L’affermazione che viene sopra riportata rappresenta la perfetta sintesi di indicazioni, suggerimenti, battaglie che questa OO. SS. da anni sta rappresentando ogni qualvolta è stata chiamata ad intervenire nell’ambito dei processi riorganizzativi che più volte hanno toccato questa DTL.
Nello specifico, su alcuni punti, sembra che questa parziale nuova riorganizzazione della DTL abbia ripreso, nella sostanza, suggerimenti già proposti da questa Sigla Sindacale, vedasi la riorganizzazione del Servizio Politiche del Lavoro (Commissioni di conciliazione), la riorganizzazione dell’URP, la creazione di un Servizio d’Intervigilanza che abbia capacità di rappresentare anche una sorta di ‘pronto intervento’ in caso di particolari segnalazioni che evidenzino criticità nei riguardi dell’osservanza delle norme in materia di lavoro e sicurezza.
Sono passati tanti anni, ma è piacevole scoprire che le nostre idee avevano qualcosa di positivo!
Dobbiamo però sottolineare che quando suggerivamo certe soluzioni, che ora in parte sembrano trovare accoglimento dalla nuova Direzione, il personale era ben più numeroso, oggi, purtroppo, ci si ritrova a fare i conti con una coperta davvero ‘troppo corta’.
Ma qual è, ancora una volta, la nota dolentissima? La DTL di Roma, con i suoi poco più di 200 dipendenti, ha un totale di circa n.30 responsabili, a vario titolo, tra capi U.O. e capi Linea.
Quando il legislatore, ormai oltre venti anni fa, ha creato la figura del dirigente pubblico manager, ricompensato con lauti stipendi per le responsabilità che gli venivano assegnate, mai avrebbe pensato che poi, alla prova dei fatti, le Amministrazioni Pubbliche si sarebbero rette sul desiderio “del piccolo potere”, cioè sulle velleitarie aspirazioni all’esercizio dell’autorità di funzionari/impiegati a 1.500 euro al mese, esercitabile nei confronti di altri impiegati con identico stipendio o giù di lì.
Ora, anche in questa riorganizzazione, il dato più evidente è la deresponsabilizzazione del Dirigente che trasferisce, su altri, i compiti e le funzioni che gli competono.
Preme ricordare ai colleghi tutti qualche punto di osservazione a quali questa OO.SS. tiene in modo particolare:
la DTL di Roma ha un Dirigente, uno solo; del resto se avessimo qualche dubbio, basti pensare al nostro cedolino ed al suo. Coloro che assumono posizioni di responsabilità assumono, visto che ci tengono, obblighi e oneri nei confronti del Dirigente. Gli onori, al contrario, non ci sono perché dette posizioni non danno alcun potere gerarchico sul personale incardinato nelle varie U.O. e nelle varie Linee di attività.
Capi U.O. e capi linea esercitano, nient’altro, che una mera attività di coordinamento. Chi tra noi ama prendere ordini e dare ordini avrebbe dovuto arruolarsi nell’esercito, perché la nostra pubblica amministrazione ormai da decenni non funziona più così; il profilo professionale di ciascuno di noi è stabilito nel CCNL e ogni funzionario ha autonomia e responsabilità nelle proprie funzioni (art. 28 Costituzione).
Certo ogni impiegato si muove nell’ambito di un’organizzazione e nell’ambito delle direttive ricevute, ma in questa riorganizzazione anche le direttive, strumento principale attraverso il quale il Dirigente dovrebbe organizzare ed indirizzare l’Ufficio, confluiscono in una delle tante attività attribuite al Capo U.O. all’uopo creato.
Leggiamo che alla “U.O. D’INTERVIGILANZA compete la definizione di protocolli operativi diretti ad assicurare l’omogenea applicazione da parte del SIL di norme e circolari ministeriali”. Ci chiediamo: chi firmerà questi protocolli operativi? Il Capo U.O. individuato si prenderà anche questa bega? il personale potrà mai prendere in qualche considerazione un protocollo operativo che non porta la firma del Dirigente?
L’importanza delle Direttive lavorative impartite dal Direttore costituiscono spirito costruttivo per questa OO. SS. poiché potrebbero rappresentare un importante viatico per la formazione del personale al fine soprattutto di rendere l’attività lavorativa di tutte le risorse (Isp. Amm.vi….) in linea col dettato normativo, più autonomia e responsabilità, così da utilizzare a pieno le energie a disposizione.
Insomma, come al solito una riorganizzazione a metà, mezza moderna e mezza antica: da una parte si crea una dinamica U.O. di intervigilanza e dall’altra il Direttore si continua a circondare di una struttura borbonica di capi e capetti che gli fanno da filtro, a volte da spie e a volte da parafulmini; da una parte si utilizza il trasparente sistema dell’interpello per acquisire la disponibilità del personale ad entrare a far parte delle nuove U.O. e dall’altra, per le nomine di alcuni responsabili, si ricorre alle vecchie segnalazioni di andreottiana memoria.
Di fronte alle mille contraddizioni di questo sistema, invitiamo ancora una volta tutti i colleghi a non coltivarsi orticelli che sono destinati ad essere spazzati via.
Li invitiamo a tenere alta la dignità del proprio lavoro che prescinde da qualsiasi incarico
Li invitiamo, soprattutto, all’unità che è l’unica nostra garanzia di fronte agli attacchi che continuamente arrivano e che sono destinati ad aumentare.
Roma 11 marzo 2014
USB/P.I. - Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S.