A circa sei mesi dalla presentazione del CCNL pirata firmato da Assocontact e CISAL, questo contratto lesivo degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici continua a farsi strada nel settore dei call center.
Lo dimostrano i recenti cambi d'appalto nei quali le aziende adottano il CCNL BPO per aumentare i margini di profitto.
Le stazioni appaltanti pubbliche e a partecipazione pubblica non si fanno nessuno scrupolo se i lavoratori vedono ridotti diritti, salario e persino le tutele della clausola sociale, a causa di questo contratto.
Si pensi all'appalto del customer care di ARIA, azienda pubblica di Regione Lombardia, assegnato ad un raggruppamento di imprese di cui fa parte Network Contacts, principale vettore del contratto pirata Assocontact/Cisal. Oppure ad alcuni lotti dei servizi di Back Office e Quality di Enel, assegnati ad un raggruppamento di imprese che include la società 3G, che ha già adottato il CCNL BPO.
Sono il segno concreto che la nota del Ministero del Lavoro che riconosceva il CCNL TLC come il contratto di riferimento tra le imprese di call center è totalmente ignorata. Quella nota non costituisce un obbligo neanche per le stazioni appaltanti pubbliche ed è pertanto destinata a rimanere inascoltata. Quello che l’USB chiede è la messa al bando dei contratti pirata, a partire delle stazioni appaltanti pubbliche e partecipate.
I lavoratori e le lavoratrici dei call center in questi mesi si sono mobilitati individuando da subito gli elementi di peggioramento salariale e normativo introdotti dal nuovo contratto capestro, smascherando la retorica padronale del "contratto migliorativo” e riuscendo a conquistare spazi di visibilità di rilievo nazionale. Hanno fatto emergere la complicità delle associazioni datoriali che sui contratti pirata predicano bene e razzolano male (vedi Confcommercio, a cui Assocontact
aderisce).
Hanno denunciato il fallimento delle politiche pubbliche che da decenni sostengono il sistema degli appalti al ribasso per garantire profitti ai padroni in cambio della precarietà e dello sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici.
Hanno rivendicato il diritto ad un contratto di lavoro realmente rappresentativo dei propri interessi e ad un salario adeguato ai propri bisogni, fuori dalle politiche di compatibilità di CGIL CISL e UIL
che hanno impoverito tutte e tutti negli ultimi trent'anni.
Ora è tempo di affiancare alla lotta sindacale, sempre più necessaria, anche una disamina sul piano giuridico di questo contratto pirata. E’ sempre più urgente costruire conoscenza anche legale, capacità di lotta e organizzazione per contrastare l’asse che si va costituendo tra padroni e sindacati gialli.
Con questo intento, l'USB sta organizzando un';assemblea pubblica sul contratto pirata dei call center che si terrà Giovedì 18 Settembre 2025, a Taranto. Saranno presenti, oltre a delegazioni di lavoratori dei call center, l’avvocato Carlo Guglielmi - Rete legale nazionale USB - e l’avvocato Fabrizio Del Vecchio - Studio legale USB Taranto.
USB Lavoro Privato - Settore Telecomunicazioni
Taranto