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RASSEGNA STAMPA

NO G8: IL MOVIMENTO SI RIPRENDE ROMA

Roma,

Liberazione 29/03/09

Proteste in tutt’Europa. A Roma Onda e Cobas contro il G14
«No al capitalismo selvaggio» Il movimento torna in piazza

Sindacati, ecologisti, noglobal, pacifisti. Eccoli i nuovi protagonisti di una protesta che ha investito l'Europa e non solo. Per una settimana la scena sarà loro. Al centro delle iniziative un "No" netto a un capitalismo tutto da riformare. Sono cominciate così da Londra le proteste per il summit G20 previsto per giovedì e hanno coinvolto migliaia di persone. A Bruxelles si sono indossate maschere raffiguranti i Venti grandi della terra, a Parigi si è versata sabbia sulla Borsa per simulare i paradisi fiscali.
A Roma, infine, l'Onda degli studenti e i sindacati di base sono scesi in piazza contro la riunione dei ministri del lavoro del G14, in programma da oggi sino a martedì.
«G14 con i responsabili della crisi; noi con i lavoratori, i disoccupati e i precari» è questo lo striscione che ha aperto la manifestazione organizzata da Cub, Cobas e Sdl.
Davanti il Ministero dell'Istruzione in viale Trastevere, gli studenti hanno simulato una battaglia con i cuscini per protestare «con la sola arma dell'ironia contro Brunetta che ci ha dato dei guerriglieri».
La richiesta, echeggiata ovunque, è la stessa: aiuti per i paesi in via di sviluppo e uno stop al capitalismo selvaggio.

Cobas, Rdb e Sdl: «Non più spezzoni separati»
Sindacati di base: «Uniti sulla nostra piattaforma sociale»
di Fabio Sebastiani

«Voi G14 con i responsabili della crisi; noi con i lavoratori, i disoccupati e i precari». Il grande striscione che apre il corteo di Cub, Cobas e Sdl organizzato a Roma per protestare contro i ministri del lavoro del G8 e lanciare la piattaforma sociale contro la crisi economica, ondeggia vistosamente sotto i colpi del vento. Si affaccia qualche innocua goccia di pioggia. E' questa l'unica vera "perturbazione" che disturba il grande e festoso serpentone che si snoda tra piazza della Repubblica e piazza Navona. Il resto? Solo qualche fumogeno e un paio di scritte irriverenti sulle vetrine di banche e agenzie immobiliari. E' lo stesso sindaco Alemanno a fine giornata a dover ammettere che si è trattato di semplici «intemperanze». Le prove generali di unità politica del "patto di base", il raggruppamento di organizzazioni sindacali che che ormai guarda con grandi speranze allo sciopero del 23 aprile, hanno avuto un buon esito. Hanno sfilato insieme precari della pubblica amministrazione, studenti, disoccupati e senza casa. Una "materia sociale" che non solo non ha nessuna intenzione di pagare la crisi ma che indica anche chiaramente le misure per uscire dal tunnel: aumento di salari e pensioni, blocco dei licenziamenti, estensione della cassa integrazione, salario sociale. nazionalizzazione delle banche per un nuovo intervento pubblico e ricoversione ecologica dell'economia. Subito dietro lo striscione di apertura a tenere banco sono i cordoni dei precari: dalla scuola, dalla ricerca, dai comuni dell'hinterland napoletano dove in settemila mandano avanti di fatto la pubblica amministrazione. «Brunetta ci vuole cacciare - dice uno di loro - ma l'ha capito o no che così si ferma tutto?». Molto folto anche il gruppo dei ricercatori dell'Ispra, ente pubblico che dovrebbe occuparsi di ambiente. Il condizionale è d'obbligo, perché il 45% dell'organico è precario e da giugno ogni momento è buono per cacciarli. Tanti i vigili del fuoco e gli autisti dei trasporti locali. Tra gli altri, ci sono anche i ferrovieri dell'Assemblea nazionale dei ferrovieri. «E' una manifestazione importante - sottolinea Dante De Angelis, messo fuori da Trenitalia perché ha denunciato la scarsa sicurezza dei convogli - che dovrebbe agire da stimolo per l'unità del sindacalismo di base». Non si può non notare lo spezzone unitario del mondo della scuola e della formazione, principalmente romano che ribadisce la contrarietà al decreto legge Aprea «che impoverisce la didattica verso gli studenti e blocca il futuro agli attuali precari e a quelli che devono ancora arrivare». Tre manifestanti svestiti da fantasmi: sono gli infermieri precari dell'Asl di Chieti che chiedono la stabilizzazione. «Siamo uniti tutti noi lavoratori perché questa crisi noi non la pagheremo», scandiscono dai megafoni. Tutti molto soddisfatti i tre portavoce di Rdb, Cobas e Sdl, sia per quanto riguarda la partecipazione - a fine giornata gli organizzatori annunciano dal palco circa 50mila presenze - sia la tranquillità con cui si è svolta l'inizitiva e, quindi, la riuscita politica della manifestazione. «Il punto di forza - sottolinea Piero Bernocchi, dei Cobas - è stato aver posto le basi di una grande alleanza sociale tra chi è precario, chi è nella scuola, chi lotta nel territorio, attraverso una piattaforma che va oltre il mondo del lavoro e si presenta come una vera piattaforma sociale anticrisi». Fabrizio Tommaselli sottolinea invece l'"anomalia" rispetto ad iniziative simili negli anni passati. «Le bandiere si sono mischiate e questo ha un grande valore simbolico positivo. I vari spezzoni non sono stati rigidamente divisi». Per Paolo Leonardi, della Rdb, «siamo qui di nuovo in piazza contro chi attacca il diritto di sciopero e di manifestare». Tra i manifestanti anche alcuni politici come il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, Paolo Cento e il consigliere regionale del Lazio Luigi Nieri. «Ottima manifestazione, che tiene assieme tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi: lavoratori ex garantiti, precari, disoccupati, studenti. Quindi molto utile e importante», commenta Ferrero. «Una manifestazione - aggiunge - che chiede al governo di cambiare politica visto che sino ad ora ha fatto solo gli interessi di chi la crisi l'ha provocata e non dei lavoratori che la stanno pagando». Tra gli altri hanno percorso il corteo le bandiere di Sinistra Critica e del Partito comunista dei lavoratori.

Onda, precari, centri sociali beffano il "protocollo", banche "sanzionate" lungo il corteo contro il G14
Il movimento si riprende Roma. E lancia una sfida dentro la crisi
di Anubi D'Avossa Lussurgiu

Comincia ad arrivare anche in Italia: non la crisi, ma il vento della risposta sociale, organizzata, di conflitto e di movimento. Questo è il segnale espresso dalla dimensione più "movimentata", appunto, della giornata di ieri a Roma contro il G14, il summit allargato del G8 sotto la presidenza italiana, su lavoro e welfare, che si svolge oggi nella capitale. Contro il G14, ossia per l'articolazione in piattaforma di rivendicazioni e di pratiche di quel «noi la crisi non la paghiamo» che è stato fatto rimbombare dall'Onda studentesca: ma che ora investe un'intero potenziale di insorgenza sociale. Arriva anche in Italia un certo vento "europeo": e non a caso succede a Roma quel che succede, mentre a Londra una moltitudine blocca la metropoli in vista del G20, il "successore" designato del G8 nella governance della globalizzazione e della sua crisi. E mentre almeno 15mila attiviste ed attivisti bloccano Francoforte e altrettanti Berlino, unendo alla pressione sul G20 il lancio delle mobilitazioni contro il prossimo vertice Nato in Germania e un link esplicito alla protesta contro il G14. Cosa è successo a Roma? Tante cose insieme. Anzitutto, se n'è andato in fumo il tentativo di calare sulla capitale una definitiva cappa repressiva attraverso l'applicazione, tante volte in questi giorni invocata dal sindaco Alemanno e dal suo gruppo di potere nel Pdl a congresso, del famigerato «protocollo». Quello firmato da Comune, Questura, Prefettura ma anche da Cgil Cisl Uil. Quello che renderebbe off limits per cortei e proteste l'intero centro storico - e politico. Proprio in questa fase sociale. Un protocollo che, evidentemente, non dovrebbe riguardare altri che quanti l'hanno voluto sottoscrivere. Ma che invece è stato brandito quale giustificazione delle cariche all'ateneo della Sapienza il 18 scorso, per impedire all'Onda di raggiungere i manifestanti dello sciopero della conoscenza indetto dalla stessa Cgil. Ebbene, ieri il protocollo e tanto più il suo (prevedibilissimo) abuso sono andati in fumo insieme al tentativo, operato da più parti, di dichiarare l'Onda stessa «morta», finita. E di "spaventare" la manifestazione indetta ieri contro il G14 dal "Patto di base", l'unità di Cobas, Cub-Rdb e Sdl. Doveva succedere di tutto: a partire dai «blocchi» indetti prima della partenza del corteo, per raggiungerlo da vari punti vicini a piazza Esedra, dai settori di "movimento". E invece è successo che i blocchi ci sono stati, tutti, e sono andati benissimo. Folto quello fissato alla stazione Tiburtina dai "Blocchi precari metropolitani" («Hate G8, out of control»), partecipato quello a via de Lollis da Action, che entrambi hanno raggiunto il blocco più esposto ai riflettori, quello lanciato da "Sapienza in Onda" sul luogo del delitto delle cariche del 18, a piazzale Aldo Moro. Da dove, alla fine, ci si è mossi in corteo in tanti verso piazza Esedra e ci si è ritrovati in migliaia quando a viale di Castro Pretorio si sono aggiunti la nuova rete degli "Indipendenti" («Che vita sarebbe senza profitto?», «Diffondi cospirazione») e il Coordinamento di lotta per la casa, che il blocco l'avevano mosso da Porta Pia. Blocchi veri e propri, insomma, per quanto mobili: perché l'obiettivo di stravolgere la "normalità" del sabato romano è stato raggiunto in pieno. Senza che il clima agitato dalle parti del Viminale nei giorni precedenti si sia potuto tradurre in azioni repressive di alcun genere. Quando questa composizione di movimento ha raggiunto la manifestazione dei sindacati di base si sono imposte diverse evidenze. La prima, certamente, che l'Onda non è affatto «morta», nonostante certe dichiarazioni anche interne al "dibattito" nelle facoltà e la scelta di alcuni di ritrovarsi direttamente a piazza della Repubblica: tanto più si è rivelata viva, la dinamica dell'Onda, che ieri l'intero composito spezzone di movimento è stato concordemente aperto dallo striscione dei "sapientini", seguiti da delegazioni nazionali, con la scritta «Guerriglieri (virgolettato e dedicato al ministro Brunetta, ndr ) anomali contro il G14 e per un nuovo welfare». Ma quando lo spezzone di "movimento" si è disteso nel corteo unitario, s'è imposta anche un'altra evidenza: che la geografia politica e sociale, l'equilibrio di soggetti di un fronte alternativo di conflitto dentro e oltre la crisi, sono mutati. Tanto, infatti, era il peso di studenti, precari, occupanti di case, attivisti dei centri sociali e delle reti d'azione sul corpo complessivo dei manifestanti. Un peso esercitato sotto un segno comune, rivendicato da tutte le "anime": l'irrapresentabilità, l'indipendenza politica e organizzativa dei movimenti. Un segnale che promette di cresce nelle prossime tappe: per lo sciopero generale indetto dallo stesso "Patto di base" per il 23 aprile, si parla già di «sciopero metropolitano». E stato il corteo stesso a mostrare che il segnale vuol essere inequivoco. Comincia all'inizio di via Cavour: prima banca, un'agenzia Unipol, «sanzionata» o «segnalata» in massa con uova, vernice, fumogeni e petardi. Poi l'agenzia Fata in via Pincherle, a due passi dal Viminale, con funzionari di Ps che perdono la testa, rintuzzati dalla reazione immediata del corteo. Quindi la Pirelli Re e ancora una banca, la Carim, sempre su via Cavour. Di seguito, fumogeni sul blindatissimo Altare della Patria. E a largo di Torre Argentina di nuovo un'Unipol. Infine a corso Vittorio un'agenzia di Banca Intesa. Tanto per chiarire, dopo l'azione del vasto "comitato romano contro il G8" all'Abi giovedì, il who's who della crisi. E per portare in Italia quel certo qual vento europeo.

Il Manifesto

UNIONE EUROPEA Da Londra a Roma, l'onda anti-crisi va in piazza. Con sindacati di base, centri sociali, movimenti di lotta per la casa, Onda universitaria, precari e disoccupati. Alla prima prova non regge il protocollo Alemanno sulle manifestazioni. Istituti di credito nel mirino
«La crisi pagatela voi» Sfila la risposta al Pdl
In 20 mila nella capitale contro il G14 su welfare e lavoro Tanti i precari e gli studenti. «No al divieto di sciopero»
di Stefano Milani

ROMA - Migliaia di facce, migliaia di storie, un unico problema comune: la crisi. Che attanaglia la fascia «debole» del paese: lavoratori, precari, cassaintegrati, disoccupati, studenti, migranti. C'erano loro ieri a sfilare per le strade di Roma nel corteo nazionale indetto dai tre sindacati di base Cobas, Cub e SdL contro il G14 sul welfare. Una manifestazione per chiedere lavoro, reddito, casa e integrazione. Diritti fondamentali per una democrazia degna di questo nome, ma siamo in Italia. E per ribadire un secco «no» al modello di gestione della crisi economica del governo Berlusconi, per dire che «un nuovo welfare è possibile» e per lanciare una sfida alle leggi «liberticide» sullo sciopero.
«La crisi la paghino banchieri, padroni ed evasori» scandiscono dal megafono gli organizzatori mentre tutti si mettono dietro al grande striscione che apre il corteo: «Voi G14 con i responsabili della crisi; noi con i lavoratori, i disoccupati e i precari». Sono da poco passate le 15 quando lo spezzone sindacale parte da piazza della Repubblica. Dietro gli studenti dell'Onda, appena arrivati dalla Sapienza. Si scende verso via Cavour, poi via dei Fori Imperiali, largo Argentina fino a piazza Navona. In un percorso reso «off-limit» dal protocollo Alemanno sui cortei, ma ieri si è fatta un'eccezione.
Arrivano da tutta Italia: Campania, Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia, Abruzzo, la geografia della crisi non conosce confini. Dagli altoparlanti del camioncino che guida i manifestanti la musica si alterna alle parole dei manifestanti. Alle loro storie. Storie di ordinaria disperazione. «Sono una precaria della scuola. Insegno a Roma, ma vivo a Latina. Ogni giorno faccio settanta chilometri ad andare e settanta a tornare. Sono sola con due figli. Prendo 1.100 euro al mese e a giugno sarò in mezzo ad una strada» dice Anna. E poi c'è Luigi, 70 anni, quarantotto dei quali passati nelle ferroviere. Ora è in pensione ma è in piazza accanto al figlio, anche lui ferroviere e con un contratto che scade tra tre mesi. Lo tira fuori dalla tasca e me lo mette davanti agli occhi: «Ho tre bimbi piccoli e un mutuo che scade tra diciotto anni, che devo fare?».
Alle 18 il lungo corteo entra a piazza Navona, dove sul palco allestito accanto alla fontana del Bernini si fanno gli ultimi appelli e il bilancio della giornata. «Una manifestazione importante perché segna la nascita di una grande, nuova alleanza sociale fatta di lavoratori, di precari, di disoccupati, di studenti, dove non c'è spazio per i partiti tradizionali e non ci sono egemonie». Piero Bernocchi non nasconde la sua soddisfazione per «il grosso risultato qualitativo e quantitativo della manifestazione, superiore perfino alle nostre stesse previsioni», 50.000 secondo gli organizzatori.
Quanto alle provocazioni paventate alla vigilia del corteo, il portavoce dei Cobas ribadisce che «qualcuno ha voluto creare un clima di intimidazione e di paura, ma la gente ha risposto bene non lasciandosi scoraggiare e anche le Forze dell'ordine hanno fatto fino in fondo la loro parte. Certo, la provocazione di piazza Venezia di alcuni finanzieri (che presidiavano l'altare della Patria in assetto antisommossa, ndr) poteva essere evitata ma complessivamente la situazione è stata gestita bene». Il prossimo appuntamento è ora quello con lo sciopero generale in programma il 23 aprile, «quando riaffermeremo - spiega Bernocchi - una piattaforma di lotta globale che comprende, tra l'altro, il blocco dei licenziamenti, la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, reddito minimo garantito per chi non ha lavoro, continuità del reddito per i lavoratori atipici, un piano di massicci investimenti per la messa in sicurezza dei posti di lavoro e per il reperimento di alloggi popolari, il blocco degli sfratti».
Nel corteo sventolano anche bandiere politiche. Prc, Pdci, Sinistra e libertà, Sinistra critica, Partito comunista dei lavoratori. Militanti e anche qualche esponente. Come il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero che giudica «ottima» la manifestazione perché «tiene assieme tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi e che chiede al governo di cambiare politica visto che sino ad ora ha fatto solo gli interessi di chi la crisi l'ha provocata e non dei lavoratori che la stanno pagando». Per Luigi Nieri (Sinistra), assessore al Bilancio della regione Lazio «c'è necessità di rafforzare le forme di protesta contro un governo che sta facendo disastri sociali, culturali ed economici».

La Repubblica

E a Roma nel mirino monumenti e ministeri
Onda in corteo, fumogeni all´altare della Patria
"Siamo 50 mila dicono gli organizzatori". La polizia evita le tensioni
di Mario Reggio

ROMA - Vernice rossa e bianca, petardi contro le banche. Lancio di scarpe accompagnate da fumogeni sul portone chiuso del ministero guidato da Renato Brunetta. L´Onda anomala è tornata in piazza, questa volta assieme ai Cobas, i centri sociali, i comitati degli inquilini. L´Onda è uscita dalla Sapienza, dove era stata blindata a suon di manganellate lo scorso 18 marzo. Tutti in piazza per protestare contro il "social summit" dei ministri del Lavoro del G14 che inizierà i suoi lavori oggi a Roma.
«Noi la crisi non la paghiamo» è stata la parola d´ordine che ha attraversato tutto il corteo, 50 mila secondo gli organizzatori, un lungo serpente umano che da piazza della Repubblica ha raggiunto piazza Navona. In piazza migliaia di lavoratori dei Cobas, comitati inquilini, occupanti di case, immigrati con prole al seguito. Ma la parte più viva e creativa del corteo è stata quella degli studenti. Certamente una questione di età. Ma non basta da sola a spiegare il fenomeno. Basta ricordare i pestaggi di polizia, carabinieri e finanzieri la mattina del 18 marzo scorso, quando impedirono agli studenti uscire dalla Sapienza. Il motivo? Semplice. Il protocollo firmato davanti al prefetto dalle organizzazioni sindacali per regolamentare i cortei a Roma. A dieci giorni di distanza il braccio di ferro si annuncia gravido di problemi. Ma stavolta la questura mostra la sua faccia buona. Poco dopo l´una, mentre gli studenti preparano il camion con la musica a piazzale Aldo Moro, si avvicina un vicequestore: «Ragazzi, ok, vi scortiamo fino a piazza Esedra, nessun problema». Il piazzale, dopo un paio d´ore, si è riempito di giovani. Occhio e croce più di 5 mila. Ariiva un pullman da Venezia e Padova, altri studenti dell´Onda stanno arrivano dalla stazione Tiburtina.
Il corteo parte. Nessun problema. «Non pagheremo la vostra crisi, i prezzi devono pagarli quelli che li hanno creati, banche, politici, padroni, evasori», lo slogan rimbomba dagli altoparlanti che sparano migliaia di decibel dal camion in testa al corteo. I giovani ballano seguendo i ritmi del rap, arrivano a piazza Esedra dove trovano i manifestanti dei Cobas, più compassati, più avanti negli anni. Ma gli obiettivi non sono distanti: far pagare la crisi a chi la creata e non ai lavoratori, ai precari, agli studenti. «La manifestazione di oggi - commenta Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas - è riuscita a costruire una forte alleanza tra tutte quelle aree sociali, come studenti e precari capaci di protestare per chiudere l´uscita dalla crisi». E sono le banche a pagare pegno: fumogeni, vernice e vetrine spaccate all´Unipol banca di via Cavour, subito dopo Banca Carime, di nuovo Unipol a largo Argentina e di seguito Banca Intesa a Corso Vittorio. Poi le scarpe contro Brunetta. Tira un sospiro il sindaco Alemanno che nonostante il passaggio a piazza Navona commenta: «Il protocollo è stato rispettato, il corteo non è entrato nel centro storico».

Ore 15, sfilano Onda e centri sociali petardi e vernice contro le banche
"No al protocollo sui cortei di Alemanno, la città è nostra". Il sindaco: "Rispettate le nostre regole E anche Cgil e gli altri firmatari le difendano"
di Laura Mari

Roma - I "guerriglieri" hanno sfidato i divieti. E lo hanno fatto dimostrando che, al di là di qualche petardo lanciato contro le banche, se vengono lasciati liberi di manifestare i giovani dell´Onda sanno farlo pacificamente. Quello che da giorni si configurava come un corteo ad alto rischio, si è in realtà trasformato in una manifestazione senza pericoli, segnata da blitz e atti "scenografici" come il lancio delle scarpe contro il ministero della Funzione Pubblica di Brunetta.
Il lungo pomeriggio dell´Onda e dei cortei anti-G8 è iniziato alle 15, quando da piazzale Aldo Moro un migliaio di studenti della Sapienza e di giovani dei centri sociali e dei movimenti di lotta per la casa ha sfidato il protocollo sulle manifestazioni e si è mosso in direzione di piazza della Repubblica, dove ad attenderli c´erano i sindacati Cobas, Cub e Sdl. Tutto intorno, traffico bloccato, decine di linee dei bus deviate e centro storico in tilt.
«Da questo momento il protocollo del prefetto Pecoraro e del sindaco Alemanno è carta straccia - afferma Vanessa Bilancetti dell´Onda - dopo le cariche delle forze dell´ordine dei giorni scorsi gli studenti non hanno avuto paura e sono scesi in piazza per ribadire il loro diritto al dissenso. Questo corteo non autorizzato dell´Onda - prosegue Vanessa - dimostra che la forza dei giovani non è circoscrivibile nei percorsi di un protocollo e la città dovrebbe ringraziare gli studenti perché hanno difeso il diritto di manifestare».
Critiche a cui però in serata il sindaco Alemanno ha voluto rispondere precisando che «il patto sui cortei ha resistito e abbiamo dimostrato che da parte della questura non c´è nessuna volontà di vietare le manifestazioni». Poi l´appello del sindaco alla Cgil, che nei giorni scorsi aveva criticato il protocollo: «Chiedo alla Cgil e agli altri firmatari di difendere il protocollo, perché dal corteo sono venute invettive contro il patto e frasi con cui lo si definiva "carta straccia"».
Al di là delle polemiche, il corteo dell´Onda e dei centri sociali ha sfilato per le strade del Centro storico tra fumogeni e slogan come "noi la crisi non la paghiamo". Poi, su via Cavour e a largo Argentina, alcune azioni simboliche: petardi e vernice rossa contro le vetrine delle banche Unipol e delle agenzie immobiliari. Qualche breve momento di tensione si è registrato a piazza Venezia, quando alcuni manifestanti dei centri sociali hanno lanciato petardi sulle scale dell´Altare della Patria, sorvegliato da un cordone di agenti della guardia di finanza in tenuta antisommossa.
Poi, all´inizio di corso Vittorio Emanuele, il colpo di scena. Gli studenti dell´Onda hanno formato un circolo davanti al portone del ministero della Funzione Pubblica di Brunetta e hanno lanciato decine di scarpe contro l´edificio, ricalcando quanto fatto nelle scorse settimane dagli universitari francesi e, in primis, dal giornalista iracheno che lanciò le scarpe contro il presidente Bush. «È una bella manifestazione, in cui ci sono tutti i soggetti penalizzati dalla crisi, in particolare gli studenti» ha commentato il leader del Prc Paolo Ferrero, in piazza assieme a Paolo Centro dei Verdi, al consigliere comunale Andrea Alzetta e all´assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri. Dopo essere arrivato a piazza Navona, il corteo dell´Onda si è sciolto, senza nessun problema di ordine pubblico.

L'Unità

Roma blindata, fumogeni e petardi. Ma c’erano più agenti che studenti
Cinquantamila, dicono loro. Forse meno, forse la metà. Pochi gli studenti, molti i precari. E un’enormità di poliziotti a vigilare. Tre banche danneggiate, scarpe contro il ministero di Brunetta. Slogan contro il governo
di Marco Bucciantini

C’era gente da cinque in condotta, l’inventario di fine giornata è un po’ sotto la civiltà (quattro ingressi di banche danneggiate, tanti botti e fumogeni) ma un bel po’ sotto i timori della vigilia per questi cortei che confluivano al centro di Roma semiautorizzati, chiassosi, sorprendenti: pochi studenti, l’Onda è gonfia di immigrati senza casa, lavoratori solidali, precari arrabbiati. Il grosso del gruppo erano Rdb e Cobas, il sindacalismo duro e puro. Eppoi i movimenti per la casa, con una nutrita partecipazioni degli stranieri. Loro dicono: siamo 50 mila. Fossero anche stati la metà, erano un pezzo della protesta di Londra (in 100 mila contro i potenti del mondo). Studenti dunque pochi, meno dei poliziotti, attenti, marginali, sangue freddo: hanno "scortato" da lontano il corteo, solo a Piazza Venezia sembrava d’essere a una parata della Fiamme gialle. Si mescolano temi e avversari. Anzitutto il vertice G14 - da oggi a Roma, ennesima sigla ristretta. Tema: il lavoro - e poi i soliti ministri sotto scacco: Brunetta, Gelmini. Si rollano cartine riempite d’erba, si urla, si canta Rino Gaetano, morto 28 anni fa eppure attuale, «mio fratello è figlio unico malpagato, sottomesso, disgregato». E il cielo è sempre più blu-Pdl, colore unico, non gli piace e offendono il premier, e le banche, e il ministro, e il professore, e il padrone. «Noi la crisi non la paghiamo».
E IL CIELO è SEMPRE PIù BLU. Chi vive in baracche, chi è senza la casa. E la occupa (Daniela, vedova): «Siamo a via Enrico Spalla, un centinaio di famiglie dentro un edificio in disuso, ogni famiglia nel suo "ufficio", accanto a me ci sono 6 peruviani, due redditi, 2 mila euro. Dove vanno?». Chi è senza soldi, come Gabriele, precario da sempre e ormai «ho la barba bianca, e sono bravo, laureato a 24 anni con 110 e lode. Adesso ne ho 37. Contributi all’Inps inesistenti». Chi è senza volto, «Nun me rompe er cazzo». Ma che fai? Perché ti nascondi? «Nun me devi rompe er...», sì, ho capito. E lui, grassoccio, occhi inespressivi, ciuffo castano che sbuca da sotto il cappello (è tutto ciò che si vede del suo viso di ragazzo in guerra), accende un petardo e lo lancia verso un poliziotto lontano 300 metri. Bum, un cane si spaventa e il ragazzo torna nel gruppo con una sgambata fiera.
Chi spacca vetrine. Chi lancia cuscini (davanti al ministero della pubblica istruzione), chi tira una scarpa (contro quello di Brunetta). Chi lancia il sasso ma copre la mano....La tattica è quella rodata, vile: arriva il fumogeno colorato (rosso, giallo) e mentre si alza il fumo che nasconde la vista dei poliziotti, un gruppetto di contestatori a viso coperto si avvicina ed esplode petardi (e uova) contro le vetrate della Unipol e imbratta di rosso la facciata. Succederà anche alla sede della Carim e poi a quella dell’Intesa-San Paolo. Danneggiata anche la bacheca della Pirelli Immobiliare. Tutto qui, e nulla aggiunge alle ragioni della protesta, per altro "fondamentalista": si manifesta per un’istruzione giusta, per l’Università libera dalle baronie, per i diritti sociali, per un posto di lavoro e per la casa, per non essere sempre i soliti poveri che pagano le grandi crisi dei ricchi. Per quello che è la vita. Giansandro: «Vengo da Lecce, studio a Giurisprudenza, pago 450 euro di affitto per stare in una stanza doppia. Ovviamente l’affitto è a nero». Chi tira al bersaglio, chi prende assai poco, chi gioca col fuoco, «spegni il mutuo, accendi la banca». Chi ha scarsa memoria («Palestina Libera, boicotta israele e gli ebrei»). Chi è senza lavoro, e gli manca la casa, chi ancora ci crede, chi allarga la casa. Chi ruba e chi lotta, chi ha torto o ragione, chi vive e si arrangia e chi è Napoleone. Ma il cielo è sempre più blu.

Città presidiata, il corteo lancia scarpe e vernice alle banche
«Siamo in 50mila» dice Bernocchi. In piazza anche i movimenti per il diritto alla casa. Dal palco di piazza Navona i collettivi rivendicano le «azioni antiliberiste». «Onda spaccata? Solo falsità».
di Paola Natalicchio

...«Certo, siamo in piazza perché condividiamo la piattaforma dei sindacati di base contro la crisi, i tagli alla scuola, la precarietà sul lavoro», ripete Aliosha, felpa col cappuccio e accento meridionale, giovanissimo studente di Lettere, mentre tra la fontana e l’edicola, iniziano a radunarsi i manifestanti. «Ma partiamo da piazzale Aldo Moro soprattutto perché vogliamo difendere la libertà dei movimenti, contro un protocollo che limita la democrazia», incalza. Mentre parla, un applauso accoglie l’arrivo di un pullman di universitari di Padova e Venezia. «Siamo partiti all’alba, per portare la nostra solidarietà agli studenti de La Sapienza. Anche noi abbiamo subito cariche in università il 10 febbraio scorso, durante una manifestazione contro le Foibe. L’Onda non si ferma con i manganelli». È sempre il protocollo ad essere nel mirino degli altri tre blocchi «non autorizzati» scesi in piazza ieri, quelli di Action, Blocco Precario Metropolitano e Coordinamento dei comitati di lotta per la casa, confluiti a La Sapienza da via De Lollis, Piazza Porta Pia e Stazione Tiburtina. «La città è nostra. Non saranno i metodi repressivi di questo Prefetto a impedirci di passare», scandiscono i megafoni. In realtà, quando il troncone di studenti, militanti dei movimenti di lotta per la casa e migranti parte verso piazza della Repubblica, tra botti e fumogeni, nessuno li blocca in alcun modo. A fare da scorta, solo agenti in borghese e qualche pattuglia della polizia municipale. Tanto da arrivare al paradosso che la temuta sfilata dell’Onda verso il corteo dei Cobas resterà la parte più pacifica dell’intera giornata. A darsi appuntamento direttamente a piazza della Repubblica, era stato, invece, lo «Spezzone unitario degli studenti e dei lavoratori della formazione». Una serie di sigle (tra cui i collettivi di Tor Vergata e Roma Tre, ma anche molte organizzazioni studentesche de La Sapienza) considerate alla vigila colpevoli di una «spaccatura» nel movimento. «Una versione inaccettabile», protesta Lorenzo, mentre distribuisce i suoi volantini. «Abbiamo solo deciso di unirci con forza e da subito ai lavoratori, perché è questa la ragione principale per cui oggi si scende in piazza».
VERSO PIAZZA NAVONA
Da via Cavour a piazza Venezia, il clima della piazza, intanto, cambia. Fino a farsi molto teso all’altezza di piazza Santa Maria Maggiore. Soprattutto dallo spezzone dei movimenti per il diritto all’abitare, infatti, si staccano piccoli gruppi di manifestanti che iniziano a imbrattare i muri di slogan contro il G8 e contro le forze dell’ordine. Da lì prende il via una serie di «azioni dimostrative» con lancio di vernice rossa, uova e in qualche caso pietre e bottiglie contro le sedi di banche e compagnie assicurative. Il momento di massima tensione arriva a piazza dell’Esquilino, davanti alla basilica di Santa Maria Maggiore, in direzione di via Nazionale. Un gruppo di manifestanti incappucciati fa esplodere alcuni petardi e fumogeni davanti alla sede della Fata, sfiorando il contatto con un gruppo di agenti in tenuta antisommossa appostati a pochi metri. L’episodio resta isolato e, anche quando il corteo passa da una Piazza Venezia blindata e militarizzata su ogni lato, con slogan pesanti e qualche lancio di oggetti, in particolare contro la Guardia di Finanza, la tensione non si traduce mai in scontri. Ultimo blitz, prima dell’arrivo a Piazza Navona, quello davanti alla sede del Ministero della Funzione pubblica, a due passi da piazza Argentina. Lancio di scarpe e, ancora, fumogeni e petardi, contro il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta.
Dal palco di piazza Navona, gli studenti e i movimenti rivendicano tutte le «azioni dimostrative anti-liberiste» promosse durante il percorso, mentre Piero Bernocchi dei Cobas parla di «successo quantitativo, con 50 mila partecipanti» e battezza la nascita di «una nuova alleanza sociale tra lavoratori, studenti, migranti e e movimenti per la casa», che «chiude definitivamente la grottesca vicenda del protocollo». Ma il sindaco Alemanno, in serata, protesta: «Ci sono state delle intemperanze che gli organizzatori potevano evitare». E sul protocollo: «Il patto ha resistito, ora la Cgil lo difenda».

Corriere della Sera

Manifestazioni Sindacati, studenti e precari: non pagheremo la vostra crisi
Cortei da Londra a Roma contro il vertice del G20
Il vice presidente Usa Biden: «Dateci una chance». Proteste in tutta Europa per il vertice dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche. E a Roma apre il «G8-Social Summit»
di Fabrizio Caccia

ROMA — «Non vogliamo pagare la vostra crisi», questo lo slogan che si è levato ieri dalle piazze delle principali capitali europee alla vigilia del G20, il vertice dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali dei Paesi più indu-strializzati, in programma mercoledì e giovedì (1-2 aprile) a Londra. Sindacati, studenti, no global, precari, disoccupati, senza- casa, ambientalisti, pacifisti, immigrati, in migliaia hanno manifestato a Roma, Londra, Parigi, Vienna, Berlino, Francoforte, per chiedere ai governi che la crisi economica mondiale venga affrontata pensando più alla gente che alle banche. La marcia londinese, la più imponente, ha visto sfilare centomila persone, 35 mila secondo la polizia, che hanno raggiunto Hyde Park con una sola parola d'ordine: «Put People first», prima le persone. Un messaggio che, comunque, sembra essere già stato raccolto dal vicepresidente Usa, Joe Biden. Il numero due della Casa Bianca, parlando dal Cile, ha rivolto ieri un appello ai manifestanti di Londra: «Dateci una chance per uscire da questo G20 con delle proposte concrete — ha detto —. Ascoltate quello che abbiamo da dire».
In queste ore, però, c'è grande tensione anche a Roma, dove proprio oggi alla Farnesina si aprirà un altro vertice delicato, il «G8-Social Summit 2009», convocato dal ministro italiano del Welfare, Maurizio Sacconi. Durerà fino a martedì, ma già da domani si uniranno al tavolo i ministri del Lavoro di Cina, India, Brasile, Messico, Egitto e Sud Africa e il G8 diventerà così un G14. Il corteo romano di ieri, organizzato dai sindacati autonomi Cobas, Cub e Sdl («Siamo in cinquantamila»), da piazza della Repubblica a piazza Navona, ha visto la partecipazione anche degli studenti dell'Onda, anarchici e centri sociali. Presenti tra gli altri il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero e l'ex parlamentare dei Verdi Paolo Cento. Per fortuna, alla fine, niente incidenti. Fumogeni sono stati tirati contro l'Altare della Patria; vernice rossa, uova, sassi e petardi contro banche e agenzie immobiliari (al grido di «Ridateci i soldi» e «Casa per tutti»); e scarpe, da parte dei «Guerriglieri anomali», sono state lanciate contro il palazzo della Funzione Pubblica (il ministro Brunetta aveva definito «guerriglieri» gli universitari romani dopo gli scontri dei giorni scorsi con le forze dell'ordine). Cori degli studenti anche contro il prefetto Pecoraro e il sindaco Alemanno per il nuovo protocollo che disciplina i cortei: «No al protocollo, Onda fuori controllo» e «Alemanno blocchiamo Roma come ci pare».

Corteo Petardi in via Nazionale, danni in via Cavour
Sfilano gli antagonisti «Guardaci, Alemanno: così blocchiamo Roma»
Petardi e sassi in via Cavour fumogeni contro il Vittoriano
Gli antagonisti sfilano con i Cobas e i precari contro il G14 «Alemanno, guardaci: blocchiamo la città quando ci pare». Il protocollo che regola i cortei tra i bersagli principali del movimento. Scarpe contro il ministero della Funzione pubblica. Migliaia di manifestanti hanno marciato gridando: «No al protocollo, Onda fuori controllo» Due facce Corteo pacifico ma con vari momenti di tensione
di Fabrizio Caccia

Roma - Lanci di petardi, di uova e vernice contro le banche in via Cavour e vicino al Viminale. E di scarpe contro il ministero della Funzione pubblica a Corso Vittorio Emanuele. Un pomeriggio di tensione per il corteo anti-G8 di sindacati, Cobas, studenti e gruppi antagonisti al grido «Guardaci, Alemanno: così blocchiamo Roma». Fumogeni contro l'Altare della Patria.
Hanno due conti aperti gli studenti dell'Onda e ieri hanno provato a regolarli. Uno col ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che dieci giorni fa, dopo gli scontri con la polizia in piazzale Aldo Moro, li aveva ribattezzati «guerriglieri ». Così, quando il corteo è arrivato su Corso Vittorio, contro il palazzo del ministero l'Onda ha lanciato scarpe, l'ultima plateale forma di protesta internazionale lanciata dall'ormai mitico giornalista iracheno Muntazer al Zaidi, che lanciò le sue contro George W. Bush.
L'altro conto aperto degli studenti, invece, rimane quello col prefetto Giuseppe Pecoraro e il sindaco Gianni Alemanno, che hanno da poco varato un protocollo per disciplinare i cortei cittadini. Così, il 18 marzo scorso, in piazzale Aldo Moro, in virtù di quel protocollo le forze dell'ordine caricarono gli studenti che volevano partire in corteo dalla Sapienza, seguendo un percorso però non contemplato dal nuovo regolamento. Ieri, allora, dietro allo striscione «Guerriglieri anomali» gli studenti romani l'hanno gridato forte: «No al protocollo, Onda fuori controllo», «Sindaco Alemanno, blocchiamo la città» e «Roma libera». Stavolta, però, non hanno trovato l'opposizione della polizia. Sono partiti dalla Sapienza e sono arrivati in fondo, a piazza Navona, senza beccare una manganellata (nel corteo tanti agenti in borghese della Digos ma nessun celerino nei paraggi).
Da oggi a Roma, alla Farnesina, si riunisce il G14, summit dei ministri del Welfare e del Lavoro dei Paesi economicamente più sviluppati (in sostanza un G8 allargato). Sul tavolo della tre-giorni ci sarà la grave situazione internazionale: ecco perchè ieri i sindacati autonomi Cub Cobas e Sdl insieme al movimento degli studenti dell'Onda, dei precari, dei centri sociali e dei senza-casa hanno organizzato questo corteo. Non vogliono essere loro a pagare le conseguenze della crisi.
Solo che a un tratto, per l'iniziativa di un gruppo di anarchici piuttosto voglioso di menar le mani, la protesta è degenerata. Vernice rossa, sassi, uova e petardoni sono stati lanciati contro la filiale Unipol di via Cavour al grido di «Ridateci i soldi ». Tutte le banche sono finite sotto attacco: anche le vetrine della Cassa di Risparmio di Rimini, all'angolo con via dei Serpenti, e quelle di Intesa San Paolo su Corso Vittorio sono state prese di mira dai lanci.
Così, però, finisce il diritto di manifestare e comincia il vandalismo puro, il teppismo generalizzato. Banche e agenzie immobiliari unite dalla stessa sorte: anche la Fata di via De Pretis e la Pirelli Re di via Cavour trasformati in bersagli, solo lo slogan era diverso («Casa per tutti»). D'accordo la crisi mondiale, che strangola lavoratori e famiglie (altro slogan: «Spegni i mutui, accendi le banche ») ma un conto è la rabbia e un altro la violenza (fumogeni tirati anche contro il monumento al Milite ignoto).
Sulla questione del protocollo, infine, c'è da dire che il movimento della Sapienza è spaccatissimo. Basta dire che un gruppo, ieri, capeggiato da Giorgio Sestili del collettivo di Fisica (lo scorso ottobre durante le proteste anti-Gelmini finì tante volte ospite in televisione) è partito da piazza della Repubblica insieme a sindacati (Cub, Cobas e Sdl) e partiti (Rifondazione, Pcl, Sinistra critica). L'altro, quello più nutrito, guidato da Francesco Raparelli di Lettere, Francesco Brancaccio e Stefano Zarlenga di Scienze Politiche, s'è mosso invece da piazzale Aldo Moro, la culla dell'Onda. «Il prefetto revochi subito il protocollo - ha detto Brancaccio - Poi si potrà discutere ».

Nuova sfida Oggi e domani massima attenzione attorno alla Farnesina, sede del summit internazionale
E i collettivi romani stoppano le teste calde
Spintoni tra manifestanti: un gruppo del nord s'era mosso con caschi e volto coperto

Roma - Manifestanti romani contro rappresentanti di delegazioni provenienti da altre regioni. Un parapiglia improvviso scoppiato mentre il corteo dei Cobas contro il G8 sul lavoro alla Farnesina transitava su via Cavour. Spintoni e scambi di insulti. Sul fatto indaga ora la polizia.
Secondo una prima ricostruzione, ieri pomeriggio un gruppo di ultrà di fuori Roma (pare del nord) si sarebbe mosso, con caschi e volti coperti, per provocare le forze dell'ordine con lanci di oggetti ma è stato bloccato proprio dall'intervento di altri manifestanti, questa volta romani, vicini all'Onda, che hanno impedito loro di scatenare incidenti.
Un'impennata di tensione, mentre la «testa» del corteo, composta da sindacati e precari, aveva già raggiunto i Fori Imperiali e si avvicinava all'Altare della Patria. Il faccia a faccia è durato una manciata di secondi. Alla fine i facinorosi sono stati allontanati dal resto dei manifestanti. Nonostante questo alcuni giovani incappucciati, hanno continuato a sfilare per il centro sotto il controllo di polizia e carabinieri, rimasti in disparte proprio per evitare il rischio di contatti. Dall'alto un elicottero della polizia ha sorvegliato la situazione fino all'arrivo dei manifestanti a piazza Navona. Ora però l'attenzione delle forze dell'ordine è per oggi e per le giornate di domani e dopodomani: stasera è infatti in programma una cena al Campidoglio alla quale prenderanno parte i partecipanti al G8 «allargato», che comprende anche i rappresentanti di altri sei paesi. Nei prossimi due giorni, invece, sarà la zona della Farnesina, sede del summit internazionale, a essere presidiata.
Controlli anche negli hotel che ospitano le delegazioni delle nazioni impegnate nel G8, nelle sedi diplomatiche e in altri obiettivi considerati a rischio. Il piano di sicurezza è già scattato ieri sera, alla vigilia dell'arrivo dei primi rappresentanti stranieri previsto per oggi. Intorno al ministero degli Esteri sarà allestito un cordone di sicurezza. Scortati anche i cortei di auto delle delegazioni del G8 dagli alberghi alla Farnesina, e nei loro spostamenti in città.(R.Fr.)

Il Riformista

Sindacati e studenti in piazza contro il Governo

I Cobas scendono in piazza insieme agli studenti per manifestare contro il welfare del Governo. Il corteo non autorizzato degli studenti è partito da piazza Aldo Moro all'università la Sapienza di Roma al grido di «Riprendiamoci le strade di Roma». Formato da oltre 2000 persone, il corteo capeggiato da uno striscione che recitava: "Guerriglieri anomali contro il G14 per un nuovo welfare", ha voluto mandare un messaggio al sindaco di Roma Gianni Alemanno, al prefetto Pecoraro ma anche ai ministri della Funzione pubblica, Renato Brunetta e dell'Economia, Giulio Tremonti. «Non ci limiterete la libertà di movimento. Ci riprendiamo le strade di Roma. Manifestiamo - dicono gli organizzatori - per una città libera, aperta alle pratiche di democrazia diretta». E al governo lanciano critiche contro le modalità di gestione della crisi economica: «Questa crisi non la paghiamo, il governo è incapace di gestirla». Ai ragazzi si sono uniti i Blocchi precari metropolitani, dietro allo slogan "Hate G8 out of control" e ai militanti di Action che chiedono "casa reddito dignità". Il corteo ha poi raggiunto la manifestazione dei Cobas, Sdl ed Rdb Cub a piazza della Repubblica.

Il Giornale

Corteo con assalto alle banche
La manifestazione anti-G8 si trasforma in una serie di vandalismi contro le filiali Rogo di scarpe davanti al ministero di Brunetta. Fumogeni all’Altare della Patria
di Stefania Scarpa

Roma - Caschi e passamontagna. Lanci di scarpe, bottiglie, fumogeni. Scritte con lo spray. Il corteo contro il G8 che ieri ha attaversato Roma è diventato l’ennesimo pretesto per atti di ordinaria violenza urbana inscenati da persone che ormai non hanno altri argomenti.
La sfida era già forte in partenza. Studenti, precari ed esponenti dei collettivi di sinistra sono partiti infatti da piazzale Aldo Moro, davanti all’università La Sapienza, in barba al nuovo regolamento sui cortei, che prevede solo sei possibili itinerari - ma non quello. L’Onda aveva a sua volta accolto i gruppi di Action e dei Blocchi Metropolitani dei Precari, che erano partiti dalla stazione Tiburtina. Il corteo, non autorizzato e che non è scortato dalle forze dell’ordine, ha attraversato Castro Pretorio e piazza Indipendenza per unirsi poi, a piazza della Repubblica, a quello autorizzato organizzato dai sindacati di base. Un altro corteo «fuorilegge», quello del coordinamento cittadino di «Lotta per la casa» è partito invece da Porta Pia. «Alemanno - hanno gridato i manifestanti irregolari - questo è il nostro protocollo sui cortei. Scendiamo in strada e la blocchiamo quando ci pare». E poi: «Ma quali divieti, ma quale zona rossa, occupiamo ovunque. Roma è tutta nostra».
Gli slogan minacciosi con il procedere del corteo si sono trasformati in atti di vandalismo e di disobbedienza. Particolarmente prese di mira le banche: primo blitz in via Cavour, quando un gruppo di manifestanti si sono staccati dal corteo per lanciare vernice rossa, uova, petardi e fumogeni contro l’Unipol e l’agenzia immobiliare Pirelli Re. Sui muri sono state tracciate con lo spray le scritte «Case per tutti», «Ridatece i sordi» e «Brucia le banche». Alcuni fumogeni hanno spaccato i vetri delle porte della banca. Poi, all’incrocio con via dei Serpenti, a essere presa di mira con lanci di uova e vernice rossa è stata un’agenzia della Cassa di Risparmio di Rimini. Infine in corso Vittorio nuova azione contro la filiale della Banca Intesa-San Paolo. Due vetrine sono state colpite con bottiglie di vetro, petardi e vernice, una è stata danneggiata.
Non è finita qui. Momenti di tensione tra polizia e manifestanti in piazza dell’Esquilino quando alcuni giovani si sono staccati dal corteo per andare a colpire con un’azione dimostrativa la sede della società assicuratrice che ha messo in vendita alcuni appartamenti in via Pincherle. I poliziotti sono venuti a contatto con il gruppo di manifestanti. La situazione è tornata alla normalità nel giro di pochi minuti. Poi, al passaggio davanti al ministero della Funzione pubblica, gli studenti hanno lanciato contro l’edificio scarpe emulando il gesto di un giornalista iracheno contro l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Decine di scarpe rimaste a terra sono state bruciate. I manifestanti non hanno risparmiato nemmeno l’Altare della Patria, nei pressi del quale sono stati lanciati cinque fumogeni, uno lanciato addirittura oltre la cancellata del Vittoriano. Il corteo si è concluso a piazza Navona, lasciandosi dietro l’acre odore dei fumogeni, le solite cifre esagerate sui partecipanti (60mila per gli organizzatori) e tanta amarezza.

Il Secolo XIX

Scarpe verso il ministero di brunetta, vernice sui portoni degli istituti di credito

Roma - Vernice rossa contro banche e assicurazioni, scarpe contro il ministero guidato da Renato Brunetta. Il corteo contro il G8 sociale a Roma ha avuto solo pochi, brevi momenti di tensione, smorzati anche dall'atteggiamento delle forze dell'ordine che si sono tenute a distanza restando a presidiare le vie laterali del percorso. Anche il troncone di corteo degli studenti, ingrossato dai gruppi di Action, Blocchi precari Metropolitani e Coordinamento per la casa, che è partito dall'università La Sapienza senza avere la necessaria autorizzazione preventiva, è arrivato a destinazione senza incidenti. Solo a piazza Venezia sono volati grida e insulti contro i finanzieri, accusati dagli studenti delle cariche avvenute all'università romana nei giorni scorsi. Della vernice rossa ha anche raggiunto un agente schierato di fronte all'Altare della Patria. Per il resto la manifestazione è stata pacifica, seppur con petardi e fumogeni, con slogan indirizzati soprattutto contro «banchieri, padroni ed evasori» indicati come principali responsabili della crisi. Accanto agli studenti hanno sfilato disoccupati, precari, immigrati (50mila persone secondo gli organizzatori).

Il Tempo

La protestaA Roma durante il corteo di Cub, Cobas, Sdl e movimento dell'Onda lanci di scarpe, uova, vernice contro banche e agenzie immobiliari
G8, guerriglia urbana della sinistra
Giuseppe Grifeo Uova, vernice e bombe carta contro banche e agenzie immobiliari durante il corteo di ieri organizzato da Cub, Cobas e Sdl, con la partecipazione di centri sociali e collettivi di sinistra, oltre all'onnipresente Onda degli studenti universitari.

Roma - Il corteo intendeva protestare contro la riunione dei ministri del lavoro del G8 a Roma da oggi fino a martedì. «Noi G14 con i responsabili della crisi; noi con i lavoratori, i disoccupati e i precari», campeggiava sullo striscione d'apertura dei manifestanti. Un inizio che alle 15 non lasciava presagire nulla di buono per gli organizzatori. Bandiere rosse, falce e martello, sembrava tutto preparato per pochi intimi. Poca gente seduta lungo la fontana di piazza della Repubblica, sparuti capannelli in altre aree dello slargo. Poi la partenza verso via Cavour e il contemporaneo arrivo degli studenti dell'Onda e dei centri sociali salutati con un «Alemanno mer..», ragazzi che hanno rimpolpato il corteo rendendolo anche più «vivace». La testa della sfilata composta, tranquilla, tutto bandiere rosse; da metà in poi musica a tutto volume, caschi pronti da indossare in caso di scontri con le forze dell'ordine, sciarpe e cappucci a coprire il viso, bottiglie di vino, spinelli a carrettate, bombolette di vernice, uova e bombe carta. Tanta vivacità ha trovato naturale bersaglio nelle agenzie bancarie: a ogni sportello, giù vernice, bianca o rossa, uova ed esplosioni. «Ridatece i sordi», «Fuck the police», «Guerriglieri dell'onda reclamano reddito», queste alcune delle frasi scritte con vernice spray sui muri degli edifici e dove si aprivano le vetrine delle agenzie di banca. Fatto curioso è che ieri la prima agenzia a essere stata colpita dai dimostranti era quella dell'Unipol Banca su via Cavour, istituto di credito legato al mondo delle cooperative e della finanza di sinistra. «Ecco la prima banca sanzionata», ha urlato dagli altoparlanti lo speaker degli studenti e dei centri sociali. Dopo è toccato all'agenzia immobiliare Pirelli Re. Momento di tensione a piazzale dell'Esquilino, con bombe carta lanciate contro la polizia. Ancora dopo la Banca Carim, all'incrocio via Cavour-via dei Serpenti. Dopo, a piazza Venezia e il lancio di fumogeni verso l'Altare della Patria, concludendo con lancio di scarpe contro una sede della presidenza del Consiglio - Dipartimento della Funzione pubblica su corso Vittorio. «Ottima manifestazione, che tiene assieme tutti gli strati sociali colpiti dalla crisi: lavoratori ex garantiti, precari, disoccupati, studenti. Quindi molto utile e importante». Lo ha detto il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, durante la sfilata verso piazza Navona. Infine il balletto di cifre. Inizialmente gli organizzatori avevano parlato di 6 mila partecipanti. Alla fine gli stessi hanno corretto in 50 mila.

L'Eco di Bergamo

Roma, protesta dell'Onda: crisi malgestita

Roma - In migliaia in piazza ieri a Roma per manifestare contro il G14 in programma nella Capitale da oggi a martedì. Striscioni, bandiere, slogan, petardi, lanci di uova e cori hanno accompagnato il lungo serpentone composto da circa 50.000 persone, secondo gli organizzatori.
STUDENTI E COBAS INSIEME
Da piazza Esedra a Piazza Navona, hanno sfilato con gli studenti anche i Cobas, le rappresentanze dei Cub e Sdl per ribadire un secco «no» al modello di gestione della crisi economica del governo Berlusconi e per affermare che «un nuovo welfare è possibile». Lo striscione in testa al corteo dei sindacati di base recitava «G14 con i responsabili della crisi; noi con i lavoratori, i disoccupati e i precari». Toccate alcune zone off limits del protocollo sui cortei a Roma. Poco prima del corteo principale, partito da Piazza della Repubblica dopo le 15, gli studenti dell'Onda La Sapienza, i rappresentanti di Action, Blocco precario metropolitano e il Coordinamento di lotta per la casa hanno dato vita a un corteo non autorizzato, con circa duemila persone, partito da tre diverse piazze romane (Aldo Moro, Tiburtina e Porta Pia). Chiaro il messaggio al sindaco di Roma Gianni Alemanno, al prefetto Giuseppe Pecoraro e ai ministri della Funzione pubblica, Renato Brunetta e dell'Economia, Giulio Tremonti: «Non ci limiterete la libertà di movimento. Ci riprendiamo le strade di Roma. Manifestiamo per una città libera, aperta alle pratiche di democrazia diretta». Non sono mancate forti critiche alla gestione governativa della crisi economica: «Questa crisi non la paghiamo, il governo è incapace di gestirla e il protocollo del G14 per noi è carta straccia».
DANNEGGIATE ALCUNE VETRINE
Lanci di uova e vernice rossa in via Cavour contro le sedi di Pirelli Re e di Banca Unipol da parte di alcuni manifestanti. Danneggiate alcune vetrine. Fumogeni sono stati lanciati sull'Altare della Patria, davanti alle forze dell'ordine in tenuta antisommossa al Vittoriano, e sono comparse scritte sui muri che chiedono «case per tutti». C'è stata anche una «battaglia dei cuscini» davanti al ministero dell'Istruzione per protestare ironicamente contro le affermazioni del ministro Brunetta che ha definito gli studenti dei «guerriglieri».

Il Messaggero

ROMA. Studenti dell’"Onda" a braccetto dei cosiddetti "Blocchi metropolitani...

di Carlo Mercuri

ROMA - Studenti dell’"Onda" a braccetto dei cosiddetti "Blocchi metropolitani dei precari", gruppi sparsi di "Action" insieme ai membri del coordinamento di "Lotta per la casa". E poi ancora: i "sans papier" di ogni razza e colore accanto a giovani Rasta, a giovani nerovestiti e borchiati, a giovani con i capelli lunghi e a giovani rapati a zero. C’era di tutto, dietro lo striscione dei "guerriglieri anomali", un popolo variopinto, che ha fatto trattenere il fiato ai cittadini di Roma.

Andava in scena, sulle vie e le piazze della Capitale, il corteo organizzato dai sindacati di base per protestare contro l’assemblea dei ministri del Lavoro del G8, in agenda da oggi a martedì a Roma. Ma gli occhi di tutti erano puntati sui sedicenti "guerriglieri anomali", i quali avevano rifiutato di aderire al percorso ufficiale del corteo (o almeno alla sua prima parte), che era stato autorizzato dal Prefetto. E così, un gruppo di studenti dei collettivi di sinistra è arrivato autonomamente, senza scorta e senza autorizzazione, al punto di confluenza con il corteo "organizzato", cioè a Piazza della Repubblica. Una "sfida" per le Forze dell’Ordine, che per fortuna non hanno reagito.

Così la manifestazione ha potuto svolgersi senza le violenze del "muro contro muro" che si erano temute alla vigilia. Alcune "intemperanze" sono state ritenute "fisiologiche" e tollerate, come per esempio: il lancio di spruzzi di vernice rossa contro le sedi delle banche incontrate lungo il percorso, la scritta in romanesco «Ridatece i sordi» sui muri della filiale Unipol di via Cavour, la scritta «Case per tutti» sui muri di un’agenzia immobiliare. Nessuno ha reagito quando a Piazza Venezia sono stati lanciati quattro fumogeni sui giardini di fronte all’Altare della Patria, uno è arrivato anche al di là del cancello. Stessa cosa quando, in corso Vittorio Emanuele, davanti al Ministero della Funzione Pubblica, gli studenti dell’"Onda" hanno lanciato le scarpe secondo l’uso reso famoso dal giornalista iracheno che lanciò le sue all’indirizzo di Bush. Il destinatario virtuale sarebbe dunque stato il ministro Brunetta.

Quindi, riassumendo: un corteo di parecchie migliaia di persone che ha attraversato la città e che minacciava sfracelli si è concluso con il fragore di qualche petardo, con qualche muro imbrattato e con qualche vetrina sfasciata. «Cose marginali», le ha definite Piero Bernocchi, leader dei Cobas. «Atti di intemperanza, che gli organizzatori potevano evitare», li ha invece descritti il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che subito dopo ha aggiunto, soddisfatto: «Però, il patto sui cortei ha resistito».

 

Roma. «Il patto sui cortei ha resistito»...

di Elena Panarella

 

Roma - «Il patto sui cortei ha resistito» perché quello organizzato dai Cobas «si è svolto fuori dal centro storico», ha sottolineato il sindaco Gianni Alemanno, in relazione ai momenti di tensione e ai lanci di oggetti che si sono verificati durante il corteo organizzato dai Cobas contro il G8. «C’è da sottolineare però - ha aggiunto Alemanno - che anche di fronte a questa autorizzazione, e al rispetto del diritto a manifestare degli studenti, ci sono stati atti di intemperanza che gli organizzatori potevano evitare».

Palloncini di vernice, uova, petardi, fumogeni, bottiglie, scarpe, contro le vetrine di banche, di un’agenzia immobiliare, del ministero della funzione pubblica, diretto da Renato Brunetta, e scritte, molte firmate con l’A di anarchia sui muri. Sono il segno del passaggio di un gruppo di ragazzi, con i volti coperti da passamontagna e caschi lungo via Cavour e piazza Venezia, dove sono stati lanciati fumogeni contro l'Altare della Patria, che hanno partecipato alla manifestazione dei sindacati di base svoltasi nel centro di Roma, da piazza della Repubblica a piazza Navona contro il G14 previsto da domani a martedì nella capitale. In tutto sono state danneggiate due filiali di Unipol, una di Carim, di Banca Intesa SanPaolo e dell’immobiliare Pirelli. Contro l’Altare della Patria sono stati lanciati quattro fumogeni finiti nelle aiuole che delimitano il monumento. Momenti di tensione tra polizia e manifestanti si sono verificati in piazza dell’Esquilino quando alcuni giovani si sono staccati dal corteo per andare a colpire con un’azione dimostrativa la sede della società assicuratrice al centro di una polemica a Roma per aver messo in vendita alcuni appartamenti dove abitano inquilini in affitto, in via Pincherle. Ma la situazione è tornata alla normalità nel giro di pochi minuti.

Una manifestazione, autorizzata e divisa in tre tronconi: il sindacalismo di base (Cobas, Rdb e Sdl) tra cui alcuni vigili del fuoco in divisa. Il secondo troncone, partito dall’università La Sapienza e dalla stazione Tiburtina, era composto da studenti ed universitari dell’Onda; il terzo dai movimenti per la casa ed i centri sociali, con la nutrita presenza di immigrati. Quest’ultime due parti del corteo hanno manifestato anche contro il protocollo che disciplina i cortei. Tra i manifestanti, alcune migliaia secondo gli organizzatori, anche politici come il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, l’esponente della Sinistra Paolo Cento, il consigliere regionale Luigi Nieri ed il consigliere capitolino Andrea Alzetta.

«La manifestazione è riuscita a costruire una forte alleanza tra tutte quelle aree sociali come studenti e precari capaci di fare conflitto per chiedere l’uscita dalla crisi - ha sottolineato il portavoce dei Cobas, Piero Bernocchi - E a proposito del lancio di vernice, uova e petardi, si tratta di cose marginali, è stata una manifestazione pacifica».

Agenzia fotografica Eidon

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