Fatta questa doverosa premessa, per far comprendere che ’’nulla’’ viene regalato al lavoratore che meritatamente va in pensione, arriviamo al titolo di questo articolo che sembrerebbe un’ottima notizia per i pensionati, ma che non lo è del tutto. Il governo di ’’salvezza nazionale’’ del deposto banchiere DRAGHI, giá oggetto di una giornata a lui dedicata da questa O.S. USB, il ’’NO DRAGHI DAY’’ del 4 Dicembre 2021, ha prodotto una mini riforma delle aliquote IRPEF che, peró, ha ancora di piú penalizzato le fasce di reddito piú basse, privilegiando i redditi alti e non prevedendo alcuna clausola di salvaguardia per chi era in ’’NO TAX AREA’’ non per scelta. D’altra parte, per la veritá, il concetto di ’’mirare al povero’’ è stato applicato per i ’’bonus’’ 200€ e 150€ che ancora non tutti hanno ricevuto ad oggi e che sono diventati ’’un affare di Stato’’ per tutti i requisiti ed ’’punti e virgola’’ previsti in un contesto emergenziale che vede in sofferenza le fasce di popolazione piú penalizzate in termini di reddito. In sostanza, come ogni anno, per fortuna e per evitare di creare ’’nuove pensioni d’annata’’, anche per il 2023 viene applicato lo strumento della ’’perequazione automatica delle pensioni’’, soggetta fino a ieri a vari blocchi, tra cui quello piú indecente 2012/2013 derivante dalla ’’Fornero’’ (che ancora oggi invade le TV con le sue teorie ’’fate come vi dico io ma non fate come faccio io!’’) e che riteneva ’’ricchi’’, insieme a Monti & c., i pensionati da 1405€ lordi in poi, smentita con varie Sentenze della Suprema Corte.
La legittima aspettativa da gennaio 2023, con una inflazione galoppante che, mensilmente, ha raggiunto anche la doppia cifra, sará solo in parte soddisfatta, sebbene il governo dichiari di voler sostenere le famiglie in difficoltà.
I pronostici, prerogativa dello sport piú popolare, non esistono per questa materia se non dopo la certificazione dell’effettivo aumento del costo della vita da parte dell’ISTAT, sebbene siano state azzardate delle ipotesi intorno all’8% che, chi scrive, avendo formazione universitaria statistica, prende con il beneficio d’inventario. Ora, ammesso che tale valore sia reale, gli aumenti non saranno pieni per tutti, a causa del recupero della rivalutazione anticipata del 2% che c’è stata da questo ottobre 2022 per le pensioni fino a 35.000€ e che una volta recuperato porterá alla rivalutazione piena secondo questi parametri (importi non certi perché relativi al 2022):
- pensione mensile lorda dal minimo di 524,35 fino a 2.062,32 euro
100% della rivalutazione
(ad esempio da 524,35 lordi si passa a 566,29 e cosí via con un’inflazione 8%)
- pensione mensile lorda da 2.062,33 a 2.577,90 euro
90% della rivalutazione - pensione mensile lorda oltre i 2.577,91
75% della rivalutazione
Gli aumenti saranno soggetti a tassazione e quí c’è l’altro capolavoro conseguenza della riforma aliquote voluta dal governo DRAGHI perché basterá superare anche di un minimo la NO TAX AREA di 8.500 euro per essere soggetti all’IRPEF e, per un paradosso ed una mancata previsione di una clausola di salvaguardia, chi oggi è nella NO TAX AREA si troverebbe a pagare anche addizionali comunali e regionali (questi tributi hanno comunque in diverse regioni e comuni dei limiti entro cui non sono dovuti). Naturalmente queste ipotesi dovranno essere suffragate dall’applicazione pratica, tenendo conto delle detrazioni. Non manca molto per Gennaio 2023. VEDREMO!
©Vincenzo Bottiglieri – Coordinatore USB PENSIONATI - Salerno