Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

Università

La ministra Bernini all’Università di Cagliari, USB: una opportunità per discutere delle condizioni in cui versa il personale universitario

Cagliari,

USB Università ritiene che vada colta ogni occasione, pure quelle fornite dalle cerimonie istituzionali di ateneo, per far emergere le criticità che investono il personale universitario Tecnico Amministrativo e Bibliotecario e su cui ha sempre richiamato l’attenzione e chiesto risposte adeguate.

Il prossimo 20 marzo la Ministra Anna Maria Bernini presenzierà all’apertura dell’anno accademico nel nostro Ateneo. Riteniamo sia fondamentale che nel suo intervento la rappresentante del personale Tecnico Amministrativo e Bibliotecario (TAB) si faccia interprete dei diffusi sentimenti di disagio e malessere che investono il personale del Comparto.

Il sistema universitario Italiano, come è noto, nel corso dell’ultimo quindicennio è stato oggetto di importanti tagli di risorse a seguito delle politiche di austerità messe in campo a partire dalla crisi economico-finanziaria del 2008; ciò ha comportato delle conseguenze negative non solo per l’Università in sé ma per l’intero Sistema Paese. Ci pare quindi lecito richiamare la scarsa attenzione riservata al Sistema Universitario pubblico, e ciò nonostante si tratti di uno dei settori strategici per lo sviluppo economico e sociale nonché per il progresso civile e culturale della Repubblica. 

Tra i segmenti che compongono le comunità universitarie il Personale TAB è quello che ha pagato di più per le politiche di austerità. Vorremmo si ribadisse, ancora una volta, che tra i Comparti del Pubblico Impiego le lavoratrici e i lavoratori delle Università percepiscono le retribuzioni più basse. La perdita di reddito e l’erosione del risparmio accumulato, generate dall’inflazione, hanno costretto le loro famiglie a comportamenti selettivi, e non di rado anche nei confronti dei consumi alimentari e della cura della persona. Certamente non sfugge a nessuno che si tratta di una condizione che si inserisce nel più generale contesto di emergenza salariale che affligge le lavoratrici e i lavoratori del nostro Paese cui sono state sottratte negli anni quote sempre più significative di salario sociale (sanità, istruzione… ), specie nel Mezzogiorno e nelle Isole, mentre sono state introdotte forme sempre più aggressive di privatizzazione di importanti servizi essenziali.

Dopo un decennio di blocco contrattuale che ha comportato un peggioramento della condizione del Personale TAB, si sono chiuse due tornate contrattuali decisamente inadeguate a recuperare il potere d’acquisto perduto e non hanno in ogni caso fornito una significativa risposta alle aspettative del Personale Universitario TAB: non sul salario, non sotto il profilo delle possibilità di crescita professionale, non sulle politiche di reclutamento.     

Tanto il rinnovo del triennio 2016/2018 quanto quello del 2019/2021 (di cui per altro si attende ancora la parte normativa) sono avvenuti a contratto già scaduto. Pertanto ai bassi livelli salariali si aggiunge la riprovevole consolidata prassi di rinnovare i contratti quando questi sono già ampiamente scaduti.

Sarebbe auspicabile si ponesse l’accento sul fondamentale tema del blocco dell’incremento dei fondi per il trattamento accessorio (fermo al 2016!) il cui contingentamento impedisce di fatto la formulazione di un’efficace politica organizzativa e di valorizzazione del Personale universitario TAB, soprattutto per quel che concerne la produttività (nel nostro Ateneo si è oramai giunti a distribuire somme abbondantemente oltre la soglia della vergogna) e gli avanzamenti economici e di carriera. Sui fondi gravano oltre tutto i costi per le posizioni organizzative e le funzioni specialistiche (che sarebbe auspicabile s’imputassero ai bilanci dei singoli Atenei). Si aggiunga, inoltre, l’impossibilità per il personale di poter dire la sua, per mezzo delle proprie rappresentanze sindacali, sull’organizzazione del lavoro in cui sono chiamati ad operare dal momento che il potere di organizzazione rientra nella esclusiva titolarità della dirigenza. Ne deriva così un contesto organizzativo che esclude la partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori e finisce con l’esser ben lontano dal “benessere organizzativo” che a parole si vorrebbe perseguire ma che nei fatti si risolve in una vuota retorica priva di una concreta valenza sostanziale e assai lontana dalla prassi organizzativa quotidiana. 

Non ha infine giovato l’istituzione del “Compartone” Istruzione e Ricerca col quale si è preteso di unificare profili professionali, tipologie di lavoro e contesti organizzativi differenti. Considerate le caratteristiche profondamente diverse fra il mondo della Scuola e quello dell’Università, vorremmo si evocasse il tema dell’istituzione di un Comparto che risulti più adeguato alle esigenze del nostro settore, distinto da quello della Scuola.

Ci pare altresì doveroso ricordare, infine, che l’ultima legge di bilancio non fornisce risposte adeguate alle criticità che riguardano il Personale Universitario TAB né al momento ci è dato ancora sapere delle risorse aggiuntive (50 milioni di euro a decorrere dall'anno 2022) per la valorizzazione del Personale TAB delle Università, previste dall’art.1 comma 297 lett. b) della legge 234 del 30 dicembre 2021. Risorse che auspichiamo finiscano nei tabellari contrattuali.

In conclusione vorremmo che la presenza della Ministra nel nostro Ateneo per l’inaugurazione dell’anno accademico rappresentasse l’occasione per far emergere concretamente i problemi che riguardano il personale TAB.

USB PI - Università
Gianluca Pusceddu