La soddisfazione si leggeva sul volto di tutti i lavoratori oggi a Milano al concentramento e alla manifestazione che è seguita. Lo sciopero generale organizzato da USB con Orsa e Unicobas, ha avuto una partecipazione al di là delle aspettative. Nelle fabbriche l’astensione dal lavoro ha coinvolto centinaia di operai, lo stesso in tante uffici, scuole, ospedali, appalti, negli uffici pubblici. All’Inps molte sedi hanno chiuso per mancanza di personale. Migliaia poi i manifestanti che si sono concentrati in piazza San Babila accolti da una mongolfiera con uno striscione lungo 30 metri con la scritta “Lavoro no riforma Renzi”. Sono venuti da tutta la Lombardia: da Lodi, da Bergamo, da Sondrio, da Varese, da Lecco. Con i loro striscioni, con le bandiere, con i cartelli, Ancora di più quelli che hanno partecipato al corteo, rosso delle bandiere dell’USB, che si è concluso davanti alla Prefettura. E le parole hanno preso il sopravvento ai soliti fischietti, ai fumogeni, ai tamburi. Al concentramento iniziale e al comizio finale hanno preso la parola alcuni compagni che hanno spiegato, seguitissimi, il significato dello sciopero e della manifestazione. “Oggi abbiamo dimostrato che non siamo rassegnati a subire i ricatti, le sopraffazioni, le angherie del governo Renzi e dei suoi padroni italiani ed europei – ha gridato Aldo Pignataro dell’esecutivo confederale USB -. Noi abbiamo un sogno: vogliamo cambiare questo Paese dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Vogliamo un Paese per tutti, italiani e immigrati, con gli stessi diritti, gli stessi stipendi, dove ci sia democrazia.” Importanti le parole di un lavoratore di Meridiana: “Vogliono licenziare 1600 di noi, fare la solita ristrutturazione che diminuisce i posti di lavoro, con costi inferiori, con minori diritti. E’ la situazione di molti. Ma noi siamo uniti e determinati e vogliamo lottare assieme a tutti i lavoratori che sono nelle nostre stesse condizioni.” Fofana, un immigrato della Costa D’Avorio, ha parlato in francese. “Non è vero che i migranti hanno rubato il posto agli italiani, non è vero che i rifugiati costano 40 euro al giorno. E’ vero invece che soffriamo assieme ai lavoratori italiani dei licenziamenti, della povertà, della mancanza di case”. Il traduttore Adil ha proseguito denunciando come iniqui il trattato di Dublino che limita la circolazione dei migranti e la legge Bossi-Fini che perseguita rifugiati e immigrati. E ha rivendicato il diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia. Un giovane studente ha infine rivendicato l’unità tra generazioni contro chi invece ne esalta la divisione e la contrapposizione. E’ stata questa una giornata da segnare sul calendario come un momento alto della lotta sindacale, ricco di significati e anche di gioia. La salita di un gradino verso una lunga stagione di lotte per riprendersi quelle libertà, quei diritti, quei stipendi che negli ultimi anni tutti i governi hanno rubato ai lavoratori.