Con l’informativa inviata a tutte le organizzazioni sindacali, il 21 agosto, l’amministrazione ha fatto sapere di aver aderito alle modalità per l’espletamento di un “concorso pubblico unico” organizzato dal Dipartimento della Funzione Pubblica per il tramite del RIPAM (Commissione per l’attuazione del Progetto di Riqualificazione delle Pubbliche Amministrazioni) e del Formez PA, per un bando di 1.514 posti di cui 635 destinati all’INAIL, sulla scorta di quanto previsto nel Piano Triennale dei Fabbisogni 2019/2021 adottato con determina presidenziale INAIL del 20 giugno 2019.
Come avevamo già detto nel nostro comunicato del 13 maggio, a commento delle tabelle che accompagnavano la relazione tecnica al Piano Triennale, i numeri sono impietosi.
Di fronte alle oltre 1.000 unità, che il piano individuava come necessità rispetto alle uscite nel triennio 2019/2021, già fortemente sottodimensionate rispetto alla perdita di personale degli ultimi anni, le nuove 635 assunzioni non riusciranno a compensare le uscite, mettendo a rischio le funzioni dell’Istituto, aggravando ulteriormente la perdita delle competenze necessarie a presidiare i servizi all’utenza.
Inoltre nel rispetto del D.Lgs 150/2009 (Brunetta), il 20% dei complessivi 635 posti da mettere a concorso, pari a 127 unità, verrà riservato al personale interno riducendo ulteriormente il numero dei nuovi ingressi.
Se quindi i numeri dei nuovi posti messi a bando rappresentano una goccia nell’oceano, altrettanto vale per i “passaggi verticali” tra le aree, visto che le presenze solo nell’area B, in attesa di una qualche progressione di carriera, superano le 1.400 unità.
Inoltre la riserva dei 127 posti per gli interni scatterà solo al superamento delle prove concorsuali previste dal bando, compresa la preselezione che si rende necessaria per limitare il numero dei concorrenti, alla quale anche gli interni dovranno sottoporsi.
Se si aggiunge poi che solo i laureati potranno partecipare al concorso, la situazione per i colleghi dell’area B, in attesa di un riconoscimento in termini di sviluppo di carriera e dello svolgimento giornaliero di mansioni superiori, diventa desolante ed ancor più sconfortante per i lavoratori inquadrati ancora nell’area A.
Per venire incontro a tali aspettative l’amministrazione sembra intenzionata ad indire delle selezioni solo per “progressioni interne”, sempre sulla scorta dei numeri stabiliti nel Piano Triennale, che consentirebbe il passaggio tra le aree B e C di poco più di 90 unità nel prossimo biennio, rendendo così evidente a tutti che il problema del mansionismo e delle progressioni di carriera, a legislazione vigente, non può essere risolto con i concorsi.
Consapevoli da oltre un decennio di tale situazione, la USB ha indicato nella revisione dell’Ordinamento Professionale e la costituzione “dell’Area Unica Amministrativa” l’unica via percorribile.
Una proposta che ha trovato la contrarietà delle altre organizzazioni sindacali, le quali hanno bloccato la revisione dell’Ordinamento Professionale firmando, anche a posteriori come ha fatto FLP, il Contratto Nazionale 2016/2018 dove viene stabilita la costituzione di una Commissione paritetica (Art.12 CCNL 2016/2018) che avrebbe dovuto terminare i suoi lavori entro 30 giorni dalla sottoscrizione e che a tutt’oggi non ha prodotto nulla, anche per il boicottaggio delle stesse organizzazioni sindacali firmatarie, che non vogliono la presenza della USB al tavolo negoziale.
Solo la determinazione e le proteste organizzate, sotto e dentro l’ARAN, dalla USB il 13 e il 28 giugno, e la diffida della USB inviata il 2 luglio all’Aran dallo studio legale Salerni, hanno ottenuto un risultato concreto. A pochi giorni dalla scadenza del termine fissato nella diffida, prima di avviare una denuncia penale per omissione d’atti d’ufficio, l’Aran ha inviato la convocazione della Commissione Paritetica per la revisione dei sistemi di classificazione del Comparto Funzioni Centrali, annunciando la ripresa dei lavori per il prossimo 26 settembre.
Abbiamo così ottenuto la convocazione del tavolo, ma siamo certi che le altre organizzazioni sindacali firmatarie del Contratto Nazionale, che hanno bloccato la revisione dell’Ordinamento Professionale, non rinunceranno a porre veti ed ostacoli di tutti i tipi, pur di non far passare la proposta dell’Area Unica Amministrativa presentata dalla USB.
E’ altrettanto certo però che la USB darà battaglia per smantellare un sistema di classificazione che ha ingabbiato gli sviluppi professionali e di carriera dei lavoratori per oltre un decennio, costringendoli ad un inaccettabile e vergognoso ed anticostituzionale (“a parità di lavoro parità di retribuzione”) mansionismo, determinato dalla definizione delle aree A e B stabilite dai contratti, e che con un contratto possono essere eliminate.
Aree che risalgono ormai ad un’organizzazione del lavoro e un Ordinamento Professionale definito negli anni ’90, superato nei fatti e nella storia.
L’appuntamento del 26 strappato dalla USB per la convocazione del tavolo in sede ARAN è determinante.
Chiediamo quindi a tutti di partecipare attivamente a tale battaglia sulla modifica dell’attuale Ordinamento Professionale per la costituzione dell’Area Unica Amministrativa, sostenendo tutte le iniziative che la USB sarà sicuramente costretta ad assumere per rimuovere gli ostacoli ad una soluzione che è alla portata di mano e rappresenterebbe un vero cambiamento nell’organizzazione del lavoro della Pubblica Amministrazione.
Roma 9 settembre 2019 USB P.I. INAIL