Per la costruzione dello sciopero generale del 28 novembre e la manifestazione nazionale del 29. Non c’è più tempo.
La legge di bilancio apre la strada al riarmo e i segnali ci sono tutti. Una manovra che non mette mano agli stipendi, alla sanità, ai servizi. Non c’è adeguamento del salario all’inflazione, non c’è aumento delle pensioni, l’età lavorativa continua a salire, e con questa gli incidenti e i morti sul lavoro.
Quello che questa manovra non dice esplicitamente è il suo scopo: avere i conti in regola per accedere ai prestiti europei per il riarmo. Il governo vuole portare la spesa per la difesa al 3,5% del PIL, una cifra enorme che toglie risorse alla sanità, all’istruzione, ai servizi essenziali per continuare la corsa agli armamenti, che già vedrà un aumento di almeno 1,1 miliardi nel 2026, per una spesa complessiva di quasi 34 miliardi di euro.
Come lavoratrici, lavoratori, cittadine e cittadini siamo davanti a un bivio che segnerà gli anni a venire: accettare che le tasse che paghiamo vengano spese per sostenere gli stermini a Gaza, la morte di soldati sul fronte ucraino e in tutti i teatri di guerra; oppure rompere questo meccanismo perverso con la mobilitazione, rivendicando il nostro diritto al benessere, alla sicurezza economica, alla salute pubblica, all’istruzione, all’informazione, alla pace.
Il nostro diritto al futuro.
Le grandi mobilitazioni del 22 settembre e del 3 ottobre scorso hanno dimostrato che noi abbiamo il potere e la forza di combattere questo sistema che ci vuole sempre più poveri e ricattabili per ingrassare quei pochi che sognano di aumentare le loro ricchezze sulla nostra pelle, ed è per questo che ancora una volta chiamiamo allo sciopero generale. Per prenderci quello che ci spetta in quanto produttori della ricchezza che ci viene tolta.
Tutte e tutti, blocchiamo questo paese il 28 novembre. E scendiamo ancora in piazza il 29 novembre per ribadire con forza e determinazione che non saremo mai complici di guerre, genocidi, povertà e disuguaglianze.
Ci vogliono servi, ci troveranno partigiani.
USB – Coordinamento RAI