Nelle ultime settimane in tv e sui giornali si parla fino all’ossessione dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, ma sulle condizioni economiche in cui versa la popolazione del nostro Paese è calato il silenzio.
Centinaia di migliaia di persone sono rimaste senza lavoro per le chiusure imposte dall’emergenza Covid e molte altre nelle ultime settimane rischiano di diventare disoccupate per il moltiplicarsi dei licenziamenti. Chi ha un lavoro ce l’ha a tempo determinato, è solitamente un part time e porta a casa un salario insufficiente a sostenere le spese delle famiglie, non basta cioè per acquistare il cibo o i medicinali.
Uno studio commissionato dal Ministero del Lavoro e recentemente pubblicato ha confermato le condizioni di difficoltà non solo dei disoccupati ma del 25% di chi un lavoro ce l’ha. I salari bassi, il ricorso al part time obbligatorio, la paga oraria definita da molti contratti collettivi sottoscritti anche da Cgil, Cisl e Uil sotto i 9 euro lordi l’ora, e l’assenza di un salario minimo per legge stanno determinando lo scivolamento sotto la soglia di povertà di migliaia di lavoratori.
Ad incidere sui redditi bassi è anche l’aumento generalizzato dei prezzi dei beni di prima necessità, spinti verso l’alto dal rincaro dei prezzi energetici che a loro volta stanno accrescendo il prezzo di beni alimentari come la pasta, il pane o lo zucchero. La vera stangata arriva dal costo delle bollette che dal 1 gennaio 2022 al 31 marzo 2022 lieviterà del 55% per l’elettricità e del 41,8% per il gas, aumentando la spesa per famiglia di 1200 euro in media all’anno. I prezzi stanno salendo velocemente ma i salari dei lavoratori restano bassi e il potere d’acquisto delle famiglie si riduce.
Nel frattempo i padroni di casa non aspettano se gli inquilini sono in ritardo con il pagamento dell’affitto e le banche continuano a pressare i debitori in arretrato con la rata del mutuo della prima casa.
La situazione non è sostenibile e non possono più essere i lavoratori e le classi popolari a pagarne le conseguenze. Chiediamo al governo e alle istituzioni territoriali di aprire un tavolo di confronto e trovare delle soluzioni immediate al generale impoverimento delle famiglie, vogliamo vengano prese in considerazione le nostre proposte per aiutare la popolazione ad uscire da questo difficile momento, per questi motivi reclamiamo:
- un salario minimo per legge a 10 euro l’ora;
- il blocco degli sfratti e delle rate dei mutui per la prima casa;
- lo stop agli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità e delle bollette;
- la tassazione delle imprese che si sono arricchite durante l’emergenza covid;
- il blocco dei licenziamenti.
Facciamoci sentire, scendi in piazza venerdì 28 gennaio 2022 alle ore 18 in Corso San Giorgio - Largo San Matteo (davanti alla Prefettura di Teramo).
Non c’è tempo da perdere bisogna intervenire ora!
NON POSSIAMO PIÙ ASPETTARE: SE I PREZZI SALGONO DOBBIAMO SOSTENERE LA POPOLAZIONE IN DIFFICOLTÀ!
Unione Sindacale di Base
Federazione del Sociale USB
Slang USB
Asia USB