Nel momento in cui stendiamo queste note la “riforma” Gelmini miete i suoi primi frutti, in termini di posti di lavoro soppressi e di modificazione degli assetti didattici costituiti. A pagare il prezzo più alto sono adesso le scuole elementari.
Il Ministro ha assicurato alle famiglie che nulla sarebbe stato loro tolto in termini di tempo-scuola e di servizi; ma l’evidenza dei fatti, il tono protervo usato dagli Uffici Scolastici Provinciali nei confronti delle forze sindacali e dei dirigenti scolastici, entrambi diffidati dal presentare prospetti organici che non si adeguino alle nuove norme dimostrano quanto siano strumentali e non rispondenti a verità le dichiarazioni del ministro.
Non vogliamo qui soffermarci sul caso delle elementari se non per una questione di metodo e per segnalare quanto la battaglia fra il Governo e chi ha ancora a cuore le sorti della scuola pubblica sia impari.
Mentre la parte più attiva e consapevole del “popolo della scuola” è impegnata a preparare la campagna per le iscrizioni alle elementari, volta a mettere in luce come la richiesta di un tempo pieno didatticamente qualificato sia sentita dalla maggioranza delle famiglie, il Governo, impassibile, procede per altre strade, fregandosene della non corrispondenza tra Piano programmatico, legge e Regolamenti già pensando alle picconate da sferrare alla scuola superiore, all’assetto complessivo del sistema dell’istruzione pubblica e allo stato giuridico degli insegnanti.
Mentre noi raccogliamo, civilmente, moduli alternativi di iscrizione alle elementari e alle medie, la proposta di legge Aprea prosegue nel suo percorso che, se non verrà ostacolato, stravolgerà la scuola italiana in modo ben più radicale del ritorno al maestro unico.
Perciò, per chi crede che la scuola pubblica sia un bene comune da tutelare e migliorare, è necessario adesso, subito mobilitarsi contro i Regolamenti relativi alle scuole superiori e, soprattutto, contro la proposta Aprea, il vero cuore pulsante di quel monstrum che è la “riforma” Gelmini.
Monstrum, è naturale, dal punto di vista di chi crede ancora alla possibilità di una scuola come il primo e più importante luogo in cui le disuguaglianze sociali si possano appianare.
Punti centrali della proposta Aprea
Stato giuridico degli insegnanti.
Nihil novum sub sole
Chissà se i nomi congiunti di Santulli e Napoli dicono ancora qualcosa all’insegnante-massa? Furono, i due, gli autori di un progetto di legge che, durante il precedente governo Berlusconi, ai tempi di Moratti, metteva mano allo stato giuridico degli insegnanti. [Omissis]
La vicedirigenza.
Nihil sub sole novum
Ai vertici della carriera docente si colloca la vicedirigenza. Procediamo con il confronto tra Napoli-Santulli e Aprea.
Napoli-Santulli:
“a) alla qualifica di vicedirigente si accede mediante procedure concorsuali per titoli ed esami, indette con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, a livello regionale e con cadenza periodica, cui sono ammessi i docenti ordinari ed esperti in possesso di laurea e al cui esito sono costituite graduatorie di idoneità permanenti di livello provinciale per ogni ordine e grado di istituzioni scolastiche e formative;
b) il vicedirigente svolge attività di collaborazione diretta col dirigente dell'istituzione scolastica o formativa, secondo gli ambiti operativi da quest'ultimo definiti, ed è tenuto al pieno rispetto dell'indirizzo organizzativo dell'istituzione stessa. Non possono essere delegati al vicedirigente atti di gestione di natura discrezionale e atti conclusivi di procedimenti amministrativi, fermo restando che, in caso di assenza del dirigente, il vicedirigente lo sostituisce a tutti gli effetti. La qualifica di vicedirigente implica sovraordinazione gerarchica rispetto ai docenti per le funzioni delegate e nel caso di sostituzione del dirigente” [Omissis]
Il reclutamento.
Nihil novi sub sole
La proposta Aprea istituisce un albo regionale per coloro che abbiano conseguito la laurea magistrale o il diploma accademico di secondo livello e l’abilitazione all’insegnamento. E’ poi previsto un anno di applicazione, “attraverso un apposito contratto di inserimento formativo al Lavoro”. L’anno di applicazione prevede “l’assunzione di responsabilità di insegnamento, sotto la supervisione di un tutor designato dal collegio dei docenti” e si conclude con una relazione da discutere di fronte alla commissione di valutazione. Se il giudizio sarà negativo il docente potrà ripetere ancora una volta l’anno di applicazione; se positivo costituirà “requisito esclusivo” per l’ammissione ai concorsi per docenti. E qui torniamo al confronto con il passato. [Omissis]
La rappresentanza sindacale
C’è qualcosa di nuovo oggi, nel sole…
Napoli – Santulli:
“1. Al fine di garantire l'autonomia della professione docente e la libertà di insegnamento, è istituita l'area contrattuale della professione docente come articolazione autonoma del comparto scuola.
2. Alla elezione della rappresentanza sindacale unitaria, di cui all'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni, partecipa esclusivamente il personale non docente delle istituzioni scolastiche. [Omissis]
Autonomia e sussidarietà
Nihil sub sole novi
Veniamo ora a due parole chiave del testo Aprea: autonomia e sussidiarietà. La parola “autonomia” ricorre nella proposta ben 24 volte, sussidiarietà soltanto tre ma in punti cruciali.
Non ci soffermeremo su questo punto, non perché non sia importante ma perché, a più di dieci anni dalla nascita della “scuola dell’autonomia” sappiamo tutti come la parola va intesa. Il progetto della “scuola dell’autonomia” è stato ab origine legato all’idea di "scuola leggera” (meno investimenti da parte dello stato), all’idea della scuola-fondazione (partecipazione dei privati, che dovrebbero sovvenzionare le scuole, selezionando automaticamente le migliori), all’idea di sussidiarietà (lo Stato intervenga soltanto laddove sia strettamente necessario, per il resto agiscano altri).[Omissis]
Per indignarsi, per ribellarsi, per mandare a casa simili cialtroni dovrebbe bastare molto meno.