Gentili rappresentanti tutti della Camera dei Deputati,
a seguito della chiusura dimostrata rispetto alle nostre ragioni, ci vediamo costretti, ancora una volta, a scrivervi e a chiedere di porre attenzione a quanto abbiamo da dirvi.
La nostra storia racconta che questa Istituzione, nel lontano 2002, ebbe bisogno di lavoratori somministrati per integrare e supportare le mansioni dei dipendenti nei diversi uffici, all’epoca, tali lavoratori si chiamavano interinali. Da allora e nel corso degli anni poi, a partire dal 2007, e con diversi step, tali lavoratori diventarono, e ad oggi sono, gli impiegati dell’azienda privata che si è aggiudicata un appalto per il supporto del lavoro dei dipendenti.
Allo stato, come saprete, si è aperta una procedura collettiva di licenziamento nei nostri confronti a causa della mancata indizione di una nuova gara di appalto, essendo la scadenza di questa in essere fissata al 31 di dicembre di questo anno.
Già nei mesi scorsi abbiamo tentato un dialogo e un confronto per ottenere attenzione rispetto, non tanto sulla scadenza dell’appalto già in proroga, che pure ci preoccupa moltissimo, ma sulla nostra reale condizione di lavoro e su quelle che noi consideriamo le nostre legittime richieste.
Ci sentiamo di insistere in questo senso perché, ci è sembrato di cogliere molta disattenzione su questo punto. Difatti, nella seduta n.220 del 1 agosto dell’Assemblea della Camera, l’onorevole questore D’Incà, illustrando il provvedimento che approvava il bilancio della Camera, si è soffermato particolarmente sulla nostra condizione lavorativa. A tal riguardo ha citato, le condizioni già previste all’interno del capitolato della gara d’appalto per l’espletamento delle nostre mansioni.
Nei 14 minuti in cui abbiamo avuto l’onore della Vostra attenzione, non un passaggio è stato fatto sulle nostre rivendicazioni, né la Camera ha sentito il bisogno di chiedersi se fossero fondate e i nostri racconti veritieri.
Per questo sentiamo ancora il bisogno di manifestare le nostre ragioni e di ricordare che, nel momento in cui la Camera sentì il bisogno di indire un appalto, dovendo rinunciare, così come prevedeva la legge, al reiterato utilizzo di lavoratori somministrati, scelse di esternalizzare non i servizi ma soltanto i lavoratori cosicché tale appalto si è andato configurando negli anni e si configura ancora oggi, come una mera utilizzazione interna di manodopera alla quale sono richieste prestazioni integrative o sostitutive, prolungate nel tempo, di quelle svolte dal personale di ruolo della Camera dei Deputati. Tali prestazioni, alcune delle quali non sono previste nell’oggetto dell’appalto o che ne sono esplicitamente escluse, sono svolte in base alle direttive e sotto la diretta supervisione di detto personale, presso gli stessi uffici e utilizzando postazioni di lavoro e presidi tecnici della Camera dei Deputati.
Alla luce delle nostre considerazioni che sono ampiamente dimostrabili, e sotto gli occhi di tutti, riteniamo ed auspichiamo quindi, a buon diritto secondo noi, che la Camera, anche in questa circostanza si adegui alla legge che norma, nel decreto legislativo 25 maggio 2017, cosiddetto decreto Madia, le disposizioni per la stabilizzazione dei precari nella Pubblica Amministrazione.
A tal riguardo ricordiamo come all’articolo 20, comma 1, rubricato “superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni” è consentito alle PA di assumere a tempo indeterminato personale non dirigenziale che possegga tra i requisiti quello di aver maturato al 31 dicembre 2017, alle dipendenze dell’amministrazione che procede all’assunzione, almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi 8 anni. Cosa ricordiamo, che peraltro è già avvenuta presso il Senato della Repubblica.
Certi di rientrare nelle fattispecie espressamente previste dal citato decreto legislativo e facendo notare ancora una volta che la nostra esternalizzazione quali dipendenti di una ditta esterna, si configura come una foglia di fico per coprire la reiterazione continua dell’utilizzo di intermediazione di manodopera, chiediamo di essere uniformati alla legge che prevede la nostra stabilizzazione ricordando anche che tale decreto legislativo risponde a precise richieste dell’Unione europea che solo due mesi fa, mentre noi scendevamo in piazza per richiedere attenzione e manifestare le nostre ragioni, vedeva la Commissione europea aprire una procedura d’infrazione contro l'Italia per abuso di ricorso ai contratti a termine nella pubblica amministrazione e per discriminazione dei lavoratori a tempo. La direttiva Ue sui contratti a tempo determinato prevede che i lavoratori abbiano le stesse condizioni dei colleghi a tempo indeterminato comparabili e noi riteniamo che sia giunta l’ora di guardare con serenità alla realtà delle cose, fiduciosi che l’organo costituzionale presso il quale lavoriamo con orgoglio e dedizione da 17 anni voglia finalmente oltre che ascoltarci, affrontare questa realtà.
Porgiamo i nostri cordiali saluti
I lavoratori, attualmente Cedat85, in servizio da 17 anni presso questa Amministrazione