(115/21) Lo avevamo dichiarato in modo chiaro in trattativa e all’atto di sottoscrivere il contratto integrativo INPS 2020-2021, non siglato dalla USB: le pagelline, oltre ad essere uno strumento vecchio, divisivo e clientelare, condizioneranno la carriera delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Istituto. I fatti ci stanno dando ragione.
Nella proposta di contratto collettivo nazionale di lavoro 2019-2021 presentata dall’Aran è previsto che le progressioni economiche siano attribuite sulla base della media aritmetica della valutazione ottenuta nell’ultimo triennio. Le pagelline, dunque, serviranno per ottenere i passaggi economici all’interno dell’area.
La USB ha dichiarato la propria contrarietà a tale sistema ed ha proposto di utilizzare criteri oggettivi e trasparenti come l’anzianità lavorativa e la prova selettiva con test di natura professionale.
Non vogliamo affidare alla dirigenza la crescita delle retribuzioni dei lavoratori e il riconoscimento della loro professionalità. Una dirigenza che ancora oggi è frutto di logiche spartitorie e clientelari, altrimenti non si spiegherebbe come si faccia a mantenere al proprio posto il direttore centrale dell’organizzazione e della comunicazione dopo la pessima informazione esterna prodotta in tempi di pandemia, con l’Istituto messo sotto accusa per i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione e deriso per gli attacchi degli hackers ai sistemi informatici o per le modalità con cui è stata assicurata l’informazione ai cittadini durante l’emergenza sanitaria. Per non parlare del cosiddetto “Reassessment”, caparbiamente difeso nonostante gli evidenti disastri della sperimentazione non emersi per quella connivenza e accondiscendenza della dirigenza e dei funzionari titolari di incarico, che raramente si espongono per timore di ritorsioni. USB è l’unico sindacato che ha chiesto la rimozione dall’incarico del direttore centrale e oggi scopriamo che i vertici e la tecnostruttura dell’INPS hanno deciso di togliere al dirigente la comunicazione esterna costituendo un apposito ufficio dirigenziale di seconda fascia, lasciando tuttavia il direttore al suo posto.
Contro le pagelline, per un buon contratto che definisca un corretto sistema di classificazione e non un ulteriore strumento di ricatto, per aumenti contrattuali adeguati a restituire valore alle retribuzioni, anche in vista degli aumenti delle bollette energetiche e dei conseguenti aumenti generalizzati che ne deriveranno. Per un contratto che stabilisca regole chiare per il lavoro agile del futuro, riconoscendo un’indennità che comprenda il valore del buono pasto e le spese sostenute per la postazione da remoto, che regolamenti il diritto alla disconnessione e impedisca che lo smart working si trasformi in lavoro a cottimo. Per difendere la dignità dei lavoratori pubblici dai rinnovati attacchi del ministro Brunetta, per impedire che si realizzi il disegno di una pubblica amministrazione classista, clientelare e divisiva.
USB ha proclamato per l’11 ottobre uno “SCIOPERO GENERALE PER L’INTERA GIORNATA LAVORATIVA”. Le ragioni per scioperare ci sono tutte, sta a tutti noi, lavoratrici e lavoratori, cogliere l’occasione. Il pubblico impiego organizzerà una manifestazione nazionale davanti al Ministero per la Pubblica Amministrazione, in Piazza Vidoni a Roma a partire dalle ore 10.
Il 7 ottobre USB Funzioni Centrali organizzerà una giornata di protesta con presidi davanti alla sede dell’Aran a Roma e davanti agli uffici delle amministrazioni del Comparto in altri territori, dal nord al sud. L’iniziativa è promossa per protestare contro il DPCM del 23 settembre, che ripristina la modalità del lavoro in presenza quale l’unica di riferimento, relegando dunque lo smart working a modalità “eccezionale”. Questo con l’emergenza sanitaria tuttora in vigore fino al 31 dicembre 2021. Con l’obbligo del green pass il Governo pensa di levarsi dall’impaccio e di scaricare sui singoli lavoratori e sulle amministrazioni la tutela della sicurezza nei posti di lavoro. USB ha più volte dichiarato che il green pass non è una misura sanitaria e quindi non serve a garantire la sicurezza e la salute negli uffici. Il mantenimento dello smart working emergenziale è una misura necessaria ad evitare affollamenti negli uffici e va mantenuta almeno finché durerà l’emergenza sanitaria. Altro tema oggetto della giornata di protesta organizzata dalla USB è la definizione di un buon contratto di lavoro, che adegui le retribuzioni al reale costo della vita e risolva i tanti problemi rimasti finora senza soluzione, a partire dal mansionismo e dal diritto alla carriera riconosciuto a tutti. Sarà convocata un’assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori dell’INPS per partecipare ai presidi e per seguire in diretta le diverse iniziative. USB risponde in modo conflittuale alle provocazioni di Draghi e Brunetta. Per il diritto alla sicurezza e alla salute nei luoghi di lavoro, per un buon contratto, il 7 ottobre mobilitiamoci insieme.