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Ordini professionali della Sanità: sorvegliare e punire

Nazionale,

È sempre più evidente che la domanda che in tanti si sono fatti nel corso degli anni, e cioè a cosa potesse servire la costituzione, per le professioni sanitarie, di un Collegio prima e di un Ordine poi proprio in un settore dove, nonostante i tentativi di individualizzarlo, è fortunatamente generalizzato il rapporto di lavoro dipendente, è sempre di stringente attualità.

Infatti la notizia delle sospensioni degli Infermieri da parte dell’Ordine, sembra 96 solo nell’area fiorentina, motivata con il fatto di non aver attivato un indirizzo di posta elettronica certificata, è evidentemente vergognosa, irrispettosa nei confronti della tanto sbandierata professionalità di tanti sanitari mentre, di converso, risultano risibili e meschine le giustificazioni che vengono addotte. La vicenda, al limite del grottesco, ha avuto però il pregio di far emergere, ancora una volta, la reale natura dell’Ordine professionale e questo orpello, residuo di una concezione da stato dellecorporazioni, cresciuto nella regressione politica e culturale degli ultimi decenni, si disvela per quello che in effetti è, non strumento di aiuto e supporto per Infermieri, non strumento di valorizzazione della professione, ma strumento di sorveglianza, di controllo e di punizione.

L’utilità di questo carrozzone, foraggiato e finanziato da una tassa coartatamente imposta ai lavoratori, è stata sempregiustificata da vagheggiamenti sulla professione e il professionismo nonostante, sin dall’inizio, risultasse chiaro che il vero vantaggio sarebbe stato per pochi, cioè per quelli che attraverso l’ordine si sarebbero garantiti contatti politici di alto livello, possibilità di carriera sul posto di lavoro, partecipazione a commissioni varie, sia locali  che nazionali e, perché no, anche qualche poltrona in Parlamento. Per il resto degli Infermieri e dei Tecnici sanitari il logorio dei turni in corsia e la frustrazione di veder disattese e tradite le aspirazioni.

A questo punto riemerge prepotente l’interrogativo su quale sia l’interesse degli infermieri e delle altre professioni sanitarie ad avere in carico questo fardello e di dover pagare, ogni anno, una tassa solo per poter esercitare la propria attività, come se le proprie qualità, abilità e professionalità dipendessero dalla loro burocratizzazione e su quanto la tutela dall’abusivismo non possa essere esercitata da un elenco tenuto dal ministero competente.

Insomma, dato che l’Ordine non serve agli Infermieri e ai tecnici sanitari, ma è parte integrante del sistema è tempo, come USB ha proposto nella piattaforma per il rinnovo contrattuale, che il costo di questa inutile tassa sia a carico delle aziende sanitarie e non ricada sulle spalle di chi, davvero, lavora con entusiasmo, passione e vera professionalità.

USB PI Sanità

21/7/21