Si è svolto in Via di Villa Ada 55, sede del Ministero del Turismo, un tavolo tra le organizzazioni sindacali e la ministra Santanché. Il tavolo è stato convocato con una funzione di confronto, ma è già previsto un altro incontro cui si entrerà nel merito con decisione della condizione di lavoratori e lavoratrici nel settore, in cui USB riporterà tutte le rivendicazioni. È stato comunque un primo momento in cui esprimere le problematiche che chi lavora in questo settore affronta tutti i giorni nei posti di lavoro.
In primis il tema del salario: i lavoratori del turismo sono sfruttati in modo barbarico e hanno salari molto bassi, i principali contratti nazionali sono scaduti ma già nei vecchi contratti i tabellari salariali non erano dignitosi. Secondo USB è necessario che nei tavoli ci sia una spinta forte verso l’aumento salariale. Il lavoro nel turismo, in particolare quello stagionale, è lavoro sottopagato: la moltitudine di contratti, anche pirata, esistenti va ricondotta a un unico contratto, che rappresenti una base di dignità per lavoratori e lavoratrici. Lo stesso reddito di cittadinanza dava un’alternativa al lavoratore che riceveva un’offerta di lavoro non dignitoso, rappresentava un deterrente, per questo siamo convinti che sia stato sbagliato abolirlo.
Per combattere l’illecito occorre rafforzare gli istituti di controllo, mentre vanno istituiti tavoli territoriali con tutte le sigle sindacali per segnalare situazioni fuori dalla legalità, avviando piani di contrattazione territoriale per migliorare condizioni lavoro. Il lavoro nero e grigio, infatti, è un fenomeno molto presente nel settore, rappresenta un enorme danno contributivo, ma nell’illecito c’è anche un immenso sotto inquadramento delle professionalità: ad esempio, spesso lavoratori che svolgono mansioni da cuoco hanno contratti da camerieri: un altro stratagemma utilizzato spesso per tenere bassi gli stipendi. Ampliare la possibilità di organizzarsi in sindacati è utile anche per combattere gli abusi e le molestie nei confronti delle lavoratrici, altro fenomeno diffuso nel settore.
Il turismo ad oggi non è, come viene spesso astrattamente descritto, un bene per il Paese: non genera ricchezza per il territorio, ma profitto non redistribuito per pochi. Snatura i territori stessi: le grandi città hanno centri vetrina, così come le località marittime sono trasformate in quartieri-albergo vuoti per nove mesi l’anno, e in entrambi i casi è sempre più difficile trovare contratti di affitto accessibili. Molti siti sono a pagamento, anche in spazi pubblici ora non più fruibili dalla cittadinanza.
Gli stagionali vivono una condizione ancora peggiore; oltre ai problemi già elencati per tutti i lavoratori del settore turistico, grava l'insufficienza degli ammortizzatori e della naspi in assenza di lavoro: serve rivedere il sostegno di disoccupazione in questo ambito di lavoro discontinuo.
Il salario è un tema anche per il settore dei beni culturali, collaterale a quello del turismo: serve un freno alla selva di finte partite iva che mascherano lavoro dipendente, e chi lavora in appalto ha contratti non dignitosi, come multiservizi e vigilanza privata, con tabellari salariali tra i più bassi. Esiste un contratto nazionale, Federculture, che non viene quasi mai applicato, se non ai dipendenti pubblici.
Il nuovo codice degli appalti, come condizione di accesso al bando, permette di indicare il contratto che vuole applicare. A nostro avviso serve indicazione del governo di applicare nei bandi della gestione di musei e siti proprio il contratto Federculture, che può dare maggiore dignità a quelle migliaia di lavoratori in appalto che, ad oggi, non vedono riconosciuto il giusto salario per la loro mansione.
Slang USB
Roma 12/7/23