Stiamo da tempo attraversando una condizione drammatica: la guerra e i tagli allo stato sociale sono in relazione diretta tra loro e questa combinazione devasta ogni giorno le nostre famiglie.
Da un lato, una finanziaria che erode sempre più i bilanci familiari. Il concetto di sanità pubblica e universale, costituzionalmente garantito, è ormai un lontano ricordo; l’inflazione reale aggredisce i nostri redditi; l’età pensionabile è così distante che è praticamente ad un passo dalla tomba. La progressività fiscale agisce in maniera inversa, con agevolazioni ai ricchi e alle multinazionali e profitti trasferiti in paradisi fiscali senza colpo ferire, mentre l’appiattimento delle aliquote IRPEF produrrà solo maggiori discriminazioni. Le inchieste televisive di questi giorni sulla disfatta della sanità pubblica dimostrano, in maniera inequivocabile, quali dovrebbero essere le vere priorità del Paese.
Dall’altra, il massacro del popolo palestinese è una tragica realtà che, al di là delle falsità su una tregua inesistente, continua a mietere ogni giorno le vite di migliaia di bambini, donne e uomini, in un genocidio che non può essere ignorato.
Ecco perché siamo contro una finanziaria che aumenta il rapporto tra investimenti militari e PIL, lasciando 6 milioni di cittadini italiani senza veder garantito il diritto alla Salute.
Così che appaiono chiare le motivazioni della promozione delle agenzie di rating, non sono per un incremento del PIL, ma per l'ulteriore riduzione dei costi sociali. Un’azione che in sostanza premia la capacità del governo di far fare sacrifici agli italiani.
Come mai oggi si possono fare debiti per 800 miliardi superando i vincoli del patto di stabilità?
Abbiamo ascoltato per anni l’UE, anche per bocca della Presidente Ursula von der Leyen, affermare che i vincoli di bilancio non si potevano sforare, nemmeno quando si trattava di garantire ospedali, di mettere in sicurezza scuole o di portare le pensioni a un livello decente.
E invece ora si possono fare debiti che lasceremo ai nostri figli, per comprare armi.
Così magicamente spariscono le critiche che questa attuale maggioranza muoveva a quei meccanismi europeisti, quando era all’opposizione. Proprio come criticavano le scelte di Mario Draghi e oggi sostanzialmente le ricalcano, perfino nel nostro ambito lavorativo. Con le multinazionali che sgretolano le regole, anche con l’appoggio degli Enti Locali che anziché ribellarsi ai tagli le invitano alle assemblee o le assumono per le olimpiadi invernali. Per non parlare del Presidente della regione Calabria (espressione della maggioranza di governo) che con una sanità regionale al collasso e i trasporti pubblici in ginocchio, cerca modalità per estendere l’abusivismo nel TPL non di linea, anziché contrastarlo.
A TUTTO QUESTO DICIAMO NO.
Siamo per una società che garantisca il diritto alla salute, un reddito adeguato, istruzione per tutti, città a misura dei cittadini e non delle multinazionali, dove la pensione sia adeguata e decente e non ci venga riconosciuta qualche settimana prima del funerale.
SCIOPERIAMO IL 28 NOVEMBRE!
PERCHÉ SIAMO CONTRO LA GUERRA E DI SACRIFICI NE ABBIAMO FATTI GIÀ ABBASTANZA.