indirne uno» sono le due questioni fondamentali per cui gli aderenti dei sindacati minori si sono ritrovati in via Veneto. «Un provvedimento che non è democratico» denunciano i manifestanti, circa un centinaio, che aggiungono «quando lo proclamiamo noi siamo costretti a portarlo fino in fondo altrimenti i nostri diritti non sarebbero ascoltati».
CASA, COMITATI LOTTA: NO A PIANO BERLUSCONI, CORTEI PROSSIMI GIORNI
(OMNIROMA) Roma, 12 mar - Assemblea affollata quella che si è tenuta oggi al «Volturno occupato» di via Volturno, organizzata dai comitati di lotta per la casa e dall'Asia-Rdb per le prossime iniziative sull'emergenza abitativa. «Abbiamo lanciato la manifestazione di domani che partirà dalla regione Lazio alle 16.30 per raggiungere via Pincherle in solidarietà con gli inquilini - ha detto una rappresentante del Coordinamento cittadino di lotta per la casa - il 19 marzo saremo in Campidoglio per ricordare al sindaco che sull'emergenza abitativa non ha messo soldi, a parte quelli già finanziati in passato dalla regione. Nemmeno un euro dei 500 milioni arrivati per Roma Capitale». I comitati bocciano anche il piano-casa lanciato dal premier Berlusconi: «Si punta, come al solito, ad incrementare l'edilizia privata. Nulla sull'emergenza abitativa e nulla anche per quanto riguarda le cartolarizzazioni delle case degli enti che potevano rappresentare un elemento fondamentale per affrontare il bisogno di casa popolare».
VIA PINCHERLE, ASIA RDB: «INQUILINI OCCUPANO SEDE GENERALI»
(OMNIROMA) Roma, 12 mar - «È in corso l'occupazione della sede delle assicurazioni Generali a piazza Venezia, dove circa cinquanta inquilini di via Pincherle 153/169 - sostenuti da AS.I.A. RdB- sono intenzionati a rimanere fino a quando non verrà formalmente riaperto un tavolo di trattativa sulla vendita di 116 appartamenti che Generali ha ceduto a Giacomazzi/Area Mestre lo scorso dicembre». Così una nota Asia Rdb. «Gli inquilini, che sono entrati dentro l'ufficio di presidenza delle Generali, ritengono che il colosso assicurativo, responsabile della dismissione, non si possa sottrarre dalle proprie responsabilità dopo aver assunto, prima del passaggio di consegne a Giacomazzi, un impegno formale con il prefetto di Roma e la regione Lazio sul blocco delle vendite a terzi, per consentire l'acquisto in blocco degli appartamenti non opzionati dagli inquilini all'Ater al fine di tutelare chi non ha potuto acquistare - prosegue la nota - Chiediamo la riapertura formale di un tavolo di trattativa sul destino degli inquilini di via Pincherle 153/169, con la partecipazione delle Assicurazioni Generali, per ridiscutere la richiesta di acquisto dell'invenduto da parte della regione Lazio, attraverso l'Ater».
VIA PINCHERLE, ASIA RDB: CONCLUSA OCCUPAZIONE SEDE GENERALI
(OMNIROMA) Roma, 12 mar - «Si è conclusa l'occupazione della sede delle assicurazioni Generali di piazza Venezia, dopo l'incontro avvenuto tra gli inquilini, AS.I.A. RdB e Rispoli - rappresentante di Fata - giunto sul posto. Qualche momento di tensione si è registrato al termine dell'incontro perché gli inquilini, non avendo ricevuto rassicurazioni sul tavolo in Prefettura a causa dell'assenza di Giacomazzi - attuale proprietà dei 116 alloggi - non volevano lasciare l'ufficio di presidenza delle Generali». Così una nota Asia rdb. «Dopo l'intervento della polizia e la mediazione del presidente del Municipio XI Catarci, presente all'incontro con Fata, la prefettura di Roma ha preso l'impegno a convocare entro martedì prossimo un tavolo con Giacomazzi, Fata, AS.I.A. , gli inquilini e le amministrazioni coinvolte - prosegue - A quel punto gli inquilini hanno lasciato la sede delle Generali per recarsi all'assemblea cittadina convocata dai movimenti per il diritto all'abitare al Volturno occupato alle ore 17». Domani, venerdì 13 marzo, manifestazione degli inquilini resistenti con partenza alle ore 16.30 da piazza Oderico da Pordenone (regione Lazio).
GLI APPUNTAMENTI DI DOMANI
(OMNIROMA) Roma, 12 mar - ...
Presidio dei lavoratori Telecom aderenti al Cobas lavoro privati e alla FlmUniti/ Cub davanti la sede Telecom Italia. Corso Italia (ore 9)...
12 marzo 2009 - Adnkronos
ROMA: ASIA RDB, INQUILINI VIA PINCHERLE OCCUPANO SEDE GENERALI A PIAZZA VENEZIA
Roma, 12 mar. - (Adnkronos) - ''E' in corso l'occupazione della sede delle Assicurazioni Generali a piazza Venezia, dove circa cinquanta inquilini di via Pincherle 153/169 sono intenzionati a rimanere fino a quando non verra' formalmente riaperto un tavolo di trattativa sulla vendita di 116 appartamenti che Generali ha ceduto a Giacomazzi/Area Mestre lo scorso dicembre''. Lo riferisce Asia Rdb, che spiega: ''Gli inquilini, che sono entrati dentro l'ufficio di presidenza delle Generali, ritengono che il colosso assicurativo, responsabile della dismissione, non si possa sottrarre dalle proprie responsabilita' dopo aver assunto, prima del passaggio di consegne a Giacomazzi, un impegno formale con il prefetto di Roma e la regione Lazio sul blocco delle vendite a terzi, per consentire l'acquisto in blocco degli appartamenti non opzionati dagli inquilini all'Ater al fine di tutelare chi non ha potuto acquistare''. ''E' inaccettabile - conclude il sindacato - che gli speculatori della finanza e del mattone, responsabili della crisi economica, vengano salvati e che a pagare siano i lavoratori, i pensionati, gli anziani, i piu' deboli - aggiunge Asia Rdb - Chiediamo la riapertura formale di un tavolo di trattativa sul destino degli inquilini di via Pincherle 153/169, con la partecipazione delle Assicurazioni Generali, per ridiscutere la richiesta di acquisto dell'invenduto da parte della regione Lazio, attraverso l'Ater. Domani, alle ore 16.30, manifestazione cittadina a sostegno degli inquilini di via Pincherle con partenza da piazza Oderico da Pordenone (regione Lazio)''.
12 marzo 2009 - Ansa
SANITA': APPALTI TRUCCATI ALL'ASL SALERNO 3, INDAGATI IN 25
(ANSA) - VALLO DELLA LUCANIA (SALERNO), 12 MAR - Appalti truccati nella Asl Salerno 3: indagati 25 tra funzionari e imprenditori. E' la conclusione delle indagini condotte dagli uomini della Guardia di Finanza del comando provinciale di Salerno e della compagnia di Agropoli coordinate dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania. Tra i reati contestati agli indagati, dieci funzionari dell'ASL salernitana tra i quali l' oramai ex direttore generale Claudio Furcolo (alla guida dell'ASL Salerno 3 dal 2001 al 2005), e quindici imprenditori, la turbativa degli incanti, la truffa, la frode in pubblica fornitura e l' associazione a delinquere. Al centro dell'indagine, nata nel 2007 in seguito ad un esposto del sindacato di base RDB, numerose gare d' appalto indette dall'azienda sanitaria nel triennio 2003/2005 che, stando agli inquirenti, avrebbero favorito gli imprenditori indagati grazie all'intervento diretto di funzionari dell'ASL inseriti nelle commissioni di gara, spesso attraverso il sistema dell'alterazione e della sostituzione delle offerte.
CRISI: CONGRESSO DELEGATI CUB, STOP AI LICENZIAMENTI
(ANSA) - MILANO, 12 MAR - Lo stop dei licenziamenti, la riduzione dell'orario di lavoro a parita' di salario, la trasformazione in stabile del lavoro precario, oltre ad aumenti consistenti di salari e pensioni, con aggancio al costo della vita, la cassa integrazione all'80% del salario, e continuita' del reddito per tutti. Sono queste le proposte anti-crisi della Confederazione unitaria di base illustrate in una conferenza stampa oggi a Milano. Le rivendicazioni saranno al centro di un congresso nazionale di 350 delegati delle organizzazioni del settore privato del sindacato di base che si terra' a Sirmione (Brescia), domani e dopodomani. Alla due-giorni prenderanno parte Allca (chimici e affini), CUB Edili e CUB Tessili, CUB-Informazione, CUB-Sanita', Flaica Uniti (commercio e multi-servizi), FLMUniti (metalmeccanici e telefonici) e CUB Pensionati che ''valuteranno quali risposte fornire per evitare che la crisi venga pagata da lavoratori e precari''. Fra le altre richieste ''un particolare riguardo alle politiche energetiche e all'ambiente, alla sanita', all'istruzione, al diritto alla casa, e a una vera democrazia sindacale''.
DOMANI NEL LAZIO
(ANSA) - ROMA, 12 MAR - ...
16:30 - Roma, piazza Oderico da Pordenone. Manifestazione degli inquilini organizzata da As.i.a. Rdb...
12 marzo 2009 - Apcom
Roma, inquilini via Pincherle 'occupano' sede Generali
In piazza Venezia, chiedono apertura tavolo su vendita case
Roma, 12 mar. (Apcom) - E` in corso una 'occupazione' della sede delle Assicurazioni Generali a piazza Venezia, dove circa cinquanta inquilini di via Pincherle 153/169, sostenuti da AS.I.A. RdB, sono intenzionati a rimanere "fino a quando non verrà formalmente riaperto un tavolo di trattativa sulla vendita di 116 appartamenti che Generali ha ceduto a Giacomazzi/Area Mestre lo scorso dicembre". Gli inquilini, che - spiegano i Cub in una nota - sono entrati dentro l`ufficio di presidenza delle Generali, ritengono che "il colosso assicurativo, responsabile della dismissione, non si possa sottrarre dalle proprie responsabilità dopo aver assunto, prima del passaggio di consegne a Giacomazzi, un impegno formale con il prefetto di Roma e la regione Lazio sul blocco delle vendite a terzi, per consentire l`acquisto in blocco degli appartamenti non opzionati dagli inquilini all`Ater al fine di tutelare chi non ha potuto acquistare". "Chiediamo - spiegano - la riapertura formale di un tavolo di trattativa sul destino degli inquilini di via Pincherle 153/169, con la partecipazione delle Assicurazioni Generali, per ridiscutere la richiesta di acquisto dell`invenduto da parte della regione Lazio, attraverso l`Ater. E domani, alle 16.30, manifestazione cittadina a sostegno degli inquilini di via Pincherle con partenza da piazza Oderico da Pordenone.
Roma, inquilini di via Pincherle lasciano sede Generali
Roma, 12 mar. (Apcom) - Si è conclusa l'occupazione della sede delle assicurazioni Generali di piazza Venezia a Roma, dopo l'incontro avvenuto tra gli inquilini delle case popolari di via Pincherle e Vittorio Rispoli, direttore generale di Fata assicurazioni. Lo fa sapere in una nota il sindacato Asia-RdB, spiegando che "qualche momento di tensione si è registrato al termine dell'incontro perché gli inquilini, non avendo ricevuto rassicurazioni sul tavolo in prefettura a causa dell'assenza del gruppo Giacomazzi, attuale proprietà dei 116 alloggi, non volevano lasciare l'ufficio di presidenza delle Generali". Dopo l'intervento della polizia e la mediazione del presidente del municipio XI, Andrea Catarci, la prefettura di Roma, annuncia il sindacato di base, ha preso l'impegno di convocare entro martedì prossimo un tavolo con Giacomazzi, Fata, Asia, gli inquilini e le amministrazioni coinvolte. A quel punto gli inquilini hanno lasciato la sede delle Generali per recarsi all'assemblea cittadina convocata dai movimenti per il diritto all'abitare al 'Volturno occupato' alle 17. "Domani, venerdì 13 marzo - annuncia poi la nota - si terrà una manifestazione degli inquilini, con partenza alle ore sedici e trenta da piazza Oderico da Pordenone".
Salerno,chiuse indagini su appalti Asl-Sa3: 25
Roma, 12 mar. (Apcom) - Notificato dalle fiamme gialle l'avviso di conclusione delle indagini a dieci funzionari dell'Asl Salerno/3 (tra cui l'ex direttore generale) e a quindici imprenditori. I reati contestati agli indagati vanno dalla turbativa degli incanti alla truffa, frode in pubblica fornitura e associazione a delinquere. L'inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania ed eseguita dal comando provinciale della guardia di finanza e dalla compagnia di Agropoli, nasce da una denuncia presentata nel 2007 dal sindacato di base Rdb su presunti sprechi di denaro che avrebbero portato le casse dell'Asl Sa/3 in rosso per diversi milioni di euro. Scoperti i metodi che hanno portato a formare gli appalti e le licitazioni private. L'organizzazione, secondo l'inchiesta, pilotava di fatto le gare d'appalto, con la complicità di funzionari, dipendenti pubblici e amministratori di società. Le gare venivano bandite e assegnate e determinate società. Le gare venivano congegnate e organizzate, facendovi partecipare società e imprese la cui attività, il più delle volte, era estranea all'oggetto dell'appalto e che quindi non avevano capacità organizzative e operative sufficienti per il servizio richiesto. Le offerte economiche venivano concordate e predisposte su indicazione e sollecitazione di funzionari facenti parte delle commissioni di gara. Il più delle volte le offerte venivano alterate e sostituite, previa apertura delle buste, così da renderle più vicine alla media predisposta dalla stazione appaltante e più vantaggiose rispetto all'imprese concorrenti. Le offerte venivano inoltre redatte da una stessa mano e spedite all'insaputa delle società da cui provenivano. L'impresa aggiudicataria, in questo modo, lucrava i profitti degli appalti in palese lesione della "par condicio" con le altre società partecipanti. La Gdf ha scoperto lo schema 'a cascata' che partiva dal vertice della Asl, che instaurava rapporti privilegiati con determinati soggetti economici e coordinava le procedure d'appalto. Le gare si svolgevano innanzi a commissioni compiacenti e fedeli. Sono stati rilevati illeciti negli appalti per circa un milione di euro affidati a una sola impresa del casertano per la realizzazione di opere, forniture di beni e lavori di manutenzione degli impianti tecnologici dei Presidi Ospedalieri dell'Asl Sa/3 di Vallo della Lucania; per circa 3 milioni per forniture di gasolio da riscaldamento destinato ai presidi Ospedalieri dell'ASL SA/3 di Vallo della Lucania, Roccadaspide, Sapri e Polla; e per un importo rapportato al triennio 2003/2005 di 5.260.770 per l'affidamento triennale del servizio di noleggio, lavaggio e disinfezione della biancheria per l'ASL SA/3 di Vallo della Lucania. L'indagine della Gdf ha consentito all'attuale direttore generale dell'Azienda sanitaria Salerno 3 di archiviare definitivamente la procedura di gara di affidamento del servizio di gestione, manutenzione ordinaria e straordinaria, riqualificazione degli impianti tecnologici, indetta a fine 2005 dall'ex direttore generale, per un importo di 51,3 milioni che sarebbe dovuta essere aggiudicata dall'impresa del casertano.
12 marzo 2009 - Dire
CASA. RDB: INQUILINI V. PINCHERLE OCCUPANO SEDE GENERALI
(DIRE) Roma, 12 mar. - "E' in corso l'occupazione della sede delle assicurazioni Generali a piazza Venezia, dove circa cinquanta inquilini di via Pincherle, sostenuti da As.i.a. Rdb, sono intenzionati a rimanere fino a quando non verra' formalmente riaperto un tavolo di trattativa sulla vendita di 116 appartamenti che Generali ha ceduto a Giacomazzi/Area Mestre lo scorso dicembre". Lo fa sapere una nota di As.i.a. Rdb, che prosegue: "Gli inquilini, che sono entrati dentro l'ufficio di presidenza delle Generali, ritengono che il colosso assicurativo, responsabile della dismissione, non si possa sottrarre dalle proprie responsabilita' dopo aver assunto, prima del passaggio di consegne a Giacomazzi, un impegno formale con il prefetto di Roma e la Regione Lazio sul blocco delle vendite a terzi, per consentire l'acquisto in blocco degli appartamenti non opzionati dagli inquilini all'Ater al fine di tutelare chi non ha potuto acquistare". As.i.a. Rdb, quindi, chiede "la riapertura formale di un tavolo di trattativa sul destino degli inquilini di via Pincherle 153/169, con la partecipazione delle assicurazioni Generali, per ridiscutere la richiesta di acquisto dell'invenduto da parte della Regione Lazio, attraverso l'Ater. Domani, alle 16.30, manifestazione cittadina a sostegno degli inquilini di via Pincherle con partenza da piazza Oderico da Pordenone (Regione Lazio)".
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12 marzo 2009 - Roma today
Ospedale Cto: posti letto dimezzati, ma senza garanzie per i cittadini
Si è svolta oggi un assemblea pubblica organizzata dai Rdb Cub Sanità. Abbiamo sentito Sabino Venezia di Rdb sanità: "Il Cto rischia una fine peggiore del San Giacomo. In zona non c'è ancora un presidio territoriale di prossimità"
di Matteo Scarlino
Roma - "Il Cto come il San Giacomo? Secondo noi la situazione è anche peggiore". A dirlo è Sabino Venezia di Rdb Cub Sanità che abbiamo sentito oggi in occasione dell'assemblea pubblica organizzata presso l'ospedale della Garbatella per parlare del progetto di razionalizzazione ospedaliera che porterà ad un dimezzamento dei posti del Cto, con l'esportazione dei posti letto al Sant'Eugenio.
Dottor Venezia, cosa sta succedendo al Cto?
Il Cto rientra tra gli ospedali del progetto di riqualificazione ospedaliera della Regione Lazio. Progetto che a sua volta rientra all'interno del piano di rientro dal deficit della spesa sanitaria. In sostanza quel che accadrà è che al Cto saranno taglia 128 posti letto. Di questi 49 saranno riconvertiti al Sant'Eugenio. Ottantatre spariranno del tutto con grave danno per i cittadini.
Quali sono i tempi di quest'operazione?
Nel piano c'è scritto entro il 2009. Temiamo però che il tutto subirà un accelerazione. Questo perché la contemporanea riqualificazione delle strutture private sta subendo un rallentamento a causa delle recenti inchieste giudiziarie legate ad Angelucci. Siccome l'esigenza è quella di fare cassa, temiamo che se rallentano le procedure per i privati, dovranno accelerare quelle per gli ospedali pubblici.
Nascono da qui i vostri timori?
Sì. Rispetto alla situazione del San Giacomo c'è una situazione peggiore. Quando si è chiuso l'ospedale di via del Corso, nella stessa zona era già attivo il Nuovo Regina Margherita che funzionava come presidio territoriale di prossimità, assorbendo alcuni ricoveri o facendo funzione di filtro per i ricoveri. Nella zona del Cto un presidio territoriale di prossimità non esiste e non se ne vede neanche il progetto. Se si pensa che come detto prima parte dei posti letto sono persi e non riconvertiti e che anche cliniche private della zona saranno "riqualificate" e convertite in RSA, (Residenza Sanitaria per Anziani), ci chiediamo dove saranno ricoverati i cittadini della zona.
Quindi siete contrari al progetto di riconversione in RSA?
Non in assoluto. A noi sta anche bene, a patto ci venga detto come si pensa di sostituire i servizi del Cto. L'idea nostra è che però ci sembra un errore gettare al vento strutture che funzionano benissimo come quelle della chirurgia ortopedica, plastica e generale.
Chiederete risposte alla Regione?
Sì. Probabilmente ci sarà un incontro con Montino. Vogliamo anche avere la garanzia che il San Giacomo non chiuderà.
Perchè, c'è questo rischio?
Se considera che il piano prevede che gli ospedali sotto i 120 posti debbano chiudere, il rischio esiste.
Da un punto di vista occupazionale, si già parlato del ricollocamento dei lavoratori?
Questa è una questione ancora non toccata. Però va sottolineato come il San Giacomo sia dotato di personale qualificatissimo che difficilmente sarà ricollocabile nei presidi territoriali.
12 marzo 2009 - Salerno notizie
Truffa ai danni dello Stato, nei guai 10 funzionari dell’ASL SA/3 e 15 imprenditori
Notificato avviso di conclusione delle indagini a 10 funzionari dell’ASL SA/3 (tra cui l’ex Direttore Generale) e a 15 imprenditori. I reati contestati vanno dalla turbativa degli incanti alla truffa, frode in pubblica fornitura e associazione per delinquere
Salerno - L’attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania ed eseguita dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza e dalla dipendente Compagnia di Agropoli, trae origine da una denuncia presentata nel 2007 dal sindacato di base RDB su presunti sprechi di denaro che avrebbero portato le casse dell’ASL SA/3 in rosso per diversi milioni di euro. L’attività d’indagine ha posto la propria attenzione sulle metodologie che hanno portato a formare gli appalti e le licitazioni private. L’attività di servizio svolta nei confronti della predetta Azienda Sanitaria si è presentata a seguito dello sviluppo di specifici accertamenti e si è rilevata ricca di multiformi profili penali proprio per una ragione di fondo assai assorbente consistente nella consumazione ed esecuzione di una serie di frodi, truffe, turbative e delitti dei pubblici ufficiali, riconducibili ad un sistema organizzato e ben definito, fondato su di un distinto e generalizzato programma criminoso, che ha dato luogo ad una ben precisa associazione per delinquere facente capo a numerosi soggetti quali pubblici funzionari, dipendenti pubblici e amministratori di società. Nel contesto di tale attività di servizio si è potuto dimostrare un programma criminoso che si articolava in specifici delitti che partendo da ipotesi di corruzione, si spingevano ai falsi nei verbali di gara e si concludevano nella turbativa degli appalti e nelle frodi in pubblica fornitura. Le modalità con cui tutto ciò avveniva consisteva nel bandire alcune gare di appalto aventi ad oggetto i servizi e le attività più svariate; nel condurle, attraverso una acuta e saggia regia che fa capo a determinati funzionari, in maniera tale da far risultare aggiudicatarie determinate società. Le gare venivano congegnate ed organizzate, facendovi partecipare società ed imprese la cui attività, il più delle volte, era estranea all’oggetto dell’appalto ed aventi capacità organizzative ed operative non sufficienti ad espletare il servizio richiesto. Le offerte economiche venivano concordate e predisposte su indicazione e sollecitazione di funzionari facenti parte delle commissioni di gara, il più delle volte dette offerte venivano alterate e sostituite, previa apertura delle buste depositate, così da renderle più vicine alla media predisposta dalla stazione appaltante e più vantaggiose rispetto all’imprese concorrenti; le offerte venivano redatte da una stessa mano e spedite all’insaputa delle società da cui provenivano. Attraverso i cennati espedienti, la commissione di gara aggiudicava le gare ad una determinata impresa, che lucrava i profitti degli appalti con palese lesione della "par condicio" con le altre società partecipanti. Il ruolo assunto dai singoli soggetti facenti parte dell’associazione si sviluppava secondo uno schema a cascata: iniziando dal vertice dell’Ente che instaurava rapporti privilegiati con determinati soggetti economici e coordinava le procedure dal medesimo indette; si sviluppava con lo svolgimento e con il buon esito delle gare che si celebrano innanzi a commissioni compiacenti e fedeli e si concludevano con il risultato finale dell’aggiudicazione, vale a dire all’imprenditore che perturbava e forviava l’esercizio delle pubbliche funzioni. Le gare interessate agli illeciti sopra descritti evidenziavano appalti per un importo di circa un milione di euro affidati ad una sola impresa del Casertano per realizzazione di opere, forniture di beni e lavori di manutenzione degli impianti tecnologici dei Presidi Ospedalieri dell’ASL SA/3 di Vallo della Lucania, per un importo annuo di circa 3.000.000,00 di euro per forniture di gasolio per riscaldamento destinato ai presidi Ospedalieri dell’ASL SA/3 di Vallo della Lucania, Roccadaspide, Sapri e Polla e per un importo rapportato al triennio 2003/2005 pari ad euro 5.260.770,00 per l’affidamento triennale del servizio di noleggio, lavaggio e disinfezione della biancheria piana e personalizzata e sterilizzazione di biancheria per campo operatorio necessaria all’ASL SA/3 di Vallo della Lucania. La risultanze di detta attività di indagine consentiva all’attuale Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria in argomento di archiviare definitivamente la procedura di gara riferita all’affidamento del servizio di gestione, manutenzione ordinaria e straordinaria, riqualificazione degli impianti tecnologici, indetta a fine 2005 dall’ex Direttore Generale per un importo di euro 51.300.000,00, che sarebbe dovuta essere aggiudicata dall’impresa del casertano.
12 marzo 2009 - Genova Press
INCIDENTI SUL LAVORO: I MORTI NON SONO TUTTI UGUALI
La RdB-CUB Pubblico Impiego organizza il convegno "INCIDENTI SUL LAVORO: I MORTI NON SONO TUTTI UGUALI", che si svolgerà sabato 14 marzo a Torino, presso la Sala Convegni dell’Archivio di Stato dalle ore 10.30. Il Convegno ha lo scopo di sollecitare il confronto fra le forze politiche, gli addetti del settore, le organizzazioni sindacali, sulla continua quotidiana strage che unifica nazionalità e settori di lavoro, che secondo la RdB-CUB P.I. è possibile fermare solo con determinazione e urgenza e con strumenti legislativi proporzionali al fenomeno.
Per la RdB-CUB è necessario mettere in campo tutti gli ispettori del Lavoro, Inps, Inail, SSN e stanziare risorse per assumere almeno altri 10.000 ispettori, perché solo attraverso controlli continui sarà possibile ridurre il numero dei morti, arrivando anche a chiudere i luoghi di lavoro per ripristinare condizioni minime di sicurezza, prevedendo la continuità della retribuzione per i lavoratori senza lavoro, investendo in formazione e informazione dei lavoratori, dando possibilità concreta ai lavoratori RLS di denunciare, anche in forma anonima, le carenze e i problemi legati alla sicurezza agli Ispettori del Ministero del Lavoro, riaffermando però che la responsabilità rimane in capo al datore di lavoro.
Introduce: Paola Palmieri – Direzione Nazionale RdB-CUB Pubblico Impiego
Intervengono: Gianfranco Colace – Sostituto Procuratore Gruppo Sicurezza sul Lavoro, Procura di Torino
Alessandro Brasso - Ing. Responsabile Sicurezza Prevenzione Protezione, Procura di Torino
Leoluca Orlando – Parlamentare, Portavoce Italia dei Valori
Livio Pellegrini – Presidente ANMIL Torino
Michele Ferrero – Ing. Direttore regionale VVF Piemonte
Pietro Spatafora – Direttore Regionale INAIL Piemonte
12 marzo 2009 - Roma Uno
Comitati per la casa. Cortei nei prossimi giorni
Roma - Assemblea affollata quella che si è tenuta oggi al "Volturno occupato" di via Volturno, organizzata dai comitati di lotta per la casa e dall'Asia-Rdb per le prossime iniziative sull'emergenza abitativa. "Abbiamo lanciato la manifestazione di domani che partirà dalla regione Lazio alle 16.30 per raggiungere via Pincherle in solidarietà con gli inquilini - ha detto una rappresentante del Coordinamento cittadino di lotta per la casa - il 19 marzo saremo in Campidoglio per ricordare al sindaco che sull'emergenza abitativa non ha messo soldi, a parte quelli già finanziati in passato dalla regione. Nemmeno un euro dei 500 milioni arrivati per Roma Capitale". I comitati bocciano anche il piano-casa lanciato dal premier Berlusconi: "Si punta, come al solito, ad incrementare l'edilizia privata. Nulla sull'emergenza abitativa e nulla anche per quanto riguarda le cartolarizzazioni delle case degli enti che potevano rappresentare un elemento fondamentale per affrontare il bisogno di casa popolare
12 marzo 2009 - La NuovaSardegna
Protesta. Manifestazioni contro il decreto legge
Sciopero regolamentato, il sindaco Rdb-Cub: «Attacco alla democrazia»
CAGLIARI - L’attacco al diritto di sciopero è un attacco alla democrazia: è questo lo slogan forte della manifestazione organizzata, nei giorni scorsi, dal sindacato Rdb-Cub contro il decreto legge del governo Berlusconi che regolamenta lo sciopero nei trasporti. «È illegittima e autoritaria - è scritto in un documento - l’ipotesi di consegnare un diritto individuale sancito dalla Costituzione, lo sciopero appunto, alla disponibilità soltanto di quei sindacati che rappresentano il 50 per cento dei lavoratori. Così com’è inaccettabile la cosiddetta forma di lotta virtuale, perché nei fatti elimina un diritto e lo sostituisce con uno sciopero finto che comunque varrà per i lavoratori una perdita secca della gionata mentre avrà effetti impercettibili sui profitti dell’azienda. Inaccettabile è anche il ricorso al referendum preventivo».
Incontro RdB-Cub
NUORO - Domani alle 18.30 nei locali di vico Giusti 15 a Nuoro si terrà una riunione provinciale degli iscritti e simpatizzanti del sindacato Rdb-Cub. Saranno affrontati i temi del lavoro e della precarietà in preparazione della manifestazione nazionale del sindacalismo di base prevista a Roma il 28 marzo.
12 marzo 2009 - L'Arena
POLICLINICO
GIOVEDI’ 19 IL PRESIDIO DI PROTESTA DEGLI INFERMIERI
Verona - Si terrà giovedì 19, dalle 10 alle 12, il presidio di protesta del personale paramedico organizzato dalle Rappresentanze sindacali di base contro la mancanza di risposte adeguate frnite dalla direzione ospedaliera alle problematiche segnalate dal personale. Il quale lamenta, in particolare, la pesantezza dei turni, notturni in particolare, e la cronica mancanza di risorse umane.
12 marzo 2009 - Cronaca Qui
Ieri presidio dei cassaintegrati nel piazzale dell'azienda magentina
Bruno Romeo: oggi il Tribunale decide sul concordato preventivo
MAGENTA 12/03/2009 - E' previsto per oggi un altro passaggio importante nella vicenda che vede protagonista la storica Bruno Romeo, azienda che a Magenta ha dato lavoro ad intere famiglie fin dai primi del '900. La situazione non è più rosea come un tempo per la ditta di corso Europa, da sempre leader nel settore dell'ingegneria impiantisica. La Bruno Romeo ha chiesto il concordato preventivo e proprio oggi il Tribunale potrebbe decidere se accoglierlo o avviare la procedura fallimentare. Ieri, nel cortile della ditta, si è tenuto un presidio da parte di una ventina di cassaintegrati a zero ore che denunciano il mancato rispetto degli accordi da parte dei vertici aziendali per quanto riguarda il versamento degli anticipi. Ma più in generale hanno manifestato tutta la loro preoccupazione per un futuro che sarà sicuramente lontano dalla Bruno Romeo. "Se verrà concesso il concordato arriverà il commissario e ripartirà la cassa integrazione per un anno, seguita dalla mobilità", spiega Fernanda Garavaglia dei Cub (Confederazione Unitaria di Base), presente ieri insieme a Massimo Lettieri. Dallo scorso dicembre un ramo d'azienda si è staccato e 11 lavoratori operano per conto della I-Plant, sempre nell'area della Bruno Romeo. E' proprio dal buon andamento di questo ramo d'azienda che i vertici della Bruno Romeo sperano di ottenere le liquidità necessarie per far fronte agli impegni presi. "Abbiamo la consapevolezza di avere fatto l'impossibile per contrastare la crisi - ha detto Mario Bruno - mettendoci anche dei beni personali. E continueremo a fare l'impossibile per far fronte agli impegni presi con i lavoratori". Uomini e donne che per tanti anni hanno lavorato nell'azienda di corso Europa e che si sentono improvvisamente messi da parte. Impiegati amministrativi, dipendenti dell'ufficio acquisti, del magazzino, dell'ufficio personale. Chi aveva competenze specifiche è riuscito a ricollocarsi appena le cose iniziavano ad andare male, per gli altri il futuro è sempre più nero. "Lavoro qui da sette anni - ha detto un magentino di 54 anni ieri durante il presidio - alla mia età non mi prenderà nessuno, e di sicuro il mio futuro sarà lontano da qui". Ci sono donne che lavorano in azienda anche da 30 anni: "Noi cassaintegrati ci sentiamo dipendenti di serie Z - hanno commentato - la cosa che più ci amareggia è l'indifferenza dell'azienda". Quando sia iniziata la crisi è impossibile dirlo, ha ammesso Mario Bruno. Fatto sta che dal 2006 si è creato un buco di bilancio che, ad oggi, non permette il pagamento dei fornitori e dei creditori finanziari. I Cub temono il fallimento e auspicano che l'azienda si decida, come priorità assoluta, a pagare gli stipendi dei lavoratori e poi tutto il resto.(GM)
12 marzo 2009 - Suddest
Trenitalia annuncia nuovi tagli
Ragusa - Ci risiamo, ormai si potrebbe dire che non fa più notizia se non fosse che si tratta di decisioni che vanno a penalizzare ulteriormente il sistema dei trasporti in provincia di Ragusa. La notizia è che Trenitalia ha annunciato il taglio di ben 17 corse della tratta Vittoria-Modica-Rosolini. Motivazione ufficiale: mancanza di locomotive. I treni, in buona sostanza dovrebbero essere sostituiti da autobus. La notizia è stata resa nota dall'on. Riccardo Minardo il quale ha promesso un suo intervento presso i governi regionale e nazionale ma nel contempo ha attaccato il presidente della provincia Franco Antoci reo di non essersi interessato della questione perché "impegnato a perdere tempo per la spartizione di dirigenti e per riunioni che tengono su la sua debole e precaria maggioranza". Certo l'affondo di Minardo ha delle motivazioni prettamente politiche ma, aggiungiamo noi, non ha tutti i torti. Dal canto suo Antoci ha programmato un incontro con il sindacato Cub-trasporti, ci chiediamo per cosa? E' sempre la solita minestra degli incontri, tavoli tecnici e programmatici, etc.. Intanto si continua a tagliare e...la provincia sta a guardare.
12 marzo 2009 - Il Giorno
«Siamo giunti a un bivio»
Oggi il giudice decide se accogliere il concordato. BRUNO ROMEO A RISCHIO FALLIMENTO
di GRAZIANO MASPERI
Magenta - È PREVISTO per oggi un altro passaggio importante nella vicenda che vede protagonista la storica Bruno Romeo, azienda che a Magenta ha dato lavoro ad intere famiglie fin dai primi del 900. La situazione non è più rosea come un tempo per la ditta di corso Europa, da sempre leader nel settore dell'ingegneria impiantisica. La Bruno Romeo ha chiesto il concordato preventivo e proprio oggi il Tribunale potrebbe decidere se accoglierlo o avviare la procedura fallimentare. IERI, nel cortile della ditta, si è tenuto un presidio da parte di una ventina di cassaintegrati a zero ore che denunciano il mancato rispetto degli accordi da parte dei vertici aziendali per quanto riguarda il versamento degli anticipi. Ma più in generale hanno manifestato tutta la loro preoccupazione per un futuro che sarà sicuramente lontano dalla Bruno Romeo. «Se verrà concesso il concordato arriverà il commissario e ripartirà la cassa integrazione per un anno, seguita dalla mobilità», spiega Fernanda Garavaglia dei Cub (Confederazione Unitaria di Base), presente ieri insieme a Massimo Lettieri. Dallo scorso dicembre un ramo d'azienda si è staccato e 11 lavoratori operano per conto della I-Plant, sempre nell'area della Bruno Romeo. È PROPRIO dal buon andamento di questo ramo d'azienda che i vertici della Bruno Romeo sperano di ottenere le liquidità necessarie per far fronte agli impegni presi. «Abbiamo la consapevolezza di avere fatto l'impossibile per contrastare la crisi - ha detto Mario Bruno - mettendoci anche dei beni personali. E continueremo a fare l'impossibile per far fronte agli impegni presi con i lavoratori». Uomini e donne che per tanti anni hanno lavorato nell'azienda di corso Europa e che si sentono improvvisamente messi da parte. Impiegati amministrativi, dipendenti dell'ufficio acquisti, del magazzino, dell'ufficio personale. Chi aveva competenze specifiche è riuscito a ricollocarsi appena le cose iniziavano ad andare male, per gli altri il futuro è sempre più nero. «LAVORO qui da sette anni - ha detto un magentino di 54 anni ieri durante il presidio - alla mia età non mi prenderà nessuno, e di sicuro il mio futuro sarà lontano da qui». Ci sono donne che lavorano in azienda anche da 30 anni: «Noi cassaintegrati ci sentiamo dipendenti di serie Z - hanno commentato - la cosa che più ci amareggia è l'indifferenza dell'azienda». Quando sia iniziata la crisi è impossibile dirlo, ha ammesso Mario Bruno. Fatto sta che dal 2006 si è creato un buco di bilancio che, ad oggi, non permette il pagamento dei fornitori e dei creditori. I Cub temono il fallimento e auspicano che l'azienda si decida, come priorità assoluta, a pagare gli stipendi dei lavoratori e poi tutto il resto.
12 marzo 2009 - Parma Daily
"Comizi Operai" a Parma
Domani sera si terrà un incontro presso la sede di Rifondazione Comunista in via Solari
Parma - Venerdì 13 marzo alle 20.30 presso la federazione provinciale del Prc in Via Solari, 15 a Parma si terrà l'incontro "Comizi Operai. Crisi e controriforma del contratto nazionale: i lavoratori di Parma si confrontano sulla situazione nelle proprie aziende e su come respingere l’attacco".
Partecipano: Laura Bergamini (RSU RDB Comune di Parma), Ugo Bertinelli (RSU FIOM-CGIL Sma Serbatoi), Francesca Brusca (delegata RDB Proges Coop. Soc.), Claudio Cavalcanti (RSU FIOM-CGIL Casappa), Fabio Formato (RSU FIOM-CGIL Trancerie Emiliane), Filippo Gaudio (RSU ALCA-CUB Bormioli Luigi), Ermanno Salati (RSU SLC-CGIL Telecom Italia), Massimo Salsi (RSU RDB Azienda Ospedaliera di Parma), delegati delle aziende Camst, Comet, Coop, Esselunga. Conclude Alessandro Giardiello, responsabile nazionale Prc sui luoghi di lavoro.
11 marzo 2009 - Apcom
Leonardi (Cub): non rispetteremo direttiva Maroni su cortei
"Non lo abbiamo discusso e non lo condividiamo"
Milano, 11 mar. (Apcom) - Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale della Cub, scrive in una nota che il proprio sindacato non rispetterà il cosidetto protocollo "ammazza cortei", definito a Roma, ma già operativo anche a Bologna, sulla scorta di una direttiva del ministro dell'Interno, Roberto Maroni. "Nonostante il sindacalismo di base, e la Cub in particolare, sia uno dei soggetti - scrive Leonardi - che promuove molte delle manifestazioni e dei cortei che attraversano la città, il Prefetto si è ben guardato dal convocarci per discutere del protocollo. Vuol dire che già mette in conto il nostro diniego e il fatto che, ovviamente, non lo rispetteremo". "Il diritto di manifestare è garantito dalla Costituzione - prosegue - e nessuno può impedirlo se non per motivi di ordine pubblico. Il protocollo è una forzatura che può andar bene a chi lo ha sottoscritto, ma non può impegnare chi non lo condivide. Noi continueremo a manifestare nei luoghi in cui riteniamo utile far sentire la nostra voce e se ci saranno divieti sulla scorta di questo protocollo li sfideremo e ci appelleremo alla magistratura". "Viviamo tempi difficili - conclude il sindacalista - in cui la salvaguardia delle prerogative democratiche sembra diventato un optional, per questo riteniamo indispensabile opporci a questo provvedimento e a ogni altro strumento di limitazione delle libertà democratiche".
11 marzo 2009 - Ansa
TRASPORTI: SINDACATI BASE, DOMANI MANIFESTAZIONE A ROMA
(ANSA) - ROMA, 11 MAR - Manifestazione nazionale domani a Roma dei sindacati autonomi e di base del settore dei trasporti Cub, Confederazione Cobas, SdL Intercategoriale e Slai Cobas. ''L'iniziativa intende rilanciare - si legge in una nota - la mobilitazione per il rinnovo contrattuale dei trasporti; contro le nuove regole liberticide in materia di diritto di sciopero varate dal Consiglio dei Ministri il 27 febbraio; contro la cancellazione del Contratto Collettivo Nazionale; per i diritti sindacali ed il rilancio del trasporto pubblico locale e universale''. La mobilitazione proseguira' ''con la manifestazione nazionale indetta sempre a Roma da Cub, Cobas e SdL per il prossimo 28 marzo in occasione della riunione dei Ministri del Welfare del G14''.
DOMANI NEL LAZIO
(ANSA) - ROMA, 11 MAR -....
14:00 - Roma, via Veneto, di fronte il Ministero del lavoro. Manifestazione nazionale dei lavoratori dei trasporti indetta dalle sigle sindacali Cub, Cobas e Sdl....
17:00 - Roma, ospedale Cto, aula magna, via San Nemesio, 21. Assemblea pubblica indetta Rdb cub contro la «chiusura del Cto»...
DOMANI IN LOMBARDIA
(ANSA) - MILANO, 11 MAR - ...
MILANO - Viale Lombardia 20 Conferenza stampa Cub verso congresso nazionale (ore 11.30)...
11 marzo 2009 - Adnkronos
ROMA: LEONARDI (CUB), NON CONDIVIDIAMO PROTOCOLLO CORTEI
Roma, 11 mar. - (Adnkronos) - "Nonostante il sindacalismo di base, e la Cub in particolare, sia uno dei soggetti che promuove molte delle manifestazioni e dei cortei che attraversano la citta', il Prefetto si e' ben guardato dal convocarci per discutere del protocollo. Vuol dire che gia' mette in conto il nostro diniego e il fatto che, ovviamente, non lo rispetteremo". Lo dichiara Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale della Cub in merito al protocollo 'ammazza cortei', che e' stato definito a Roma ma gia' operativo anche a Bologna, sulla scorta della direttiva Maroni. "Il diritto di manifestare - prosegue Leonardi - e' garantito dalla Costituzione e nessuno puo' impedirlo se non per motivi di ordine pubblico. Il Protocollo e' una forzatura che puo' andar bene a chi lo ha sottoscritto, ma non puo' impegnare chi non lo condivide. Noi continueremo a manifestare nei luoghi in cui riteniamo utile far sentire la nostra voce e se ci saranno divieti sulla scorta di questo protocollo li sfideremo e ci appelleremo alla Magistratura". "Viviamo tempi difficili - conclude Leonardi - in cui la salvaguardia delle prerogative democratiche sembra diventato un optional, per questo riteniamo indispensabile opporci a questo provvedimento e a ogni altro strumento di limitazione delle liberta' democratiche".
SANITÀ: RDB-CUB, ASSEMBLEA PUBBLICA CONTRO CHIUSURA CTO ROMA
Roma, 11 mar. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Prima assemblea pubblica, domani a Roma, per il comitato di difesa dell'ospedale Cto «contro una sua chiusura in assenza di servizi territoriali».La Rdb-Cub Sanità invita cittadini e lavoratori a partecipare all'incontro previsto domani, alle 17 nell'Aula magna dell'ospedale. «Per anni presidio ospedaliero d'importanza regionale - si legge in una nota - ora il Cto della Garbatella è entrato nelle politiche di risparmio della Giunta Regionale che ha deciso di dimezzare i posti letto e di esportare alcune specialità mediche e chirurgiche verso il Sant'Eugenio». Così «come avvenuto per il San Giacomo - spiega Sabino Venezia, del Coordinamento Rdb-Cub Sanità - non tutto verrà riconvertito e molto verrà chiuso, diminuendo la capacità dei servizi di dare risposte adeguate ai cittadini residenti e a quanti hanno sempre visto nel Cto un centro traumatologico di alto livello, per numero di posti letto e per professionalità». La riunione pubblica di domani «sarà un primo momento di analisi sulle incongruenze del Piano di razionalizzazione della rete ospedaliera del Lazio - sottolinea il rappresentante Rdb - attraverso il quale tenteremo di spiegare, ad operatori e cittadini, che il Cto merita di essere rilanciato e potenziato e non trasformato in una residenza sanitaria per anziani, pur utile nel nostro territorio, ma non a discapito del Pronto soccorso chirurgico, della Cardiologia o della breve osservazione».
11 marzo 2009 - Omniroma
CORTEI, LEONARDI (CUB): «NON RISPETTEREMO PROTOCOLLO»
(OMNIROMA) Roma, 11 mar - «Nonostante il sindacalismo di base, e la Cub in particolare, sia uno dei soggetti che promuove molte delle manifestazioni e dei cortei che attraversano la città, il Prefetto si è ben guardato dal convocarci per discutere del protocollo. Vuol dire che già mette in conto il nostro diniego e il fatto che, ovviamente, non lo rispetteremo». Lo dichiara in una nota Pierpaolo Leonardi, Coordinatore nazionale della Cub, in merito al protocollo sui cortei. «Il diritto di manifestare è garantito dalla Costituzione - prosegue Leonardi - e nessuno può impedirlo se non per motivi di ordine pubblico. Il Protocollo è una forzatura che può andar bene a chi lo ha sottoscritto, ma non può impegnare chi non lo condivide. Noi continueremo a manifestare nei luoghi in cui riteniamo utile far sentire la nostra voce e se ci saranno divieti sulla scorta di questo protocollo li sfideremo e ci appelleremo alla Magistratura. Viviamo tempi difficili in cui la salvaguardia delle prerogative democratiche sembra diventato un optional, per questo riteniamo indispensabile opporci a questo provvedimento e a ogni altro strumento di limitazione delle libertà democratiche».
11 marzo 2009 - Il Denaro
ospedale di agropoli
Il 27 marzo scatta lo sciopero
Sciopero di tutto il personale dell'ospedale civile di Agropoli il prossimo 27 marzo. Lo ha annunciato il sindacato di base Cub di Salerno.
La decisione è stata presa in seguito al mancato accordo, con la direzione generale dell'Asl Salerno 3, in merito al mancato aumento di organico. Saranno garantiti i servizi essenziali.
11 marzo 2009 - Il Tirreno
INCONTRO ALL’AGORÀ
PACCHETTO SICUREZZA
PISA - Stasera alle 21.15, al circolo Agorà in via Bovio 48, si tiene un incontro di informazione e dibattito sul tema "Pacchetto sicurezza - Decreto antistupri, decreti antiborsoni, numeri chiusi di ingresso nelle città: quale sicurezza, quale futuro, quali diritti per i cittadini immigrati?". Interverranno Aboubakar Soumahoro, responsabile nazionale Rdb.Cub immigrati, e un rappresentante dell’associazione Senegal Mbolo.
11 marzo 2009 - L'UnioneSarda
Venerdì riunione Rapprentanze base
Nuoro - Assemblea provinciale delle Rappresentanze di base-Cub venerdì prossimo alle18,30 a Nuoro nei locali di vicolo Giusti 17, zona piazza San Giovanni.Gli organizzatori intendono «rilanciare la lotta sindacale nel territorio» anche in vista del corteo nazionale del sindacalismo di base del 28 marzo «perchè non devono essere il lavoratori a pagare la crisi dei padroni». Per informazioni via web: rdbnuoro@yahoo.it, www.rdbcub.it
11 marzo 2009 - Il Giorno
FIERA IMMOBILIARE
Ex Arsenale a Cannes. I lavoratori: giù le mani
Bocciata l'ipotesi di trasformarlo in un resort
di MANUELA MARZIANI
PAVIA - TRASFERTA a Cannes per l'Arsenale di Pavia. Da ieri a venerdì 13, anche lo stabilimento di via Riviera parteciperà alla più grande fiera immobiliare del mondo, in cui il ministero della Difesa ha voluto essere presente per presentare un migliaio di immobili dismessi, tra i quali almeno 200 risultano strutture di prestigio, che annuncia di voler affittare. Non proprio vendere, almeno per il momento, perché la legge attualmente non lo consente. Ma un giorno chissà. E, nei progetti, questi edifici potrebbero essere trasformati in resort di lusso o centri congressi. «Per la prima volta - ha spiegato alla stampa il ministro Ignazio La Russa - la Difesa partecipa alla più importante fiera immobiliare del mondo. Naturalmente non andiamo lì per vendere gli immobili, ma per far conoscere la possibilità di investimenti consistenti a chi vorrà assicurarsi strutture di grande prestigio». ALMENO per il momento il ministero della Difesa potrà chiedere in cambio a chi è interessato alla concessione di queste strutture sia la costruzione di nuove caserme e dovrà stipulare accordi per la dismissione di un bene: sottoscrivendo convenzioni con i Comuni, accordi con le industrie private per l'utilizzo delle strutture industriali dismesse dalla difesa, accordi come contratti di affitto, per l'utilizzo delle strutture delle caserme militari non più utilizzate dalle forze armate. La notizia, rimbalzata velocemente a Pavia, naturalmente non è piaciuta ai dipendenti, che aspettano il 24 marzo per conoscere la loro prossima desinazione di lavoro. Anche perché, se erano inizialmente indirizzati a Milano, ora hanno appreso che sei delle otto strutture milanesi in cui avrebbero dovuto essere accolti, sono state inserite nell'elenco degli edifici da dismettere. Quindi alcuni dei 222 dipendenti rischiano di vedersi assegnata una destinazione e subito essere costretti a cambiare posto, con ulteriori disagi. PER EVITARE che questo possa accadere, la Rdb-Cub ha cercato di coinvolgere il territorio attraverso una lunga lettera spedita al prefetto Ferdinando Buffoni, al commissario Maria Laura Bianchi, al presidente della Provincia, Vittorio Poma, al consiglio regionale e ai parlamentari pavesi. «Affidateci una missione - chiedono i sindacalisti in particolare al ministero - che consenta allo stabilimento di essere traghettato a nuova destinazione conservando intatto il suo valore storico e artistico». Ma non solo, il sindacato vorrebbe anche scongiurare il pericolo che l'area si trasformi in un'altra ex Snia, in completo abbandono.
11 marzo 2009 - La Città di Salerno
SANITA’ E DISAGI
Agropoli, sciopero all’ospedale
I sindacati: «Nessuna risposta sulle carenze di organico».
Si terrá il 27 marzo Garantiti soltanto i servizi essenziali
Agropoli - L’ospedale di Agropoli verso lo sciopero quale forma di protesta contro la carenza di personale. La giornata di protesta, che fa seguito allo stato di agitazione avviato lo scorso mese di gennaio da tutto il personale del presidio ospedaliero, è stata proclamata per il prossimo 27 marzo. Nel corso dello sciopero saranno garantiti agli utenti solo i servizi essenziali. Alla protesta prenderanno parte anche i cittadini, le associazioni di volontariato e il comitato civico sorto a difesa dell’ospedale civile di Agropoli.
Ad annunciarlo è il segretario provinciale della Rdb Cub, Vito Storniello. «La decisione di proclamare una giornata di sciopero fa seguito - afferma Storniello - all’esito negativo del tentativo di conciliazione dello scorso mese di febbraio presso gli uffici della prefettura di Salerno, alla mancata convocazione della direzione generale dell’Asl Salerno 3, diretta dal manager Donato Saracino, per ottenere risposte certe sulla copertura delle carenze di organico. Lo scorso 27 febbraio abbiamo avuto un incontro con la direzione sanitaria che lasciava intravedere qualche soluzione alla crisi. Ma, purtroppo, la direzione generale durante l’incontro del 2 marzo ha smentito quanto dichiarato dai suoi collaboratori il 27 febbraio, negando qualsiasi possibilitá di copertura delle denunciate e accertate carenze di organico». Da qui la decisione di procedere con una giornata di protesta considerato che «la direzione generale non ha inteso accogliere alcuna delle richieste formulate a seguito dello stato di agitazione».
Alle iniziative di protesta intraprese dall’organizzazione sindacale Rdb-Cub ha aderito anche la Rsu (Rappresentanti sindacali unitari) dell’Asl Salerno 3, presieduta da Carmine Rufo. Da tempo all’ospedale di Agropoli è avvertita la problematica relativa alla carenza di personale, come d’altronde in tutti i presidi sanitari dell’Azienda sanitaria locale Salerno 3.
Qualche giorno fa si è tenuto a Vallo della Lucania un tavolo tecnico tra i sindacati e i vertici aziendali dell’AslSa3 per quantificare la carenza di personale nell’ambito delle varie strutture ospedaliere al fine di garantire il livello minimo essenziale. In totale sarebbero necessarie altre quarantacinque unitá infermieristiche da collocare nei cinque presidi ospedalieri. Altro punto dolente per l’ospedale di Agropoli è l’uscita dell’importante struttura sanitaria dalla rete dell’emergenza.
Su questa problematica, dopo l’ultimo incontro in Regione, è stato deciso che nelle more dell’approvazione della legge regionale di riorganizzazione dei presidi ospedalieri da parte del Governo centrale, la Regione con atto deliberativo dará ai direttori generali delle Aziende sanitarie locali indicazioni a non depotenziare o ridimensionare strutture ospedaliere o unitá operative esistenti sul territorio, con l’impegno di un recupero degli ospedali di Agropoli e Roccadaspide nel redigente piano dell’urgenza e dell’emergenza della regione Campania.
11 marzo 2009 - L'Arena
SANITA’. Protesta domani dalle 10 alle 12
Gli infermieri presidiano il Policlinico
La denuncia: «Doppio turno notturno troppo pesante»
Verona - Il pronto soccorso del policlinico di Borgo Roma domattina dalle 10 alle 12 sarà presidiato in segno di protesta.
L’iniziativa è delle Rappresentanze sindacali di base - Cub del personale paramedico, diretta conseguenza del confronto che lunedì si è svolto in prefettura - presenti la direzione ospedaliera e i lavoratori del Pronto soccorso - per cercare di trovare una soluzione «alle pesanti problematiche», si legge nella nota sindacale, «legate alla sicurezza degli utenti e del personale dovute alla carenza di organico».
Come ricorda il responsabile del Cub, Federico Martelletto, «il personale infermieristico e gli operatori sociosanitari chiedono il potenziamento di un’unità infermieristica nei tre turni e l’innesto di un operatore sociosanitario nel turno notturno per porre rimedio almeno alle continue emergenze che si verificano all’interno del Pronto soccorso.
Da parte sua, la direzione aveva dato la disponibilità, nel precedente incontro sindacale, a assegnare 2,5 unità complessive al fine di assicurare un solo infermiere aggiuntivo nel turno notturno. Una risposta», osserva il delegato sindacale, «che risolve parzialmente la questione, ossia per un solo turno».
Anche nell’incontro di lunedì in prefettura la direzione dell’ospedale, si legge nella nota sindacale, ha riconosciuto le problematiche da noi espresse, ma non ha voluto modificato la sua posizione, nemmeno di fronte alle mediazioni del sindacato. Ha invece comunicato variazioni di organizzazione dei turni che, apartire da aprile, comporteranno il peggioramento delle condizioni lavorative, visto che sono previste le doppie notti, particolarmente pesanti in un Pronto soccorso».
Insoddisfatte, le rappresentanze sindacali hanno deciso di mantenere «lo stato di agitazione, promuovendo un primo presidio di protesta per domattina e annunciando azioni sindacali che possano determinare altre concessioni più significative ai lavoratori del Pronto soccorso».
«La direzione aziendale», è la conclusione di Federico Martelletto, «riconosce la grave situazione, ma ammette di non poter dare risposte che determinino risoluzioni definitive. I cittadini di Verona, quindi, devonos apere che l’assistenza garantita dal personale del Pronto soccorso del policlinico non è completa e pertanto devono rassegnarsi e organizzarsi, se necessario, in altro modo».
11 marzo 2009 - Vaol.it
Rappresentanze sindacali di Base: contrattazione decentrata autonomie locali
Perchè così tante lamentele da parte dei lavoratori?
Sondrio - Abbiamo seguito con attenzione quanto riportato nei giorni scorsi dagli organi di stampa locali concernente il malumore venutosi a creare tra i lavoratori del Comune di Sondrio dopo essere venuti a conoscenza dell'attribuzione degli incentivi e premi del fondo di produttività anno 2008.
Sicuramente i lavoratori hanno tutte le ragioni per protestare non essendo plausibile che un soggetto percepisca circa €.150 lorde mentre un altro collega, magari di pari livello, solo perché collocato a svolgere la propria attività lavorativa in un altro settore, percepisca circa €.10.000 lordi (un lavoratore addirittura circa €.12.000).
Quanto verificatosi, purtroppo, nulla ha di illegittimo, considerato che a sorpresa l'ex Commissario ha applicato una norma di legge, però non ci possiamo esimere dal fare alcune considerazioni; ad esempio: se solo in quel settore si ha diritto ad essere incentivati così profumatamente perché non dare il diritto a tutto il personale di poterci lavorare a rotazione al fine di spalmare su più soggetti anno per anno gli incentivi previsti? Ci auguriamo che per l'anno in corso l'attuale Amministrazione riveda tale situazione al fine di evitare discriminazioni e sperequazioni di trattamento, soprattutto in un momento di criticità come quello attuale.
Purtroppo negli ultimi anni, grazie a leggi, ma sopratutto a rinnovi contrattuali devastanti, le risorse che dovevano essere una sorta di integrazione al reddito per tutti i lavoratori sono state spostate per premiare pochi.
Non solo il fatto verificatosi e giustamente criticato dai lavoratori del Comune di Sondrio riporta delle sperequazioni di trattamento; altre voci, previste dai contratti collettivi, sono utilizzate impiegando la percentuale maggiore per premiare pochi soggetti, come ad esempio le posizioni organizzative.
A dette figure ai sensi dell'art. 10 del CCNL devono essere attribuite delle risorse finanziare annuali che possono variare da €. 5.164,57 ad €. 12.911,42. Ci chiediamo:
- perché alle stesse viene riconosciuto quasi sempre il massimo della somma prevista quando, diversamente, alla totalità dei dipendenti il salario accessorio viene ridotto progressivamente ogni anno? Non ci pare che questo si possa considerare un trattamento equo!! Se sacrifici devono essere fatti tutti dovrebbero sostenerli e non solo una parte di lavoratori che è anche la più cospicua.
- come vengono individuate dette figure considerato che per il Comune di Sondrio, con ben 182 dipendenti, ne sono state istituite solo quattro nel 2005, cinque nel 2006 e sei nel 2007-2008, mentre per l'Ente Provinciale di Sondrio, avente 234 addetti, sono state istituite ben ventidue figure organizzative?
Riportiamo quanto si è verificato presso il Comune di Sondrio e presso l'Ente Provinciale di Sondrio negli ultimi anni:
Comune di Sondrio
Contratto Decentrato Integrativo | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 |
Incentivazione produttività | 90.859,00 | 150.373,00 | 86.660,00 | 17.000,00 (previsione) |
Retribuzione di posizione + Retribuzione di risultato | 51.316,00 per 4 posizioni | 64.310,00 per 5 posizioni | 84.069,00 per 6 posizioni | 93.348,00 per 6 posizioni |
Sicuramente il calo della somma destinata all'incentivazione della produttività presso il Comune di Sondrio è dovuto anche alle progressioni orizzontali effettuate nel 2007, ma ciò non giustifica che nel 2005 un dipendente percepiva circa 500,00 euro lordi di salario accessorio, nel 2006 ne percepiva circa 830,00 ed attualmente, a seguito dell'accordo del 2008, si vedrà erogata una somma di circa 96,00 euro lordi.
Provincia di Sondrio
Contratto Decentrato Integrativo | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 |
Incentivazione produttività e miglioramento servizi + incentivazione personale ex CFP | 145.301,88 | 93.699,10 | 110.000,00 | 120.000,00 | 69.941,32 | 63.000,00 |
Retribuzione di posizione + retribuzione di risultato | 264.000,00 | 264.000,00 | 264.000,00 | 264.000,00 | 264.000,00 | 254.949,84 |
Anche per l'Ente Provinciale il calo della somma destinata all'incentivazione della produttività nell'Ente Provinciale è dovuto anche alle progressioni orizzontali effettuate negli ultimi anni per alcuni dipendenti, ma ciò non giustifica che nel 2002 un dipendente percepiva circa 800,00 euro lordi di salario accessorio ed attualmente, a seguito dell'accordo del 2007, si vede erogata una somma di circa 350,00 euro lordi.
Se invece osserviamo la somma destinata per coloro che percepiscono la retribuzione di posizione ci accorgiamo che per l'Ente provinciale quasi nulla è variato dall'anno 2002 all'anno 2007. Delle citate ventidue posizioni organizzative nell'anno 2007 ben sette percepiscono 12.911,42 euro, una 12.000,00 euro, tre 11.500,00 euro, tre 10.329,14 euro, tre 9.037,00 euro, due 7.746,85 euro, una 6.455,00 euro e due 5.164,57 euro lordi; per quanto concerne invece il Comune di Sondrio pur tenendo conto che sono state aggiunte due posizioni organizzative dal 2005 al 2008 i fondi stanziati si sono quasi duplicati.
Quanto sopra, purtroppo, peggiorerà ulteriormente, infatti, a seguito dei nuovi tagli effettuati dal "superlaborista" ministro Brunetta e con l'accordo relativo all'introduzione del memorandum il salario accessorio subirà ulteriori tagli con una maggiore sperequazione nella distribuzione dello stesso; tanti soldi a pochi eletti e le briciole ai restanti lavoratori, ai quali verrà comunque chiesto di contribuire come già accade con i rinnovi contrattuali in essere, stralciando una quota dal tabellare che confluisce nel fondo, al fine di incrementare lo stesso.
La RdB/CUB da sempre si batte per la stabilizzazione del salario e per cercare di eliminare dette sperequazioni ma, purtroppo, altre Organizzazioni Sindacali continuano a sottoscrivere contratti di lavoro ed accordi peggiorativi che vanno nella direzione opposta.
La RdB/CUB continuerà la propria battaglia ma i risultati che potrà ottenere potranno essere consistenti solo se le lavoratrici ed i lavoratori daranno forza alle nostre iniziative.
Federazione Provinciale RdB/CUB
11 marzo 2009 - Genova press
TRASPORTI: GIOVEDÌ 12 MARZO MANIFESTAZIONE NAZIONALE
DAVANTI AL MINISTERO DEL LAVORO
Giovedì 12 marzo le organizzazioni del sindacalismo di base CUB, Confederazione Cobas, SdL Intercategoriale e Slai Cobas hanno indetto una manifestazione nazionale dei lavoratori dei Trasporti che si terrà a Roma, davanti alla sede del Ministero del Lavoro, in via Veneto 56, dalle ore 14.00. L'iniziativa intende rilanciare la mobilitazione per il rinnovo contrattuale dei Trasporti; contro le nuove regole in materia di diritto di sciopero, varate dal Consiglio dei Ministri il 27 febbraio; contro la cancellazione del Contratto Collettivo Nazionale; per i diritti sindacali ed il rilancio del Trasporto Pubblico Locale e universale. I lavoratori dei Trasporti, oggetto di una campagna che li rappresenta come "garantiti e privilegiati", sono in realtà in attesa del rinnovo contrattuale da ben 15 mesi. Su questa e sulle altre problematiche del settore, i promotori hanno richiesto un incontro con il Ministro Sacconi. In particolare le organizzazioni sindacali di base criticano la restrizione del diritto di sciopero nei Trasporti, sostenuta con affermazioni strumentali e confutabili attraverso i documenti stessi dell'Osservatorio sullo Sciopero. In Italia le aziende del TPL sono 1500, e che i 270 scioperi effettuati nel 2008 interessano solo un sesto delle aziende. I lavoratori dei Trasporti proseguiranno nella mobilitazione aderendo alla manifestazione nazionale indetta a Roma da CUB, Cobas e SdL per il prossimo 28 marzo in occasione della riunione dei Ministri del Welfare del G14.
11 marzo 2009 - La Repubblica
Clamorosa iniziativa all´Aalto-Sella.
La dirigente: "Cado dalle nuvole, queste cose non si discutono sui giornali"
Prof e impiegati in sciopero contro la preside
"Ci tratta male, l´istituto è diventato un feudo"
Torino - «Tratta tutti i dipendenti dell´istituto, professori e amministrativi, come se fosse un signore nel suo feudo, non rispetta le regole riconosciute nel mondo della scuola, non riconosce alcun ruolo istituzionale né dei rappresentanti dei genitori né degli studenti e meno che mai del consiglio d´istituto, l´unica strada che ci resta da percorrere è quella dello sciopero»: al prestigioso Istituto Aalto-Sella sta accadendo quel che raramente accade nelle scuole italiane. I docenti e i dipendenti tecnico amministrativi hanno dichiarato lo stato di agitazione contro la dirigente scolastica e minacciano lo sciopero. Maria Loretta Tordini, la preside risponde: «Cado dalle nuvole, non sapevo nulla di questa iniziativa. Queste cose non andrebbero risolte sui giornali ma in altra sede. Anche con il direttore regionale siamo d´accordo che certe cose non si portano in piazza. Il tutto è nato da un docente referente di un laboratorio: ha dato dimissioni, io l´ho sostituito con un´altra professoressa che si occupa di laboratorio teatrale, lui ci ha ripensato e ha messo su questa protesta, montando tutta una serie di considerazioni che non hanno consistenza normativa. Io ho agito nella piena correttezza». In effetti questa storia cui si riferisce la professoressa Tordini è iniziata qualche mese fa quando un docente, che organizzava con successo un laboratorio teatrale, per un´incomprensione con la preside venne estromesso dall´incarico. «Si è trattato solo della goccia che ha fatto traboccare il vaso - spiegano oggi gli insegnanti che aderiscono allo stato di agitazione - sono anni che nella nostra scuola non si riesce più a lavorare bene, non si possono trattare i professori come se fossero sudditi». Il gruppo di docenti che nella protesta è supportato dalla Cub Scuola, sostiene in definitiva che non si può gestire un istituto come una proprietà privata. Che per colpa dell´autoritarismo della preside hanno rassegnato le dimissioni e chiesto il trasferimento numerosi colleghi e negli ultimi anni c´è stato anche un crollo nel numero di iscrizioni. Il sindacato ha chiesto la mediazione dell´Ufficio scolastico regionale ma l´incontro che è avvenuto qualche settimana fa sembra non aver dato i frutti sperati. «So di aver agito nella completa correttezza credo che le cose si risolveranno da sé» replica la preside.(o.giu.)
11 marzo 2009 - CronacaQui
In un’informativa del Dis l’allarme per la presenza di estremisti in Ateneo
Dieci denunciati dopo gli scontri I servizi: «Infiltrazioni eversive»
di Enrico Romanetto
TORINO - Una decina di studenti identificati e denunciati a piede libero per resistenza e lesioni negli scontri dello scorso lunedì a Palazzo Nuovo. Centinaia di firme di studenti, docenti e dipendenti dell’Università di Torino, per chiedere la scarcerazione di Luca Germano, l’unico arrestato dopo i fatti che hanno dato inizio ad un confronto che ora divide l’ateneo. Al di là delle ideologie, fuori dalla dialettica fascismo-antifascismo, la battaglia con le forze dell’ordine, nell’atrio di Palazzo Nuovo, ha lasciato sgomenti molti universitari. «Era la mia prima manifestazione e sono ancora scosso per quanto ho visto - racconta Piermario, 20 anni, al secondo anno di Lettere -. Personalmente non mi riconosco nella realtà dei centri sociali ma credo sia illegittimo presentare liste d’ispirazione chiaramente fascista, per questo ho sfilato dietro allo striscione. Non certo per venire manganellato». Altro tema caldo è la posizione del Rettore, Ezio Pelizzetti, che molti studenti ora accusano di essersi totalmente disinteressato a quanto accaduto nella sede delle facoltà umanistiche. «Non è normale che un Rettore non sappia quanto capita nel proprio ateneo - spiega Francesca, 25 anni, laurenda in Scienze Politiche -. Anche io, che non sono certo un’autonoma, resto basita dalla presenza di simili realtà politiche all’interno della nostra università. Al di là della propria posizione politica, chi alza il braccio nel saluto romano, chi visita Predappio come un santuario o espone bandiere con la croce celtica, come trova il coraggio di negare di essere fascista? Certe pagine della nostra storia non dovrebbero ripetersi». Gli autonomi, dal canto loro, incassano la solidarietà di Cobas, Cub, docenti e ricercatori. «Esprimo la più ferma condanna dell’intervento delle forze dell’ordine - ha scritto in una lettera agli studenti Angelo D’Orsi, docente di Storia del pensiero politico contemporaneo - che si sono comportate, purtroppo, come forze del disordine, e invece di operare per sopire i contrasti politici e sociali, sembra abbiano scelto pregiudizialmente una parte contro le altre». Solidarietà a parte, le accuse mosse agli autonomi restano pesanti. «Chiamiamo le cose con il loro nome: sono questi cosiddetti "autonomi" i veri fascisti, non i giovani del Fuan - commenta Daniela Santus, docente di Geografia -. Democrazia significa libere elezioni, anche studentesche. Cosa sarebbe accaduto se non ci fossero state le forze dell’ordine? Forse saremmo qui a piangere i morti, a meno che "uccidere un fascista o un poliziotto non sia reato" come si gridava nel ’77». Preoccupazioni espresse anche da Augusta Montaruli, dell’esecutivo nazionale del Fuan. «Chiediamo al Governo provvedimenti straordinari per isolare i violenti - spiega - affinché chi viene identificato in situazioni di violenza politica non possa frequentare le sedi universitarie». L’ultima relazione del Dipartimento Informazioni Sicurezza, intanto, avanza l’ipotesi secondo cui, tra studenti e autonomi nelle ultime manifestazioni di protesta contro le riforme del Governo, possano essersi infiltrate anche le frange più estreme dell’eversione anarchica e dell’antagonismo di impronta antimperialista. Non soltanto all’Università, però. «L’attivismo di circuiti oltranzisti ha interessato principalmente la capitale, ma il fenomeno ha riguardato anche molte altre realtà, fra le quali Torino - si legge nel dossier -. I gruppi anarchici torinesi hanno animato una serrata campagna contro la presenza dei militari nei quartieri».
11 marzo 2009 - Il Manifesto
PISA. DIBATTITO ALL'AGORÀ
Stasera alle 21 al circolo di via Bovio 48 si parla di pacchetto sicurezza, decreto antistupri, decreti antiborsoni, numeri chiusi di ingresso in città ovvero "Quale sicurezza, quale futuro, quali diritti per i cittadini immigrato?". Partecipano all'incontro Aboubakar Soulahoro (responsabile immigrazione Rdb Cub nazionale) e un rappresentante dell'associazione Senegal Mbolo.
11 marzo 2009 - La Stampa
Torino. Tutti contro la preside. Di più: tutti in sciopero...
Torino - Tutti contro la preside. Di più: tutti in sciopero. Professori, studenti, persino i genitori. Che sarà mai successo all’istituto Sella-Aalto per scatenare la rivolta e dare il la a un’iniziativa mai vista, come lo sciopero di un intero istituto contro il suo dirigente?
Colpa di un laboratorio di teatro, in origine, prima soppresso e poi affidato a un docente diverso da chi se n’era sempre occupato.
Non basta. Il collegio docenti lo scrive in una lettera firmata da 43 professori e inviata alla direzione scolastica regionale. Parla di una «situazione di conflittualità, dovuta a una posizione di assoluta chiusura da parte del Dirigente scolastico nei confronti dei docenti e al mancato rispetto delle competenze». E aggiunge: «Abbiamo più volte provato a formulare proposte e tentativi di conciliazione e di dialogo che si sono però sempre scontrati con un atteggiamento di fastidio, e con atti tesi a sancire un’impostazione meramente gerarchica del ruolo di dirigenza». I genitori non sono da meno. Uno di loro, Matteo Errico, lancia l’allarme: «C’è tensione. Tanti docenti se ne sono andati, e in sei anni sono cambiati cinque direttori amministrativi». Stessi toni tra i ragazzi. «E’ una situazione che non ci riguarda direttamente ma sta creando un clima di tensione oltre a peggiorare molto la vivibilità a scuola e le possibilità per noi studenti», dice Tommaso Rossi.
E lei, la grande accusata? Maria Loretta Tordini si dice «allibita». Ribatte che le accuse sono frutto di «questioni personali. Io ho sempre agito in maniera corretta». Mercoledì prossimo si svolgerà un incontro in Prefettura per la conciliazione. Ma Cosimo Scarinzi, del sindacato Cub che sta seguendo la vertenza, ha poche speranze. «Difficile che si arrivi a un’intesa. Vorrà dire che sarà indetto lo sciopero».
11 marzo 2009 - La Provincia di Varese
dopo i 100 dipendenti in cassa
All'Hupac si produce anche la speranza
Direttore e personale uniti: «Stiamo facendo di tutto perché la crisi mondiale non ci colpisca»
di Valeria Arini
Busto Arsizio - Sembrano fiduciosi i dipendenti della Hupac anche dopo l'annuncio della cassa integrazione che dal mese di aprile toccherà cento dipendenti per un anno a ore zero. Almeno così pare, perché questo è quello che si sente fuori dai cancelli del grande scalo intermodale tra Busto e Gallarate. Gli operai leggono l'intervento come una misura necessaria e momentanea di salvataggio anche se continua a preoccupare il calo degli ordini, pari al 25 per cento secondo l'azienda.
come riprovarci
Le misure proposte dai ministri Tremonti e Bossi, ospiti sabato ai Molini Marzoli di Busto, vengono accolte con positività: «Dare credito alle aziende è la base per ripartire - commenta un dipendente - altrimenti finiremo come l'Argentina. Basta che non siano solo parole, ma si intervenga con i fatti perché il momento è difficile». Per il momento i sindacati non hanno in serbo alcuna iniziativa. Anche i delegati delle Rsu Al Cosas, chiamati all'appello da Renzo Canavesi del Cub Trasporti di Gallarate, non si sono ancora fatti avanti: «Patendo un incontro per poi potere eventualmente intervenire», dice Canavesi.
controcanto
Si sentono voci differenti. «Eppure - commenta il titolare di una piccola azienda di trasporti che da anni lavora per Hupac - la situazione non è proprio delle migliori. All'interno dello scalo merci c'è poco movimento, basta vedere i camion in entrata e in uscita che continuano a diminuire. Calano gli ordini di materie prime dalle paziente del nord Europa, la situazione è drammatica».
la rassicurazione
Dalla dirigenza dell'Hupac intanto Sergio Crespi cerca di calmare le acque: «Stiamo facendo di tutto per non far si che la crisi mondiale colpisca anche Hupac - spiega il direttore - l'intervento del governo sono indispensabili, soprattutto per dare credito alle aziende. Noi continuiamo ad investire per potere poi ripartire. La cassa integrazione sarà a rotazione e assicuro che anche per noi, dopo diverse assunzioni, prendere questo provvedimento non è stato facile».
11 marzo 2009 - La Provincia di Cremona
«Quella scuola è ‘ciellina’» Un’assemblea
Venerdì il Comitato cremasco in difesa della scuola pubblica, organizza un’assemblea aperta a tutti i cittadini, per lanciare un appello alla mobilitazione contro i finanziamenti regionali alla scuola di Comunione e Liberazione, che dovrà sorgere in città. Secondo i promotori dell’iniziativa, che si tiene nella sala del quartiere di Santa Maria alle 21, il protocollo l’intesa firmata tra Regione, Comune e fondazione Charis (legata a Cl) prevede lo stanziamento, in tre anni, di 4,5 milioni di euro per la costruzione di un istituto comprensivo privato gestito da Comunione e Liberazione. Il primo milione arriverà già quest’anno, mentre per l’edilizia scolastica pubblica l’intera provincia di Cremona nel 2009 si vede destinare solo 400135 euro. I promotori della serata chiedono l’abolizione dei finanziamenti regionali alla scuola di Cl e agli altri istituti privati, e l’utilizzo delle risorse per lo stato sociale e l’assunzione a tempo indeterminato dei precari del pubblico impiego. Aderiscono le sedi di Crema di Rifondazione, Giovani comunisti, Sindacato dei Lavoratori e Confederazione Unitaria di Base.
11 marzo 2009 - La Provincia di Como
Assemblea pubblica «Di Posta si muore»
(d. al.) Alle 18, allo Spazio Gloria del circolo Arci Xanadù in via Varesina 72, i Giovani Comunisti terranno l'assemblea pubblica «Di Posta si muore». L'iniziativa si svolge a distanza di un anno da quando Roberto Scavo, un diciannovenne precario delle Poste Italiane, è morto in un incidente mentre era a lavoro in scooter a Limido Comasco. L'iniziativa è organizzata in collaborazione con i lavoratori postali, i Cobas Pt Cub e il Circolo Poste del Prc di Milano. Parteciperanno i familiari di Roberto e esponenti politici e sindacali per confrontarsi sul tema della sicurezza sul lavoro.
10 marzo 2009 - Asca
TRASPORTI: AUTONOMI, GIOVEDI' MANIFESTAZIONE A ROMA SU CONTRATTO
(ASCA) - Roma, 10 mar - Giovedi' prossimo 12 marzo le organizzazioni del sindacalismo di base CUB, Confederazione Cobas, SdL Intercategoriale e Slai Cobas hanno indetto una manifestazione nazionale dei lavoratori dei Trasporti che si terra' a Roma, davanti la sede del Ministero del Lavoro, in via Veneto, dalle ore 14.00. ''L'iniziativa - si legge in una nota - intende rilanciare la mobilitazione per il rinnovo contrattuale dei Trasporti; contro le nuove regole liberticide in materia di diritto di sciopero, varate dal Consiglio dei Ministri il 27 febbraio; contro la cancellazione del Contratto Collettivo Nazionale; per i diritti sindacali ed il rilancio del Trasporto Pubblico Locale e universale''.
10 marzo 2009 - Dire
DIFESA. RDB-CUB: DISCARICHE E CENTRALI NUCLEARI IN AREE DEMANIALE
(DIRE) Roma, 10 mar. - "Con la costituenda Difesa servizi S.p.A. si fa cassa col patrimonio immobiliare militare mentre le aree demaniali potranno essere utilizzate anche per discariche, inceneritori e centrali nucleari". Si apre oggi a Cannes il Mipim, il principale salone internazionale della proprieta' immobiliare, che proseguira' fino al 13 marzo. La novita' di questo anno e' la partecipazione del ministero della Difesa italiano, "presente per garantirsi l'attenzione dei possibili acquirenti che in un futuro non remoto potrebbero essere interessati a speculazioni sul patrimonio militare italiano", dicono Rdb-Cub. "Questo futuro e' legato ai tempi di approvazione in Parlamento del ddl 1373 di istituzione della Difesa servizi S.p.A., forse la piu' grande operazione di privatizzazione e svendita mai tentata nel Paese". La costituzione della Difesa servizi S.p.A "consentirebbe di scavalcare tutti gli impedimenti frapposti dalla normativa vigente e, cosa piu' importante, uscire fuori dal controllo democratico del Parlamento", sottolinea Massimo Solferino della RdB-Cub Difesa. "Il principale obiettivo di questa societa' e' quello di far cassa utilizzando il patrimonio collettivo, espropriando cosi' cittadini della possibilita' di una riconversione al sociale di queste risorse, con ricadute benefiche sull'intera collettivita'". Ma la Difesa Servizi S.p.A. "non si occupera' solo della svendita del patrimonio del demanio militare. Infatti- aggiunge Solferino- tra le funzioni ad essa attribuite figurano anche l'utilizzo, in proprio o con gestioni miste pubblico-privato, di aree demaniali per settori strategici quali lo smaltimento rifiuti e l'approvvigionamento energetico". Accusa Rdb-Cub: "Ci troveremo dunque di fronte al cambiamento della destinazione d'uso di immense aree, sottoposte oggi a vincoli militari, in cui sara' possibile costruire discariche, impianti per la produzione di combustibile da rifiuti (Cdr), inceneritori e, potenzialmente, anche centrali nucleari". Il tutto- sottolinea la nota- "senza dover dar conto a Comuni, Province, Regioni o al Parlamento ma rispondendo solo al suo unico azionista: il ministro della Difesa". Prosegue il rappresentante Rdb: "Il personale civile e parte di quello militare verra' assorbito, privatizzato e utilizzato a supporto di tutte queste operazioni, venendo spogliato di tutte le prerogative di pubblico dipendente al servizio dello Stato. Per tutte queste ragioni la RdB-Cub P.I. contrastera' questo progetto scellerato e fa appello a tutti i cittadini, gli amministratori, le forze sociali e parlamentari affinche' vi si oppongano in tutte le sedi opportune", conclude Solferino.
CASA. ASIA-RDB: RINVIATI ALTRI DUE SFRATTI PER MOROSITA'
(DIRE) Roma, 10 mar. - "Questa mattina, ancora una volta grazie alla mobilitazione della rete di tutela del diritto all'abitare, si e' riusciti a ottenere il rinvio di due sfratti per morosita', uno a Tor Bella Monaca, l'altro a Cinecitta'". Lo rende noto un comunicato di Asia-Rdb, che precisa come "in entrambi i casi si tratta di inquilini con serie problematiche socio-sanitarie, ma i brevi rinvii ottenuti oggi non serviranno certamente a trovare le soluzioni necessarie". "Il 25 marzo a Cinecitta' e il 7 aprile a Tor Bella Monaca ci ritroveremo ancora una volta a fronteggiare l'ufficiale giudiziario e l'eventuale forza pubblica- prosegue la nota- Se le previsioni nere sulla perdita di milioni di posti di lavoro si avvereranno, come purtroppo gia' constatiamo, andremo incontro a un disastro sociale. Per contrastare l'inerzia dell'amministrazione comunale e inchiodarla alle proprie responsabilita', i movimenti convocano un'assemblea generale per il diritto all'abitare il 12 marzo alle 17 presso l'ex cinema Volturno occupato (in via Volturno, 37) e indicono una manifestazione in Campidoglio per il 19 marzo, in occasione del dibattito sul bilancio comunale". "I movimenti romani per il diritto all'abitare aderiscono inoltre compatti alla manifestazione del 13 marzo a sostegno degli inquilini di via Pincherle- conclude la nota- per chiedere il blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi, con la garanzia del passaggio da casa a casa".
RICERCA. USI/RDB: NEL 2008 AL CNR BOOM INCARICHI ESTERNI (+500%)
PER LE CONSULENZE SPESI 25,6 MLN IN UN ANNO, ASSUMERE PRECARI
(DIRE) Roma, 10 mar. - Boom di incarichi esterni al Cnr. Nel 2008 si sarebbe registrato un incremento del 500% delle consulenze, per una spesa di 25,6 milioni. A sottolinearlo, nella sua pubblicazione 'Il Foglietto', e' il sindacato Usi/Rdb-Ricerca sottolineando che i dati sono facilmente rintracciabili sul sito dello stesso Consiglio nazionale delle ricerche. Complessivamente gli incarichi conferiti nel 2008 dall'ente di ricerca di piazzale Aldo Moro sono stati 3.250, per un esborso complessivo di 25 milioni 641 mila 692 euro. Soldi "sufficienti- fa notare l'articolo- ad assumere con regolare contratto 600-700 tra co.co.co. E assegnisti che operano nelle strutture scientifiche, come se fossero lavoratori subordinati". Solo dal 15 marzo 2008, inizio dell'era Maiani (il nuovo presidente), gli incarichi sono stati 2.581, con una spesa di oltre 19,7 milioni di euro. Andando indietro di un anno, nel 2007, se ne contano 638, con una spesa di 3 milioni 874 mila 56 euro. L'incremento "e' stato davvero record-sottolinea l'Usi/Rdb-Ricerca- ed e' di circa il 500%". Se poi si va indietro di due anni, si rileva, sempre dai dati presenti sul sito dell'ente, che gli incarichi esterni sono stati 167, per un costo complessivo di 1,6 milioni di euro. Anche i numeri relativi ai primi due mesi del 2009 sembrano confermare il trend del 2008, continua l'articolo su 'Il Foglietto': alla fine dello scorso mese di febbraio gli incarichi conferiti dal Cnr dall'inizio di gennaio assommano a 357, per una spesa di oltre 3,8 milioni di euro. "Se qualche ministro fosse davvero animato dalla voglia di stroncare un andazzo che si protrae da tanto, troppo tempo- chiude Rocco Tritto, segretario dell'Usi/Rdb-Ricerca- le consulenze avrebbero vita breve e finalmente le cospicue risorse che le stesse assorbono potrebbero essere utilizzate per creare lavoro. Vero".
10 marzo 2009 - Omniroma
CASA, ASIA RDB: FATTI RINVIARE ALTRI DUE SFRATTI PER MOROSITÀ
(OMNIROMA) Roma, 10 mar - «Questa mattina , ancora una volta grazie alla mobilitazione della rete di tutela del diritto all'abitare, si è riusciti a ottenere il rinvio di due sfratti per morosità, uno a Tor Bella Monaca, l'altro a Cinecittà». Lo comunica in una nota Asia Rdb. «In entrambi i casi - prosegue la nota - si tratta di inquilini con serie problematiche socio-sanitarie, ma i brevi rinvii ottenuti oggi non serviranno certamente a trovare le soluzioni necessarie. Il 25 marzo a Cinecittà e il 7 aprile a Tor Bella Monaca ci ritroveremo ancora una volta a fronteggiare l'ufficiale giudiziario e l'eventuale forza pubblica. Se le previsioni nere sulla perdita di milioni di posti di lavoro si avvereranno, come purtroppo già constatiamo, andremo incontro a un disastro sociale». «Per contrastare l'inerzia dell'amministrazione comunale e inchiodarla alle proprie responsabilità, i movimenti convocano un'assemblea generale per il diritto all'abitare il 12 marzo alle ore 17 presso l'ex cinema Volturno occupato (in via Volturno 37) e indicono una manifestazione in Campidoglio per il 19 marzo, in occasione del dibattito sul bilancio comunale - conclude la nota - I movimenti romani per il diritto all'abitare aderiscono inoltre compatti alla manifestazione del 13 marzo a sostegno degli inquilini di via Pincherle. Blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi, passaggio da casa a casa».
10 marzo 2009 - Il Foglietto Usi RdB Ricerca
E' DISPONIBILE, su www.usirdbricerca.it , IL NUMERO 9 - Anno VI
DEL SETTIMANALE on line DI INFORMAZIONE SINDACALE DAL MONDO DELLA RICERCA
In questo numero:
* Cnr, nel 2008 boom di incarichi esterni aumentati del 500% rispetto al 2007
* Basta consulenti serve lavoro vero
* In tanti a difendere il diritto di sciopero
* Fiorentini: "La mobilitazione dei precari deve continuare"
* Corsi di formazione Inea? Fuori orario di lavoro
* Giustizia a orologeria? No, senza orologio
* Per i disabili gravi le Asl ignorano la legge
* Nel pubblico impiego corsa alle cessioni del 5°
10 marzo 2009 - Il Centro
La carica dei precari: rivogliamo il lavoro
Duecento in corteo per chiedere al governo un piano di stabilizzazione Incontro con l’assessore regionale Venturoni. Tutte le Asl invitate a cercare posti in pianta organica
di Flavia Buccilli
PESCARA - Prima un sit in davanti agli uffici della Asl di Pescara, poi il corteo fino all’assessorato regionale alla Sanità. Circa duecento precari delle Asl abruzzesi hanno scioperato e manifestato ieri mattina perché dopo anni di lavoro credono di aver diritto a un’occupazione stabile e non vogliono tornarsene a casa com’è accaduto a tanti colleghi. Con cartelli di protesta, manifesti mortuari, fischietti e megafoni hanno sfilato per le vie della città urlando rabbia e indignazione.
Poi, una volta in via Conte di Ruvo, una delegazione ha incontrato l’assessore Lanfranco Venturoni. In un periodo nero per la sanità, con i conti drasticamente in rosso, i precari sperano ancora di poter essere assunti dalle Asl, visto che per anni i loro contratti di lavoro sono stati rinnovati. Alla Asl di Pescara, poi, la situazione è drammatica perché il 28 febbraio sono stati licenziati 48 Edp e non è chiaro se, come e quando potranno rientrare. Per molti lavoratori si parla da settimane di un piano di stabilizzazione che è già stato presentato al governo dal commissario della Sanità, Gino Redigolo, ma non ci sarebbe ancora il "via libera" e non si conoscono i tempi. Si pensa anche a nuovi concorsi da bandire per far riprendere a lavorare alcuni ex precari, ma prima serve la pianta organica. Essendo tutto molto incerto Comitato precari, Rdb e Cobas hanno deciso di scendere in piazza, ieri mattina, e i lavoratori hanno potuto contare sul supporto di arco Fars e Maurizio Acerbo, rispettivamente segretario regionale e consigliere regionale di Rifondazione comunista, e di una delegazione del Partito comunista dei lavoratori. Dopo il rumoroso corteo i rappresentanti delle sigle che hanno proclamato lo sciopero sono riusciti a strappare due promesse all’assessore regionale alla Sanità, Venturoni. «Questa settimana», spiega Mario Frittelli (Rdb), «l’assessore chiederà alle Asl che hanno disponibilità di posti in pianta organica e fondi a disposizione se è possibile bandire degli avvisi pubblici a tempo determinato riservati ai co.co.co. Questo tipo di percorso, sollecitato alle Asl di Lanciano e Avezzano-Sulmona proprio da noi, è possibile perché consente di non sforare il tetto di spesa». L’assessore sembra non essere contrario a un’ipotesi del genere e nei prossimi giorni la verificherà. Per quanto riguarda i precari pescaresi le tre sigle hanno sollecitato «un tavolo tecnico unico, con la partecipazione dei sindacati, del manager della Asl, Claudio D’Amario, del commissario, Gino Redigolo, e dell’assessore Lanfranco Venturoni, per fare in modo di trovare tutti insieme la soluzione meno drammatica possibile», considerato che i primi licenziamenti ci sono stati e altri si annunciano nei prossimi mesi per altri 200 precari, tra cui molti infermieri. L’assessore conta di avere il quadro della situazione più definito nei prossimi giorni, sia per quanto riguarda il bilancio della Asl di Pescara che il piano industriale da attuare sul territorio della provincia ma Rdb, Cobas e Comitato precari dicono subito che non intendono far passare un eventuale progetto «di chiusura di strutture e servizi a Penne e Popoli. In questo modo il personale sarebbe trasferito a Pescara, si perderebbero le speranze di stabilizzazione dei precari e verrebbero meno i servizi in questi centri della provincia». La richiesta delle tre sigle è di «assicurare l’assunzione dei precari» per cui è necessario «approvare urgentemente la pianta organica». Il timore di Cesare Barboni, portavoce del Comitato precari, è che Asl e Regione «stiano temporeggiando, per arrivare a giugno, fare altri concorsi e mettere dentro nuovi addetti. Così, però, si fa piazza pulita, col cinismo più totale, di persone impegnate per anni in questi uffici e reparti» e quando si dice che i soldi non bastano «riteniamo che siano tutte scuse perché basterebbero 700mila euro per stabilizzare circa mille precari». Il consigliere regionale Acerbo attende di discutere la questione in commissione Sanità ma nel frattempo dice che «non ha senso agire in maniera ragioneristica e tagliare personale perché così si indirizzano i cittadini verso le strutture private, aumentando la spesa. Vanno mantenuti i livelli essenziali di assistenza», dice, «e dal punto di vista morale non si può far pagare ai lavoratori gli errori commessi dalla politica. Non è colpa dei precari se in passato i concorsi non sono stati fatti».
Qualcosa di più se ne saprà nei prossimi giorni, anche perché Rdb, Cobas e Comitato precari attendono di sapere dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, l’esito degli incontri con Letta e Sacconi. E per venerdì è stata annunciata un’assemblea alla Asl di Pescara, anche per discutere di altri giorni di sciopero. Nel frattempo continuano le ronde per scovare gli ex precari che hanno intenzione di lavorare gratis pur non avendo più un contratto. Nei giorni scorsi le prime ronde hanno consentito di individuare dei volontari, subito segnalati alla Asl da quei precari che vogliono sì lavorare ma senza sotterfugi, con un contratto e a pagamento.
10 marzo 2009 - L'Unità
Il covo dei precari? Regioni e Sanità. Ma senza di loro chiuderanno interi settori
di Massimo Franchi
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Su un punto tutti sono d’accordo, anche Brunetta. All’ammazza-precari saranno necessarie delle deroghe perché diversamente interi uffici, in special modo negli enti locali, saranno semplicemente chiusi. «Entro il mese di maggio, di concerto con il ministro Tremonti, emanerò un decreto che stabilirà le regole per una eventuale prosecuzione dei contratti fino all’espletamento delle procedure concorsuali previste dalla stessa norma», ha annunciato Brunetta. «Proprio questa era la ragione per cui con la finanziaria 2008 si era ritenuto prorogare i contratti fino alla fine dei processi di stabilizzazione, scaglionando le assunzioni su base programmatica nel tempo in modo da consentire l’assorbimento di questo personale in maniera graduale», spiega Gianguido Santucci della Fp Cgil. Sempre tenendo conto dei dati ufficiali è interessante vedere come l’ultimo definitivo in materia riguarda il personale in possesso dei requisiti (prova selettiva in entrata e tre anni di contratto) non stabilizzato nel 2007. Ebbene su un totale di 38.956, ben 19.400 faceva capo alle Regioni e 13.209 al Sistema sanitario nazionale. Insieme i due settori rappresentano l’82 per cento del totale. Sanità ed enti locali. Sono questi i settori a più alto tasso di precariato. Ma la ragione del ricorso a contratti di questo tipo si spiega totalmente con i tagli del governo centrale a Regioni, Province e Comuni. Gli enti locali sono stati costretti a fare un uso massiccio di questi contratti per spendere meno e non dover chiudere interi settori che non potevano più permettersi con personale a tempo indeterminato. Il ministro Brunetta ha cercato di parare il fuoco di fila di sindacati ed opposizione aggrappandosi alla, per lui, magica parola: «Concorsi». «Si possono realizzare nell’arco di un anno. Penso che sia arrivato il momento di dire basta alle proroghe e non avrò alcuna pietà per quelle pubbliche amministrazioni che hanno fatto carne di porco di questo metodo di assunzione». Su questo tema il segretario della Fp Cgil Carlo Podda risponde per le rime: «Ci auguriamo che il ministro Brunetta, nell’utilizzare la formula "nessuna pietà per chi usa male i precari", si riferisca alle responsabilità politiche da perseguire, e non alla punizione inspiegabile dei precari stessi». Concorsi, dunque. Ma quanti? I posti, Tremonti docet, saranno pochissimi e in gran parte solo nei ministeri. Una stima è possibile farla leggendo la Finanziaria dell’anno scorso e riguarda in buona sostanza le funzioni centrali, ministeri ed agenzie fiscali. «La legge 133 prevedeva che potessero essere messi a bando di concorso il 10 per cento del turn-over del 2008, ossia del numero di persone andate in pensione lo scorso anno. Una stima si può fare: di sicuro non si arriva a 2 mila posti messi a bando. Una percentuale infinitesimale», spiega Santucci. Parole confermate dal Dipartimento Funzione pubblica del ministero del Lavoro. «Le indicazioni che ci sono state fornite sono quelle di rispettare in tutti i modi i tempi. Dovremo emanare i regolamenti (i Dpcm) entro il primo luglio – spiegano da Palazzo Vidoni – e il fatto di risparmiare i 60 giorni per il monitoraggio è importante. I criteri non sono stati ancora definiti ma si cercherà di conciliare l’aspetto funzionale, dando quindi priorità a enti locali e sanità, con l’aspetto sociale. Il faro sarà quello della scrematura delle situazioni meritevoli con particolare attenzione alla modalità di reclutamento. Di certo sarà molto difficile che un co.co.co. venga confermato».
Ma proprio il tema delle deroghe toglie coerenza all’azione del governo. «Promettere deroghe significa riconoscere che senza precari la Pubblica amministrazione non va avanti», chiosa Carmela Bonvino, responsabile settore Precari delle RdB-Cub. Come darle torto?
10 marzo 2009 - Liberazione
Roma, i cittadini denunciano i veri problemi
L'emergenza abitativa dura da tempo: mutui altissimi e case sfitte
di Daniele Nalbone
Roma - E fu così che gli stessi che quindici anni fa iniziarono il "sacco di Roma" ora si ergono a paladini contro la cementificazione.
«Se non sbaglio Rutelli e Veltroni hanno, per quindici anni, regalato aree verdi ai loro "amichetti" su cui costruire immensi quartieri dormitorio intorno a enormi centri commerciali» afferma ironicamente Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa. In effetti, sembrano essere proprio questi mostri del commercio moderno le nuove "centralità" per neonati quartieri «mentre una volta si pensava prima alle strade, all'illuminazione, alle scuole, ai collegamenti verso il centro mediante mezzi pubblici, e si studiava attentamente l'agglomerato sociale in cui inserire migliaia di nuclei familiari, ora si considera solo l'"agglomerato commerciale"». Non finiamo neanche la telefonata che una mail comunica come «il comitato inquilini Ater di Ponte di Nona intende denunciare pubblicamente la situazione di abbandono e degrado in cui si trova attualmente la zona di case popolari in cui vivono». Immediatamente contattiamo al telefono i portavoce del Comitato che ci spiegano come nell'ordine del giorno richiesto all'ottavo Municipio si debba discutere di «un'adeguata illuminazione stradale notturna. Denunciamo - continuano - il fatto che molte strade devono essere ancora finite e come ci sia un unico autobus per fronteggiare la drammatica situazione della mobilità». Incredibile. Che dirà ora Franceschini? Più autobus per tutti?
Eppure sono anni che la Rete romana per il diritto all'abitare indica alle varie amministrazioni che si sono succedute quale sarebbe la strada da seguire per arginare l'emergenza abitativa. «E non parliamo solo delle occupazioni che da centrodestra e centrosinistra diversi esponenti politici potrebbero immediatamente ritenere come delinquenziali» spiega Fagiano «anche se in paesi come la Spagna occupare un immobile in disuso da almeno due anni non è configurabile come reato». Parliamo di autorecupero e utilizzo del patrimonio pubblico in dismissione, «un sistema che abbiamo lanciato a Roma da quasi dieci anni ma che le precedenti amministrazioni ritenevano una semplice "sanatoria" delle occupazioni mentre l'attuale non ha neanche capito di cosa si tratti». Eppure è semplice: si prende (leggi si occupa) un immobile abbandonato (ad esempio una scuola o una caserma), si concede il cambio di destinazione d'uso a scopo abitativo (a Roma solo dopo occupazioni di assessorati, uffici pubblici e simili), e si iniziano i lavori di riqualificazione dello stabile a spese del Comune per gli esterni e degli inquilini per gli interni, con cifre che vanno da 100 a 300 euro al mese. Ma i vantaggi di un'esperienza di questo genere non si fermerebbero alla semplice convenienza economica: «Come nel caso delle occupazioni, le famiglie si inseriscono in un tessuto sociale definito e in quartieri già abitati e "vivibili" e non in nuovi insediamenti in cui vengono "deportati", in zone di Roma che non sono collegate e non hanno alcun servizio per la cittadinanza. Tranne i centri commerciali, ovviamente». E ora? I Movimenti non staranno di certo a guardare le schermaglie tra Franceschini e Berlusconi: giovedì 12 alle ore 18 presso l'ex Cinema Volturno si riuniranno in un'assemblea aperta a tutti, «dagli occupanti, ai senza casa, ai "semplici inquilini" che mai prima d'ora avrebbero pensato di dover iniziare una lotta per veder riconosciuto il proprio diritto alla casa» spiega Paolo Di Vetta di AS.I.A RdB «fino ad arrivare a tutte quelle famiglie che una casa ce l' hanno ma a fronte di un mutuo impossibile da onorare ogni mese o di un affitto stellare».
Perché «il problema della casa dovrà essere portato all'attenzione di tutti i ministri del Welfare del G14 che si riuniranno a Roma il 23 marzo» afferma Bartolo Mancuso di Action. «E' inconcepibile che in un paese siano in sofferenza abitativa (cioè che spendono più del 40% del reddito per l'affitto) 1milione e 760mila famiglie (dati Cresme per il 2007) alle quali vanno aggiunti 5 milioni di nuclei familiari, soprattutto giovani, alle prese con un pagamento di mutuo che può arrivare fino a trent'anni». Tutto questo perché a partire dalla legge 431 del 1998 approvata dal Governo D'Alema che ha abolito l'equo canone e introdotto il libero mercato degli affitti e «a causa dell'infondata ideologia liberista si è totalmente interrotto l'intervento pubblico nel settore. Anzitutto non vi è stato un piano governativo per la realizzazione di case popolari, con la conseguenza che in Italia tali alloggi raggiungono una percentuale del 4% (solo la Grecia fa peggio in Europa). E, come se non bastasse, il primo Governo Berlusconi ha provveduto a una svendita del Patrimonio degli enti pubblici che ha ulteriormente drogato il mercato, in quanto meno abitazioni a canoni calmierati esistono sul mercato, più cresce il prezzo di queste».
Il tutto mentre Roma, «dopo l'ubriacante campagna elettorale della destra fatta di proclami e spot e l'immedesimazione di Tremonti in un moderno Robin Hood, spalleggiato da un Alemanno che prometteva 30mila case popolari, stiamo assistendo alla reale politica della Giunta capitolina: lo stare dalla parte dei poteri forti. L'unico provvedimento adottato a Roma è il bando sulla cementificazione della aree agricole e il "regalo" dell'Acea, che dovrebbe erogare servizi per tutti e tutelare beni comuni come l'acqua, a questi poteri con la nomina di Giancarlo Cremonesi (Acer) come presidente e scegliendo un cda benvoluto da Caltagirone». Per questo giovedì 19 i movimenti saranno in Campidoglio per chiedere l'istituzione, in bilancio, di un fondo strutturale per la casa alimentato con l'innalzamento dell'ICI sulle seconde, (terze, ecc..) case e su quelle vuote e dai proventi dai cambi di destinazione d'uso e dei (passati e futuri) condoni.
Cartiera Pigna, riprende la lotta dei 12 pakistani esclusi dalla Cig
Alzano L. - Riprende oggi la mobilitazione degli "invisibili della cartiera Pigna" di Alzano Lombardo (Bergamo). I 12 lavoratori «pakistani licenziati il mese scorso ed esclusi dalla cassa integrazione», rende noto la Cub in un comunicato, apriranno «un percorso di iniziative presso le sedi in cui sono stati siglati i pessimi accordi sindacali firmati da Cgil, Cisl e Uil, il comune di Alzano, l'azienda e gli stessi sindacati firmatari». Dopo gli scioperi e le manifestazioni di solidarietà del mese scorso, «inizieremo un'ulteriore forma di pressione - conclude il sindacato di base - perchè questi 12 lavoratori sono stati isolati del tutto e 11 di loro hanno anche problemi di rinnovo del permesso di soggiorno».
10 marzo 2009 - Caserta news
LAVORO
Salerno. "Nell'ambito della GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE...
Salerno – "Nell'ambito della GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO L'ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO E PER DIFENDERE IL DIRITTO AL CONFLITTO, nella serata di venerdì 6 marzo, il Patto di Base di Salerno (COBAS - CUB - SDL) è stato ricevuto alla Prefettura di Salerno. I delegati del sindacalismo di base hanno consegnato un forte e determinato dissenso contro il tentativo di abolire il diritto di sciopero, incaricando il Prefetto Meoli di rappresentare tale protesta al Governo Berlusconi.
Il disegno di legge attenta pesantemente non solo ai diritti dei lavoratori, ma anche alla democrazia e alla Costituzione.
Il sindacalismo di base contrasterà ogni tentativo di imporre per legge la pace sociale con il divieto e la criminalizzazione del diritto di sciopero e di ogni forma di protesta e libera espressione in Italia.
Il sindacalismo di base promuove una manifestazione nazionale a Roma il 28 marzo quando si riuniranno i ministri del Lavoro e politiche sociali del G14 per far pagare la crisi ai salariati e ai settori popolari".
10 marzo 2009 - Maremma news
Anche a Grosseto un presidio in difesa delle libertà di tutti i lavoratori
RdB/CUB, Cobas e Sdl si riuniranno mercoledì 11 marzo alle ore 16.00 in P.zza Rosselli per manifestare in favore dei diritti dei lavoratori
Grosseto - Sulla scia delle manifestazioni e dei presidi organizzati in tutta Italia il 6 marzo da RdB/CUB, COBAS e SDL contro l’attacco ai diritti dei lavoratori ed ai diritti democratici individuali portato dal Governo e contro il tentativo di cancellare le libertà ed i diritti sindacali costituzionalmente tutelati, anche a Grosseto, mercoledì 11 marzo alle ore 16.00 in P.zza Rosselli, presidio in difesa delle libertà di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici. A livello provinciale, condividendo le motivazioni dell'iniziativa, ha aderito anche il Sindacato della sanità FIALS. Dopo le ronde, le restrizioni ai cortei, le cariche agli operai, si cerca dunque, con questo provvedimento, di impedire il conflitto sociale, ben sapendo che i costi della crisi si stanno scaricando proprio sulle spalle dei lavoratori. "Con questo provvedimento, - dice Stefano Corsini, della Federazione territoriale Rdb/CUB - dichiarato per il solo settore dei trasporti, ma già da solo inaccettabile ed arbitrario, il Governo vuole predisporre una legislazione autoritaria per gestire la fase attuale e futura di grave crisi economica, poter meglio reprimere le proteste dei lavoratori ed imporre per legge la pace sociale vietando e criminalizzando il diritto di sciopero. Impraticabile, arrogante e fuori dalla realtà l' ipotesi di consegnare lo sciopero, che è un diritto individuale sancito dalla Costituzione, alla disponibilità di Sindacati che rappresentino il 50% dei lavoratori, tanto più assurda in quanto in molte aziende i lavoratori iscritti al Sindacato nemmeno arrivano al 50%. L’introduzione poi, del referendum preventivo, tende a dilazionare e snaturare l'azione di sciopero, già oggi estremamente contrastata dalle limitazioni della Commissione di Garanzia e dai ripetuti divieti del Governo. Altrettanto improponibile è l' adesione preventiva allo sciopero, un non senso giuridico stante l'impossibilità del singolo di poter mutare il proprio atteggiamento rispetto ad un'azione sindacale indetta." "Inaccettabile e beffarda infine, - conclude Stefano Corsini - la forma di lotta virtuale che di fatto elimina il diritto di sciopero ed assegna alle parti la capacità/volontà di individuare la "penale" per l'azienda in caso di "sciopero lavorato", mentre ai lavoratori si ritira l'intera giornata di lavoro: Risultato quindi, perdita secca della giornata per il lavoratore ed una impercettibile riduzione dei profitti per l'azienda." Durante l'iniziativa è stato richiesto un incontro con il Sig.Prefetto di Grosseto.
10 marzo 2009 - L'Eco di Bergamo
Alzano, presidio
Soluzione Lavoro
Lunedì alle 10 davanti al Comune di Alzano la Cub (Confederazione unitaria di base) organizza un presidio di solidarietà per i 12 lavoratori pakistani della Cooperativa Soluzione Lavoro di Milano licenziati a seguito della chiusura della divisione Cartiera della Pigna per la quale lavorava la cooperativa.
Indesit, due pullman allo scioperoI sindacati puntano a portare due pullman da Brembate Sopra alla manifestazione nazionale Indesit del 20 marzo a Torino contro la chiusura dello stabilimento di None. Le prime adesioni sono state raccolte all'assemblea di ieri dei lavoratori di Brembate Sopra (560 persone, tutte attualmente in Cig).
10 marzo 2009 - Il Tempo
Stabilizzazione In 100 hanno partecipato ieri a Pescara a una manifestazione L'assessore Venturoni ha promesso di convocare un tavolo di concertazione
Sanità pubblica
«I soldi per i precari ci sono Manca la volontà politica»
di Antonio Fragassi
PESCARA - «I precari della Sanità stanno peggio di me». Strappava un sorriso amarissimo il telo a mo' di cappotto che una precaria dell'Asl di Pescara aveva fatto indossare al suo cagnolino. Era quella l'esatta fotografia di una situazione divenuta ormai insostenibile per i 700 precari della Sanità abruzzese, che ieri hanno manifestato per la stabilizzazione dei contratti, nella mobilitazione organizzata da Rdb, Cobas e Comitato precari. Erano in cento a scandire, marciare e urlare tutta la rabbia anche per gli altri che non erano potuti venire a Pescara per il corteo che, partendo dalla sede della direzione Asl, in via Paolini, è arrivato in via Conte di Ruvo, davanti alla sede dell'assessorato regionale alla Sanità. Sono 700, infatti, i precari della Sanità in Abruzzo, 350 sono stati già sbattuti fuori, ultimi in ordine di tempo i 48 operatori Edp dell'ospedale di Pescara (quelli che mandavano avanti il Cup, tanto per intenderci), gli altri rischiano di fare la stessa fine «se la Regione - ha tuonato il leader della Rdb, Mario Fritelli - non interverrà subito». Secondo i lavoratori e i rappresentanti sindacali che hanno organizzato la manifestazione e il presidio in via Conte di Ruvo, «i soldi ci sono, non serve fare acrobazie contabili, se il piano di rientro del bilancio previsto dal presidente della Regione Chiodi andrà in porto». «Del resto, - ha aggiunto Frittelli - lo stesso assessore Venturoni è uscito allo scoperto e ha detto chiaramente che è possibile stabilizzare i contratti di tutti e 700 i precari abruzzesi». I precari chiedevano di incontrare il nuovo manager dell'Asl di Pescara, Claudio D'Amario, ma questi era impegnato non si è visto, impegnato nella presentazione del Pronto soccorso pediatrico. I lavoratori chiedevevano anche di incontrare l'assessore Venturoni e alla fine ci sono riusciti. «Venturoni è d'accordo sulla nostra richiesta di convocare al più presto un tavolo di concertazione - ha spiegato Cesare Barboni del Comitato precari - per avviare un percorso concreto verso la stabilizzazione, altrimenti a giugno vi saranno altri 200 disoccupati solo a Pescara». Dopo aver ricordato che alla fine di febbraio sono scaduti solo nel capoluogo adriatico i contratti a 48 operatori Edp, Barboni ha rivelato che «a maggio il reparto di Cardiologia dell'ospedale di Pescara rimarrà senza 3 infermieri e che dal reparto di Cardiologia è stato già presentato un esposto alla Procura per carenza dei livelli essenziali di assistenza, e intanto ora a rischiare di rimanere senza lavoro sono anche gli infermieri». Alla voce soldi, Barboni ha rincarato la dose: «Le risorse ci sono e la spesa per la stabilizzazione dei precari è irrisoria, appena mezzo milione di euro l'anno, briciole rispetto ai milioni che vengono buttati via per esternalizzazioni, consulenze, mega-contratti inutili e convenzioni con le cliniche private che, dopo aver incassato i soldi della Regione, si permettono pure di non pagare i dipendenti». Non erano soli i precari della Sanità, al loro fianco c'erano Rifondazione comunista, col neosegretario regionale Marco Fars e il consigliere regionale Maurizio Acerbo e i rappresentanti del partito dei Comunisti dei lavoratori. Acerbo, usando toni pacati, è stato molto secco nella sostanza: «Voglio ricordare che pochi giorni fa il Consiglio regionale ha approvato all'unanimità una risoluzione che impegna la Giunta ad individuare una soluzione per questi lavoratori. La logica ragionieristica dei tagli, anziché far risparmiare soldi alla Sanità pubblica, glieli fa perdere, e fa perdere ovviamente i livelli di assistenza ai pazienti, perché tagliando sul personale delle strutture pubbliche concedendo ulteriori convenzioni ai privati fa solo aumentare la spesa».
10 marzo 2009 - Città di Salerno
PATTO DI BASE
Documento al prefetto Meoli
Salerno - Venerdì scorso, nell’ambito della Giornata di mobilitazione nazionale contro l’attacco al diritto di sciopero, i rappresentanti del Patto di Base di Salerno (Cobas - Cub - Sdl) hanno consegnato al prefetto Meoli «un forte e determinato dissenso contro il tentativo di abolire il diritto di sciopero. Il disegno di legge attenta ai diritti dei lavoratori e alla democrazia e alla Costituzione.
10 marzo 2009 - Il Messaggero Veneto
Torino, scontri all’università
La polizia carica gli studenti dei centri sociali, tre arresti
TORINO - Scontri a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’università, dove un gruppo di studenti di sinistra e del Collettivo universitario autonomo ha protestato con un presidio contro la presenza di un banchetto di giovani di destra appartenenti al Fuan, che stanno raccogliendo firme per le elezioni universitarie. Per tutta la mattina gli autonomi hanno lanciato slogan come «fuori i fascisti dall’università».
La polizia è intervenuta impedendo che i gruppi entrassero in contatto. In seguito a un lancio di uova e fumogeni, c’è stata una carica delle forze dell’ordine per respingere indietro il gruppo antifascista. Gli scontri sono poi proseguiti dopo l’esplosione di un grosso petardo. Tre giovani sono stati fermati e quattro agenti in borghese della Digos sono rimasti feriti, uno dei quali alla testa. Gli autonomi del Collettivo universitario hanno poi occupato il salone d'onore del rettorato in attesa di potere avere un incontro con il rettore che ha smentito di aver autorizzato l’intervento della polizia.
La Confederazione unitaria di base ha espresso «solidarietà agli studenti violentemente caricati dalla polizia nel corso di un presidio antifascista indetto contro la provocatoria presenza degli squadristi del Fuan all’interno delle strutture universitarie».
Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha affermato invece che «quanto accaduto a Torino è inaccettabile. Un gruppo di esponenti dell’estrema sinistra ha fisicamente impedito agli studenti di destra di raccogliere le firme per le elezioni universitarie, passando dalle minacce verbali alla violenza fisica».
10 marzo 2009 - Il Messaggero
Pescara. L’hanno chiamata la marcia della speranza...
di LUCIANO TROIANO
Pescara - L’hanno chiamata la marcia della speranza. E’ il corteo composta da un centinaio di precari delle sei Asl abruzzesi che ha attraversato la città ieri mattina. Si sono incontrati sotto la sede della direzione generale, in via Paolini per poi spostarsi in via Conte di Ruvo dove c’è la sede dell’assessorato regionale alla sanità. La manifestazione, organizzata dalle rappresentanze sindacali di Rdb, Cobas e comitato precari, è riuscita ad ottenere, dopo mezzogiorno, un incontro con l’assessore Venturoni ed il commissario governativo Gino Redigolo. «Abbiamo chiesto ed ottenuto un tavolo di concertazione - ha detto Mario Fritteli di Rdb Cobas - per cominciare un percorso reale per la stabilizzazione, altrimenti i disoccupati aumenteranno di altre 200 unità». Tra i manifestanti anche buona parte dei 45 operatori edp i cui contratti sono scaduti a febbraio. «Le risorse - ha affermato Cesare Barboni del comitato precari - ci sono, la spesa per la nostra stabilizzazione è irrisoria». La richiesta è fin troppo chiara: rimozione degli ostacoli che impediscono gli avvisi pubblici. Ed il personale preso tramite avviso, maturato un certo periodo, avrebbe diritto al posto fisso. La prossima settimana ci sarà il primo appuntamento del tavolo paritetico al quale prenderanno parte sindacati, precari, direttore generale, assessore regionale e commissario. E’ il primo passo, in attesa di conoscere i piani aziendali e le piante organiche per definire, con certezza ed una volta per tutte il fabbisogno di personale. Giovedì si terrà un incontro, nella sede dell’azienda sanitaria, per parlare della dotazione organica e venerdì pomeriggio si svolgerà l’assemblea dei precari che dopo la marcia sperano nel percorso della speranza. I precari hanno anche avuto la solidarietà del partito dei Comunisti dei lavoratori di Rifondazione comunista.
I risparmi saranno fatti anche sulle forniture di beni e servizi. Lo ha ridabito il manager Claudio D’Amario nel corso dell’incontro con la commissione comunale sanità dove ha dichiarato che si otterranno risparmi dalle nuove gare per la fornitura di beni e servizi. Si è parlato anche della vicenda Sert e della gestione centralizzata del pronto soccorso che nelle dovrà essere in grado di smistare pazienti anche nelle cliniche private in base alle prestazioni acquistate. Ma il taglio di spese che può arrivare anche da una riduzione dell’assalto al pronto soccorso da parte degli utenti tramite la realizzazione dell’Utap, l’unità territoriale di assistenza primaria. Il manager Claudio D’Amario e la commissione consiliare sanità effettueranno il 20 marzo un sopralluogo presso un fabbricato comunale esistente in via San Marco, nel quartiere San Donato, dove dovrebbe sorgere la struttura. «Adesso - ha detto il consigliere Guido Cerolini del Pdl - c’è una prospettiva concreta per la prima Utap 24 ore in via San Marco. Per i finanziamenti il manager D’Amario ha detto che è disponibile mezzo milione di euro».
9 marzo 2009 - Ansa
UNIVERSITÀ: SCONTRI TORINO; CUB, SOLIDARIETÀ A STUDENTI
(ANSA) - TORINO, 9 MAR - La Confederazione Unitaria di Base esprime «solidarietà alle studentesse e gli studenti violentemente caricati dalla polizia nell'atrio di Palazzo Nuovo nel corso di un presidio antifascista indetto contro la provocatoria presenza degli squadristi del Fuan all'interno delle strutture universitarie». «L'azione della polizia - afferma Cosimo Scarinzi della Cub - risponde a un preciso progetto politico che mira a rendere ogni spazio della società luogo di propaganda per la destra neofascista, oggi legittimata dalla presenza all'interno del governo, e mira viceversa a cancellare le scomode presenze di chi contesta, all'università come sui luoghi di lavoro, la deriva autoritaria e razzista della nostra società».
SANITÀ: PRECARI ASL; MANIFESTAZIONE A PESCARA
(ANSA) - PESCARA, 9 MAR - Quasi un centinaio di precari della Asl abruzzesi stanno manifestando a Pescara per chiedere la stabilizzazione. La manifestazione, organizzata dalle rappresentanze sindacali di Rdb, Cobas e comitato precari, ha preso il via dalla sede della direzione generale della Asl di Pescara, da cui ora lavoratori e sindacati si stanno muovendo in corteo per arrivare all'assessorato regionale alla sanità, dove chiederanno un incontro con l'assessore Lanfranco Venturoni e il commissario Gino Redigolo. «Chiediamo si faccia il tavolo di concertazione - ha sottolineato Cesare Barboni del comitato precari - e si cominci un percorso reale per la stabilizzazione, altrimenti a giugno vi saranno altri 200 disoccupati solo a Pescara». Barboni ha ricordato che a fine febbraio sono scaduti solo nel capoluogo adriatico i contratti a 45 edp e che ora a rischiare di tornare a casa sono gli infermieri. Per lavoratori e sindacalisti la Regione deve trovare una soluzione. «Le risorse - ha aggiunto Barboni - ci sono e la spesa per la stabilizzazione dei precari è irrisoria». Alla manifestazione hanno aderito anche i rappresentanti del partito dei Comunisti dei lavoratori di Rifondazione Comunista. Maurizio Acerbo ha sottolineato che è già stata approvata in Consiglio regionale una risoluzione che impegna la giunta ad individuare una soluzione per questi lavoratori. Per Acerbo c'è una logica ragionieristica di tagli che consiste nel «mandare i cittadini verso la sanità privata aumentando la spesa. Bisogna rispettare i lea livelli essenziali di assistenza e quindi non si può tagliare indiscriminatamente».
ABRUZZO: LE NOTIZIE DEL GIORNO - ORE 13.30
(ANSA) - PESCARA, 9 MAR - SANITÀ: PRECARI ASL; MANIFESTAZIONE A PESCARA - Quasi un centinaio di precari della Asl abruzzesi stanno manifestando a Pescara per chiedere la stabilizzazione. La manifestazione, organizzata dalle rappresentanze sindacali di Rdb, Cobas e comitato precari, ha preso il via dalla sede della direzione generale della Asl di Pescara, da cui ora lavoratori e sindacati si stanno muovendo in corteo per arrivare all'assessorato regionale alla sanità, dove chiederanno un incontro con l'assessore Lanfranco Venturoni e il commissario Gino Redigolo...
LAVORO: CUB, DOMANI RIPRENDONO PROTESTE 'INVISIBILI PIGNA'
(ANSA) - MILANO, 9 MAR - La Cub (Confederazione unitaria di base) annuncia per domani la ripresa delle mobilitazioni per 'gli invisibili della cartiera Pignà, ovvero - spiega il sindacato - 12 lavoratori «pakistani licenziati il mese scorso ed esclusi dalla cassa integrazione» in seguito alla chiusura del reparto cartiera alla Pigna di Alzano Lombardo (Bergamo). Con la chiusura della cartiera, spiega la Cub nel comunicato, «130 operai sono stati messi in cassa integrazione, diversamente da 12 lavoratori pakistani della cooperativa Soluzione Lavoro, addetti al caricamento e alla pulizia degli stessi impianti, che sono stati prima esclusi da ogni accordo per la cassa integrazione e poi licenziati in tronco». Dopo gli scioperi e le manifestazioni di solidarietà del mese scorso, la Cub da domani riprenderà «un percorso di iniziative presso le sedi in cui sono stati siglati i pessimi accordi sindacali firmati da Cgil, Cisl e Uil, il comune di Alzano, l'azienda e gli stessi sindacati firmatari». «Da domani mattina inizieremo un'ulteriore forma di pressione - conclude il sindacato di base - perchè questi 12 lavoratori sono stati isolati del tutto e 11 di loro hanno anche problemi di rinnovo del permesso di soggiorno».
9 marzo 2009 - Omniroma
ALITALIA, PRESIDIO CASSAINTEGRATI DAVANTI SEDE REGIONE
(OMNIROMA) Roma, 09 mar - Con un grande striscione nero affisso ai cancelli della Regione Lazio e con su scritto «Comitato cassintegrati e precari» Alitalia, circa cinquanta persone stanno formando un presidio in attesa dell'inizio del Tavolo interistituzionale sulla vicenda Alitalia che inizierà a breve. «Chiediamo che venga pubblicata una lista di tutti i precari e cassaintegrati e che la Cai assuma da lì fino a esaurimento - ha spiegato Fabio Frati di Cub trasporti - chiediamo che sia anche costituita una Commissione d'inchiesta che valuti le discriminazioni nei criteri di assunzione da parte di Cai. Mentre una nostra delegazione parteciperà al Tavolo, rimarrà un presidio qui in strada».
9 marzo 2009 - Dire
BOLOGNA. "DELBONO ALLA PREMIAZIONE, COME VICE DI ERRANI"
MONTEVENTI: NON LO E' PIU', SCORRETTEZZA IN CAMPAGNA ELETTORALE
(DIRE) Bologna, 9 mar. - Dopo aver protestato in Piazza Maggiore sfidando il divieto del Prefetto, torna a farsi sentire la voce del candidato sindaco Valerio Monteventi. Il consigliere di Bologna citta' libera si presenta a Palazzo D'Accursio con copie del volantino promozionale del Premio letterario Navile, assegnato sabato scorso, 7 marzo, in Cappella Farnese. Alla cerimonia c'era anche il candidato sindaco del Pd Flavio Delbono, in quanto "vicepresidente della Regione Emilia Romagna", accanto agli assessori alla Cultura di Comune e Provincia. Peccato che Delbono si sia dimesso da quel ruolo proprio per dedicarsi a tempo pieno alla campagna elettorale. "Delbono- osserva Monteventi- non e' piu' vicepresidente della Regione. Questo non e' molto regolare, ma una scorrettezza", dice mostrando il volantino. "Oltre ai sondaggi farlocchi, ai giornali che stanno dalla loro, ricorrono anche a questi mezzucci", lamenta il candidato sindaco. Intanto, la lista Bologna citta' libera annuncia altri due sit-in "che romperanno ancora il divieto di manifestazione": l'appuntamento e' per i prossimi due sabati, 14 e 21 marzo, alle 15,30 in piazza Nettuno, unitamente a Cobas e Rdb-Cub, con l'invito a "manifestare per la democrazia e contro la disinformazione".
9 marzo 2009 - Il Bologna
Piazza Roosevelt. I sindacati Rdb e Cobas sabato 21 marzo protesteranno contro le nuove limitazioni
Sfida alla zona rossa in centro
Incorteo nell'area off limits dopo la direttiva del prefetto sulle manifestazioni
di Giusi Marcante
Bologna - I sindacati di base Rdb e Cobas sfidano la direttiva del prefetto Angelo Tranfaglia e, attraverso un appello firmato da 100 lavoratori e lavoratrici tra cui molti delegati Rsu, lanciano una manifestazione per sabato 21 marzo alle ore 15.30 in piazza del Nettuno. L’obiettivo è dare vita ad un corteo che si concluda in piazza Roosevelt. Pochi metri quindi ma tutti nella "zona rossa" delimitata dal prefetto nella direttiva sperimentale che limita cortei, manifestazioni, banchetti e presidi. L’iniziativa dei sindacati di base vuole essere preliminare alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 28 marzo contro le limitazioni al diritto di sciopero ma a Bologna ha anche il preciso obiettivo di contestare la direttiva prefettizia. «E’ in atto una svolta autoritaria contro la quale è necessario resistere ed agire - scrivono i 100 nell’appello - nella nostra città in particolare ha già trovato applicazione la direttiva Maroni che limita il diritto sancito dalla Costituzione di riunirsi in luogo pubblico e di esprimere pacificamente il proprio pensiero». Le nuove limitazioni sono infatti il frutto dell’applicazione della direttiva che il titolare del Viminale emanò a fine gennaio sull’onda delle polemiche per le preghiere islamiche in piazza durante le manifestazioni in solidarietà alla popolazione della striscia di Gaza. Dalla Questura gli organizzatori non hanno ancora ricevuto nessuna comunicazione dopo aver presentato il preavviso. «Se ci diranno di no impugneremo la direttiva ma manifesteremo ugualmente» avverte il coordinatore Rdb Massimo Betti.
9 marzo 2009 - Il Cittadino
Il sindacato ha riconquistato l’unità nel presidio a difesa dello sciopero
Lodi - Tutti uniti (o quasi) a difesa del diritto di sciopero. Anche la Cgil e la Uil (ma non la Cisl) hanno infatti aderito al presidio organizzato venerdì davanti alla prefettura dalla Confederazione unitaria di Base, dai Cobas e dal Sindacato dei lavoratori intercategoriale per protestare assieme alla Cisal e all’Rsu dell’Inps contro i vincoli previsti dal ministro Sacconi verso coloro che intendono incrociare le braccia. Un disegno di legge, secondo i manifestanti, che attenta pesantemente non solo ai diritti dei lavoratori, ma anche alla democrazia e alla Costituzione. «Per ora si parla solo dei trasporti, ma nel nome del diritto ai servizi dei cittadini presto si andrà oltre, coinvolgendo tutte le categorie - ha spiegato Michele Riccardi dell’Rdb Inps -. In passato, quando venivano inscenate forme di scioper anche improvvise, nemmeno il più destrorso avrebbe pensato di negare questo diritto: adesso, invece, sì». «Lo sciopero è l’unica arma per coloro che non vengono invitati ai tavoli di trattativa», ha ribadito Gianfranco Bignamini del Cub, rallegrandosi per la presenza dei rappresentanti di due di quei tre sindacati principali a loro volta criticati per l’atteggiamento dei vertici nazionali; «La nostra partecipazione è un segnale destabilizzante - ha spiegato Gianpiero Toscani del pubblico impiego Cgil -: l’unità per me parte dal basso, non dall’alto, e va al di la delle diverse sigle». Completato da Angelo Metta dei Cobas scuola («è un’illusione gestire la crisi reprimendo i diritti dei lavoratori»), il gruppo ha abbandonato il presidio giusto per incontrare il prefetto Peg Strano, che aperte volentieri le porte del suo ufficio ai rappresentanti sindacali non ha nascosto qualche perplessità su alcuni degli ultimi scioperi nazionali: «Io sono assolutamente favorevole al diritto di sciopero, che ritengo sacrosanto, ma credo che serva una regolamentazione che impedisca a una minoranza di mettere tutti in ginocchio - ha spiegato il prefetto citando gli scioperi Alitalia e raccontando un vecchio aneddoto personale su un sofferto viaggio in treno -. La democrazia è fatta di numeri, io stessa sono rimasta "a terra" e ho accettato la situazione, ma ultimamente c’è qualcosa che non va e lo dovete riconoscere. Detto ciò, mi auguro che non ci sia alcun attentato alla Costituzione, e mi farò portavoce delle vostre opinioni».(Al.Be.)
9 marzo 2009 - Il Tirreno
RDB IN SEA
Viareggio - Il sindacato di base Rdb ha ottenuto il 42% delle preferenze in Sea «confermando - si legge in una nota - il livello di consenso del sindacato di base all’interno della azienda. Un gran successo, pensando che arrivare alle elezioni della Rsu non è stato affatto facile date le resistenze espresse soprattutto da Cisl, Uil a livello regionale. Resistenze che abbiamo contrastato per far affermare il diritto dei lavoratori a votare i propri rappresentanti. La RdB/Cub conferma il proprio impegno sul programma e sugli obiettivi presentati, dalla lotta alla precarietà dei rapporti di lavoro, per l’incremento di fatto dei salari (indennità e produttività), la stabilizzazione in contratti full time, difesa dalle ristrutturazioni a perdere, difesa dei livelli occupazionali, sulla salute e sicurezza dei lavoratori nella Sea, per la qualità dei servizi alla cittadinanza».
9 marzo 2009 - Il Napoli
Il caso. Venerdì sera botte e insulti a un giovane italo-etiope. Presidi e manifestazioni
Rabbia per lo studente aggredito, città in trincea contro il razzismo
Il sindaco è indignato: «Un episodio vergognoso». Casa Pound: «Fatti da chiarire»
di Arnaldo Capezzuto
Napoli - «La mia città non è razzista» recita lo striscione che centinaia di giovani hanno portato in processione per le strade del Centro storico teatro giovedì notte di un pestaggio di chiara matrice razzista a colpi di cinghia contro Marco Beyenne, 22enne, italo-etiope, studente dell’istituto universitario Orientale. La città non ci sta a passare per intollerante ed xenofoba. Il sindaco Rosa Russo Iervolino con indignazione ha sbottato: «Un episodio vergognoso che disonora e offende la città - attacca - ricordo le parole del Presidente della Repubblica che, a proposito delle donne, ha denunciato ogni forma di violenza, sostenendo che di fronte alla violenza non ha senso essere italiani o no». MA IL PRIMO cittadino va oltre: «Se Marco è rimasto solo durante l'aggressione perchè c'erano due vecchiette ad assistere a quella scena, è chiaro che non avrebbero potuto aiutarlo. Se invece attorno a lui c'erano dei giovani, è ancora più grave». Poi la Iervolino lancia un appello accorato: «Con tutto il cuore mi appello ai cittadini perchè si rispettino i diritti umani e contro la violenza, e contro il razzismo. Napoli è una città civile, di grande tradizione giuridica: non può permettersi cose del genere con la storia che ha alle spalle». L'aggressione contro lo studente italo-etiope non è la prima virata razzista e fascista del capoluogo campano. Tornano in mente le vergognose immagini dei prodrom di Ponticelli contro i rom ed i tafferugli di via dell'Avvenire a Pianura quando un gruppo di residenti ben suggeriti si scagliarono contro gli immigrati residenti. E ieri mattina l'Rdb Cub e il comitato immigrati nella sala Santa Chiara ha riunito comitati e associazioni tra loro l'"Ancora di partenope" per denunciare il clima che si respira ormai da tempo in città. «C'è una propaganda avvelenata e una logica della ronda, legalizzata dal governo che nei fatti indirettamente legittima la violenza - attacca a muso duro Aboubakar Soumahoro, della RdB-Cub Immigrazione - c'è una comunicazione che vuole far passare gli stranieri come i responsabili della crisi economica e scatenare una guerra tra poveri». E poi aggiunge : «Così facendo si crea un clima culturale ma anche legislativo - vedi pacchetto sicurezza - dove noti gruppi che s'ispirano alla violenza razziale si sento incoraggiate a lanciare la caccia all'immigrato o straniero». Tiranti sul banco degli imputati sono tutte quelle sigle che senza farne mistero affondano le radici nel terreno culturale della destra estrema. Tra le tante c'è "Casa Pound" che da alcuni mesi è molto attiva con iniziative sociali proprio in città. «Abbiamo distribuito alla gente oltre cento chili di pane per denunciare il caro prezzi - spiega Giuseppe Savuto, responsabile provinciale di "Casa Pound" Napoli - ma anche incappucciato le statue per manifestare la vergogna delle morti sul lavoro». Il rappresentante del gruppo che s'ispira alla destra chiarisce: «Esprimiamo la nostra solidarietà a Marco Beyenne per l'aggressione anche se nutriamo dei forti dubbi sulla matrice razzista e quindi aspettiamo i risultati delle indagini». E conclude: «Non vogliamo alimentare scontri anacronistici con la sinistra che ormai ha perso il monopolio della piazza»
9 marzo 2009 - La Rete
Il futuro scade ogni tre anni
Protestano le centraliniste precarie dell’ospedale di Legnano. Dopo lo strip all’indomani del licenziamento del 2008, si sono bendate per protesta davanti al Senato ottenendo un incontro con i delegati del ministro Brunetta
di Roberta Barcella
Si prospetta una soluzione per le centraliniste dell’ospedale civile di Legnano. Precarie da sei anni, ben 15 contratti rinnovati di anno in anno e ora da settembre 2008 disoccupate, perché l’ultima volta il contratto non è stato confermato. Di gesti eclatanti non se ne sono risparmiate. L’ultimo è di qualche giorno fa quando le donne hanno proclamato e portato avanti lo "sciopero del futuro" e si sono piazzate bendate davanti al Senato chiedendo di incontrare il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta. Le centraliniste non sono nuove a questi tentativi, come quando dopo il licenziamento si misero all’asta su Youtube e convocarono una "strip conference". Provocazioni portate fino in fondo. Lo spogliarello in rete ci fu, casto, ma ci fu. Purtroppo la situazione non si è poi evoluta a loro vantaggio. Fatto salvo il momento di curiosità le precarie restano disoccupate, ma non si arrendono. "Rimaniamo bendate perché in Italia non c'è nulla da vedere – ha spiegato nei giorni scorsi Ornella Cameran della Rappresentanza sindacale di base CUB – dall'alba al tramonto, ci benderemo e ci toglieremo il futuro, come ogni giorno milioni di lavoratori precari che vivono senza garanzia, senza futuro. Le istituzioni a tutti i livelli ci hanno lasciato senza risposte – ha denunciato la sindacalista – dopo 5 mesi la Regione Lombardia, che tanto sbandiera la sua autonomia, ha chiesto al ministro Brunetta come prorogare il nostro contratto, ma del quesito ancora nessun esito". In un comunicato Cristiano Fiorentini, della Direzione nazionale RdB-CUB P.I aveva illustrato le ragioni della protesta spiegando: "Se verrà approvato anche dal Senato, il DDL A.S. 1167, ed in particolare l’art.7, sancirà l’abrogazione di tutte le norme di stabilizzazione del precariato e il blocco di fatto anche dei processi di stabilizzazione avviati e faticosamente conquistati con le mobilitazioni di questi ultimi anni. La conseguenza immediata sarà la cancellazione di qualsiasi prospettiva, certezza, diritto e futuro, per centinaia di migliaia di precari presenti in tutta le P.A., con il rischio concreto che questi lavoratori vengano espulsi dai posti di lavoro dove operano da anni, consentendo alle Amministrazioni e agli Enti di funzionare e di svolgere il proprio compito istituzionale". "La RdB-CUB – prosegue Fiorentini – chiede il ritiro dell'art. 7 del DDL 1167, il completamento dei processi di stabilizzazione, l’estensione dei diritti a tutte le tipologie di precariato opponendosi ai licenziamenti per fine contratto. I provvedimenti già adottati dal governo, con tagli degli organici, blocchi del turn-over e limiti alle spese del personale, scaricano i costi della crisi sui lavoratori più deboli e senza diritti". Lo scorso 18 febbraio i precari delle Pubbliche Amministrazioni hanno manifestato la loro forte opposizione al Ddl A.S. 1167 che le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro del Senato si accingono esaminare. Presenti al presidio anche circa 200 fra delegati della Ricerca, della Sanità, degli Enti Locali, ma anche Lsu. Tutti lavoratori che, dopo tanti anni di precariato nella P.A, vedrebbero definitivamente bloccati i loro contratti. Il fermo riguarderebbe anche i processi di stabilizzazione già avviati, e faticosamente conquistati, insieme ad ogni altra prospettiva di stabilizzazione futura. Intanto le 11 centraliniste hanno ottenuto un incontro con il responsabile del Relazioni Sindacali del Ministero della Funzione Pubblica, Eugenio Gallozzi, e con Maria Barilà dell’Ufficio per il Personale, i quali hanno rimandato ogni decisione al 4 marzo prossimo. Le precarie di Legnano hanno trovato propositivo l’atteggiamento dei delegati del ministero, ma l’ipotesi prospettata è solo quella di una proroga del contratto per tre anni. Il che ricorda molto la logica del "meglio l’uovo oggi…". D’altra parte come ci spiega al telefono Riccardo Germani, delegato sindacale RdB, i lavoratori interinali non hanno diritto alla stabilizzazione. Insomma il futuro delle centraliniste dura tre anni! Oltre non si va.
9 marzo 2009 - Corriere della Sera
La giornata delle donne Carfagna: niente sconti, responsabili in carcere fino all'ultimo giorno
Fini: «Gli stupri una piaga sociale No alla connotazione etnica»
Il presidente della Camera: la stretta repressiva non basta «Come si titola "donna stuprata da romeno", si faccia lo stesso quando l'aggressore è italiano e la vittima straniera»
ROMA — Gli stupri sono una «piaga sociale» ma è sbagliato darne una «connotazione etnica», dice il presidente della Camera Gianfranco Fini alla platea di donne invitate dal ministero delle Pari Opportunità e dal comune di Roma ad un 8 marzo al teatro Brancaccio. All'Angelus il Papa prega per tutte le donne, «perché siano sempre più rispettate nella loro dignità e valorizzate nelle loro positive potenzialità » e ricorda Madre Teresa di Calcutta. Un fascio di rose arriva alle senatrici, personale omaggio del presidente Schifani, che invita ad una giornata «di profonda riflessione perché la violenza sulle donne continua ad essere un fenomeno allarmante». Festeggia nel quartiere Pigneto il segretario del Pd Franceschini e dice che non è giusto innalzare l'età della pensione senza dare pari opportunità di lavoro e di carriera alle donne, «non è giusto che siano loro a pagare gli squilibri sociali». Il presidente Napolitano, dopo le onorificenze consegnate sabato, ieri ha ospitato al Quirinale (visitato da almeno 1.500 donne) un concerto al femminile. Così si è articolata ieri nella capitale la festa della donna. Mimose tante, discorsi e platee pure, nessuna manifestazione nazionale.
Il Brancaccio è pieno fin dal mattino e fuori restano molte persone. Anche le donne dei Cobas, che hanno distribuito volantini contro l'innalzamento dell'età pensionabile....
9 marzo 2009 - Giornale di Vicenza/Arena/Brescia Oggi
Violenza alle donne «È piaga sociale»
LA FESTA DELL'8 MARZO. Unanime appello dalla politica e dal Papa, per un maggiore rispetto per la dignità femminile. Il governo: interventi per le madri lavoratrici. Fini: «Non diamole solo una connotazione etnica» Carfagna: «Niente allarmismi, ma da noi tolleranza zero»
ROMA - La violenza sulle donne è stato il leit motiv di questo 8 marzo. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, echeggiando le parole del capo dello Stato che l'aveva definita una «infamia», ha parlato di «piaga sociale» ammonendo però i media a non dare allo stupro una «connotazione etnica»: «È giusto» ha spiegato Fini, «titolare "donna stuprata da romeno", ma bisogna fare lo stesso quando a commettere la violenza è un italiano».
E di 8 marzo ha parlato anche il papa: Benedetto XVI ha detto di pregare per tutte le donne «perché siano sempre più rispettate nella loro dignità e valorizzate nelle loro positive potenzialità».
Fulcro della festa è stata una grande manifestazione al teatro Brancaccio di Roma, iniziativa del Ministero per le pari opportunità e del Comune di Roma, alla quale hanno partecipato, oltre al presidente della Camera, anche i ministri Mara Carfagna (che nel pomeriggio ha visitato le soldatesse della base militare di Pec, in Kosovo) e Giorgia Meloni, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, rappresentanti di associazioni femminili e del mondo dello spettacolo....
Alemanno ha descritto Roma come una città «ferita da troppi episodi di violenza sulle donne»: «Contro tutto ciò lanciamo una rivolta sociale di questa città» ha detto il sindaco, annunciando che il Comune si costituirà parte civile in tutti i processi per reati contro le donne. Sugli spalti, uno striscione delle «mamme lavoratrici della Cai» che recitava: «Se la mamma mia va in volo, io la notte resto solo». Fuori dal teatro, le donne dei Cobas hanno distribuito volantini contro l'innalzamento dell'età pensionabile.
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9 marzo 2009 - Il Resto del Carlino
«Violenza piaga sociale Ma è sbagliato darle una connotazione etnica»
Il monito di Fini in occasione dell'8 marzo
di SILVIA MASTRANTONIO
ROMA - DONNE E VIOLENZA. Donne e lavoro. Donne e diritti. Donne e figli. Donne e famiglia. L'universo femminile declinato in tutte le sue varianti per un messaggio che sia propositivo. Celebrazione in pompa magna al teatro Brancaccio di Roma dove il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è tornato sul fenomeno degli stupri per ricordare che «non esiste una connotazione etnica della violenza»....
Al Brancaccio di Roma si sono fatte vedere le rappresentanti delle lavoratrici della Cai come quelle dei Cobas. La crisi ha allungato la sua ombra anche su questa giornata dedicata all'altra metà del cielo, ma senza rovinarne il senso gioioso....
9 marzo 2009 - Il Tempo
Fini: «Ogni energia per combattere la piaga degli stupri»
Brancaccio «Con le donne contro ogni violenza» Così la Carfagna e Alemanno ricordano l'8 marzo
Roma - La violenza sulle donne è stato il leit motiv di questo 8 marzo. La data, che ricorda le proteste delle operaie tessili che appunto l'8 marzo del 1857 a New York sfidarono la polizia per manifestare contro le precarie condizioni di lavoro, è stata celebrata anche al teatro Brancaccio di Roma. L'iniziativa, voluta dal Ministero per le pari opportunità e dal Comune di Roma, ha visto la partecipazione, oltre che del presidente della Camera, Gianfranco Fini, anche dei ministri Mara Carfagna e Giorgia Meloni e del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Ma le vere protagoniste della manifestazione intitolata «Da parte donne contro ogni violenza» erano proprio loro. Le donne. Tutte omaggiate da splendide rose. Innumerevoli le rappresentanti delle associazioni femminili senza contare la presenza massiccia delle lavoratrici delle varie municipalizzate della Capitale e delle forze dell'Ordine. Numerosi anche gli esponenti del mondo dello spettacolo tra i quali Claudio Baglioni, Michele Placido, Nancy Brilli e Maurizio Costanzo che ha commentato: «È necessario fare una campagna per insegnare la parola rispetto». Il ministro Carfagna ha avuto il compito di aprireil meeting e l'ha fatto citando i dati del Viminale che indicano un «decremento significativo» nell'ultimo anno delle violenze sulle donne. Poi però ha aggiunto che «chi commette una violenza sconti la pena in carcere dal primo all'ultimo giorno. La parola d'ordine è tolleranza zero». Sulla scia delle parole del ministro è intervenuto anche Fini, che ha parlato di «piaga sociale» ammonendo però i media a non dare allo stupro una connotazione etnica: «È giusto titolare "donna stuprata da romeno", ma bisogna fare lo stesso quando a commettere la violenza è un italiano». Poi ha tirato le orecchie alla politica: «Non possiamo concentrarci solo su nuove leggi ma occorre avere più attenzione per la violenza quotidiana e silenziosa che avviene tra le mura domestiche». Sulla Capitale ha invece parlato Alemanno, che l'ha descritta come una città «ferita da troppi episodi di violenza sulle donne»: «Contro tutto ciò oggi lanciamo una rivolta morale di questa città» ha detto il sindaco, annunciando che il Comune si costituirà parte civile in tutti i processi che riguardano reati contro le donne. Tutto questo accadeva mentre uno striscione delle «mamme lavoratrici della Cai» che recitava: «Se la mamma mia va in volo, io la notte resto solo» e fuori dal teatro, le donne dei Cobas distribuvano volantini contro l'innalzamento dell'età pensionabile.
8 marzo 2009 - Corriere di Bologna
Cortei «Bifo» e Monteventi anticipano la protesta, sit-in senza preavviso
Cobas e Rdb, sfida al prefetto
«Tutti in piazza sabato 21, no al divieto di sfilare in centro»
Betti, leader del sindacato di base: «Manifesteremo anche se la Questura dirà no e impugneremo la direttiva di piazza Roosevelt»
di Alessandro Mantovani Silvia Saracino
Bologna - La battaglia contro il divieto di manifestare in centro è cominciata ieri. Verso le 15, un'ora dopo l'entrata in vigore della misura che ieri scattava dalle 14, i candidati di «Bologna città libera» hanno improvvisato un sit-in in piazza Maggiore con megafoni, striscioni e volantini inneggianti all'articolo 17 della Costituzione che tutela il diritto di riunione in luogo pubblico. «Torneremo ogni sabato, finché quest'ordinanza fascista non sarà ritirata», annuncia il candidato sindaco di Bcl Valerio Monteventi attaccando il provvedimento adottato dal prefetto in applicazione della direttiva del ministro del-l'Interno Roberto Maroni. Monteventi se la prende anche con il Pd che in Comune ha rinunciato a chiederne il ritiro. In piazza erano una sessantina ma sono raddoppiati con i passanti e i curiosi, al megafono si sono alternati Franco Berardi «Bifo», i consiglieri Roberto Panzacchi e Serafino D'Onofrio e l'ex segretario cittadino del Prc Tiziano Loreti. Protestavano anche contro la Doxa che l'altro giorno ha chiamato «Bifo» facendo domande su tutti i candidati a sindaco tranne Monteventi: «Vogliono cancellarci ». Probabilmente saranno denunciati per manifestazione non preavvisata, il che può comportare l'arresto fino a sei mesi e un'ammenda fino a 413 euro: «Stiamo valutando come procedere », dicono in Questura.
Intanto il divieto prefettizio ha colpito la manifestazione delle donne, anticipata a ieri sera perché l'8 marzo cade di domenica: erano un centinaio e invece di arrivare al Nettuno si sono fermate in piazza Verdi.
Ma ora tocca ai Cobas e alle Rappresentanze di Base che hanno diffuso un appello per ritrovarsi sabato 21 marzo alle 15.30 in piazza del Nettuno «per una manifestazione in difesa delle libertà democratiche, che arrivi fin sotto le finestre del Palazzo del Governo». Il testo è firmato da oltre cento lavoratori e delegati delle Rsu della scuola, della sanità, delle cooperative, di Atc, Acer, Hera, Telecom, polizia municipale e altri settori. Danno appuntamento per un'assemblea giovedì 12 alle 21 a Palazzo d'Accursio.
Per sabato 21 il preavviso depositato in Questura dalle Rdb indica un percorso breve ma in palese contrasto con il provvedimento prefettizio che vieta, nel week end, le strade della «T» (via Ugo Bassi, via Rizzoli e il tratto centrale di via Indipendenza), piazza Maggiore, piazza Re Enzo, piazza del Nettuno e piazza Santo Stefano. Dal Nettuno la manifestazione dovrebbe infatti imboccare via Ugo Bassi, quindi girare in via Testoni per raggiungere la Prefettura. «Non ci hanno fatto ancora sapere niente — spiega Massimo Betti delle Rdb — ma in caso di divieto andremo ugualmente».
In quel caso rischierebbero l'arresto fino a un anno e l'ammenda fino a 413 euro, ovvero le sanzioni previste dall'articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps) che spesso però rimangono virtuali perché la prescrizione arriva prima delle condanne. Ma l'obiettivo è un altro: «Siamo pronti ad impugnare l'eventuale divieto», aggiunge Betti. Se ne occuperà l'avvocato Massimo Camplese: «Ricorreremo al Tar — spiega il legale — anche per l'annullamento dell'ordinanza prefettizia e della direttiva Maroni, che contrastano con l'articolo 2 del Tulps che ammette certi provvedimenti solo in caso di urgenza e di grave necessità, nonché con l'articolo 17 della Costituzione secondo il quale le manifestazioni possono essere vietate solo per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica».
8 marzo 2009 - Brescia Oggi
LA PROTESTA. Esponenti dei sindacati di base, specialmente dei trasporti, in piazza per contestare il disegno di legge delega per la riforma dell’astensione dal lavoro
«Limiti» agli scioperi: i Cobas in prefettura
Brescia - In maggioranza trasportatori ma anche lavoratori della scuola e del pubblico impiego. Cub, Confederazione Cobas e Sdl intercategoriale hanno protestato nella mattinata di ieri davanti alla Prefettura di Brescia contro il disegno di legge delega per la riforma al diritto di sciopero. Il malumore nasce dal settore trasporti - il primo che potrebbe essere interessato dal provvedimento - ma dilaga un pò in tutte le categorie. Il ddl approvato pochi giorni fa dal Consiglio dei ministri sembra infatti lasciare aperte molte finestre verso l’estensione delle limitazioni al diritto di sciopero anche in altri settori. «Scioperare diverrà, se il provvedimento sarà convertito in legge, un percorso ad ostacoli» grida nel megafono Maurizio Murari, Rsu Trasporti Brescia.
Murari ricorda come il disegno di legge sia stato forgiato basandosi sul numero degli scioperi a livello nazionale «cosa che però non ha senso fare oggi visto la grave crisi economica che l’Italia sta attraversando e che si è trascinata dietro oltre 9 mila licenziamenti, senza parlare poi del caso Alitalia - continua -. Una situazione che è difficile e che ha portato e porta con sé inevitabili esigenze di mobilitazione». «Il settore trasporti di Brescia invece - conclude - ha indetto quattro scioperi in un anno».
Intorno alle 11.30 il capo di gabinetto della prefettura, Anna Aida Bruzzese, ha accolto una delegazione di manifestanti che avevano chiesto un incontro con i vertici.
«È stato un colloquio a senso unico - riporta Pino Giampietro, dei Cobas - .Abbiamo esposto tutte le ragioni delle nostre criticità e Anna Aida Bruzzese si è sostanzialmente limitata ad ascoltare e a garantire la comunicazione a chi di competenza». Durante la breve audizione il capo di gabinetto ha sottolineato come le nuove norme siano ancora in gestazione e aperte a discussioni e cambiamenti.(S.GHI.)
8 marzo 2009 - Il Centro
Precari Asl, tempo di sciopero
Domani corteo da via Paolini per chiedere stabilità
di Flavia Buccilli
PESCARA - I precari delle Asl abruzzesi scioperano e scendono in piazza. Domani, a partire dalle 9.30, si ritroveranno tutti a Pescara davanti agli uffici della direzione generale della Asl, in via Paolini, per manifestare pubblicamente e far sentire la propria voce. Poi, con ogni probabilità, un corteo di protesta sfilerà fino a via Conte di Ruvo, dove si trovano gli uffici dell’assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni, e del commissario Gino Redigolo. Il grido di allarme di questi lavoratori è rivolto proprio alla Regione che sul fronte sanitario è alle prese con un buco senza fine. I precari non vogliono pagare le conseguenze del disastro economico, non vogliono essere mandati a casa alla scadenza dei contratti di lavoro.
«All’assessore e a Redigolo», spiega Mario Frittelli (Rdb), uno dei promotori dello sciopero e della manifestazione, «chiederemo il rinnovo dei contratti in scadenza nonché la stabilizzazione per ha chi accumulato i requisiti». I fondi necessari per queste operazioni potrebbero essere individuati, suggerisce Frittelli, «attraverso un percorso virtuoso e cioè eliminando gli sperperi che si registrano per altre voci. Di certo non riconosciamo il valore e il peso del deficit, perché non è stato causato dai lavoratori. In passato sarebbe stato necessario fare più attenzione agli sprechi, regolamentare meglio i rapporti coi privati ed evitare le esternalizzazioni dei servizi, che costano molto di più alle casse pubbliche».
Di precari ce ne sono dappertutto, in ogni Asl, ma la situazione «più preoccupante» è quella di Pescara, dove se ne contano circa 200 e nei giorni scorsi, a fine febbraio, sono tornati a casa 48 Edp. «A Chieti», ricorda Frittelli, «i 130 precari storici hanno perso il posto di lavoro e alla Asl di Avezzano-Sulmona il precariato si registra anche tra gli autisti del 118. La strategia seguita dalle Asl è di fare a meno di questo personale perché non ci sono soldi a sufficienza, ma le conseguenze sono disastrose perché mano a mano che gli addetti diminuiscono i «disservizi aumentano. Già oggi ci sono problemi evidenti ma nei prossimi mesi, man mano che scadranno altri contratti, rischiamo davvero la Caporetto della sanità dal punto di vista assistenziale, osserva Frittelli. Lo abbiamo fatto notare e ci siamo sentiti rispondere che ci sono delle graduatorie aperte, per cui si attingerà da quelle ma è difficile che esista una graduatoria di 200 persone, per cui ritengo che si debba pensare ad una soluzione. E la Regione dovrebbe dirci se ha in mente un piano di emergenza per fronteggiare le carenze assistenziali».
8 marzo 2009 - Il Gazzettino
Venezia. Già la crisi morde la coda di moltissime aziende...
Venezia - Già la crisi morde la coda di moltissime aziende del territorio, perché aggiungere altre difficoltà quando si potrebbe farne a meno? Danilo Scattolin, del sindacato autonomo Cub, lancia l’allarme per Brusutti e per i suoi 45 dipendenti. L’azienda, che ha sede a Tessera vicino all’aeroporto, si occupa di servizi di noleggio e gestisce un parcheggio usato dai passeggeri del Marco Polo, con i pullman porta i ragazzi in gita in montagna, assicura servizi di linea per Canazei, San Martino di Castrozza, Falcade, preleva e porta i passeggeri delle navi crociera alla Marittima e infine copre la linea Treviso-Venezia-Aeroporto in pool con Atvo. Atvo, l’Azienda trasporti veneto orientale, ha acquistato tempo fa il 67% delle quote della Brusutti e ne ha il controllo: «Ora che il bilancio è in rosso, Atvo ha cambiato consiglio di amministrazione dell’azienda veneziana e ha esautorato Bruno Brusutti che rimane presidente onorario - dice Scattolin -. Il problema è che i vertici hanno elaborato un piano per risparmiare che secondo noi mette a rischio la qualità dei servizi offerti, ma soprattutto l’occupazione».
Il sindacalista di Cub Trasporti si riferisce al taglio di un servizio per il porto e all’automatizzazione del parcheggio di Tessera: «Da molti anni l’azienda lavora con Gulliver e Oasis che seguono Costa Crociere. Oasis non era molto puntuale con i pagamenti, per cui Atvo chiede il pagamento nei tempi dovuti e ha rimesso in discussione i due contratti che portano in cassa dai 600 ai 700 mila euro l’anno - conclude Scattolin -. Quanto all’automazione del parcheggio, può anche andare bene, ma bisogna stare attenti perché lì ci sono 11 o 12 persone che lavorano, inoltre l’automazione rischia di scontentare i clienti che erano abituati ad arrivare anche all’ultimo minuto e lasciare auto e bagagli, tanto ci avrebbe pensato il personale».
8 marzo 2009 - La Nuova Venezia
SERPELLONI DEL CENTRO NAZIONALE PER LE DIPENDENZE
«In questo tipo di mestiere è in gioco la vita della gente»
Se, come dicono le statistiche in materia, l’uso di alcol e stupefacenti è molto diffuso in tutte le classi sociali e nelle fasce d’età più giovani, l’imminente campagna di test preventivi, anche a Venezia, per i lavoratori «a rischio» del settore trasporti, finirà per creare non pochi problemi. In difficoltà non sarà solo chi dovrà sottoporsi per obbligo di legge agli esami periodici di urine e sangue, ma anche per le aziende che dovranno organizzare l’effettuazione di questi test per assicurare sempre del personale «idoneo» alla conduzione i automezzi. Giampietro Antonini, responsabile nazionale del sindacato Cub-Trasporti, precisa che la legge potrà essere applicata «solo dopo l’emanazione delle linee guida della Regione e con le opportune garanzie che non saranno commessi abusi». «Si tratta di una questione molto delicata - dice Antonini -, i test debbono essere equilibrare la garanzia della sicurezza per gli utenti e i diritti individuali dell’autista prevedendo. Come ho già segnalato alla Regione Veneto, i test dovranno non solo prendere in considerazione i risultati delle analisi di urine o sangue, ma anche lo stato psico-fisico al momento del servizio. In ogni caso, le aziende dovranno attendere le procedure attuative della nostra Regione e concordare tempi e modi dei test con i rappresentanti dei lavoratori». A tutt’oggi solo due regioni hanno emanato «Linee guida» per l’attuazione della legge 81 del 2008 - Emilia Romagna e Toscana -, mentre la Regione Veneto ha messo al lavoro due apposite commissioni che dovrebbe predisporre il testo entro questo mese, con la definizione dei criteri e delle strutture (laboratori) che dovranno eseguire le analisi e le terapie di recupero.
Per il medico veronese Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento nazionale antidroga, «già oggi le aziende che, in caso di un incidente stradale provocato da un loro autista, commettono un reato di omissione se risulterà che quel lavoratore non è stato sottoposto ai test preventivi già previsti dai due atti di cui si compone la legge già pubblicata in Gazzetta Ufficiale».
Per Serpelloni la legge e la sua applicazione «sono doverosi per chi fa mestieri che mettono a repentaglio l’incolumità di altre persone», ciò vale per chi consuma «alcol o stupefacenti di ogni tipo e senza distinzione alcuna tra le impropriamente dette droghe leggere e pesanti». «Questo tipo di controlli - aggiunge Serpelloni che ha lavorato a lungo con le sperimentazioni dei test, anche su strada, al fianco del sottosegretario Govanardi - sono il frutto di trent’anni di studi e sono già applicati in altri stati europei».(g.fav.)
8 marzo 2009 - La Stampa
VETROTEX SAINT GOBAIN
Protestano i lavoratori "Stipendi in ritardo"
Gli stipendi arrivano in ritardo, così che un paio di dipendenti della Vetrotex Saint Gobain hanno promosso una petizione, che è stata inviata non solo all’azienda ma anche al sindaco Carlo Giacobbe, ai sindacati e agli organi di informazione. Una raccolta che arriva a poche settimane dall’attuazione del piano organizzativo «Sinfony» e del licenziamento di due impiegate che hanno rifiutato il trasferimento nella sede milanese di Saint Gobain.
«Chiediamo – si legge nella nota – che gli stipendi siano pagati entro il 27 di ogni mese. Eventuali ritardi creano a ciascuno di noi una serie di problemi per il rispetto delle scadenze di pagamento come bollette di luce, gas e acqua e pagamento di rate di eventuali mutui casa e affitti, ritardi per i quali potremmo pagare pesanti penali».
Intanto, a Milano, la Cub denuncia il licenziamento delle «due mamme-lavoratrici» e annuncia un presidio a lunedì, dalle 12 alle 14, davanti a una delle sedi del gruppo