Come fare per provare sia pure sommariamente a raccontare tutto quello che, grazie ai comitati spontanei in difesa dell’acqua pubblica e contro il nucleare, è successo negli ultimi 18 mesi? E come fare poi ad esprimere gli stati d’animo e le sensazioni delle ultime 18 estenuanti interminabili ore in attesa del quorum? Da dove cominciare?
Dalla certosina pazienza di quanti si sono impegnati alacremente sui tavoli per raccogliere oltre 1 milione e 400.000 firme, certo. Ma andiamo avanti per flash riscrivendo l’incredibile numero dei votanti, ben 26.857.452 e senza contare i 3 milioni di italiani residenti all’estero, con i quali la percentuale va oltre il 60 %. Un risultato inequivocabile ed esaltante al tempo stesso, perché erroneamente lo si credeva pressoché irraggiungibile, ma per fortuna qualcuno ci ha creduto. Sarà bene che su questo risultato nessuno metta il cappello perché si è trattato di un voto trasversale, un voto che parte da lontano e precisamente 10 anni fa, dal Genova Social Forum. E’ da quella data infatti che parte la lunga marcia dei movimenti, la pratica incessante della democrazia diretta un passo alla volta, il rifiuto sempre più netto del modello liberista e di tutte le sue varianti selvagge. L’attuale blocco delle privatizzazioni, imposte per legge dal governo, scaturisce proprio da questo percorso ineluttabile. E ora il presidente Napolitano emanerà un decreto che sancisce l’abrogazione di queste norme, per volontà del popolo. L’invito a non votare lanciato fino all’ultimo minuto dal premier (voto inutile) e quello tartassante ad andare al mare, fatto dai suoi accoliti, sono stati ignorati. Così come l’improvvido tentativo del ministro dell’Interno di fermare l’affluenza alle urne alle 11.00 di lunedì per bloccare il quorum. Un ennesimo velo pietoso. Preferiamo ricordare gli striscioni chilometrici di Greenpeace e la testimonianza diretta di 7 giovani dal bunker antinucleare (I pazzi siete voi), il popolo del web che batte quello delle televisioni e l’impegno costante dei missionari (anche col digiuno), le foto improvvisate degli studenti fatte davanti ai seggi e gli spezzoni dei film più famosi appositamente rivisti, fino al palpitante batti quorum finale, con i dati che scorrono sul maxi schermo a pochi passi dalla Bocca della Verità. Poi un boato. Liberatorio.
Ed in serata ci spostiamo a Latina con la fontana di piazza del Popolo invasa da una folla festante sotto gli occhi dei neo consiglieri increduli ed imbarazzati alle finestre del Comune. Qualcosa certamente difficile da spiegare, ma che sta lì a dimostrare la distanza siderale tuttora esistente tra i politici e la gente. Tra chi detiene il potere facendone l’unica ragione di vita e chi invece ha solo dato una delega. E giustamente nei momenti che contano se ne riappropria. Finalmente! Non trovo altre parole e quindi le ho prese in prestito: “E poi la gente, perché è la gente che fa la storia, quando si tratta di scegliere e di andare. E te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare” (De Gregori - Storia). Ed ora occupiamoci di salvare il nostro Istituto dalla strisciante privatizzazione, l’onda anomala travolgerà presto anche i vertici di questa Amministrazione. Noi stiamo lavorando per questo. Noi stiamo costruendo. Noi sappiamo aspettare...